Potenzialità cosmetiche degli scarti agroalimentari e ittici

LETTERATURA

L. Giovannelli*,
A. Picco**

*Dipartimento di Scienze del Farmaco, UPO Ricercatore e Principal Scientist di APTSol Srl

**Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale

Potenzialità cosmetiche degli scarti agroalimentari e ittici

Sono sempre più numerose le aziende attente alle tematiche riguardanti lo sviluppo e la produzione di cosmetici a ridotto impatto ambientale. In linea con i principi della green beauty, è vivo l’interesse verso l’impiego di matrici derivanti dall’industria agroalimentare che sono considerati rifiuti ma che possono, invece, essere valorizzati in diversi ambiti, come quello nutraceutico e cosmetico (1). Ogni anno nelle diverse fasi della filiera alimentare viene generato quasi un miliardo di tonnellate di rifiuti. Il 40% circa di questi rifiuti deriva dalla lavorazione degli alimenti e viene considerato “inevitabile”. Si tratta per lo più di residui organici rappresentati essenzialmente da scarti di origine vegetale, come le bucce o le sanse di frutta e verdura, granaglie e crusca di cereali e rifiuti di origine animale che non hanno alcun valore economico per l’azienda produttrice, essendo quindi destinati a essere trattati secondo il modello di economia lineare. Una gestione efficiente dei rifiuti alimentari e la possibilità di convertirli in sottoprodotti spesso con valore di mercato potrebbero influenzare notevolmente i “tre pilastri della sostenibilità”: sociale, economico e ambientale (2). Tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) definiti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, firmata nel 2015, l’SDG12 (Consumo e Produzione responsabili) e i suoi traguardi sono diventati una sfida importante considerato che i quantitativi di rifiuti alimentari industriali nel mondo continuano ad aumentare. L’obiettivo principale dell’SDG12, cioè il dimezzamento entro il 2030 degli sprechi e delle perdite alimentari a livello mondiale, contribuisce anche ad altri SDG, tra cui l’SDG13 (Agire per il Clima), SDG2 (Sconfiggere la Fame), SDG6 (Acqua pulita e Igiene) e SDG15 (La vita sulla Terra). L’applicazione del concetto di economia circolare all’industria alimentare può quindi portare a benefici dal punto di vista ambientale ed economico ma anche a livello di innovazione. La recente letteratura scientifica è infatti ricca di studi relativi all’upcycling di sottoprodotti derivanti da diversi settori dell’industria alimentare che possono appartenere sia al mondo vegetale sia a quello animale, e alla loro conversione in materie prime funzionali e tecniche adatte a essere formulate in prodotti cosmetici (3,4). […] 


L’approfondimento dedicato alla letteratura scientifica contiene, in forma speciale, due contenuti di studentesse di Scienze del Farmaco dell’Università del Piemonte Orientale 

Valorizzazione di sottoprodotti di origine vegetale – a cura di Y. Jaouhari

Nanomateriali farmaceutici, biomedici e cosmetici – Manufacturing & Qualitya cura di G. Diana

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Nanotecnologie per la veicolazione di antiossidanti naturali

ARTICOLI

G. Monachella

Farmacista cosmetologa

Nanotecnologie per la veicolazione di antiossidanti naturali

Acido ferulico e bioattivi dello zafferano: attività, limiti e nuove strategie formulative

RIASSUNTO

Negli ultimi tempi è sempre più forte l’attenzione verso ingredienti di origine naturale volti a prevenire e contrastare l’invecchiamento cutaneo, di cui sono responsabili principalmente i radicali liberi generati da un insieme di fattori esterni a cui siamo sempre più frequentemente esposti.

Tra gli altri, l’acido ferulico e dei composti bioattivi derivati dallo zafferano svolgono un’importante azione antiossidante che può essere sfruttata in ambito cosmetico; tuttavia, presentano delle limitazioni legate alla loro struttura chimica che ne rendono difficile l’incorporazione in formulazioni destinate alla cura della pelle.

