SISTE Assoerbe – IN3-2024

SISTE • ASSOERBE
Il paradossale parere EFSA su specie vegetali contenenti idrossiantraceni (HAD)

La comunità scientifica e i produttori di preparazioni botaniche sono costernati di fronte a quanto riportato nell’opinione scientifica EFSA sulle specie botaniche contenenti derivati richiesto ai sensi dell’articolo 8, paragrafo 4, del regolamento (CE) n. 1925/2006 per la valutazione della sicurezza delle sostanze controllate dall’Unione nella parte C dell’allegato III (1).

EFSA scrive nel suo nuovo parere (2) di non essere in grado di valutare la sicurezza delle preparazioni a base di radice o rizoma di Rheum palmatum L., Rheum officinale Baill. e dei loro ibridi, dalla foglia o dal frutto di Cassia senna L. e dalla corteccia di Rhamnus frangula L. e Rhamnus purshiana: “The Panel considers that the safety of preparations from the root or rhizome of Rheum palmatum L., Rheum officinale Baill. and their hybrids, from the leaf or fruit of Cassia senna L. and from the bark of Rhamnus frangula L. and Rhamnus purshiana DC cannot be established based on the submitted studies”.

Dal 2018 a oggi sono passati 6 anni e molti nuovi studi di genotossicità tutti “negativi”, ma nulla è cambiato dall’opinione con la quale EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha messo le premesse per il bando in tutta Europa degli integratori alimentari contenenti Aloe spp. e alcune sostanze presenti nelle foglie dell’Aloe come emodina e aloe-emodina (una delle principali sostanze idrossiantraceniche presenti, per altro, nell’aloe ma anche in molte altre specie vegetali) sospette genotossiche, cioè in grado di modificare il DNA.

Dopo quel parere, entrato in vigore in Italia come Regolamento della Commissione europea nell’aprile del 2021, la comunità di operatori economici interessati, con il supporto scientifico dell’Università di Milano, ha condotto numerose ricerche, ma nulla è cambiato perché EFSA ribadisce nel suo nuovo parere di non essere in grado di valutarne la sicurezza.

Questo nonostante il fatto che rispetto al 2018 l’Autorità avesse oggi a disposizione, ai fini della revisione, una notevole mole di nuovi dati originali, frutto di studi condotti secondo i più recenti e convalidati protocolli scientifici internazionali (OECD), studi che dimostrano la incontrovertibile non genotossicità degli estratti di piante contenenti aloe-emodina, il principale HAD sotto accusa, e uno studio che smentisce la genotossicità della stessa aloe-emodina. C’erano quindi fondati motivi per ritenere che l’Autorità avrebbe considerato validi i nuovi argomenti per mutare la propria già incerta posizione.

Secondo SISTE e ASSOERBE un parere, questo di EFSA – basato su motivazioni per lo più contradditorie e illogiche, non sostenibili dal punto di vista scientifico –, che lascia costernati comunità scientifica e produttori di preparazioni botaniche.

I risultati dei nuovi studi, infatti, contraddicono in modo inoppugnabile quelli più datati, condotti secondo protocolli non convalidati a livello internazionale, che hanno portato al bando degli integratori alimentari contenenti preparazioni a base di Aloe spp., emodina e aloe-emodina.

Ma, come si può sostenere, si chiede la comunità scientifica e degli operatori interessati, con in testa SISTE e ASSOERBE, che qualunque miscela/preparazione contenente emodina e aloe-emodina, prescindendo da quantità e livello di assunzione e dall’effetto matrice, sia genotossica, quando le numerose ed “eccellenti”, riconosce la stessa EFSA, evidenze scientifiche, oggi disponibili, dimostrano il contrario? Che senso aveva richiedere nuove prove scientifiche se la sentenza era già stata formulata a prescindere da queste?

Dichiara Marinella Trovato, Presidente SISTE: «A parte la delusione e lo scoramento per l’impegno umano ed economico e gli sforzi fatti per dimostrare la sicurezza di queste preparazioni – che peraltro continuano a trovare impiego in miriadi di preparazioni alimentari così come in dispositivi medici, in farmaci e cosmetici, categorie di prodotti soggetti a disposizioni diverse – resta lo sconcerto e la preoccupazione per future valutazioni che riguardino altre specie vegetali. È legittimo pensare che questo parere rientri in un disegno più ampio volto a demonizzare l’uso dei “botanicals” negli integratori alimentari e che il consumatore e la sua salute in tutto questo non c’entrino nulla».

Bibliografia
Specie botaniche contenenti derivati idrossiantracenici (Rheum palmatum L., Rheum officinale Baill. e i loro ibridi, Rhamnus purshiana DC., Rhamnus frangula L. e Cassia senna L.). Articolo 8, paragrafo 4, del regolamento (CE) n.1925/2006 per la valutazione della sicurezza delle sostanze controllate dall’Unione nella parte C dell’allegato III.

EFSA NDA Panel (EFSA Panel on Nutrition, Novel Foods and Food Allergens). Scientific Opinion on additional scientific data related to the safety of preparations of Rheum palmatum L., Rheum officinale Baill. and their hybrids, Rhamnus purshiana DC., Rhamnus frangula L. and Cassia senna L., submitted pursuant to Article 8(4) of Regulation (EC) No 1925/2006. EFSA Journal. 2024;22(5):e8766.

