Sicurezza di prodotti MAKEUP


Sicurezza di prodotti MAKEUP

Sicurezza di prodotti MAKEUP

L’importanza dell’analisi dei metalli pesanti

di MARTA FAGGIAN1, JESSICA DE PRÀ2, STEFANO FRANCESCATO2, GIANNI BARATTO2,  ALESSANDRA SEMENZATO3, STEFANO DELL’ACQUA3
1Unired, Spin-off Università di Padova, Padova
2Unifarco, Santa Giustina (BL)
3Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università di Padova, Padova
alessandra.semenzato@unipd.it

Il gesto di truccarsi fa parte della vita sociale dell’uomo da sempre e, come ci conferma la storia dell’arte, ogni epoca ha avuto le sue mode, tendenze specifiche e testimonial d’eccezione: da Cleopatra alla regina Elisabetta I d’Inghilterra e Maria Antonietta di Francia, fino alle donne simbolo degli anni Sessanta, prime fra tutte Audrey Hepburn e Marilyn Monroe. L’uso del makeup rappresenta ancora oggi un modo di esprimersi e un gesto piacevole e imprescindibile per relazionarsi con gli altri a cui è difficile rinunciare, anche quando la pelle presenta problematiche dermatologiche e/o una predisposizione del sistema immunitario a sviluppare allergie cutanee.
Nei prodotti makeup è infatti molto diffuso l’uso di pigmenti colorati, per lo più di origine naturale, come gli ossidi di ferro che sono alla base di terre e fondotinta. Questi pigmenti contengono quantità più o meno rilevanti di metalli pesanti come nichel, cromo, cobalto e piombo. I metalli pesanti, in quanto nocivi, sono ingredienti vietati per l’uso cosmetico (Allegato II del Regolamento europeo 1223/2009); la loro presenza è ammessa solo in tracce come residui dei processi di produzione o impurezze degli ingredienti, come nel caso dei pigmenti presenti nei prodotti makeup. Per questo l’Istituto Superiore di Sanità fornisce solamente delle indicazioni riguardanti il controllo della presenza di metalli pesanti nel prodotto, suggerendo all’azienda produttrice una valutazione di sicurezza dei prodotti immessi sul mercato in relazione non solo al tipo di metallo pesante, ma anche alla via di esposizione e alla tipologia di prodotto (1).
Le tecnologie disponibili ad oggi consentono di raggiungere un buon grado di purezza del pigmento rispetto agli effetti tossici, ma non permettono di eliminare in modo completo questi elementi che, anche se presenti in quantitativi estremamente limitati, possono generare problematiche di sensibilizzazione. Infatti, il contatto cutaneo ripetuto, anche con quantità molto piccole e non tossiche, può determinare in soggetti predisposti fenomeni di sensibilizzazione e dermatiti da contatto di tipo allergico*.
L’obiettivo di chi formula è quindi quello di utilizzare materie prime e processi produttivi che consentano la produzione di prodotti finiti con il livello più basso possibile di metalli pesanti, dal momento che la soglia di sensibilizzazione identificata da dermatologi e allergologi si attesta intorno a 1 ppm (1mg/kg). Quando si utilizzano pigmenti colorati questa soglia rappresenta una sfida non facile da raggiungere: la presenza di metalli pesanti in tracce risulta infatti uno degli aspetti critici più rilevanti nella formulazione del makeup per le pelli sensibili e/o predisposte a sviluppare allergie.
Le dermatiti da contatto da metalli pesanti sono ampiamente diffuse in tutto il mondo e sono in continua crescita, dal momento che l’uomo entra in contatto con queste sostanze non solo attraverso i cosmetici ma anche con gioielli di metallo, anche prezioso (oro, argento e platino), e monete di uso comune.
Nel caso del makeup destinato agli occhi, le reazioni che possono osservarsi vanno da semplici fastidi a irritazioni oculari e dermatiti palpebrali. Queste reazioni possono essere prevenute innanzitutto educando la popolazione a un uso corretto del makeup: struccarsi sempre a fine giornata con prodotti delicati, non strofinare la zona oculare e pulire periodicamente i pennelli utilizzati per l’applicazione. Altrettanto importante è però utilizzare prodotti formulati ad hoc per ridurre al minimo il rischio di sensibilizzazione.
Il design formulativo di questi prodotti deve quindi partire da un’attenta selezione delle materie prime per garantire il massimo livello di sicurezza del prodotto finito.
La selezione dei pigmenti da utilizzare nei prodotti di makeup rende obbligatorio per l’azienda il ricorso a metodologie analitiche specifiche che consentono di determinare la concentrazione di metalli pesanti presenti. Esistono diverse metodologie per l’analisi dei metalli pesanti e la legislazione cosmetica non individua tuttora un metodo unico e universalmente riconosciuto. Tra le analisi più utilizzate vi è la spettroscopia di assorbimento atomico che si può applicare dopo mineralizzazione acida o in seguito al trattamento con il “sudore artificiale”. La metodica del “sudore artificiale” rappresenta il protocollo ufficiale impiegato in oreficeria per determinare la quantità di nichel rilasciata sulla pelle da gioielli e oggetti metallici, e prevede che il campione venga trattato con una soluzione debolmente acida (pH=4,7) contenente acido lattico, cloruro di sodio e urea che riproduce il sudore. Questa metodica, pur simulando in modo più fedele l’interazione tra cosmetico e pelle, presenta dei limiti, in quanto è pensata per una matrice metallica e non per una matrice di natura organica come quella cosmetica. Non permette, quindi, di discriminare in modo univoco e preciso tra i diversi pigmenti e prodotti cosmetici. Con questo metodo, infatti, la maggior parte degli item testati non raggiunge il valore soglia di 0,1 ppm, indipendentemente dal metallo analizzato, dal tipo di prodotto cosmetico e dal colore.
La mineralizzazione acida prevede, invece, l’utilizzo di solventi capaci di liberare i metalli dalla matrice e di misurarne le quantità effettivamente presenti. In questo modo un’azienda che produce o commercializza prodotti makeup può ottenere informazioni utili per selezionare il fornitore di materie prime più adatto alle proprie esigenze, ma anche per distinguere tra le gamme di prodotti proposte da uno stesso fornitore.
L’analisi dei metalli dopo mineralizzazione acida può essere applicata con successo non solo per il controllo qualità del pigmento (lotto per lotto) che, soprattutto se di origine naturale, può incorrere in una maggiore variabilità nel contenuto di impurezze, ma anche nella fase di design formulativo del prodotto.
Come mostrano i risultati di questo studio, l’approccio analitico di controllo in fase di sviluppo formula o di selezione di prodotti dal portfolio dei produttori specializzati in makeup può essere molto utile all’azienda per garantire la qualità del prodotto finito e la sua conformità ai test di cessione e ai test oftalmologici, ottimizzando i tempi e le risorse economiche. Lo studio è stato condotto, mediante spettroscopia di assorbimento atomico in seguito a mineralizzazione acida, su 67 campioni tra materie prime e prodotti finiti: sono stati analizzati nello specifico i contenuti di metalli pesanti – nichel, cromo, cobalto e piombo presenti all’interno di 28 pigmenti, 7 fondotinta, 12 ombretti e 20 matite occhi. […]