Lo scopo di questo articolo è quello di approfondire nuove tecnologie per la veicolazione di questi attivi, attraverso l’impiego di nanoparticelle lipidiche, volte a migliorare la stabilità chimico-fisica in formulazione, in modo da poter esplicare al meglio la loro attività antiossidante.

 

ABSTRACT 

Nanotechnologies for the delivery of natural antioxidants

Ferulic acid and saffron bioactives: activities, limits and new formulation strategies

In recent years, there has been a strong increase in the attention of the natural ingredient aimed at preventing and fighting skin-aging, which is mainly caused by free radicals generated by a set of external factors to which we are increasingly frequently exposed.

Ferulic acid and saffron-derived bioactives have an important role in antioxidant activity and also can be used in the cosmetic industry. However, they have limitations related to their chemical structure that make it difficult to incorporate them into topical formulations.

The purpose of this paper is to investigate more about the new technologies for the delivery of these active ingredients, by using lipid nanoparticles, aimed at improving the chemical-physical stability of the formulation, in order to better perform their antioxidant activity.

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Gira sulla linea

EDITORIALE
COSMETIC TECHNOLOGY 4, 2023

Anna Caldiroli

Direttore scientifico
di Cosmetic Technology

Gira sulla linea

1547, il Riposo durante la fuga in Egitto è un esempio di circolarità eseguito dal Bassano. Una circolarità di relazioni e di sentimenti tra Maria che tiene in braccio il Bambino e che guarda Giuseppe il quale osserva il Bambino che con tenerezza gioca con il velo di Maria.

2023, si parla di economia circolare, di sostenibilità preferenzialmente in chiave ambientale e talvolta forse fermandosi all’enfasi che suscitano queste parole. I due concetti hanno significati diversi: l’economia circolare mira a ridurre al minimo risorse, rifiuti ed emissioni prodotte ma si tratta di aspetti che giovano sia alla performance finanziaria sia alla sostenibilità delle aziende. Su questo tema, se come ha detto recentemente il Dott. Sangalli* durante una conferenza, le imprese svolgono anche un ruolo sociale quindi di sostenibilità, è necessario che declinino il proprio impegno guardando al futuro per passare dall’”io al noi” ed ha aggiunto che si è tanto più sostenibili, quanto più cresce la propria efficienza. Questo mi consente di riprendere un discorso già avviato ovvero l’asimmetria informativa tra fornitore e cliente che intacca negativamente l’efficienza. Essa infatti, può incidere sulla selezione di materie prime, materiali di packaging o comunque sulle scelte strategiche con il rischio concreto che vengano escluse dalle valutazioni soluzioni più promettenti, che possono essere maggiormente costose, a favore di qualcosa di più economico ma meno rispondente ai criteri di sostenibilità attesi, proprietà che quindi sarà poi difficile dimostrare in modo lineare e secondo la normativa.