I pilastri della cosmetica moderna

I pilastri della cosmetica moderna

P. Perugini
Professore associato Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università di Pavia Membro del Comitato scientifico di Cosmetic Technology
paolaperugini@unipv.it

 

Negli ultimi anni, i profondi cambiamenti demografici e climatici che stiamo vivendo ci spingono a riconsiderare in modo etico l’utilizzo delle risorse disponibili, sia come società sia come ambito scientifico. Questa riflessione porta alla ribalta il concetto di sostenibilità, ovvero uno sviluppo che mira a soddisfare le attuali esigenze senza compromettere il benessere delle generazioni future.

Oggi, nel mondo della cosmesi, la sostenibilità non è una tendenza, ma un’inevitabile necessità, complice un consumatore impegnato che cerca prodotti che non soddisfino solo esigenze estetiche ma anche etiche.

Tuttavia, nel racconto comune sulla sostenibilità, spesso manca la comprensione di quello che questo concetto realmente comporta. La sostenibilità non è una visione unidimensionale, ma un intreccio equilibrato di più  fattori. Si poggia su tre pilastri fondamentali che sono l’aspetto ambientale, l’equità sociale e la dimensione economica.

Dal punto di vista ambientale, si parla di scelte che permettano di soddisfare gli obiettivi di eco-compatibilità come la mitigazione del cambiamento climatico, l’uso sostenibile e la protezione delle risorse idriche e marine, la transizione all’economia circolare, la prevenzione e controllo dell’inquinamento e il rispetto delle biodiversità e degli ecosistemi. Allo stesso tempo, la sostenibilità deve garantire condizioni di lavoro dignitose lungo tutta la catena di produzione, così come promuovere l’inclusione sociale e il rispetto delle diversità culturali. Infine, deve creare un modello di business che non considera solo il profitto, ma che crea valore condiviso per tutte le parti interessate. è evidente, quindi, che la sostenibilità rappresenta un tema complesso.

Peraltro, èun concetto dinamico e in continua evoluzione, influenzabile dal progresso e dalle innovazioni tecnologiche. Le nuove ricerche nel campo della chimica verde, delle tecnologie e pratiche sostenibili offrono costantemente nuove prospettive e soluzioni per affrontare le sfide. Numerosi software e applicazioni oggi aiutano nel valutare l’impatto ambientale dei materiali, delle tecniche di produzione e delle strategie di distribuzione, facilitando così la progettazione di prodotti più sostenibili. è importante rimanere al passo con queste scoperte per integrare le migliori azioni nei processi di sviluppo dei prodotti.

Per tutti questi motivi, la sostenibilità richiede un approccio olistico che implica necessariamente una rivoluzione. In altre parole, presuppone una rivalutazione di tutte le strategie aziendali.

Tuttavia, in questa frenetica e impegnativa corsa verso la sostenibilità, l’attenzione rivolta alla creazione di prodotti più sostenibili spesso finisce per oscurare altri aspetti cruciali del prodotto, come la sicurezza o l’efficacia.

Questi elementi, però, sono e devono rimanere le colonne portanti del prodotto. Dopotutto, un cosmetico che non garantisce la sicurezza o che non offre risultati efficaci non può essere ritenuto conforme alle normative.

è qui che entra in gioco l’ecodesign, permettendo il giusto compromesso tra sostenibilità, sicurezza ed efficacia grazie a una progettazione consapevole che coinvolge l’intero processo produttivo e il ciclo di vita del prodotto. L’ecodesign, infatti, richiede una visione d’insieme e competenze multidisciplinari per garantire che ogni fase del processo di sviluppo del prodotto sia attentamente valutata e ottimizzata, mantenendo un equilibrio coerente tra tutti i suoi aspetti. Questo approccio consente di capitalizzare la sostenibilità senza mettere in secondo piano le necessità di base che i prodotti devono soddisfare per definizione. particolare, è bene ricordare che l’impatto della sostenibilità non si limita solo all’attività produttiva ma si estende su tutta la catena di valore. Nel caso della cosmetica, riguarda la fase di design, di approvvigionamento di materie prime, di produzione, di packaging e di distribuzione, fino alle fasi di utilizzo e post-utilizzo da parte del consumatore. Pertanto, è essenziale promuovere una visione condivisa di tutte le parti coinvolte nella filiera del benessere.

Una delle categorie in cui questa tensione tra sostenibilità, efficacia e sicurezza è particolarmente evidente è quello della protezione solare. Al giorno d’oggi, i prodotti solari rappresentano alcuni tra i cosmetici più richiesti dal mercato, a fronte di un’aumentata consapevolezza per la protezione dai rischi dell’esposizione solare e quindi della ricaduta diretta che possono avere sulla salute dell’uomo. Tuttavia, dal punto di vista formulativo, presentano spesso alte concentrazioni di filtri UV il cui rilascio all’interno di ecosistemi marini preoccupa i consumatori e lo rende un prodotto ritenuto impattante verso l’ambiente esterno. Di conseguenza, serve muoversi nel processo di sviluppo di formule che trovino il giusto equilibrio tra la sicurezza umana e la compatibilità marina e/o ambientale.

