Il mascara naturale

Il mascara naturale

Aspettative vs realtà: come la formulazione dei mascara si adatta ai nuovi trend del mercato

L’articolo è volto a definire il significato dei numerosi claim che negli ultimi anni hanno popolato il mondo della cosmetica. Il consumatore è sempre più spesso desideroso di capire e controllare quello che sta comprando e utilizzando. A questo scopo ho voluto approfondire quali sono i mezzi che può utilizzare per informarsi e analizzare la qualità delle informazioni che può ottenere con questi strumenti. Non esistendo una definizione chiara e univoca di “naturale”, il concetto viene spesso male interpretato. A “naturale” si sono uniti molti altri nuovi claim, in relazione ai quali ci sono molti miti da sfatare. Nella seconda parte dell’articolo si entra nel dettaglio di una delle categorie cosmetiche più coinvolte da questo trend: il mascara. Il mascara naturale viene percepito dal consumatore come più sicuro e meno irritante, ma queste preoccupazioni sono realmente giustificate? Entrando nel dettaglio di ogni classe di materie prime utilizzate in un mascara, possiamo vedere come questa tipologia di prodotto si sta adattando alle nuove tendenze.

Natural mascara
Expectations vs reality: how mascara formulation adapts to new market trends

This article is aimed at defining the meaning of the numerous claims that have populated the world of cosmetics in recent years. Consumers are increasingly eager to understand and control what they are buying and using. For this purpose I wanted to investigate what are the tools that can be used to inform themselves and analyze the quality of information they can get with these tools.
As there is no clear and univocal definition of “natural” the concept is often misinterpreted. To “natural” have joined many other new claims in relation to which there are many myths to debunk.
In the second part of the article, we go into detail about one of the cosmetic categories most affected by this trend: mascara. Natural mascara is perceived by consumers as safer and less irritating, but are these concerns really justified? By going into detail about each class of raw materials used in a mascara, we can see how this type of product is adapting to the new trends.

Era il 2010 quando Johann Wiechers parlava di “Naturale” come la nuova religione cosmetica.
Argomentava il suo articolo partendo dal rapporto tra scienza e religione, sostenendo che la religione è qualcosa che non deve essere provata da fatti; se la religione avesse delle prove sarebbe una scienza e a quel punto non sarebbe più una fede. Quindi perché definire come “naturale” la nuova religione cosmetica? Perché non c’è evidenza della superiorità del naturale sul sintetico, ma nonostante ciò molti consumatori pensano che “naturale” sia migliore.
Continuava l’articolo con vari aneddoti, tra cui la sua discussione con una persona che sosteneva che i tensioattivi naturali fossero migliori “perché sono naturali” e che “essendo naturali non irritano e sono migliori per la pelle”. Alla sua ulteriore domanda: “E perché non irritano la pelle?”. La risposta fu: “Perché sono naturali”. A quel punto cercò di spiegare al “credente del naturale” che la struttura dei tensioattivi li porta ad avere una maggior probabilità di interagire con le membrane cellulari, ed è questa la ragione del loro potere irritante. La verità non è che tutti i tensioattivi naturali non sono irritanti e che tutti i tensioattivi sintetici lo sono (1).
Sono passati 11 anni e il “credo” del naturale si è diffuso e sviluppato secondo diverse diramazioni.
Partendo da quello che era puramente un credo, la parte scientifica della cosmetica ha cercato di approfondire, trovare una linea comune e dare una logica a questo grande trend.
A oggi al naturale si affiancano tanti nuovi concetti più tangibili e dimostrabili: sostenibile, a basso impatto ambientale, biodegradabile, zero-waste, enviromental friendly, upcycling, short INCI, ecc.
Mentre per un consumatore esperto e informato questi sono claim ben distinti, il 50% dei consumatori europei non è in grado di definire la differenza tra un cosmetico naturale e biologico, ma nonostante questo, nel 2016 l’80% delle donne francesi ha acquistato un cosmetico naturale/biologico e il 50% di queste dichiara di averlo fatto dopo aver realizzato l’impatto ecologico dei prodotti non biologici (2).
È chiaro, quindi, che nonostante la confusione e la mancanza di una regolamentazione, indipendentemente dalla motivazione di base, che sia per cieca fiducia o per consapevole informazione, questo tipo di trend non è destinato a sparire a breve.

