Terapie digitali

Terapie digitali

Che cosa sono, come funzionano, come si studiano
Eugenio Santoro

Anche se un po’ borderline con l’interesse specifico de L’Integratore Nutrizionale non si può ignorare come la tutela della salute stia cambiando radicalmente, e l’avvento delle terapie digitali (regolamentate come dispositivi medici) sia ormai una realtà. Non a caso il termine “digital health” (o sanità digitale) è ormai entrato anche nella Enciclopedia Treccani, proprio a cura di un esperto del settore, Eugenio Santoro (Ricercatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS e Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’intergruppo parlamentare sulla sanità digitale e le terapie digitali), al quale abbiamo chiesto di spiegare ai nostri lettori di che cosa si tratta. […]

Più in dettaglio si parlerà di:

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 5/2023

Editoriale IN5 • 2023

Editoriale IN5 • 2023

Tiziana Mennini

Direttore scientifico
de L'Integratore Nutrizionale

La bellezza salverà il mondo
Bellezza dall’interno o bellezza interiore?

A inizio ottobre si è conclusa con successo la Milano Beauty Week, un evento che ha dedicato una settimana intera alla promozione della cultura della bellezza e del benessere. Questa iniziativa è stata organizzata da Cosmetica Italia in stretta collaborazione con Cosmoprof ed Esxence. L’obiettivo primario di questo progetto era di evidenziare il valore intrinseco, dal punto di vista sia sociale, sia scientifico ed economico, del settore cosmetico e nutricosmetico. I risultati hanno superato ogni aspettativa, con una partecipazione straordinaria di oltre 100.000 persone.

L’attuale uscita de L’Integratore Nutrizionale tratta di “beauty from within”, cioè dei nutricosmetici che influiscono positivamente sull’aspetto fisico. Approccio innovativo, che vede l’impegno lodevole di molte industrie del settore.

Vorrei però sollevare una questione cruciale, che vale in particolare per le giovani generazioni che sembrano essere ossessionate dall’apparire e che seguono ogni approccio proposto dai media fino all’esasperazione, e parlare della bellezza interiore e non solo della bellezza dall’interno.

La bellezza interiore è una caratteristica che persiste inalterata nel tempo, a differenza di quella esteriore, che tende a sfiorire e a mutare nonostante gli sforzi per preservarla tramite prodotti cosmetici e nutricosmetici. La bellezza rappresenta un tesoro inestimabile che risiede all’interno di ognuno di noi e che richiede di essere scoperto, preservato e nutrito.

La bellezza interiore è una qualità dell’animo che si nutre di valori etici, morali e spirituali. Gli antichi greci, per esempio, apprezzavano la bellezza come un’armonia di forme, un equilibrio di proporzioni e una perfezione estetica.

Anche nelle tradizioni spirituali indiane, si trova l’idea che la bellezza sia una manifestazione di Verità, Bontà e Bellezza divina. Perciò, percepire la bellezza rappresenta un dono per il quale dovremmo essere grati alla vita e alla cultura che ne fa promozione.

Sotto questa luce ritengo che il risultato più emozionante e significativo della Milano Beauty Week sia stata la raccolta di fondi, che, grazie alla generosità della community dell’evento, ha permesso di raccogliere ben 68.000 euro per sostenere la missione de La Forza e il Sorriso Onlus, organizzazione che si dedica con impegno per far ritrovare alle donne che affrontano il cancro la forza interiore e il sorriso davanti allo specchio.

Ecco le persone davvero belle: sono “graziate” e “graziose”. Graziate perché si sanno accolte, amate, perdonate e graziose perché irradiano vita, luce, speranza, energia, sorriso!

Parliamone ogni tanto…!

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L’Integratore Nutrizionale 5/2023

L’Integratore Nutrizionale 5/2023

Focus: Beauty from within

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Che cosa sono, come funzionano, come si studiano
E. Santoro

Anche se un po’ borderline con l’interesse specifico de L’Integratore Nutrizionale non si può ignorare come la tutela della salute stia cambiando radicalmente, e l’avvento delle terapie digitali (regolamentate come dispositivi medici) sia ormai una realtà. Non a caso il termine “digital health” (o sanità digitale) è ormai entrato anche nella Enciclopedia Treccani, proprio a cura di un esperto del settore, Eugenio Santoro (Ricercatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS e Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’intergruppo parlamentare sulla sanità digitale e le terapie digitali), al quale abbiamo chiesto di spiegare ai nostri lettori di che cosa si tratta.