Nel mare asimmetrico, ognuno intraprende la strategia che ritiene corrispondere maggiormente a sé stesso e alla propria immagine. Alcune aziende, hanno deciso di comunicare in maniera trasparente, termine che vorrei virgolettare poiché nel porsi come “consumer-friendly” quanto sono effettivamente informativi? Quanto la presenza sul web attraverso canali (social) gratuiti e alla portata di tutti è in grado di abbattere l’asimmetria informativa tra fornitori e clienti, tra marchio e consumatore? La mia sensazione è che se da una parte diminuisce (forse apparentemente) dall’altra sia uno strumento di fidelizzazione e poco altro. Insomma, se una cosa la ripeti, la scrivi e la fai ripetere, questa diventa vera! Il mio timore è che il fronte di una nuova generazione che si racconta come votata alla salvaguardia dell’ambiente in realtà, si scontri con un modello di crescita e consumi consolidato e confortevole dove concept interessanti volti al minimalismo perdono di potenza o i cambiamenti finiscono con l’essere solo spostare i problemi, quindi, in definitiva, non si realizzi il passaggio “dall’io al noi”. Mi preoccupa che il consumatore viva una situazione alla Jeanne Hébuterne, la pittrice a cui Modigliani dedicò un ritratto dov’è slanciata, elegante, composta, misurata, coi capelli curati. Impeccabile. Ma senza gli occhi che per me si traduce nella mancanza di relazione con ciò che sta attorno, nell’espressione di un confine. Un’asticella (auto)imposta da non superare, oltre la quale non spingersi; una sorta di trincea nella quale restare nascosti senza approfondire, accontentandosi se vogliamo di pareri second-hand. Al contrario e fortunatamente, da alcune eccellenti imprese sono state messe in essere delle azioni concrete o, forse sarebbe meglio dire, delle misurazioni concrete che consentono di quantificare la propria impronta e impostare delle scelte evidence-based, volte a favorire innovazioni più ecologiche e ridurre l’asimmetria informativa B2C, a favore dello sviluppo sostenibile. Cosa che  consente all’industria di migliorare il posizionamento dei prodotti sul mercato2.


1Kanda W, Geissdoerfer M, Hjelm O. From circular business models to circular business ecosystems. Bus. Strategy Environ. 2021; 30(6):2814-2829. 

2Gava O, Bartolini F, Brunori G et al. 2018; L’analisi del ciclo di vita come strumento di supporto alle decisioni evidence-based in agricoltura. Agriregionieuropa (14):55

*Presidente dell’Unione del Commercio del Turismo dei Servizi e delle Professioni della Provincia di Milano e di Confcommercio Imprese per l’Italia Lombardia

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Ti vorrei insegnare l’equilibrio

EDITORIALE
COSMETIC TECHNOLOGY 3, 2023

Anna Caldiroli

Direttore scientifico
di Cosmetic Technology

Ti vorrei insegnare l’equilibrio

1912, Giacomo Balla rende asimmetrica agli occhi dell’osservatore una ripetizione di moduli di forma triangolare prismatica identici gli uni agli altri, moltiplicati a ricoprire l’intera tela. Per essere più convincente sagoma anche la cornice. L’opera pare incurvarsi mentre la si osserva. Così è la Compenetrazione iridescente n. 7: triangoli che si sviluppano da destra verso sinistra, dall’alto verso il basso. Un gioco di simmetrie geometriche si snodano come lunghe gambe di ballerine in equilibrio sulle punte. 

2023, la catena di fornitura, schematicamente rappresentabile come una retta (top down o bottom up per merci e informazioni) o una retta con alcune ramificazioni è un esempio tangibile di asimmetria. Come noto, spesso, nel rapporto tra compratore e venditore, alcune informazioni sono dominio solo di una parte mentre l’altra prende le decisioni sulla base di ciò di cui dispone. Accade nel B2B ma, forse ancora di più, nel B2C. è questo il caso delle certificazioni (e delle presunte tali) che fioriscono su confezioni ed etichette ma di cui il consumatore talvolta ne ignora il significato, i principi – se non a grandi linee o per ciò che egli immagina che questi siano – e, a mio avviso, anche i reali vantaggi che può trarre dalla sua scelta. Sulle “presunte tali” pensiamo al fiorire di affermazioni sottoforma pittogrammi paffutelli, dai colori evocativi spesso collocati sui packaging ma non ricollegabili ad altro. 

Questo, a mio parere, è un discorso trasversale che non interessa solo la cosmetica: lo percepiamo molto bene anche se parliamo di alimenti. La qualità, nella maggior parte dei casi, è riconoscibile solo dopo il consumo e, da lì, riconducibile (forse) a un’esperienza positiva. In alcuni casi, anche il consumo non consente di conoscere alcune proprietà di un bene, per esempio informazioni di processo. Si configura una condizione di asimmetria informativa perché i produttori sanno se hanno utilizzato il metodo appropriato per ottenere il livello di qualità desiderata, ma i consumatori, con certezza, conoscono solo le dichiarazioni dei produttori e, talvolta, i sospesi: frasi lasciate volutamente incomplete, slogan penetranti che ci accompagnano a concludere la frase nella direzione che vorremmo che fosse.