MAKEUP TECHNOLOGY

Lara Checchi
Research Chemist, Oxygen Innovation, Crema (CR)
lchecchi@oxygendevelopment.com

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OXYGEN DEVELOPMENT

MASCARA IS BLACK

La schiuma: piacere, poligamia e divinità

di Paolo Siragusa, Cosmetic Designer, Membro del Comitato Scientifico di Cosmetic Technology
p.siragusa@respharmaind.com


L’espresso mi ha sempre appagato, ma sono diventato poligamo da quando ho scoperto il cappuccino e la panna montata. Appena sveglio, l’anima (fase dispersa del nostro essere) si rallegra ogni mattina quando provo la delizia della morbida texture del cappuccino o il vellutato spessore della panna montata. Queste texture morbide, sensorialmente dinamiche, più o meno evanescenti (cappuccino vs panna montata), sono il risultato del sapiente utilizzo di uno dei sistemi dispersi più affascinanti: Sua divinità la schiuma (Fig.1).
La schiuma è una divinità complessa: a volte si erige su fondamenta solide e stabili (pomice), altre volte la struttura ondeggia e svanisce rapidamente. Nel caso del cappuccino, queste variazioni sono imputabili per lo più al tipo di latte (parzialmente scremato o intero) e alla pressione di vapore (Anima). Comunque sia, è innegabile come panna montata e il cappuccino abbiano un mouthfeel davvero piacevole per i consumatori.

Divinità nella vita quotidiana
Intimamente misteriosa, leggera e soffice come una nuvola, seduce e avvolge filosofi e artisti dalla notte dei tempi. L’architettura a bolle è la classica rappresentazione di questa divinità: alveoli di gas racchiusi in un liquido o in un solido, rappresentazione, questa, dei tre stati della materia (schiume solide, schiume liquide).
Nell’industria alimentare intere categorie di prodotti come pane, birra e spumante poggiano su bolle effimere. Nell’universo cosmetico le schiume sono comunemente usate nei prodotti toiletries, ma anche in prodotti detossificanti come bubble mask o di trattamento skin care come le sorbet cream. Questa è un’ulteriore conferma che la texture schiuma offre un mouthfeel e skinfeel particolarmente apprezzato e in continua evoluzione.

Massaggiamo con l’aria
Nell’accettazione comune, la schiuma, che è una proprietà tipica dei tensioattivi (non solo), è associata alla performance detergente, ma in realtà è più di un attributo sensoriale percepito dal consumatore: la schiuma serve a far galleggiare le particelle idrofobiche lontano dal substrato. In Tabella 1 sono riportati alcuni esempi di tensioattivi impiegati per toiletries, caratterizzati per schiumabilità in soluzione acquosa e sensorialità, in ordine per schiumabilità crescente.
Nelle schiume, un liquido avvolge “teneramente” un gas in cui è disperso, motivo per il quale tutte le schiume liquide hanno una densità molto bassa. Inglobando volumi importanti di gas, assumendo quindi l’aspetto di una schiuma, la texture diventa morbida e soffice: quello che prima poteva essere percepito come “appiccicoso” e sgradevole diventa, al contrario, più evanescente e piacevole. Sensorialmente, la mancanza di appiccicosità è dovuta all’effetto di espansione del volume (transforming texture), apprezzabile soprattutto durante l’azione detergente. Durante lo shampooing (da “shampoo”, parola indiana per indicare l’applicazione di una pressione/massaggiare) il massaggio ricopre un ruolo fondamentale, responsabile per la gradevolezza dell’azione detergente. Quando il substrato è il capello, come nei prodotti shampoo, la schiuma e la formazione di coacervati in applicazione rappresentano la chiave per ottenere un prodotto di successo, sia sensorialmente che di performance. Un esempio di formulato per shampoo per uso professionale è riportato qui di seguito.
Inoltre, le schiume possiedono un’altra interessantissima proprietà: il trasferimento di calore. Se si tocca l’acqua a una temperatura intorno ai 10°C si percepirebbe una sensazione di freddo, ma questo non avviene con schiume alla medesima temperatura. Questo perché la conducibilità termica dell’aria è dieci volte inferiore a quella dell’acqua, e quindi il calore non viene condotto ed è uno dei motivi per cui le schiume sono sistemi di elezione per i prodotti da rasatura (schiume da barba). Anche le mousse per capelli di ultima generazione sfruttano questa peculiare proprietà: possiedono una percentuale maggiore di aria rispetto a un liquido, e quindi evitano possibili shock termici durante l’applicazione, grazie alla minore velocità di trasferimento della temperatura.
Parecchie proprietà restano ancora da spiegare, per esempio la scorrevolezza della panna montata, una singolare combinazione di caratteristiche solide e liquide o la sonoluminescenza, un effetto straordinario per cui una bolla che galleggia su un liquido trasforma il suono in luce (proprietà, questa, che potrebbe diventare di interesse nella cosmetica decorativa).