Confronto con il solo prodotto cosmetico
R. Di Lorenzo, S. Laneri

RIASSUNTO
Fattori endogeni ed esogeni possono alterare lo stato e l’aspetto della pelle, determinandone l’invecchiamento. Per ottenere un’efficacia antiage si possono utilizzare due diversi approcci cosmetici. È possibile utilizzare prodotti topici a base di estratti alimentari o assumere un integratore alimentare e applicare un prodotto cosmetico topico a base di estratti alimentari sulla superficie da trattare (In&Out). Questo lavoro ha valutato in vivo il potenziale antiaging di una formulazione nutricosmetica (crema + integratore alimentare) e di una crema cosmetica a base di curcuma. La scelta dell’estratto commerciale di curcuma da utilizzare a fini sperimentali si è basata sul contenuto di curcuminoidi determinato mediante un test HPLC. I curcuminoidi sono i composti bioattivi responsabili delle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie della curcuma. I loro livelli negli estratti di curcuma variano a seconda delle condizioni di conservazione, della varietà e delle condizioni pedoclimatiche di coltivazione. Sono stati utilizzati il Tewameter® TM 300 per valutare la perdita di acqua transepidermica (TEWL), il Corneometer® CM 825 per determinare l’effetto idratante, il Cutometer® per stimare la compattezza e l’elasticità della pelle, il Dermascan per valutare l’indice di collagene e il Visioface® 1000D per valutare le rughe. Il prodotto nutricosmetico ha mostrato un potenziale idratante, antietà e antirughe migliore rispetto al solo prodotto cosmeceutico.

Una revisione critica
C.R. Sirtori, C. Bollati, C. Lammi

RIASSUNTO
L’ipercolesterolemia, uno dei principali fattori di rischio per la progressione delle malattie cardiovascolari, può essere prevenuta o trattata attraverso cambiamenti nello stile di vita, inclusa la dieta. Sebbene gli studi clinici siano più a favore di un ruolo rilevante delle proteine vegetali nella prevenzione e nel trattamento dell’ipercolesterolemia, peptidi bioattivi con attività ipocolesterolemica sono stati isolati anche da alcune fonti animali. Quindi oltre ai classici: soia, lupino e semi di canapa, proteine animali come latte, carne e uova possono contenere peptidi ipocolesterolemizzanti. Questi peptidi esercitano la loro attività attraverso meccanismi diversi, non sempre valutati in vivo. Il loro utilizzo nella nutrizione umana è auspicabile e considerevoli sforzi sono in corso, con l’obiettivo di individuare buoni candidati per lo sviluppo di alimenti funzionali o nutraceutici.

Proteine vegetali e benefici per salute
E. Azzini, L. Barnaba, D. Ciarapica, A. Raguzzini, A. Polito

RIASSUNTO
I livelli di citochine infiammatorie sono associati a malattie non trasmissibili (NCDs) e possono essere influenzati dall’apporto individuale in macronutrienti. Questo lavoro ha valutato il rapporto tra l’adeguatezza dell’apporto proteico raccomandato specifico per l’età e i livelli di marcatori infiammatori correlati al rischio di malattie non trasmissibili. Lo studio ha incluso 347 partecipanti (119 uomini e 228 donne), di età compresa tra 18 e 86 anni. È stato valutato il rischio cardiometabolico, la prevalenza di sindrome metabolica e sono stati misurati i livelli di leptina, IL-15, IL-6 e TNF-α. I risultati hanno evidenziato che l’adeguatezza dell’assunzione di proteine totali (PT) era più basso negli anziani rispetto agli individui di età <60 anni, e solo pochi volontari hanno consumato il 50% di proteine vegetali (PV), come suggerito per una dieta sana e sostenibile. Solo negli individui anziani con un consumo di PV superiore ad almeno il 40% delle PT è stato osservato un rischio inferiore di NCDs. Inoltre, è stata osservata una differenza significativa nei livelli di TNF-α e IL-6 sia per l’assunzione di PT che di PV per sesso e classe di età, mentre per la leptina e per IL-15 sono state riscontrate solo interazioni significative tra il sesso e la classe di età. Anche se i nostri dati suggeriscono che consumare più del 40% di PV può ridurre il rischio di malattie non trasmissibili, l’effetto delle differenze di genere sui livelli di citochine dovrebbero essere prese in considerazione in studi più ampi.