Si parte dall’analisi delle materie prime, della provenienza e della biodegradabilità. Su questo punto è bene ricordare che serve distinguere il concetto di naturale da quello di sostenibile. Le parole “verdi” spesso associate a ingredienti come materie prime vegetali ed estratti botanici possono essere fuorvianti. Un prodotto cosmetico naturale non è necessariamente sostenibile, e viceversa. Per determinare la sostenibilità di un ingrediente, è essenziale considerare la sua reperibilità, i processi produttivi e l’inquinamento ambientale generato dalla sua filiera e trasporto. Gli ingredienti naturali di nicchia, espressione della biodiversità e di ecosistemi particolari, per esempio, vanno preservati per mantenere la ricchezza nel territorio di origine.

Ci si sposta poi sulla sinergia tra ingredienti e sulla definizione dei blend più sicuri e attivi; ci si concentra sulla formulazione del prodotto, utilizzando metodologie che sfruttino il transfer tecnologico verso approcci a minor impatto ambientale, sempre più all’avanguardia.

In sintesi, l’approccio a 360°„ rappresenta una risposta chiave per sviluppare prodotti che rispondano a tutti i criteri, implementando anche la misurazione dell’intero impatto del prodotto lungo la catena di produzione e consumo. Questo consente di trovare un equilibrio ottimale tra le esigenze della salute umana e la protezione dell’ambiente, garantendo che i prodotti, come nel caso del solare, non solo esercitino la loro azione di protezione, ma anche rispettino la fragilità degli ecosistemi marini e ambientali.

Tale approccio favorisce la gestione efficiente del prodotto in cui la sostenibilità, la sicurezza e l’efficacia non sono più concetti separati quanto più strettamente interconnessi. Integrandoli pienamente si possono realizzare prodotti cosmetici che soddisfino appieno le esigenze dei consumatori moderni, senza compromettere il benessere del pianeta o della salute umana.

Ciò significa investire continuamente nella ricerca e sviluppo di ingredienti innovativi e processi di produzione sostenibili, senza pregiudicare la qualità, la sicurezza e l’efficacia del prodotto finale.

Editoriale CT 3 • 2024

Anna Caldiroli

Con la partecipazione di Giulia Aiello, psicologa

Lei gli dice, stuzzicandolo, “Immagini se ci hanno visti?” Preoccuparsi di quello che pensano gli altri lui risponde, “È compito degli scacchisti”

Veleno, Tananai

Editoriale CT 3 • 2024

Una pagina del sito web di alcuni anni fa di Cosmoprof Worldwide Bologna annunciava che per la successiva edizione il main topic sarebbe stato sustainable beauty, with no compromise senza porsi dei limiti e comprendendo il packaging e le formule, la ricerca verso ingredienti naturali ma anche le politiche e le scelte aziendali che sarebbero state raccontate al ritmo di “Not just Sustainable Beauty, but Holistic Beauty as well”.

La direzione intrapresa incontra i risultati delle indagini di mercato che vedono i consumatori più interessati che mai a prodotti di bellezza (che percepiscono essere) naturali e sostenibili e, in questo quadro, la bellezza olistica – al crocevia tra salute e bellezza – gioca in prima linea insieme ai player che lavorano già secondo un approccio “beauty inside-out”, ponendosi alla ricerca di soluzioni e tecnologie in grado di restituire valore e non depauperare i territori e chi li abita.

Data la stretta relazione tra in e out (in cui troviamo in gioco anche il cosmetico e i benefici che è in grado di apportare), tra il singolo e l’ambiente, nel senso più ampio del termine, volendo sviscerare la relazione tra la persona e la società in cui è inserita (dando quindi una diversa interpretazione al concetto di inside-out) ho invitato a contribuire a questo editoriale Giulia Aiello, psicologa.

Mentre scrivo questo editoriale ho da poco visto al cinema “Povere creature”, che ha come protagonista Bella, una sorta di creatura di Frankenstein, frutto dell’esperimento di uno scienziato che ha messo insieme il corpo di una donna con il cervello di un neonato. Ne esce fuori una “personaggia” che non ha perciò subito alcuna educazione repressiva femminile. Man mano che il cervello cresce acquisisce lo sviluppo motorio, il linguaggio e scopre il piacere sessuale. Bella è vivace e curiosa, vorrebbe provare tutto, si ribella al padre creatore e al suo aiutante che vorrebbero tenerla per loro in un mondo protetto: decide di scappare con un uomo che la seduce e che poi abbandonerà, e da qui inizia la sua avventura. Per venire a noi, mi ha colpito leggere che per una certa parte della critica il motore dell’avventura di Bella sia la sua bellezza, che giustificherebbe l’evolversi della sua storia. Non mi ritrovo molto in questa lettura, ma quello che mi sembra interessante è ciò che viene percepito come bellezza e perchè. Certo il suo corpo è giovane e conforme, ma il suo sguardo curioso e famelico, le movenze sgraziate, quello che dice e che fa è completamente al di fuori dai canoni di bellezza codificati e addomesticati ai quali siamo abituati. Quello che invece possiamo percepire come potente e bello è il contatto col proprio sentire, con ciò che le dà piacere, con la fame di mondo e di esperienze, con il patire per le ingiustizie del mondo e il desiderio di alleviarle, con la sete di conoscenza.