Cappuccino o panna montata?
Non tutte le schiume sono uguali, infatti le proprietà schiumogene sono generalmente divise in schiumabilità e stabilità della schiuma. La “schiumabilità” si riferisce a quanto rapidamente si genera la schiuma. In altre parole, è la capacità di formare bolle facilmente. Questa proprietà è riconoscibile dal grande volume di schiuma che si genera istantaneamente. La schiuma con un’eccellente schiumabilità si forma facilmente con solo una leggera forza meccanica, come lo sfregamento leggero delle mani (cappuccino/shampoo). In base alla tipologia di tensioattivi scelti si possono ottenere schiume liquide da “aperte” (ben alveolate, evanescenti) a “chiuse” (compatte, cremose), espressioni della bagnabilità, solubilità, idrofobicità e transienza di questa texture.
La “stabilità della schiuma” si riferisce alla capacità di mantenere la schiuma che si è già formata (panna montata). Generalizzando in sistemi anionici, tensidi anfoteri sono, generalmente, eccellenti stabilizzatori di schiuma. Questo in quanto i tensioattivi anionici primari e le molecole di betaina co-adsorbono all’interfaccia acqua-aria, e la repulsione elettrostatica tra le molecole di tensioattivo anionico è schermata dalle unità cationiche (pH dipendenti) delle molecole di tenside anfotero. Viceversa, piccole aggiunte di tensidi non ionici o cationici possono migliorare la schiumabilità.
Sfortunatamente, la schiumabilità e la stabilità della schiuma potrebbero essere proprietà contraddittorie e, pertanto, entrambe le caratteristiche non possono essere migliorate da un solo tipo di booster per la schiuma. Questo fatto è stato provato empiricamente, e la miscelazione di booster non ionici e anfoteri insieme ai tensioattivi anionici primari è stata utilizzata come metodo standard in tutto il mondo per formulare detergenti liquidi.

Beyond texture
Il fascino della schiuma è anche estetico. Opere d’arte ne hanno sfruttato e sottolineato la bellezza evanescente, mentre la sua associazione con le onde del mare le assegna un posto a parte nella mitologia, la quale genera a sua volta arte: dalla turbolenza spumeggiante di Leonardo a La grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai (Fig.2). La qualità della schiuma rappresenta il carattere edonistico del prodotto, basti pensare che la crema sta all’amante del cappuccino come il colletto al bevitore di birra.

 

Articolo pubblicato su Cosmetic Technology 2, 2021

Black of 35

Black of 35

Carbon black non-nano e pre-disperso ideale per eyeliner e mascara

“Specchio, specchio delle mie brame,
chi ha lo sguardo più intenso del reame?”

Potrebbe forse essere il mantra rivisitato di una fiaba dei fratelli Grimm dei giorni nostri.
Ciglia effetto volume ed eyeliner grafici continueranno a rappresentare la tendenza dei prossimi mesi. La mascherina ci accompagnerà ancora per qualche tempo, riportando l’attenzione sul nostro più affascinante strumento comunicativo: gli occhi.
Le formulazioni di eyeliner e mascara, per considerarsi performanti, devono poter rispondere a una serie di criteri: pay-off soddisfacente, viscosità adeguata, scorrevolezza in applicazione e lunga durata.
Un ulteriore requisito fondamentale risiede nell’accurata selezione del packaging: uno scovolino o un applicatore poco idonei possono compromettere le performance di una formula ottimale.
Nonostante in commercio si possano reperire delineatori occhi e mascara delle colorazioni più svariate, il grande classico resta sempre il nero: il colore della notte e del carbone. Sì, il carbone.
C’erano una volta, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, il profumiere francese Eugène Rimmel e T. L. Williams (fondatore di Maybelline): i pionieri della formulazione del mascara. I primi prototipi vennero creati miscelando vaselina a polvere di carbone.
Il nero fumo, o Carbon black (CI 77266), è il pigmento inorganico nero per eccellenza, costituito da particelle finissime di carbonio amorfo ottenute attraverso la combustione incompleta di idrocarburi.
Il Carbon black (D&C Black 2) è tuttavia un “osservato speciale” da parte della Commissione europea1 e della Food and Drug Administration (FDA) per i suoi possibili rischi per la salute umana.
Un carbon black pre-disperso in forma non- nano è la favola di ogni formulatore?
“I sogni son desideri” che oggi diventano realtà.
Gale & Cosm distribuisce in esclusiva per l’Italia il BLACK OF 35 di Nanogen, una dispersione acquosa di Carbon black stabile, versatile e di facile impiego.