AGGIORNAMENTI
Letteratura scientifica

Nutricosmetici, cosmetogenetica
e specchi intelligenti

Come il progresso scientifico può contribuire
alla salute e al benessere
A. Baldi

Approfondimenti formulativi

Probiotici e infiammazione
Ruolo dell’integrazione e tips formulativi
M. Pellizzato, A. Colletti

Novel food

Panoramica delle novità che hanno impatto
sul settore degli integratori alimentari

A. Antonelli

Pubblicità al vaglio

Comitato di controllo
Ingiunzione n. 18/23 del 9/6/23

AZIENDE

Questi argomenti e tante altre NOTIZIE ti aspettano su questo numero... BUONA LETTURA!

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Editoriale Innovazione in Botanicals 3 • 2023

Editoriale Innovazione in Botanicals 3 • 2023
Elena Sgaravatti

Direttore scientifico
di Innovazione in Botanicals

Bias climatici

Leggo dall’Internazionale alcune stentoree e autorevoli informazioni, da “Le notizie di scienza della settimana” di Claudia Grisanti che riporto testualmente:«Lo scorso settembre è stato il più caldo a livello globale, con una temperatura di circa 1,75°C più alta rispetto al periodo preindustriale. 
Il 41 per cento delle specie di anfibi è a rischio di estinzione, a causa del cambiamento climatico e della perdita di habitat.
In Amazzonia la temperatura del lago Tefé è aumentata in questi giorni fino a 39 gradi. Sono morti molti animali, tra cui un centinaio di delfini.
Sono più di 43 milioni i minori che nel corso di sei anni hanno dovuto lasciare le loro case a causa di eventi climatici, soprattutto alluvioni e tempeste.»

E ancora altre simili notizie….

Da tempo mi chiedo come sia possibile che a fronte di questa, e ben altre e ancor più inquietanti realtà fattuali, e conoscendo i dati raccolti da illustri e autorevoli scienziati sul tema, possano esserci ancora persone scettiche riguardo al riscaldamento globale. Mi sono allora domandata quale bias cognitivo poteva intervenire a rimuovere tali evidenze e ho trovato non una ma ben sette possibili risposte.

Bias di conferma
: le persone tendono a cercare e accettare informazioni che confermano le loro opinioni preesistenti e a respingere quelle che le contraddicono. Una posizione di scetticismo sul riscaldamento globale, induce a cercare attivamente informazioni/conferme che sostengono questa posizione.

Bias di autorità: alcune persone possono essere influenzate da autorità o figure pubbliche che negano o minimizzano il riscaldamento globale. Questo può portare a un’adesione acritica alle loro opinioni.

Bias di dissonanza cognitiva: in questo caso si è portati a evitare la dissonanza cognitiva, che è l’esperienza di disagio causata da opinioni contrastanti. Se accettare il riscaldamento globale comporta cambiamenti significativi nello stile di vita o richiede azioni che possono essere percepite come scomode o costose, si è indotti a negare o minimizzare il problema per ridurre questa dissonanza cognitiva.

Bias di ottimismo ingiustificato: significa credere che il riscaldamento globale sia un problema troppo grande o lontano da risolvere, il che produce un atteggiamento di ingiustificato ottimismo per evitare sentimenti di impotenza.

Bias di negazione del rischio: risulta oltremodo rassicurante minimizzare i rischi associati al cambiamento climatico o pensare che le conseguenze negative non ricadranno sulla propria persona. Questo può portare alla negazione del problema o alla sua sottovalutazione.

Bias di identità culturale: le opinioni sul riscaldamento globale possono essere influenzate dall’identità culturale e politica delle persone. Alcune ideologie o gruppi sociali potrebbero negare il riscaldamento globale perché è incongruente con le loro convinzioni o interessi.

Bias di percezione della complessità: il cambiamento climatico è un problema complesso e interconnesso che può essere difficile da comprendere completamente. Alcune persone potrebbero negare il problema perché lo trovano troppo complicato o perché si sentono sopraffatte dalla sua complessità.