Un altro aspetto che può giocare un ruolo nell’asimmetria informativa è rappresentato dalle dimensioni degli interlocutori coinvolti cioè se siamo di taglia large o small e quale percentuale di business siamo gli uni per gli altri. 

Di quali soluzioni disponiamo per correggere una condizione di asimmetria latente, in particolare nel contesto B2B? (i) cercare di acquisire quante più informazioni possibili: l’ignoranza è una cattiva socia della propria impresa e l’asimmetria nella conoscenza sulle materie prime “a tutto tondo” (origine, profilo compositivo, processo ecc..), ancora più sentita nei casi di importazione può tradursi in un aumento di costi ma, al tempo stesso, potrebbe anche aumentare il livello dei dati raccolti, (ii) coordinamento verticale con firma di contratti ad hoc, (iii) la sorveglianza di parti terze quale l’adesione a degli standard.2


1Esmaeili M, Zeephongsekul P. Seller–buyer models of supply chain management with an asymmetric information structure. Int. J Prod Econ. 2010; 123 (1):146-154.

2Minarelli F, Galioto F, Raggi M. et al. Deliverable D3.2 Asymmetric information assessment on a selected value chain. Ref. Ares. 2017; 3829341 – 31/07/2017 https://ec.europa.eu/research/participants/documents/downloadPublic?documentIds=080166e5b41d3856&appId=PPGMS

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Nuovi booster SPF antiossidanti ottenuti da piante della laguna di Venezia

ARTICOLI

M. Marcuzzi,
M. Battistin,
M. Barattin et al

PhD Training Manager,
LAB-O24, Onigo di Pederobba

Nuovi booster SPF antiossidanti ottenuti da piante della laguna di Venezia

Preziosi attivi botanici km 0 contro l’invecchiamento foto-indotto

RIASSUNTO

Nel processo di invecchiamento cellulare e cutaneo è stata confermata una stretta correlazione con l’infiammazione e l’esposizione eccessiva ai raggi UV che, come è noto, provocano nel lungo periodo danni ossidativi al DNA, al sistema immunitario e cancerogenesi. In tal senso, è stato dimostrato che formulazioni cosmetiche a base di estratti botanici particolarmente ricchi di sostanze antiossidanti forniscono una protezione dai danni UV-indotti, riducendo infiammazione e stress ossidativo, e prevenendo il foto-invecchiamento. In questo lavoro sono stati indagati il potere antiossidante e l’attività di booster SPF di due estratti, idroglicerico e lipofilo, ottenuti da quattro piante che crescono nella laguna veneta. L’estratto idrofilo si è rivelato ricco di polifenoli, tra cui acido gallico, acido ferulico, catecoli e acido caffeico. Nell’estratto lipofilo, invece, sono stati identificati carotenoidi e tocoferolo. Seppur presentino differenti composizioni chimiche e caratteristiche, per entrambi gli estratti sono state evidenziate spiccate proprietà antiossidanti, con una maggiore attività del prodotto lipofilo, che si mantiene anche nell’applicazione in emulsione. Caratteristica che introduce un elemento di novità nel panorama cosmetico è l’interessante compatibilità dell’estratto lipofilo in formulazioni contenenti filtri fisici, notoriamente fotocatalizzatori e in contrasto con molecole antiossidanti e polifenoliche. Numerosi studi dimostrano, infatti, l’attività di ZnO e TiO2 nei confronti di molecole organiche una volta attivate dalla radiazione luminosa nel campo dell’UV che conducono a una degradazione anche totale delle stesse molecole nel breve tempo. Le indagini relative all’attività booster SPF hanno, invece, confermato una migliore performance dell’estratto idroglicerico, con un picco di attività nel suo impiego al 3% (+20,2% del valore di SPF). Ottimi risultati anche nel campo UVA alla stessa percentuale, determinando un aumento del +43,5%. Tali evidenze aprono la strada allo sviluppo di formulazioni cosmetiche con ampie opportunità applicative a base di ingredienti botanici a km 0 che valorizzano il nostro territorio e che, al contempo, presentano spiccate attività antiossidanti, booster SPF e fotoprottive: declinabili sia in prodotti solari a elevato SPF limitando il contenuto di filtri tradizionali, ma anche di trattamenti antiaging per uso quotidiano, altamente schermanti nell’UVA.