Il BLACK OF 35 (nome INCI: Water, Black 2, Butylene Glycol, Laureth-20, 1,2-hexanediol) è una dispersione acquosa di D&C Black 2 al 35%, dotato di elevata purezza e in forma non-nano.
L’ingrediente si presenta come un fluido lievemente viscoso, dall’intensa e uniforme nuance nera.
Il BLACK OF 35 rispetta i requisiti previsti dal Regolamento EU 1223/20092 e dalla FDA secondo il Code of Federal Regulations (CFR) Title 21.
In accordo con la ISO 16128, la percentuale di origine naturale è pari a 6,35%.
In Tabella 1 sono riportate le caratteristiche tecniche del prodotto.

I benefici legati al suo impiego sono molteplici:
1. stabilità nel tempo, senza formazione di precipitati e/o viraggio di colore;
2. rapidità di dispersione;
3. intensità e purezza del colore (il nero è più profondo rispetto all’ossido di ferro tradizionale);
4. resistenza intrinseca agli oli.
Per dimostrare le prestazioni del BLACK OF 35 sono stati svolti un test di stabilità per 3 mesi e un Cycling test.
Il BLACK OF 35 è risultato, in entrambi i casi, estremamente performante.
Andiamo a esaminare nel dettaglio i risultati ottenuti.
La stabilità è stata valutata mantenendo un becher contenente BLACK OF 35 puro a temperatura costante di 25°C per 3 mesi.
In Tabella 2 è possibile confrontare la viscosità a T0, a distanza di una settimana, dopo un mese e dopo 3 mesi. Come si desume dai dati, la viscosità non ha subito evidenti alterazioni; inoltre non si sono presentati fenomeni di cristallizzazione, aggregazione di particelle e/o precipitazione della componente solida.
Il BLACK OF 35 è caratterizzato da una notevole rapidità di auto-dispersione in fase acquosa. La sequenza di immagini della Figura 1 descrive il comportamento tempo-dipendente del BLACK OF 35 allo 0,05%, in un becher contenente acqua demineralizzata.
Dopo appena 15 secondi, il prodotto risulta essere completamente disperso senza agitazione alcuna e la soluzione appare omogenea.
Per un’indagine approfondita della stabilità del prodotto, il secondo metodo sperimentale utilizzato è il Cycle test, in cui è stato confrontato il BLACK OF 35 con un ingrediente analogo della concorrenza. […]

Il BLACK OF 35 è da ritenersi sicuro nelle condizioni di utilizzo consigliate. Non contiene nanomateriali, CMR, SVHC e diossano.

Per ottimizzare la resistenza all’acqua e sebo del BLACK OF 35, si consiglia l’impiego combinato del BLACK OF 35 con il Nanosol SS (nome INCI: Acrylates Copolymer) di Nanogen.
La sinergia tra i due elementi è stata dimostrata mediante la preparazione di una miscela di BLACK OF 35 al 30%, Nanosol SS al 30% e acqua al 40%. […]

FaseNome INCINome commerciale%
AAqua-59
BAlgin Vivastar CS 052 Alginate (Gale & Cosm)1,5
Glycerin-4,5
CPolyglyceryl-4 Hemp SeedateGalehemp WS (Gale & Cosm)5
DAqua, Black 2, Butylene Glycol, Laureth-20, 1,2-hexanediolBLACK OF 35 (Gale & Cosm)25
EAcrylates CopolymerNanosol SS (Gale & Cosm)4
FPhenoxyethanol, Ethylhexylglycerin-1
Sodium Hydroxide-q.b.
Descrizione processo produttivo