Alcuni di questi bias sono alimentati e “giustificati” da posizioni negazioniste decisamente minoritarie tra gli scienziati del clima, i quali sostengono che statisticamente, e cioè leggendo il riscaldamento globale in una prospettiva temporale molto più lunga, la variazione di temperatura sia irrilevante. Ma tale tesi è ampiamente sconfessata da autorevolissime Organizzazioni scientifiche di rilevanza mondiale, come l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e la National Aeronautics and Space Administration (NASA) negli Stati Uniti, che hanno svolto ampie revisioni della letteratura scientifica e hanno concluso che il cambiamento climatico è innegabile, ed è causato principalmente dall’emissione di gas serra antropogenici provenienti da combustibili fossili e da altre attività industriali. E se è un fenomeno causato dall’uomo è quindi suscettibile di mitigazione. Ecco quindi che la transizione da un’economia lineare a quella circolare è imperativa e urgente non solo perché le risorse della terra non sono infinite, ma anche per ridurre significativamente le emissioni da combustibili fossili. 
Educare le persone sul valore delle evidenze scientifiche, promuovere la consapevolezza e affrontare e risolvere i bias citati, può contribuire a migliorare la comprensione e le possibili azione sul cambiamento climatico. Ma evidentemente, non sono solo i bias cognitivi a essere in gioco.
Ho avuto il piacere, recentemente, di presenziare nuovamente alla giornata di Premiazione di Federchimica Giovani in un clima di ottimismo e di fiducia nella scienza; ebbene, mi ha riempito di gioia e di speranza poter vedere come la qualità dei lavori presentati, grazie a insegnanti appassionati e impegnati nella formazione scientifica dei loro studenti, fosse straordinariamente evoluta rispetto ad anni fa, e come temi quali l’economia circolare – e questo numero della rivista è ricco di esempi virtuosi – l’utilizzo di biotecnologie, e la sensibilità per i temi ambientali fossero sinceramente sentiti da tutti i presenti: alunni di scuole primarie e secondarie e insegnanti che con esemplare accuratezza nel linguaggio hanno presentato le più recenti innovazioni, spiegate in modo semplice come i migliori divulgatori scientifici potevano fare. Una lezione per molti e una speranza di un futuro migliore.

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CERAMOSIDES™

CERAMOSIDES™

Fitoceramidi da grano con efficacia comprovata su pelle e capelli

CERAMOSIDES™ è un estratto lipidico da grano che offre una soluzione nutricosmetica a beneficio di pelle e capelli. È made in France ed è naturale, gluten-free e non OGM. Disponibile in due diversi gradi (polvere e olio) con una bassa dose raccomandata (30 mg/giorno per la polvere, 70 mg/giorno per l’olio), può essere facilmente incorporata in numerose forme galeniche, come compresse, gummies, beauty shot, etc. Gli studi clinici su CERAMOSIDES™ supportano dei beauty claims utilizzabili nei prodotti finiti, che abbiano come target pelle o capelli.

1. CERAMOSIDES™
PER LA PELLE

Tre studi clinici hanno confermato l’efficacia di CERAMOSIDES™ sulla pelle. Dopo soli 15 giorni, sono osservabili i primi effetti significativi; per un risultato ottimale, si raccomanda un trattamento di due mesi. In sole due settimane, l’esclusiva azione anti-aging riduce visibilmente l’aspetto delle rughe del -9% e aumenta l'elasticità cutanea del +18%. CERAMOSIDES™ mostra anche un potente effetto idratante, che porta ad un aumento dell’idratazione cutanea del +21% dopo 2 mesi.

2. CERAMOSIDES™
PER LE DONNE IN MENOPAUSA

Gli sbalzi ormonali indotti dalla menopausa hanno forti ripercussioni sulla pelle delle donne, in particolare sulle ceramidi, le cui quantità e qualità tendono a diminuire. L’alterazione progressiva della barriera cutanea può portare a secchezza della pelle, rughe e perdita di acqua transepidermica. CERAMOSIDES™ è stato testato in un campione di donne in menopausa: le sue potenti proprietà idratanti e anti-invecchiamento sulla pelle, con risultati significativi visibili già dopo 15 giorni, si sono dimostrate coerenti con i precedenti studi clinici.

3. CERAMOSIDES™
PER CAPELLI E SCALPO

CERAMOSIDES™ è il primo ingrediente nutraceutico a base di ceramidi con un’efficacia comprovata sulla crescita dei capelli. Uno studio clinico ha dimostrato la sua efficacia, con una dose giornaliera di 30 mg, già a partire dal secondo mese di somministrazione, con una durata raccomandata di tre mesi. In tre mesi, la forza e l’elasticità dei capelli aumentano significativamente, portando ad un miglioramento in termini di resistenza alla trazione e diminuendo la tendenza a spezzarsi. In soggetti con capelli grassi, l’eccesso di sebo sullo scalpo si riduce del -12% in tre mesi. La crescita dei capelli è potenziata: il numero di capelli anagen aumenta di +4000 in due mesi e di +11000 in tre mesi. Inoltre, si registra un forte effetto sulla perdita di capelli: la proporzione di capelli telogen (prossimi alla caduta) scende del -18% dopo 2 mesi.

