È sempre più d’attualità il dibattito sull’alimentazione vegetariana, molto seguita anche dai giovani. Al di là di influenze filosofiche poco attendibili, derivazione di alcune correnti tuttora molto popolari, e allo scopo di fare chiarezza sugli aspetti bio-medici e nutrizionali di questa dieta e le possibili carenze di micronutrienti, abbiamo intervistato Gianluca Rizzo, biologo nutrizionista e docente di corsi di formazione ed ECM, organizzatore del recente evento Alimentazione vegetariana e salute (Messina, 2 aprile 2016), di cui abbiamo parlato nel numero precedente de L’Integratore Nutrizionale.
D. Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi delle diete vegetariana-vegana, in particolare nei confronti delle diete tradizionali?
R. Prima di tutto, è doveroso valutare quale tipo di dieta rappresenta il modello di confronto al quale rapportare l’alimentazione vegetariana. Quest’ultima, dal punto di vista scientifico, consiste in un insieme eterogeneo che include sia veganismo che latto-ovo-vegetarismo e sue varianti. Se rapportiamo alle diete consigliate per la prevenzione delle patologie, come la dieta mediterranea, notiamo numerosi parallelismi. L’alimentazione occidentale, attualmente, si discosta molto da questi modelli e, proprio per tale motivo, va indubbiamente rivalutata. Le possibili carenze vitaminiche o proteico-energetiche, di cui tanto si parla, non rappresentano sicuramente un limite: viviamo in una realtà in cui la disponibilità di cibi è talmente ampia da relegare le carenze a situazioni di forti sbilanciamenti alimentari, in realtà familiari, particolari, che non rappresentano affatto la regola nella scelta vegetariana.
D. Perché rinunciare alla carne ed ai derivati animali (uova, latte)?
R. I motivi possono essere i più disparati. Da un punto di vista etico, il consumo di latte e derivati o di uova risulta altrettanto problematico di quello di alimenti carnei. Si tratta, infatti, di produzioni su vasta scala che comportano uno sfruttamento massivo degli animali, che vengono allevati in condizioni ben distanti da quello che sarebbe il loro normale stile di vita. Sul fronte ambientale, l’allevamento di animali si traduce in uno sfruttamento insostenibile delle risorse idriche e in un’eccessiva emissione di gas serra, problematica irrisolta ancora oggi a livello mondiale. Sotto il profilo nutrizionale, uova e derivati del latte vanno comunque limitati e non possono essere considerati la principale fonte alimentare giornaliera. Esistono indizi, degni di attenzione, sul possibile effetto negativo dell’eccesso di latticini nell’eziopatogenesi di alcune patologie. Gli alimenti carnei, specie quelli lavorati, sono attualmente sotto i riflettori, e il loro consumo continua a crescere parallelamente all’acquisizione di abitudini alimentari occidentali.
D. È possibile svolgere attività fisiche impegnative, ad esempio, praticare sport, seguendo solo le diete vegetariana-vegana?
R. Non esiste alcuna limitazione intrinseca nel praticare sport anche a livelli agonistici seguendo una dieta priva di alimenti animali. Il concetto è ben espresso da varie associazioni ed enti di fama internazionale, come American Dietetic Association, Dietitians of Canada e American College of Sports Medicine. Naturalmente, vanno rispettati i livelli adeguati di nutrienti che possono discostarsi molto da quelli della popolazione comune. Una corretta pianificazione sarà in grado di soddisfare le reali esigenze in base alla tipologia di attività fisica eseguita.
D. Si è parlato dei suddetti modelli di alimentazione per i bambini: qual è il suo punto di vista?
R. Credo che i reali limiti siano a carico delle condizioni familiari. è molto importante, nel momento in cui si fa questa scelta, indagare su quali siano le cognizioni nutrizionali che possiede la famiglia, e sulle dinamiche interne al nucleo familiare, per scongiurare l’insorgere di eventuali carenze. Alcune integrazioni alimentari risultano comunque fondamentali, e in caso di resistenza, il medico di famiglia dovrà essere adeguatamente informato della situazione.
D. Quali sono le patologie ed i disturbi evitabili con le diete vegetariana e vegana?
R. Si deve premettere che una dieta ben bilanciata è comunque potenzialmente efficace nella prevenzione delle patologie cronico-degenerative, a prescindere dalla totale esclusione di alimenti animali. Tuttavia, esistono diversi riferimenti in letteratura che indicano minore incidenza di alcune neoplasie, obesità, diabete di tipo II, patologie tiroidee e una possibile riduzione della mortalità generale per chi segue una dieta vegetariana.
D. Seguendo i suddetti modelli di alimentazione, è necessario assumere integratori o integrare, ad esempio, vitamine, proteine, etc.?
R. La carenza di B12 nelle diete vegetariane è ormai dimostrata. Questo non esclude che esistano le stesse carenze nella popolazione comune. Per un principio precauzionale, l’integrazione di tale fattore vitaminico diventa necessario, oltre che del tutto innocuo. In alcune fasi della vita potrebbe essere necessaria l’integrazione di acidi grassi polinsaturi. Non esistono altre carenze strettamente dipendenti dallo stile alimentare, se ben pianificato.
D. Secondo lei, le diete vegana e vegetariana sono frutto del benessere e/o di sofisticazioni alimentari che permettono oggi di ottenere cibi sofisticati e particolari?
R. La capacità di usufruire di alimenti ad-hoc rappresenta sicuramente un vantaggio dato dall’industrializzazione. Escludendo le sopra citate integrazioni, non è indispensabile utilizzare alimenti che abbiano subìto un particolare processo produttivo di arricchimento o fortificazione. Ovviamente, uno stato di maggiore benessere economico può ridurre alcuni ostacoli per una corretta alimentazione, ma questa è una problematica molto comune nella popolazione che, in caso di condizioni socio-economiche sfavorevoli, si accontenta delle scelte più a buon mercato e non necessariamente più salutari.
D. È favorevole alle diete vegana e vegetariana?
R. Mi trovo in accordo con l’Associazione Americana di Dietetica che le considera adeguate in tutte le fasi della vita, inclusa gravidanza, allattamento ed età evolutiva.
D. Meglio l’una o l’altra?
R. Dal punto di vista salutistico, se ben pianificate, dovrebbero essere equivalenti. Vale sempre l’affermazione che comunque uova e latticini dovrebbero essere consumati con moderazione.