MAKEUP TECHNOLOGY

Cecilia Compagnoni
Product Specialist
tel 02 9315076
cecilia.compagnoni@galecosm.com

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gale & cosm

BLACK OF 35

Mascara is back

Mascara is back

La nuova era del mascara: protagonista in tempi di crisi

Obiettivo di questo articolo è evidenziare come negli ultimi anni il mascara abbia cambiato il suo corso, partendo dal suo momentaneo declino a inizio 2018, fino alla sua sorprendente ascesa a seguito della crisi sanitaria mondiale del 2020: un prodotto che negli ultimi anni è stato altamente sottovalutato, sta ora vivendo una nuova era. L’entrata in scena delle mascherine come parte integrante della quotidianità ha di fatto messo in ombra la categoria di prodotti labbra, aumentando il focus sugli occhi. Tutto ciò ha portato alla nascita del termine “mascara index”, strumento di misurazione del mercato che ha sostituito il famoso “lipstick index”, coniato nel 2001 successivamente all’analisi della vendita di rossetti durante la crisi economica di quel periodo. L’area occhi è oggi il focus del color makeup e in particolare il mascara è tra i prodotti più richiesti dell’ultimo anno, in quanto capace di dare il giusto risalto allo sguardo, importante strumento di comunicazione in questo periodo in cui la distanza è una necessità. Il mascara è un prodotto estremamente tecnico e soggettivo, per cui è necessario trovare la perfetta sinergia tra i vari elementi che lo compongono per ottenere un prodotto performante e vincente. In aggiunta, ha anche bisogno di essere attrattivo e in linea con la richiesta di mercato, in continua evoluzione a seconda del contesto sociale e culturale. Ecco perché è necessario sviluppare un mascara che segua i trend del momento, partendo dalla ricerca di un volume ad alta definizione e lunga durata, alla domanda di formulazioni sempre più all’avanguardia, naturali e “clean”.

Mascara Is Back!
Mascara New Era: protagonist in times of crisis

Purpose of this article is to highlight how the mascara trend has changed in recent years; from its momentary decline in early 2018, to its surprising rise following the 2020 world health crisis: a product that has been highly underrated it is now experiencing a new era.
The arrival on the scene of surgical masks as part of everyday life has effectively overshadowed lip product category, increasing the focus on the eye area.
This background has led to the birth of the term Mascara Index, a market measurement tool that has replaced the already existing Lipstick Index, coined in 2001 following the lipstick sales analysis during the economic crisis of that period.
Eye products are now the focus of color make-up and mascara in particular has become one of the most popular products of this last year, as it is able to give the right emphasis to the eyes, which are an important communication tool in this period where distance is a necessity.
Mascara is an extremely technical and subjective product, so it is necessary to find the perfect synergy between the different elements that make it up in order to obtain a highly performant and winning product. In addition, it also needs to be eye-catchy and in line with market demand, which is constantly evolving according to social and cultural context.
Reason why, it is important to develop a mascara which follows today’s trends, going from high-definition and long-lasting volume to the increasing need of cutting-edge, natural and “clean” formulations.

Anno 2018: uno dei protagonisti indiscussi del mondo del color makeup stava vivendo un momento difficile nonostante restasse tra i primi posti dei prodotti cosmetici più venduti; parliamo del mascara.
In quel periodo si parlava di “futuro incerto” e di vendite in calo per il mascara, uno dei prodotti makeup per eccellenza, che veniva talmente trascurato da essere sempre meno incluso nei nuovi lanci di mercato, sia dei nuovi brand che di quelli più trendy e affermati.
Complici anche i social network e la ricerca del selfie perfetto, negli ultimi anni i marchi cosmetici hanno preferito focalizzarsi sulle categorie “Complexion” e Labbra, prediligendo anche l’utilizzo di ciglia finte per aumentare la drammaticità del look occhi.
Tuttavia, il 2020 è stato un periodo storico che ha segnato profondamente il mondo intero dal punto di vista culturale e sociale, portando dunque nuovi stili di vita e, di conseguenza, nuove domande di mercato.
L’uso delle mascherine, strumento indispensabile per la prevenzione della salute in questa emergenza sanitaria mondiale causata dal COVID-19, ha radicalmente cambiato la richiesta dei consumatori che hanno dovuto adattarsi e adeguare le proprie abitudini. Ed è proprio in questo difficile periodo storico che vediamo il ritorno del mascara come prodotto essenziale e irrinunciabile nella nuova routine quotidiana dei consumatori di makeup. Quindi, che siate fisicamente in ufficio o a casa, che abbiate una videocall o una semplice commissione da fare, l’importanza di poter sorridere con lo sguardo ha fatto sì che gli occhi diventassero il nuovo focus di attenzione e potente strumento di comunicazione.
Ecco perché enfatizzare e intensificare lo sguardo è diventata la nuova necessità, e nessuno più del mascara può riuscirci con una sola passata e in pochi secondi.

