Editoriale
Quando le multinazionali vogliono controllare anche la libertà di scienza – T. Mennini
Articoli
– Probiotico multiceppo per migliorare la sintomatologia a lungo termine della IBS. Studio randomizzato doppio cieco controllato con placebo – C. Piangiolino, G. Ormellese
– Come produrre un probiotico di qualità – Dall’azienda al consumatore – S. Arioli, D. Mora, P. Benatti
– Boswellia serrata fi tosoma – Studio in vitro di interazione con probiotici commerciali – P. Allegrini, D. Berlanda, F. Donzelli, A. Riva
– I bacilli sporigeni: dalla storia alla clinica – Cosa sappiamo ad oggi della forma di vita più resistente in natura – M.C. Uboldi
Aggiornamenti
– Metaboliti secondari come nutrienti non-essenziali (Cavolo nero toscano) – R. Iori, P. Morazzoni, F. Ursini, F. Visioli
– SHIME®: un’avanzata piattaforma tecnologica in vitro – C. Duysburgh, P. Van den Abbeele, M. Marzorati
– Probiotici, prebiotici, simbiotici e postbiotici – D. Barone
– Potenziali applicazioni dei probiotici su modelli di mucosa orale – L. Ceriotti
– Nanotecnologie e nanomateriali: tra nuove opportunità e sicurezza – F. Benetti
– Notifi ca elettronica degli integratori alimentari – A. Antonelli
Dalle Aziende
Ingredienti e Prodotti – Sacco • Guna • Advanced Lipids • Fagron Italia • LCM Trading – IAG • Cambridge Commodities (CCL)
Prodotti in vetrina – M. Zorzetto
Intervista – Flanat • NatIng • Sanofi
Pubbliredazionale – Lonza
Press Release
Notizie
Associazioni – Integratori Italia (AIIPA) • FederSalus
Istituzioni – ANVISA
Pubblicità al vaglio
Mercato
Università e Formazione – Università degli Studi di Pavia • Università Federico II di Napoli
Agenda
Probiotico multiceppo per migliorare la sintomatologia a lungo termine della IBS
Studio randomizzato doppio cieco controllato con placebo
Cristiana Piangiolino, Giulia Ormellese
Questo studio ha verificato l’efficacia di un trattamento con una formulazione probiotica multi-specie* somministrata a soggetti con diagnosi di sindrome del colon irritabile con costipazione (IBS-C), correlata alla composizione del loro microbiota. La selezione dei ceppi di interesse è stata effettuata attraverso uno screening dettagliato delle loro performance in vitro nell’inibizione di patogeni intestinali e nella modulazione della cascata infiammatoria. Uno studio randomizzato, doppio cieco, controllato con placebo è stato condotto su 100 soggetti affetti da IBS-C divisi in due gruppi (F_2 e F_3). Entrambi i gruppi hanno ricevuto una dose giornaliera (per 60 giorni) della miscela probiotica (F_2) o placebo (F_3), rispettivamente. Analisi microbiologiche fecali sono state effettuate attraverso tecniche di qPCR specie specifiche per definire la diversa concentrazione di probiotici. La percentuale di responder per ciascun sintomo è risultata più alta nel gruppo dei probiotici rispetto al placebo durante il trattamento (t60) ed è stata mantenuta analoga nel periodo di follow-up (t90). Analisi fecali hanno mostrato che le specie batteriche presenti nella formulazione F_2 sono state individuate solo nel DNA fecale dei soggetti trattati con F_2 e non nei campioni del gruppo trattato con F_3; inoltre la loro concentrazione è aumentata durante il trattamento e il livello raggiunto è stato mantenuto durante il periodo di wash-out. Questo studio clinico è codificato con il numero di registrazione ISRCTN15032219.
Come produrre un probiotico di qualità
Dall’azienda al consumatore
Stefania Arioli, Diego Mora, Paola Benatti
Negli ultimi anni l’evidenza clinica a supporto dell’attività dei probiotici sulla salute ha riscosso grande interesse da parte della comunità scientifica. Meno nota è la tecnologia necessaria per produrre probiotici di qualità. Il crescente interesse commerciale per l’inclusione di ceppi probiotici in diversi prodotti deve tener conto che i microrganismi utilizzati sono molto esigenti e allo stesso tempo richiedono condizioni molto particolari per rimanere vivi e vitali. L’applicazione di diverse strategie per migliorare la stabilità e garantire la funzionalità dei probiotici è oggetto di continui studi. A partire dalla scelta del probiotico, si deve porre grande attenzione ai processi produttivi che garantiscano la miglior resa possibile. Per questo è necessario utilizzare opportuni terreni di coltura e monitorare le condizioni di temperatura, pH, ossigeno e attività dell’acqua (Aw). Questi criteri sono rigorosamente seguiti per la produzione di Yovis®*, un probiotico indicato per il trattamento delle sindromi dismicrobiche intestinali.