Capita di incontrare persone che pur non essendo particolarmente belle sprigionano bellezza, hanno gli occhi che brillano, trasmettono vitalità e sicurezza di sè. Curare la propria autostima e stare bene è fondamentale, ma sarebbe molto ingenuo considerare solo l’aspetto individuale quando parliamo di bellezza, dato che viviamo in un mondo sociale che è fatto di codici, giudizi, stratificazioni di sguardi che abbiamo imparato a fare nostri, anche quando non ne siamo consapevoli, soprattutto riguardo i corpi femminili. Quante energie, chi più chi meno, impieghiamo per rispondere e compiacere questi ideali, a concentrarci sulle nostre presunte mancanze, quanto ancora è insidioso quel mito della bellezza inteso come ideale di perfezione, decoro e accettabilità sociale! E allora forse quello che possiamo fare è innanzitutto prenderne consapevolezza, essere più clementi con noi stesse e con le altre donne, anche prenderci il rischio di deludere qualche aspettativa. Ne guadagneremmo energie per stare a contatto con le nostre sensazioni, le nostre intuizioni, le nostre capacità, la nostra bellezza.

Si consiglia la lettura del libro di Maura Gancitano, Specchio delle mie brame (Einaudi).

Editoriale Innovazione in Botanicals 2 • 2024

editoriale
Innovazione in Botanicals 2•2024
Elena Sgaravatti

Direttore scientifico
di Innovazione in Botanicals

Le biosoluzioni:
le nuove sfide per l’Europa

La recente comunicazione della Commissione Europea, “Building the future with nature: Boosting Biotechnology and Biomanufacturing in the EU”, pubblicata il 27 marzo 2024, rappresenta una pietra miliare per il futuro dell’Europa.

Con una visione rivoluzionaria, questa strategia non solo ambisce a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma si prefigge anche di stimolare la creazione di occupazione verde e di sostenere una crescita economica resiliente attraverso le regioni europee.

Nel testo, le biotecnologie si rivelano attori chiave nella produzione di materiali e vettori energetici rinnovabili derivati da biomasse e/o materie prime seconde (come lo sono gli interessantissimi esempi citati in questo numero di Innovazione in Botanicals) rendendo merito a un settore che promette di trasformare i modelli produttivi europei, riducendo significativamente l’uso di risorse non rinnovabili, i rifiuti e le emissioni inquinanti. Il loro impiego in processi produttivi meno energivori e più efficienti nel minimizzare gli sprechi è un chiaro segno di come l’innovazione tecnologica possa essere armonizzata con l’efficienza ambientale, in una simbiosi che si ispira direttamente alla natura.

Un’attenzione particolare è rivolta anche alle biotecnologie ambientali, fondamentali nella purificazione dei flussi di rifiuti e nella bonifica di terreni contaminati. L’adozione di enzimi e altre metodologie biotecnologiche offre soluzioni efficaci non solo per il riciclaggio avanzato, ma anche per combattere la contaminazione da microplastiche e migliorare la rilevazione di inquinanti, potenziando la capacità di monitorare e gestire l’impatto ambientale delle attività industriali.

La capacità delle biosoluzioni di catturare carbonio, attraverso sistemi bio-based come le alghe marine ingegnerizzate o sistemi di fotosintesi bio-ibridi, si dimostra straordinaria. Queste tecnologie non solo contribuiscono alla riduzione dei gas serra, ma favoriscono anche la conservazione della biodiversità e supportano la resilienza degli ecosistemi naturali.

La strategia europea sottolinea poi l’importanza di accelerare l’approvazione di innovazioni biotecnologiche sostenibili, come biopesticidi e fertilizzanti bio-basati a basso rischio. Attraverso iniziative come i “living labs” del progetto “A Soil Deal for Europe”, l’Unione Europea intende facilitare l’integrazione di queste biosoluzioni nel mercato, fornendo dati essenziali per orientare le future politiche di sostenibilità.

Nonostante i numerosi vantaggi, l’accettazione delle biosoluzioni nell’Unione Europea rimane una sfida significativa, dovuta principalmente a una scarsa consapevolezza dei loro benefici. Per superare queste barriere culturali, è essenziale un impegno congiunto per migliorare la comprensione e l’accettazione pubblica di queste tecnologie. Implementare velocemente quadri normativi e informativi che garantiscano un uso responsabile e sicuro delle biosoluzioni è fondamentale, così come lo è coinvolgere attivamente i cittadini europei attraverso un dialogo aperto e informato.

Per aumentare l’accettazione pubblica è cruciale anche sottolineare i vantaggi economici a lungo termine delle biosoluzioni. Educare i consumatori su questi aspetti può aiutare sia a giustificarne il prezzo, spesso superiore, sia a promuovere una transizione verso opzioni più sostenibili: incentivi, sussidi o agevolazioni fiscali possono rendere le biosoluzioni più attraenti e accessibili al grande pubblico.

Posizionando le biotecnologie e le biosoluzioni al centro della sua strategia, l’Europa non solo enfatizza il suo impegno verso un futuro sostenibile, ma stabilisce anche un modello di sviluppo che può essere replicato globalmente. Questo approccio, che integra innovazione tecnologica e gestione sostenibile delle risorse, non solo rispetta i limiti ecologici del nostro pianeta, ma promuove anche una crescita economica inclusiva e di lungo termine, posizionando il continente all’avanguardia nella corsa globale verso un futuro più verde e resiliente. Così, dalla lettura del sopracitato testo della Commissione Europea la domanda sorge spontanea: se non ora, quando? E la risposta non può più attendere.