MAKEUP TECHNOLOGY

Chiara Alquati
Marketing Manager, Oxygen Innovation, Crema (CR)
calquati@oxygendevelopment.com

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OXYGEN DEVELOPMENT

MASCARA IS BLACK

Raspberry e Blueberry NECTA®

Raspberry e Blueberry NECTA®

Cosmetica sostenibile, bellezza in armonia con l’ambiente

Conosciuti come i beauty upcyclers, Full Circle sviluppa ingredienti naturali e sostenibili per la cosmetica, realizzati unicamente impiegando sottoprodotti ricavati dai processi produttivi delle filiere primarie e altrimenti destinati allo smaltimento, come per esempio la polpa dei frutti recuperati dall’industria della spremitura o i noccioli di oliva utilizzati in precedenza per la produzione dell’olio d’oliva.
Il portafoglio offre a marchi e formulatori avanguardisti opportunità uniche per creare prodotti di bellezza innovativi, facendo un uso eccellente delle preziose risorse che ci circondano. Oltre a promuovere un’economia circolare, è stato dimostrato che gli ingredienti “a rifiuti zero” di Full Circle garantiscono performance superiori a quelli convenzionali. La gamma NECTA® di Full Circle è composta da nettari attivi liposolubili a elevate prestazioni per formulazioni dedicate alla cura della pelle e dei capelli. Come tutti gli ingredienti Full Circle, la gamma NECTA® è al 100% di provenienza upcycle, naturale e vegana.

 Della gamma NECTA® fanno parte Raspberry NECTA® e Blueberry NECTA®, prodotti da Full Circle e distribuiti in Italia da amita health care Italia.

Raspberry NECTA®

Raspberry NECTA® (nome INCI: Rubus Idaeus Seed Oil), nettare oleoso attivo, altamente nutriente e idratante, è stato testato al fine di quantificare le capacità antiossidanti. Ha mostrato una capacità antiossidante superiore del 120% rispetto all'olio di semi di lampone standard e del 61% superiore rispetto a un normale olio di semi di mirtillo. È stato inoltre dimostrato che ha una capacità antiossidante notevolmente superiore rispetto all'olio di oliva e all'olio di arachidi.
Inoltre, ha dimostrato di aumentare l'idratazione della pelle di oltre il 25% dopo 2 ore dall’applicazione del prodotto, all’interno del quale è stato inserito il 3% di attivo.

Raspberry NECTA® è particolarmente indicato per le applicazioni face, skin e hair care. Non ci sono limiti percentuali all’utilizzo in formula.

Blueberry NECTA®

Blueberry NECTA® (nome INCI: Vaccinium Myrtillus Seed Oil), un efficace attivo oleosolubile che offre una barriera naturale contro l’esposizione alla blue light, è stato testato per dimostrare la sua capacità di assorbire la blue light funzionando come una barriera naturale per l’esposizione ai raggi di luce blu (HEV) generati dal sole e dai dispositivi tecnologici. Paragonato a un olio di controllo (olio d'oliva) dimostra una capacità di assorbimento energetico superiore, con un utilizzo in formula del 2%.
Blueberry NECTA® è stato testato al fine di quantificare le capacità antiossidanti: ha mostrato risultati superiori all'olio di semi di mirtillo e all'olio di semi di lampone standard, all'olio di oliva e all'olio di arachidi.

Grazie alle sue capacità di assorbimento della blue light, è particolarmente indicato per le applicazioni skin care. Non ci sono limiti percentuali all’utilizzo in formula.

