Come as you are, as you were, as I want you to be, as a friend…
Sono le prime parole di una canzone dei Nirvana, che un Kurt Cobain timido e con lo sguardo perso ha urlato dai palchi di mezzo mondo a partire dai garage di Aberdeen. Ho sempre considerato questa frase un manifesto all’accettazione di sé e dell’altro. Nirvana anticipatari del concetto di body positive, appena girato l’angolo del fisico scolpito stretto nelle tute fluo anni Ottanta? Non lo escludo.
In generale, il concetto di body positive è ritenuto essenziale – o d’aiuto, aggiungo io – per guadagnare fiducia in sé stessi (1).
Un cambiamento del nostro comune sentire: siamo storicamente immersi nell’idealizzazione della bellezza, che debba essere eterna e nel rispetto di canoni che variano anche in base alla geografia. Consideriamo che strumenti di comunicazione che utilizziamo di consueto e ritenuti efficaci si basano su immagini e video dove il confronto estetico è immediato. Come noto, in molte culture la magrezza e del corpo femminile, in particolare, a volte è estremizzata. Lo vediamo ancora nella cultura pop espressa da film, TV, moda, riviste, social network che accolgono corpi giovani, magri, tonici e che non fanno fare pace con il tempo che passa, con il “corpo che cambia, nella forma e nel colore”. Esempi di bellezza ideale ed eterna, arte e storia ne offrono numerosi, tanto per citarne alcuni, conciliando canoni tipicamente occidentali: la delicatezza dei lineamenti della Madonna ne La pietà di Michelangelo, la Nike di Samotracia di cui abbiamo certezza del corpo, forte e sensuale avvolta dalle vesti mosse dal vento ma di cui immaginiamo il volto.
Il passo dall’arte alla cosmetica è breve: il progresso delle tecnologie offrono un valido aiuto per fermare il tempo di pelle e capelli. Le imprese che operano nel comparto cosmetico oltre alla capacità di generare creatività effervescente e lavoro, contribuiscono a diffondere la cultura e l’identità di un territorio con l’obiettivo di alimentare benessere delle persone fruitrici di beni o servizi.
Come sottolineò alcuni anni fa il Presidente Mattarella «Cultura e arte sono volani per una crescita equilibrata per garantire coesione, senso di appartenenza alla società, fiducia e rispetto per l’ambiente e per gli altri. Del resto, non è soltanto il PIL la misura della felicità delle persone e delle comunità» (2).
A sostegno di quanto affermato finora, anche ciò che è emerso durante il secondo Shiseido’s Beauty Innovation Summit, dove in una visione olistica, la bellezza non è solo qualcosa di visibile dall’esterno, ma contribuisce al benessere delle persone in senso più ampio.
La bellezza diviene un booster per la felicità, potremmo dire.
Tornado al #bodypositive e alle opportunità di questa trasformazione, i cosmetologi lavorano per allineare le loro formulazioni (con soluzioni innovative e materie prime con nuovi meccanismi d’azione); invece, i marchi possono affinare la loro comunicazione per incontrare questa tendenza: i consumatori sono a caccia di alternative per valorizzare il proprio corpo, questo potrebbe consentire alle imprese di enfatizzare maggiormente il fatto che la cura del corpo è parte di un concetto di benessere più esteso (1).
Prendendo spunto dal citato intervento del Presidente (2), auguro a tutti di trovare con il Nuovo Anno stimoli per innovare, per trasformare con creatività.
1Wheeler D, Bouhrir S, Chen M. Expert Opinions on Body Care: Sustainability, Positivity, Biotech and More. 2022. Cosmetic and Toiletries (online).
2Intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al convegno “Città d’arte 3.0, il futuro delle Città d’arte in Italia” Mantova, 11/11/2016 (I mandato).
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