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Il Fitosoma® a base dell’estratto di melissa
è la proposta naturale per un ritrovato equilibrio
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Come possiamo interrompere il ciclo vizioso stress ed ansia che può portare a una cattiva qualità del riposo e viceversa?

C’è una epidemia a base bidirezionale ancora sottostimata ma di grande impatto sulla salute pubblica: scadente benessere mentale e fisico dovuto a una scadente qualità del sonno e viceversa [1]. Durante il sonno, il corpo e la mente attraversano vari processi riparativi cellulari, il consolidamento dei ricordi, l’elaborazione delle emozioni e la rimozione delle tossine dal cervello.Un buon sonno può aiutarci a regolare meglio le nostre emozioni e a migliorare le capacità cognitive come l’apprendimento e l’attenzione.La Melissa officinalis è conosciuta da secoli e utilizzata per diverse applicazioni grazie alla sua azione calmante e “antistress”, favorendo il sonno e il rilassamento. Altri effetti studiati della pianta includono attività antiossidante e spasmolitica, neuroprotezione [2-3]. Nella pianta sono stati identificati più di 50 composti (compresi quelli volatili), ma i principi attivi sono considerati gli acidi idrossicinnamico e rosmarinico e derivati [2], che hanno molteplici proprietà tra cui il loro effetto riequilibrante dell’umore. Tuttavia, ad oggi esistono decine di studi scientifici dove la pianta e suoi preparati vengono utilizzati a dosaggi e con schemi posologici molto diversi [3].

Come possiamo interrompere il ciclo vizioso stress ed ansia che può portare a una cattiva qualità del riposo e viceversa?

C’è una epidemia a base bidirezionale ancora sottostimata ma di grande impatto sulla salute pubblica: scadente benessere mentale e fisico dovuto a una scadente qualità del sonno e viceversa [1]. Durante il sonno, il corpo e la mente attraversano vari processi riparativi cellulari, il consolidamento dei ricordi, l’elaborazione delle emozioni e la rimozione delle tossine dal cervello.Un buon sonno può aiutarci a regolare meglio le nostre emozioni e a migliorare le capacità cognitive come l’apprendimento e l’attenzione.La Melissa officinalis è conosciuta da secoli e utilizzata per diverse applicazioni grazie alla sua azione calmante e “antistress”, favorendo il sonno e il rilassamento. Altri effetti studiati della pianta includono attività antiossidante e spasmolitica, neuroprotezione [2-3]. Nella pianta sono stati identificati più di 50 composti (compresi quelli volatili), ma i principi attivi sono considerati gli acidi idrossicinnamico e rosmarinico e derivati [2], che hanno molteplici proprietà tra cui il loro effetto riequilibrante dell’umore. Tuttavia, ad oggi esistono decine di studi scientifici dove la pianta e suoi preparati vengono utilizzati a dosaggi e con schemi posologici molto diversi [3].

Melissa Phytosome®

la valorizzazione di una preziosa pianta
per il riequilibrio quotidiano

La ricerca di Indena si è concentrata sull’ottimizzazione della bioaccessibilità formulativa dei fitonutrienti della Melissa officinalis.
Il risultato è un ingrediente standardizzato e affidabile per un naturale riequilibrio della qualità della vita. Il prodotto si basa sulla formulazione di Melissa officinalis con fosfolipidi, ovvero Melissa Phytosome®, per ottimizzare la dispersione nei fluidi gastrointestinali e la performance biologica degli acidi idrossicinnamici e dell’acido rosmarinico.

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Miglioramento dell’umore,
della qualità del sonno e della vita

Recenti evidenze cliniche dimostrano che Melissa Phytosome® offre un chiaro supporto all’umore, allo stress, alla salute emotiva e al sonno assicurando un miglioramento nella qualità della vita. Lo studio clinico controllato, randomizzato, in doppio cieco verso placebo è stato condotto in 100 soggetti utilizzando specifici questionari internazionalmente validati [4]. Il prodotto è stato assunto al dosaggio di 200 mg b.i.d per soli 21 giorni migliorando in modo statisticamente significativo lo stato emozionale, la qualità del sonno (misurazione effettuata con la scala PSQI) e la qualità di vita globale.

Oltre allo studio clinico, è stata analizzata attentamente una potenziale interazione specifica, nel contesto del crescente interesse su come il microbioma possa influenzare il nostro benessere, soprattutto nel caso dell’umore e del sonno. In particolare il Lactobacillus rhamnosus, batterio in grado di colonizzare il tratto gastrointestinale umano, può migliorare il riposo notturno e il sonno REM (movimento rapido degli occhi), grazie alla produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA) che controllano l’espressione dei geni responsabili dei ritmi sonno-veglia. Melissa Phytosome® non ha mostrato interazioni negative con il Lactobacillus rhamnosus, salvaguardandone così l’effetto benefico [5].

Miglioramento dell’umore,
della qualità del sonno e della vita

Recenti evidenze cliniche dimostrano che Melissa Phytosome® offre un chiaro supporto all’umore, allo stress, alla salute emotiva e al sonno assicurando un miglioramento nella qualità della vita. Lo studio clinico controllato, randomizzato, in doppio cieco verso placebo è stato condotto in 100 soggetti utilizzando specifici questionari internazionalmente validati [4]. Il prodotto è stato assunto al dosaggio di 200 mg b.i.d per soli 21 giorni migliorando in modo statisticamente significativo lo stato emozionale, la qualità del sonno (misurazione effettuata con la scala PSQI) e la qualità di vita globale.

