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Propria anche dell’immunità innata, cioè del complesso di difese immunitarie con cui si nasce, l’infiammazione (o flogosi) si può considerare come il più importante meccanismo di difesa dell’organismo e viene messo in atto ogni volta che un agente patogeno (qualcosa in grado di danneggiare cellule e tessuti), sia esso di ordine fisico, chimico o biologico, lo aggredisce.
Infatti, con l’infiammazione l’organismo tenta di eliminare la causa che lo ha danneggiato e di ripristinare lo stato di salute del tessuto/organo leso. Questo avviene attraverso una complessa sequela di eventi, ciascuno mirato a un compito specifico, ad esempio localizzare ed eliminare un microorganismo patogeno, rimuovere i detriti dei tessuti che si sono alterati, aumentare la circolazione sanguigna consentendo una diffusione dai vasi di fluidi, proteine e cellule del sangue come i globuli bianchi.
Le cellule del sangue che raggiungono la sede dell’evento patogeno sono di diverso tipo e comprendono neutrofili, basofili, eosinofili, ecc. che si uniscono alle cellule con funzioni immunitarie già presenti nei tessuti, come gli istiociti e i mastociti. Un vero “esercito” pronto a dare battaglia contro l’aggressore.
Il liquido che si accumula nella zona lesa contiene i tanti diversi fattori plasmatici, dagli anticorpi alle sostanze stimolanti la ricrescita dei tessuti, mentre le cellule coinvolte rilasceranno sostanze di varia natura che hanno tanti compiti diversi: da quello di segnalare alle altre cellule del sistema immunitario dove intervenire a quello di aumentare la vasodilatazione ritardando il flusso del sangue in quella zona, a quello di aggredire con sostanze, anche enzimatiche, l’agente patogeno e, se possibile, digerirlo per rimuoverlo definitivamente come fanno i macrofagi.
L’infiammazione era stata già ben definita dai Latini che avevano identificato i suoi cinque principali segni o sintomi: calor, rubor, tumor, dolor, functio laesa, cioè “calore”, rossore” (eritema), “rigonfiamento”, “dolore” e “alterazione funzionale”.
Un tipico esempio di infiammazione sono le punture di zanzara: attorno alla sede della puntura si sviluppa una zona calda, arrossata e leggermente edematosa, spesso molto pruriginosa. Questo accade proprio per confinare e combattere l’azione delle sostanze irritanti inoculate dalla zanzara.
Parimenti accade dopo un trauma che ha causato la liberazione dei mediatori chimici dell’infiammazione o per l’aggressione di batteri, ad esempio alle tonsille.
Se questa risposta infiammatoria si spegne in genere in pochi giorni (infiammazione acuta), con il risolversi della causa che l’ha determinata, altre volte l’infiammazione dura più a lungo, anche troppo a lungo.
In questi casi, a causa di molteplici e diversi fattori come il perdurare di un’infezione, una manifestazione allergica cronica (asma allergica), un trauma importante con danneggiamento dei tessuti e altre cause ancora, l’infiammazione dura di più (infiammazione cronica) e i danni che ne derivano superano i benefici che essa comporta.
Inoltre, a volte, il nostro sistema immunitario reagisce contro sostanze proprie dell’organismo scambiandole per sostanze estranee potenzialmente dannose (antigeni), come avviene durante il decorso di molte malattie, per questo definite “autoimmuni”.
Validi esempi di malattie autoimmuni sono il Lupus Eritematoso Sistemico (LES), il diabete di tipo I, la celiachia, la dermatomiosite, la tiroidite di Hashimoto, la miastenia gravis, la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide e altre ancora.
In queste patologie, il sistema immunitario, fatto di anticorpi circolanti e di cellule specifiche (i linfociti) presenti nel sangue, aggredisce gli antigeni, ovvero le sostanze considerate estranee riscontrate nelle cellule e nei tessuti dei diversi organi e apparati, i quali possono quindi essere localizzati nei vasi sanguigni, nelle ghiandole, nei muscoli o in altre strutture organiche.
Anche in questo tipo di malattie, la “nota costante” è un’infiammazione cronica che di per sé, insieme al danneggiamento specifico indotto dalle cellule immunitarie, rappresenta il sintomo dominante e che deve essere curato per evitare che le sostanze responsabili dell’infiammazione continuino a danneggiare gravemente le componenti interessate dell’organismo (1).
La compromissione del sistema immunitario e un suo sbilanciamento nella produzione di fattori come le citochine infiammatorie, le chemochine pro-infiammatorie, le molecole di adesione e le molecole co-stimolatrici che mediano la risposta immunitaria, entra poi in tante altre malattie, come ad esempio nella psoriasi. […]
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