 

ABSTRACT 

New antioxidant SPF boosters obtained from Venice lagoon plants

Precious km 0 botanical active ingredients against photo-induced ageing

In cellular and skin aging, a close correlation with inflammation and excessive exposure to UV rays has been confirmed, which also cause long-term oxidative damage, DNA and immune system damages and carcinogenesis. In this sense it has been demonstrated that cosmetic formulations based on botanical extracts particularly rich in antioxidants provide protection from UV-induced damage, reducing inflammation and oxidative stress, and preventing photo-aging. In this work, we investigated the antioxidant power and the SPF booster activity of two extracts, hydroglyceric and lipophilic, obtained from four plants growing in the Venetian lagoon. The hydrophilic extract proved to be rich in polyphenols, including gallic acid, ferulic acid, catechols and caffeic acid. In the lipophilic extract, instead, carotenoids and tocopherol were identified. Although they have different chemical compositions and characteristics, strong antioxidant properties have been highlighted for both extracts, with a greater activity of the lipophilic product, which is also maintained in the application in emulsion. The interesting compatibility of the lipophilic extract in formulations containing physical filters introduces an element of novelty in the cosmetic panorama, since they are notoriously photocatalysts and in contrast with antioxidant and polyphenolic molecules. In fact, numerous studies demonstrate the activity of ZnO and TiO2 against organic molecules once activated by light radiation in the UV range, which lead to even total degradation of the same molecules in a short time. On the other hand, the investigations relating to the SPF booster activity confirmed a better performance of the hydroglyceric extract, with a peak of effectivness when used at 3% (+20.2% of SPF). Excellent results were also obtained in the UVA field at the same percentage, resulting in an increase of +43.5%. Such evidence paves the way for the development of cosmetic formulations with ample application opportunities based on 0 km botanical ingredients which at the same time enhance our territory and present strong antioxidant, SPF booster and photoprotective activities: declinable both in high SPF sun products limiting the content of traditional filters, but also in anti-ageing treatments for daily use, highly shielding in UVA. […] 

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Riequilibrio del microbiota grazie a un fitocomplesso biotech di Salvia officinalis L.

ARTICOLI

G. Pressi

Scientific Direction,
Aethera Biotech

Riequilibrio del microbiota grazie a un fitocomplesso biotech di Salvia officinalis L.

RIASSUNTO 

Il microbiota della superficie cutanea e del cuoio capelluto e il suo ruolo nella prevenzione dei disturbi cutanei hanno ricevuto crescente attenzione negli ultimi anni. I batteri simbionti e commensali sono considerati essenziali per mantenere l’omeostasi cutanea e per proteggere la pelle dall’attacco di agenti patogeni. Alcune condizioni del cuoio capelluto, infatti, sono associate all’alterazione della microflora: la Malassezia, talvolta, prolifera in modo eccessivo e questa iperproliferazione può causare la comparsa di forfora. In questo studio è stato dimostrato come il fitocomplesso di S. officinalis titolato e standardizzato, ottenuto con la tecnica delle colture vegetali in una piattaforma in vitro controllata e ottimizzata, è in grado di riequilibrare il microbiota del cuoio capelluto agendo con attività antimicrobiche e antiossidanti, grazie alla riduzione dei batteri Gram– quali Proteobacteria a favore dei commensali positivi (Actinobacteria e Firmicutes) e di forfora, seborrea, prurito e irritazione a essi associati. […]

ABSTRACT

Rebalancing of the microbiome thanks to a biotech phytocomplex of Salvia officinalis L.