Speciale FOOD SUPPLEMENTS FORUM 2023

speciale

Food Supplements Forum 2023

[…]  Nel contesto del Food Supplements Forum 2023, organizzato da Lucia Costanzo del Pharma Education Center, si è tenuta una tavola rotonda intitolata “Regolamento Novel Food: quali prospettive e quali evoluzioni?”, moderata da Tiziana Mennini della CEC Editore. L’obiettivo dell’incontro era quello di analizzare le principali criticità legate al regolamento Novel Food, focalizzarsi sullo stato attuale, anche a livello di Commissione Europea (CE), e presentare possibili soluzioni.  […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 4/2023

In allegato alla rivista

Probiotici: una never ending story

Probiotici: una never ending story

La recente posizione del Regno Unito

In linea con la posizione dell’Unione Europea, l’organismo di autoregolamentazione pubblicitaria inglese – l’Advertising Standards Authority (ASA) – ha recentemente ribadito che il termine “probiotico” deve essere considerato un health claim generico che, come tale, deve essere accompagnato da un health claim specifico, pertinente e autorizzato.

L’orientamento inglese è di fatto coincidente con quello di svariati Paesi europei, ma diverso da quello di altri Paesi, tra i quali, primo fra tutti vi è l’Italia.

Per meglio comprendere il contesto nel quale si colloca questa pronuncia, è opportuno effettuare un seppur breve excursus della disciplina normativa dedicata alla più ampia materia dei claim nutrizionali e salutistici e delle linee guida italiane e francesi sui probiotici, per poi passare successivamente a un’analisi più dettagliata della citata pronuncia dell’Advertising Standards Authority inglese e a una breve disamina dell’attuale panorama europeo.

[…]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 4/2023

In allegato alla rivista

Gli abissi del microbiota, esplorazione, mappatura e caratterizzazione

Gli abissi del microbiota, esplorazione, mappatura e caratterizzazione

La conoscenza come una risorsa
per la gestione dello stato di salute

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 4/2023

In allegato alla rivista

Probiotici e autismo

Probiotici e autismo

Una rassegna sistematica degli studi clinici

[…] Un recente studio ha voluto valutato se una miscela probiotica agisse sui sintomi gastrointestinali e comportamentali dei bambini autistici (9). Da questi presupposti è stato condotto uno studio crossover randomizzato in doppio cieco con placebo, al fine di valutare gli effetti di una miscela di probiotici in un gruppo di 61 soggetti di età compresa tra 24 mesi e 16 anni con diagnosi di ASD. La valutazione comportamentale è stata eseguita attraverso la somministrazione di un questionario comprendente il test di Parenting Stress Index (PSI) e la Vineland Adaptive Behavior Scale (VABS).

Sono stati valutati anche il Profilo Psico-Educativo (PPE) e l’Autism Spectrum Rating Scale (ASRS) e inoltre sono state eseguite analisi della composizione microbica dei campioni fecali dei due gruppi.

Il disegno dello studio randomizzato in doppio cieco cross-over prevedeva che tutti i soggetti reclutati assumessero sia la miscela di probiotici sia il placebo. Nel gruppo che riceveva il probiotico, ogni bustina conteneva i seguenti ceppi a concentrazioni pari ad almeno 109 UFC/AFU (Active Fluorescent Unit) per ciascun ceppo:  […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 4/2023

In allegato alla rivista

Editoriale IN4 • 2023

Editoriale IN4 • 2023

Tiziana Mennini

Direttore scientifico
de L'Integratore Nutrizionale

Verso una “nutrivigilanza” europea
sugli integratori alimentari:
il Manifesto di Erice