Boswellia serrata fitosoma
Studio in vitro di interazione con probiotici commerciali
Pietro Allegrini, Davide Berlanda, Fabio Donzelli, Antonella Riva
Le disfunzioni gastrointestinali, quali la dispepsia e l’intestino irritabile, sono in costante aumento nella nostra società, a causa dei sempre maggiori livelli di stress, legati ad impegni lavorativi e familiari, che caratterizzano la vita moderna. Questi disturbi possono essere prevenuti e minimizzati seguendo una dieta personalizzata e mantenendo uno stile di vita salutare, ma, ogniqualvolta attenersi a queste linee guida risulta difficile e/o insufficiente, integratori naturali quali gli estratti botanici e i probiotici possono essere un’alternativa all’approccio farmacologico. Recentemente, una nuova formulazione per uso alimentare di un estratto di Boswellia serrata (CSP), con aumentata disperdibilità ed assorbimento, si è dimostrata efficace nel miglioramento complessivo dei sintomi della IBS (Inflammatory Bowel Syndrome, Sindrome del Colon Irritabile). In questo studio, abbiamo dimostrato che la vitalità in vitro di alcuni probiotici commerciali, acquistati sul mercato italiano, non è influenzata dalla presenza di CSP. Questi dati, a nostro giudizio, aprono la strada sia al possibile utilizzo clinico di probiotici e CSP in associazione per il trattamento dell’IBS, che al futuro sviluppo di un integratore bifunzionale contenente entrambi i componenti.
I bacilli sporigeni: dalla storia alla clinica
Cosa sappiamo ad oggi della forma di vita più resistente in natura
Maria Chiara Uboldi
Le spore batteriche rappresentano una delle forme di vita più resistenti in natura. I batteri del genere Bacillus hanno un ciclo vitale che comprende una fase di sporulazione (quando si trovano in condizioni ambientali difficili ossia con scarsità di nutrienti) e una fase di germinazione (quando le condizioni ambientali tornano favorevoli). La struttura che i bacilli presentano nella fase sporale consente loro di acquisire una resistenza elevatissima a fattori esterni chimici e fisici. Durante la fase di germinazione, che culmina nel ritorno del batterio alla forma vegetativa, i bacilli sono metabolicamente attivi e sono in grado di produrre batteriocine, vitamine, enzimi e numerosi metaboliti che rendono questo genere particolarmente interessante dal punto di vista industriale. Fra i principali impieghi dei batteri sporigeni, nell’ambito delle specie riconosciute sicure, vi è l’utilizzo come probiotici nell’ambito farmaceutico o dell’integrazione alimentare. La peculiare e ampiamente dimostrata resistenza delle spore all’acidità gastrica e al passaggio nel tratto gastrointestinale, dove, per alcuni ceppi è stata dimostrata la trasformazione in forme vegetative metabolicamente attive, rendono i batteri sporigeni particolarmente adatti per questo impiego. Per la loro stessa natura e per il grado di resistenza, i probiotici sporigeni non necessitano di accorgimenti formulativi che ne garantiscano la sopravvivenza nel periodo di shelf-life o durante il transito gastrointestinale, a differenza di probiotici somministrati direttamente nella forma metabolicamente attiva, come ad esempio lattobacilli o bifidobatteri. La letteratura scientifica internazionale riporta molteplici pubblicazioni che mostrano come alcuni ceppi di bacilli sporigeni agiscano all’interno del tratto gastrointestinale con meccanismi d’azione, diretti o indiretti, tipici dei probiotici nel ripristinare l’equilibrio della flora intestinale: competizione con i patogeni per i nutrienti e per i siti di adesione, produzione di batteriocine, immunomodulazione. Tali dati teorici trovano riscontro nella pratica clinica fino al punto che alcuni ceppi di bacilli sporigeni sono inseriti nelle Linee Guida dell’organizzazione Mondiale di Gastroenterologia (WGO) del 2017, relative alle raccomandazioni di utilizzo di probiotici e prebiotici in specifiche indicazioni.