Standardized phytocomplex with antimicrobial properties to rebalance scalp microbiome

The skin surface and scalp microbiome and its role in the prevention of skin disorders have received increasing attention in recent years. Symbiont and commensal bacteria are considered essential for maintaining skin homeostasis and for protecting the skin from pathogens attack. Some scalp conditions are in fact associated with the alteration of the microflora: Sometimes, Malassezia proliferates excessively, and this hyper-proliferation can cause the appearance of dandruff. The present study demonstrated how a new titrated and standardized Salvia officinalis phytocomplex, obtained by plant cells culture technique in a controlled platform based on in vitro under controlled conditions, is able to rebalance the microbiome of the scalp. Thanks to antimicrobial and antioxidant activities, S. officinalis phytocomplex reduces Gram negative bacteria such as Proteobacteria, and exerts positive effect on commensal Gram+ bacteria (Actinobacterium and Firmicutes) and dandruff, seborrhoea, itching and irritation.

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L’importanza del microbiota cutaneo per la cura e la salute della pelle

APPROFONDIMENTI
COSMETICI

C. Ceresa, B. Hernandez, L. Fracchia

Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale, Novara

L’importanza del microbiota cutaneo per la cura e la salute della pelle

Quando la maggior parte delle persone pensa ai microrganismi, inevitabilmente li associa a una condizione patologica, a infezioni o malattie, senza considerare l’importante ruolo che essi svolgono costantemente nel nostro organismo. Nel 2012, i National Institutes of Health statunitensi hanno promosso l’iniziativa “Progetto microbioma umano”, che si prefigge l’obiettivo di identificare e caratterizzare i microrganismi presenti sul o nell’organismo umano così come il loro rapporto con lo stato di salute e di malattia. Da allora, il microbioma ha rappresentato un argomento di grande interesse in svariati settori (alimentare, sanitario, cosmetico) con un valore di mercato globale stimato, entro il 2028, in 2,2 miliardi di dollari (1). Il termine microbioma, introdotto dal premio Nobel Joshua Lederberg, descrive l’intero patrimonio genetico dei microrganismi di un particolare habitat. Un tempo il termine microbioma veniva associato prevalentemente ai microrganismi che vivono nell’intestino, ma ora sappiamo che queste microscopiche forme di vita si trovano anche nella bocca, sulla pelle e in altre sedi corporee. Le conoscenze sui microrganismi che abitano la pelle sono relativamente nuove e sono considerate l’ultima tendenza nella scienza medica e nell’industria cosmetica. Grandi aziende, come Johnson & Johnson e L’Oreal, hanno già iniziato ad applicare le competenze acquisite negli anni passati per la realizzazione di prodotti che creino un perfetto equilibrio con il microbioma cutaneo, che lo nutrano e ne possano sfruttare il pieno potenziale per il benessere della pelle.

In questo articolo verranno descritte le principali specie microbiche che compongono il microbiota cutaneo, inteso come l’insieme dei microrganismi che colonizzano un particolare habitat in un determinato periodo di tempo, e le interazioni che si sviluppano tra di esse con l’obiettivo di comprendere il loro ruolo nel benessere e nei disturbi della pelle. Infine, verranno presentati alcuni studi scientifici che descrivono potenziali applicazioni in ambito cosmetico di prebiotici, probiotici e postbiotici con effetti migliorativi per la salute cutanea. […]

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Microplastiche e prodotti cosmetici: un futuro difficile

APPROFONDIMENTI
NORMATIVI

F. Rapolla

Scientific Affairs Manager, CTPA

Microplastiche e prodotti cosmetici: un futuro difficile

Un’analisi complessiva della proposta di legge che regola l’uso delle microplastiche

Il settore cosmetico prende seriamente il problema dell’inquinamento ambientale causato dalle plastiche, di qualsiasi tipo. Inoltre, il settore cosmetico supporta proposte di legge avanzate dalle autorità per minimizzare l’inquinamento ambientale causato dalle plastiche, purché sia equilibrato.