Oltre allo studio clinico, è stata analizzata attentamente una potenziale interazione specifica, nel contesto del crescente interesse su come il microbioma possa influenzare il nostro benessere, soprattutto nel caso dell’umore e del sonno. In particolare il Lactobacillus rhamnosus, batterio in grado di colonizzare il tratto gastrointestinale umano, può migliorare il riposo notturno e il sonno REM (movimento rapido degli occhi), grazie alla produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA) che controllano l’espressione dei geni responsabili dei ritmi sonno-veglia. Melissa Phytosome® non ha mostrato interazioni negative con il Lactobacillus rhamnosus, salvaguardandone così l’effetto benefico [5].

Attività antiossidante e neuroprotettiva

È stato inoltre condotto un esaustivo screening in vitro su sistemi cellulari e su enzimi per identificare i principali meccanismi d’azione [6]. In particolare è stata esplorata l’attività antiossidante e di eliminazione dei radicali e la funzione di neuroprotezione. Di rilievo è la modulazione dell’enzima GABA-transaminasi (responsabile della degradazione del GABA), enzima chiave per il riequilibrio del sistema gabaergico che presidia gli stati di ansia e il sonno.

Attività antiossidante e neuroprotettiva

È stato inoltre condotto un esaustivo screening in vitro su sistemi cellulari e su enzimi per identificare i principali meccanismi d’azione [6]. In particolare è stata esplorata l’attività antiossidante e di eliminazione dei radicali e la funzione di neuroprotezione. Di rilievo è la modulazione dell’enzima GABA-transaminasi (responsabile della degradazione del GABA), enzima chiave per il riequilibrio del sistema gabaergico che presidia gli stati di ansia e il sonno.

Standardizzazione, applicazioni e dosaggio

È stato inoltre condotto un esaustivo screening in vitro su sistemi cellulari e su enzimi per identificare i principali meccanismi d’azione [6]. In particolare è stata esplorata l’attività antiossidante e di eliminazione dei radicali e la funzione di neuroprotezione. Di rilievo è la modulazione dell’enzima GABA-transaminasi (responsabile della degradazione del GABA), enzima chiave per il riequilibrio del sistema gabaergico che presidia gli stati di ansia e il sonno.

Standardizzazione, applicazioni e dosaggio

È stato inoltre condotto un esaustivo screening in vitro su sistemi cellulari e su enzimi per identificare i principali meccanismi d’azione [6]. In particolare è stata esplorata l’attività antiossidante e di eliminazione dei radicali e la funzione di neuroprotezione. Di rilievo è la modulazione dell’enzima GABA-transaminasi (responsabile della degradazione del GABA), enzima chiave per il riequilibrio del sistema gabaergico che presidia gli stati di ansia e il sonno.

bibliografia

  1. 1.  Chattu VK, Manzar D, Kumary S, Burman D, Spence DW, Pandi-Perumal S (2019) The Global Problem of Insufficient Sleep and Its Serious Public Health Implications. Healthcare, 7: 1. doi:10.3390/healthcare7010001.
  2. 2.  Shakeri F, Sahebkar A, Javadi l.(2016), Melissa officinalis L. – A review of its traditional uses, phytochemistry and pharmacology. Journal of Ethnopharmacology 188: 204. doi: 10.1016/j.jep.2016.05.010.
  3. 3.  Świąder J, Startek K, Wijaya CH. (2019) The therapeutic properties of Lemon balm (Melissa offcinalis L.): Reviewing novel fndings and medical indications. Appl. Bot. Food Qual. 92: 327 doi:10.5073/JABFQ.2019.092.044
  4. 4.  Bano A, Hepsomali P. Rabbani F, Farooq U, Kanwal A, Saleem A, Bugti AA, Khan AA, Khalid Z, Bugti M, Mureed S, Khan S, Ujjan ID, ŞahinS, Kara M, Khan A.(2023), The possible “calming effect” of subchronic supplementation of a standardised phospholipid carrier-based Melissa officinalis extract in healthy adults with emotional distress and poor sleep conditions: results from a prospective, randomised, double-blinded, placebo-controlled clinical trial. Pharmacol. 14:1250560. doi: 10.3389/fphar.2023.1250560
  5. 5.  Data on file
  6. 6.  Kara, Mehtap, et al. “An in vitro analysis of an innovative standardized phospholipid carrier-based Melissa officinalis L. extract as a potential neuromodulator for emotional distress and related conditions.” Frontiers in Molecular Biosciences11 (2024): 1359177. https://doi.org/10.3389/fmolb.2024.1359177