La sicurezza degli integratori alimentari è una priorità per tutelare la salute dei cittadini. Nel corso degli anni, sono stati segnalati numerosi eventi avversi correlati all’assunzione di integratori alimentari, che possono derivare da tossicità intrinseche di alcuni componenti, problemi di qualità del prodotto, come contaminazioni o adulterazioni, e interazioni tra diversi integratori o tra integratori e farmaci. Il “Manifesto di Erice 2022” è stato pubblicato a maggio 2023 come editoriale sulla rivista Drug Safety da esperti che hanno partecipato al workshop internazionale “Food supplements vigilance systems in a public health perspective: the European context,” tenutosi nell’ottobre 2022 presso l’International School of Pharmacology “Giampaolo Velo” a Erice. Il documento pone l’accento sulla necessità di migliorare la sicurezza degli integratori alimentari promuovendo la creazione di un sistema di monitoraggio europeo comune, e sensibilizzare i cittadini e gli operatori sanitari sui potenziali rischi associati al consumo di tali prodotti, incoraggiando la segnalazione di eventi avversi. Il mercato degli integratori alimentari è in costante espansione in Europa, con un uso sempre più diffuso tra la popolazione. In Europa, gli integratori alimentari sono soggetti al Regolamento Generale sulla Legislazione Alimentare (General Food Regulation, regolamento CE n. 178/2002), ma si riscontra una mancanza di armonizzazione della legislazione tra i diversi Paesi dell’Unione Europea (UE). Poiché si tratta di alimenti, deve essere escluso anche il minimo rischio attraverso una valutazione approfondita, anche perché il principio del rapporto rischi-benefici tipico dei farmaci non può essere applicato agli alimenti. Non esistono standard europei comuni che definiscano gli obblighi delle autorità regolatorie e dei produttori in materia di sicurezza, prima e dopo la commercializzazione di questi prodotti. Queste criticità sono state analizzate nel 2021 dal Comitato Economico e Sociale Europeo (European Economic and Social Committee), a oggi senza alcun seguito da parte della Commissione Europea. Nonostante la mancanza di armonizzazione, tutti gli integratori alimentari sono attualmente disponibili in Europa per effetto della libera circolazione e promozione su Internet. I sistemi per la segnalazione spontanea di reazioni avverse da integratori alimentari sono gli unici strumenti disponibili per richiamare l’attenzione sui rischi associati a questi prodotti una volta che siano commercializzati e utilizzati da un grande numero di consumatori. In Italia, dal 2002, è attivo il sistema di fitovigilanza, dedicato alla raccolta di segnalazioni di sospette reazioni avverse a prodotti di origine naturale, diverso dalla Rete nazionale di farmacovigilanza che si occupa delle segnalazioni relative a farmaci e vaccini. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) coordina le attività di fitovigilanza, e dal 2018, le segnalazioni possono essere inviate online tramite la piattaforma VigiErbe (www.vigierbe.it), sviluppata dall’Università di Verona. Secondo il “Manifesto di Erice”, in una prospettiva di ricerca, lo stato normativo degli integratori alimentari, così come la mancanza di un percorso chiaro per la segnalazione delle sospette reazioni avverse in alcuni Paesi europei, rendono ancora più difficile la rilevazione tempestiva di eventuali segnali di sicurezza da parte delle autorità regolatorie e dei ricercatori. Studi recenti hanno sottolineato il valore aggiunto e la necessità di accedere a database multipli (compresi quelli di segnalazione spontanea che raccolgono le reazioni avverse a farmaci), come approccio complementare per affrontare compiutamente la questione della sicurezza di questi prodotti.

Il Manifesto di Erice sottolinea la necessità di implementare un sistema sovranazionale di “Nutrivigilanza” gestito dalle istituzioni pubbliche europee, dedicato e centralizzato per aumentare il numero delle segnalazioni, condividere informazioni tra i diversi Paesi membri, e promuovere una migliore sinergia con le autorità regolatorie. Questo consentirebbe di armonizzare la raccolta dei dati e individuare rapidamente possibili segnali di rischio, con conseguenze positive sulla sicurezza dei consumatori. È infatti fondamentale aumentare la consapevolezza degli operatori sanitari e dei consumatori riguardo ai potenziali rischi associati agli integratori alimentari, nell’ottica della salute pubblica.

Il “Manifesto di Erice 2022” rappresenta un importante passo avanti verso una migliore tutela della salute pubblica e una maggiore sicurezza nell’uso degli integratori alimentari nell’Unione Europea. Promuovere la realizzazione di programmi educativi e di comunicazione efficaci, personalizzati e indipendenti, che coinvolgano il mondo accademico, le società scientifiche, gli enti regolatori e i consumatori contribuirà a garantire finalmente un uso più sicuro degli integratori alimentari in Europa.

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