L’argomento delle plastiche e microplastiche è diventato un “hot topic” negli ultimi anni, in particolare per quanto riguarda il loro impatto sull’ambiente marino. Le “microsfere” di plastica, comunemente usate nei prodotti cosmetici per le loro proprietà esfolianti, sono state le prime a essere vietate nell’uso dei prodotti cosmetici a risciacquo in vari Paesi dell’Unione Europea tra il 2017 e il 2019; tra questi Paesi troviamo il Regno Unito (1-4), la Svezia (5), l’Irlanda (6), la Francia (7) e l’Italia (8). La proposta di restrizione REACH sulle microplastiche include il divieto d’uso delle microsfere di plastica su tutto il territorio europeo (9).

Da qui, l’argomento si è sviluppato ulteriormente a livello europeo con varie iniziative che hanno portato all’adozione da parte della Commissione Europea della Strategia Europea contro le plastiche (10). Parte di questa strategia include la proposta di restrizione per l’uso di microplastiche in vari settori. In questo testo verranno approfonditi i contenuti della restrizione e saranno illustrati dei criteri di valutazione per accertare se un proprio prodotto rientra nella definizione di microplastica.

Il termine “microplastiche” si riferisce a pezzettini molto piccoli di plastica che si trovano nell’ambiente marino. Queste microplastiche possono avere varie origini, dalla rottura di materiali di imballaggio ad altre particelle che sono direttamente rilasciate nell’ambiente. L’emissione di microplastiche nell’ambiente coinvolge diversi settori, tra cui quello tessile, automobilistico, polveri dell’inquinamento cittadino, rivestimenti, materiali plastici, prodotti cosmetici e per l’igiene personale. Solamente il 2% di queste emissioni viene dal settore cosmetico (11). In particulare, la European Chemicals Agency (ECHA) ha stimato (12) che il rilascio di microplastiche dal settore cosmetico è dello 0,03% rispetto al totale ammontare della plastica smaltita é […].

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Buona fabbricazione dei cosmetici

ARTICOLI

F. Mancini

Consulente tecnico-regolatorio e formatore nel settore cosmetico

Buona fabbricazione dei cosmetici

Dalla teoria alla pratica

Le norme di buona fabbricazione (GMP) sono le linee guida di riferimento per la produzione dei cosmetici, in conformità a quanto previsto dal Regolamento (CE) n. 1223/2009, articolo 8. In questo testo vengono descritti i punti principali della norma UNI EN ISO 22716:2008 (GMP) e si riportano alcuni esempi pratici di problematiche che possono presentarsi durante le attività lavorative di un’azienda di produzione. Si evidenzierà come la conoscenza dell’applicazione della normativa possa permettere di gestire tali criticità ed evitare che si ripresentino. Si metterà in rilievo l’importanza della certificazione volontaria come strumento di autocontrollo.

Good manufacturing practices in cosmetic
From theory to practice
The Good Manufacturing Practice (GMP) are the reference guidelines for cosmetic production, in compliance with the provisions of the Cosmetic Regulation (EC) n. 1223/2009, article 8. In this paper are reported the main points of UNI EN ISO 22716:2008 (GMP) and some practical examples of set of problems that may arise during work in a manufacturing company. It is highlighted how the importance of the knowledge of the legislation and its application can allow to manage the critical issues and prevent them from repeating. The importance of voluntary certification as a self-monitoring tool is stand out. […]

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Prima che l’illusione si sia mossa