bibliografia

  1. 1.  Chattu VK, Manzar D, Kumary S, Burman D, Spence DW, Pandi-Perumal S (2019) The Global Problem of Insufficient Sleep and Its Serious Public Health Implications. Healthcare, 7: 1. doi:10.3390/healthcare7010001.
  2. 2.  Shakeri F, Sahebkar A, Javadi l.(2016), Melissa officinalis L. – A review of its traditional uses, phytochemistry and pharmacology. Journal of Ethnopharmacology 188: 204. doi: 10.1016/j.jep.2016.05.010.
  3. 3.  Świąder J, Startek K, Wijaya CH. (2019) The therapeutic properties of Lemon balm (Melissa offcinalis L.): Reviewing novel fndings and medical indications. Appl. Bot. Food Qual. 92: 327 doi:10.5073/JABFQ.2019.092.044
  4. 4.  Bano A, Hepsomali P. Rabbani F, Farooq U, Kanwal A, Saleem A, Bugti AA, Khan AA, Khalid Z, Bugti M, Mureed S, Khan S, Ujjan ID, ŞahinS, Kara M, Khan A.(2023), The possible “calming effect” of subchronic supplementation of a standardised phospholipid carrier-based Melissa officinalis extract in healthy adults with emotional distress and poor sleep conditions: results from a prospective, randomised, double-blinded, placebo-controlled clinical trial. Pharmacol. 14:1250560. doi: 10.3389/fphar.2023.1250560
  5. 5.  Data on file
  6. 6.  Kara, Mehtap, et al. “An in vitro analysis of an innovative standardized phospholipid carrier-based Melissa officinalis L. extract as a potential neuromodulator for emotional distress and related conditions.” Frontiers in Molecular Biosciences11 (2024): 1359177. https://doi.org/10.3389/fmolb.2024.1359177

Editoriale IN 1 • 2024

Editoriale IN 1 • 2024

Tiziana Mennini

Direttore scientifico
de L'Integratore Nutrizionale

Le piante in fondo al mare

Cari Lettori,

Con l’avvento del nuovo anno, siamo lieti di presentarvi il nuovo numero de L’Integratore Nutrizionale, un’opportunità per condividere con voi le nostre riflessioni sul materiale pubblicato. Vi propongo una chiave di lettura un po’ nascosta e approfondita, che si cela dietro il tema centrale, che sicuramente gli acidi grassi omega 3 occupano a pieno titolo, con il loro inconfondibile richiamo al mare!

Tuttavia, se scaviamo “in fondo” e leggiamo attentamente le pagine di questo numero, possiamo notare che i derivati botanici occupano sempre più spazio, una tendenza che rispecchia il panorama in evoluzione del mercato degli integratori alimentari (o, meglio ancora, dei nutraceutici, un termine ancora sconosciuto al legislatore), dove la maggior parte dei prodotti si avvale di tali componenti. E, con un po’ di sorpresa, anche tra gli articoli che trattano di omega 3 emerge una review sui loro equivalenti di origine vegetale, che spazia tra alghe e funghi, per citarne alcuni!

Continuando la lettura, troverete uno studio clinico condotto su un prodotto nutraceutico contenente, tra gli altri ingredienti, Tribulus terrestris, diosmina, esperidina e picnogenolo, condotto su soggetti affetti da lieve disfunzione erettile. E poi la presentazione di un innovativo prodotto a base di peduncoli di ciliegia e Opuntia, per promuovere la salute cardiovascolare.

Inoltre, siamo lieti di dare il benvenuto a una “new entry”, Giovanna Baron, del Dipartimento di Scienze farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano, che ringraziamo per aver accettato di curare la rubrica di aggiornamento “Piante e derivati botanici”. In questo numero introduttivo, la dott.ssa Baron ci offre preziose informazioni sulla distribuzione delle sostanze funzionali all’interno del fitocomplesso.

Tuttavia, quando si affronta il tema dei derivati botanici, ci si imbatte inevitabilmente nella spinosa questione regolatoria, ancora irrisolta. L’avvocato Bianca Bonin ci informa che la Corte tedesca ha presentato una nuova richiesta di pronuncia pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in merito all’applicabilità del Regolamento CE 1924/2006 relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute, nonché ai claim sulle sostanze botaniche. Un argomento che merita attenta riflessione e approfondimento!

Vi auguriamo una piacevole lettura, cercando di rintracciare tutte….le piante in fondo al mare di cui vi ho parlato!

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Editoriale Innovazione in Botanicals 1 • 2024

editoriale
Innovazione in Botanicals 1•2024
Elena Sgaravatti

Direttore scientifico
di Innovazione in Botanicals

Verso un futuro sostenibile attraverso le biotecnologie

Biosoluzioni, una parola che ci auguriamo di sentire sempre più spesso, che si riferisce a prodotti generati in alternativa ai metodi convenzionali, sfruttando il potenziale di enzimi, microorganismi, colture cellulari e altri mezzi biologici.

Esse rappresentano innovazioni tecnologiche sostenibili e all’avanguardia impiegabili in vari settori, come agricoltura, industria e ambiente. 

L’augurio è che diventino sempre più popolari poiché potranno contribuire significativamente a ridurre l’impatto ambientale, in linea con la conservazione della biodiversità e il ripristino degli ecosistemi, rappresentando un fattore chiave della transizione verde, che favorisce la resilienza climatica delle nostre comunità.

In tale panorama, l’adesione dell’Italia alla European Biosolution Coalition, annunciata lo scorso 8 novembre da Assobiotec in occasione dell’evento “European partnerships for a sustainable development” tenutosi ad Ecomondo, rappresenta un passo significativo verso la promozione e l’implementazione delle biosoluzioni in campo agricolo e industriale.