EDITORIALE
COSMETIC TECHNOLOGY 2, 2023

Anna Caldiroli

Direttore scientifico
di Cosmetic Technology

Prima che l’illusione si sia mossa

1753, Cappella Sansevero, Napoli. Cristo giace coperto da un velo sottilissimo. Guardandolo si coglie qualche spasmo muscolare di un uomo pervaso dalla fatica, si avverte un debole respiro, gli occhi aprirsi, la sofferenza patita, che il giaciglio sia confortevole. Ebbene, è un falso! L’uomo sofferente è indiscutibilmente un prodigio ma… non è un uomo e non ha un velo: è un unico meraviglioso blocco di marmo. Le sembianze talmente umane da farci pensare che, se avesse avuto un po’ più di forze in corpo, si sarebbe potuto alzare non lo allontanano dalla sua vera natura: è inorganico. Non c’è traccia di un cuore che batte e non c’è respiro. Davanti a tanta perfezione, il nostro occhio si arrende: vede qualcosa di dimensionalmente simile a un uomo, le fattezze sovrapponibili, empatizza con lo strazio fino a farlo vivere.

2023, ufficio, Milano. Mi propongono di fare un confronto tra la risposta di un professionista degli affari regolatori e quella dell’intelligenza artificiale; un cliente invia un quesito relativo a come avrebbe dovuto strutturare l’etichetta di un suo prodotto. Rispondo. Poi, leggo quanto proposto dall’intelligenza artificiale. Con mia sorpresa trovo un testo ben organizzato con riferimenti a quanto citato dal cliente e alle sue necessità, riferimenti di carattere generale alla norma e un suggerimento operativo, una buona sintassi, senza ripetizioni. Se non avessi padroneggiato l’argomento, io a quella spiegazione delle restrizioni d’uso avrei potuto credere.

Quante informazioni non veritiere ma ben confezionate potranno essere realizzate, con uno sforzo minimo? Un’amica quando le ho raccontato l’esperienza mi ha presentato il caso tesi di laurea. Se è vero che la tesi dovrebbe essere vissuta come un momento per far confluire il proprio sapere in un progetto, in questo modo, potrebbe essere ridotto alla mera esecuzione di un compito zeppo di prodezze linguistiche ma senza che questo offra la possibilità di cimentarsi e sperimentare.

In cosmetica, fiumi di prodotti destinati a individui diversi per età, genere, potere di spesa ecc. se da una parte, il consumatore è attento e dedito alla ricerca di informazioni su ciò che acquista, dall’altra è ancora più preoccupato degli effetti avversi. Per questo, in molti, come alternativa ai convenzionali, prediligono i prodotti naturali ritenuti maggiormente sicuri. La domanda è: come delle notizie false (o parzialmente vere, aggiungo io) possono insinuarsi nel consumers’ decision-making?Per quanto appena affermato, probabilmente molto! Inoltre, le informazioni vengono rapidamente diffuse attraverso i social; addirittura una percentuale significativa della popolazione americana si affida alle piattaforme per informarsi. Se da un lato, i social media favoriscono le interazioni tra gli individui e sono utilizzati dai brand per propagarsi capillarmente, dall’altro, la veridicità delle notizie è un aspetto critico, anche considerando la valanga di novità “dubbie” che diffondendosi rapidamente in alcuni casi possono danneggiare le imprese. Nella verifica dei contenuti online – così come nella revisione dei testi – la soluzione passa per la verifica di dati e fonti; se l’intelligenza artificiale può intervenire e sostituirsi all’uomo nell’esecuzione di lavori ripetitivi restituendo tempo, potrebbe addirittura essere messa all’opera per scovare i falsi e limitarne la divulgazione2.

1.Sushant K, Shalini Ta, Satish K et al. Purchasing natural personal care products in the era of fake news? The moderation effect of brand trust. J Retail Consum Serv. 2021;63.
https://doi.org/10.1016/j.jretconser.2021.102668 

2.Obadă DR, Dabija DC. “In Flow”! Why Do Users Share Fake News about Environmentally Friendly Brands on Social Media?. Int J Environ Res Public Health. 2022;19(8):4861.

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