La coalizione, istituita il 26 ottobre a Bruxelles, mira a identificare e superare gli ostacoli normativi che ostacolano lo sviluppo e la diffusione delle biosoluzioni in Europa che non sono affatto irrilevanti, a cominciare dai tempi di approvazione di una nuova biosoluzione: in media 5-10 anni in Europa verso i 2-3 di Stati Uniti, Cina, Australia, Brasile, India, Nuova Zelanda, Kenya e Sud Africa.

Tempi troppo lunghi per una ricerca che corre fortunatamente sempre più veloce, ma soprattutto incompatibili per un contesto ambientale che richiede risposte urgenti.

E se volgiamo lo sguardo all’Italia il peso di questi ritardi – basti pensare ai novel food di botanicals – impatta in una significativa perdita di competitività costituendo un ostacolo alla valorizzazione di una condizione di primo piano del Paese nel contesto europeo: Fabio Fava, figura più che autorevole di riferimento internazionale per la bioeconomia, relatore ad Ecomondo all’evento di cui sopra, citava quanto fosse di rilievo la posizione italiana per la sua capacità di ricerca e innovazione nella bioeconomia, posizionandosi seconda solo alla Spagna e davanti a Germania e Francia in termini di partecipazione a progetti finanziati dalla Commissione europea nei programmi Horizon dal 2014, con eccellenze nei bio-based sectors, anche grazie a prodotti biodegradabili e compostabili e con una riconosciuta leadership in biodiversità. 

Ma sono anche le barriere culturali a tutti i livelli del processo, dalla ricerca al consumatore, che rappresentano oggi un freno significativo allo sviluppo delle biotecnologie a livello comunitario e nazionale. è quindi necessario e cruciale adottare un approccio integrato che unisca le forze e le innovazioni provenienti da tutti gli ambiti/colori delle biotecnologie e della bioeconomia. Questo significa non solo lavorare all’interno dei singoli settori ma anche promuovere un dialogo tra settori che fino ad oggi hanno lavorato in scomparti separati, che possa facilitare una collaborazione attiva tra di loro, allo scopo di creare soluzioni innovative e multidisciplinari che siano al tempo stesso efficienti ed ecologicamente sostenibili. Per giungere poi fino al cittadino, con un’informazione accessibile e lontana da posizioni divisive o preconcette, promuovendo campagne di comunicazione equilibrate e appropriate, a cominciare dal lessico adottato, e inclusive, capaci di veicolare anche al cittadino una narrazione corretta.

E proprio perché si tratterà di superare anche barriere culturali, sarà cruciale il contributo delle giovani generazioni, più sensibili al tema ambientale e più inclini ad adottare modelli di economia circolare: più di altri, potranno catalizzare il cambiamento culturale necessario per accelerare la transizione verde per un futuro migliore, più sostenibile e resiliente. E così è da loro che ci auguriamo e che ci aspettiamo, che la parola “biosoluzione” – o forse meglio in inglese biosolution – diventi presto nota e adottata con slancio al punto da diventare “cool”.

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Comunità Europea

Comunità Europea
Linee guida per una gestione del rischio armonizzata in caso di incidenti che coinvolgono alimenti contenenti agenti cancerogeni genotossici
R. Stefani
Sul sito della CE è stata pubblicata una linea guida per un approccio armonizzato di gestione del rischio, e relative misure di esecuzione, da parte delle autorità nazionali in caso di incidenti che coinvolgono alimenti contenenti agenti cancerogeni genotossici e che richiedono un’azione a livello UE……. […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 6/2023

La lolla di riso quale fonte di potenziali agenti antiglicanti

La lolla di riso quale fonte di potenziali agenti antiglicanti
Applicazione di un disegno sperimentale per il recupero
della frazione polifenolica e valutazione della sua potenziale
capacità di inibire la reazione di glicazione proteica
I. Frosi, A. Papetti
[…] È pertanto evidente come trovi giustificazione il crescente interesse della comunità scientifica per l’identificazione di nuovi agenti antiglicanti di origine naturale. Alla luce di ciò, lo scopo della presente ricerca è quello di riciclare un prodotto di scarto della filiera agroalimentare per isolare la componente polifenolica da utilizzare come potenziale agente antiglicante nella produzione di ingredienti alimentari.
L’estrazione dei polifenoli è stata condotta con un approccio “green”……..La valutazione dell’attività antiglicante è stata condotta utilizzando sistemi modello in vitro……….. […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 6/2023

Ruolo della vitamina B12 in diverse fasce d’età

Ruolo della vitamina B12 in diverse fasce d’età
Effetto sui risultati cognitivi e sui comportamenti
A. Conz, L. Diomede
Due fattori principali possono causare la disregolazione del livello intracellulare di vitamina B12. In primo luogo, una carenza nutrizionale causata da un’assunzione inadeguata della vitamina o dal suo malassorbimento e, in secondo luogo, disturbi ereditari del metabolismo intracellulare. Queste condizioni sono associate a vari sintomi neurologici che possono variare a seconda dell’età di insorgenza e possono essere correlati ad anomalie funzionali del cervello. Le disabilità comportamentali sono spesso un segno evidente di questa sintomatologia neurologica.
In questo report, sono riassunti gli studi pubblicati su riviste scientifiche specializzate dal 2000 al 2023 che hanno analizzato l’effetto della vitamina B12 sui risultati cognitivi e sui comportamenti a diverse età, dai neonati agli anziani.  […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 6/2023