Scarica le brochure dei principali prodotti di Full Circle e scopri l’economia circolare dedicata ad ognuno di essi

Raspberry NECTA®​

Un nettare oleoso attivo altamente nutriente e idratante ricavato dai semi di lampone provenienti da fonte upcycle e prodotto secondo i più elevati standard dell’economia circolare...
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Blueberry NECTA®

Un efficace attivo oleosolubile che offre una barriera naturale contro l’esposizione alla blue light....
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COSMETIC TECHNOLOGY

Dario Parente
Sales & Business Development Manager
tel 02 96798808

info@amitahc.com

Full Circle è anche produttore di…

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Cosmetica sostenibile, bellezza in armonia con l’ambiente

Goooooood morning makeup!

Lo so, il titolo può sembrare un po’ strano, ma vuole parafrasare il celebre film Good Morning Vietnam interpretato da un fantastico Robin Williams ai suoi massimi livelli. Chi l’ha visto ne comprenderà il senso (qualora invece vi mancasse, ve lo consiglio decisamente), ma l’idea sarebbe quella di comunicare fin dall’inizio come sia cambiata l’impostazione editoriale di MakeUp Technology. Già, perché a partire dai primi contatti avuti con l’editore, ho subito pensato di proporre qualcosa di diverso dai pure eccellenti numeri precedenti.
Ecco quindi l’idea di dedicare ciascun numero a una categoria di prodotti, al fine di rappresentare le tre grandi famiglie in cui di solito si suddivide il makeup: anidri, emulsioni e polveri.
Infatti, questo primo numero è dedicato al mascara che in realtà è un prodotto a parte, in quanto è generalmente un’emulsione ma può essere anche un anidro, e di certo più che un prodotto è un vero e proprio “sistema” in cui il segreto del successo è trovare la perfetta combinazione tra la formula e il packaging per arrivare a ottimi livelli di performance. Possiamo allora definirlo come una quarta categoria, un po’ a se stante e un po’ un ibrido tra le altre.
Sicuramente un prodotto che è uno dei must-have per ogni donna insieme al fondotinta e al rossetto.
Un prodotto che era in fase leggermente calante dopo le ottime performance degli anni passati, ma che, a causa della pandemia che ci tiene in ostaggio da oramai un anno, ha ripreso la sua posizione di leadership nel mercato del makeup, anche per colpa della necessità di indossare una mascherina che copre sì parte del volto, ma che allo stesso tempo focalizza l’attenzione sugli occhi e sullo sguardo.
Tant’è vero che si comincia a parlare di “mascara index” al posto dell’ormai famoso “lipstick index”, termine coniato nel 2001 da Leonard Lauder, allora CEO del brand Estée Lauder, che era stato ispirato dal fatto che nella sua società le vendite di rossetti avessero avuto un’impennata durante quell’anno di recessione economica.
Infatti, la nuova comunicazione post COVID-19 passa, prima di tutto, attraverso gli occhi. E il mascara conquista un posto da protagonista nel makeup quotidiano, rendendo lo sguardo “da diva” un obiettivo realizzabile tutti i giorni.
Tornando alla nuova impostazione della rivista, troverete quindi i prodotti al centro con una visione sempre a 360° partendo dai trend che ne dettano lo sviluppo, passando per i segreti delle formule, dalle macchine per produrre i prodotti e del packaging per riempirli, per terminare con i test per supportare i claim di vendita.
Ma non ci fermiamo certo qua: ecco, perciò, un interessante elenco di rubriche e approfondimenti insieme agli ultimi e più innovativi ingredienti lanciati nel mondo della cosmesi. Il tutto preparato ad arte dagli autori che rappresentano un sapiente e bilanciato mix tra esperti del settore, formulatori, ingegneri dediti a macchine automatiche, distributori di materie prime e packaging, ma anche professionisti esterni che tratteranno via via argomenti estremamente attuali e di sicuro interesse.
Molti di loro sono colleghi, collaboratori, amici… a volte i confini si stemperano un po’ e le categorie si sovrappongono.
Di certo a tutti loro va il mio ringraziamento per l’entusiasmo con cui hanno risposto alla proposta di collaborazione con MakeUp Technology e per l’ottimo lavoro svolto: ho avuto modo di apprezzare come tutti gli argomenti siano stati trattati a un livello altamente professionale.
Ah, dimenticavo una mia rapida presentazione: farmacista che ha speso la prima parte della sua carriera in multinazionali Pharma & Medical devices per poi approdare quasi per caso (ok, senza il quasi) al mondo del makeup ormai più di dieci anni fa. Volete sapere che ne penso di questo settore? Beh, è molto più complesso e difficile di quello che possa sembrare, però parecchio divertente e coinvolgente.
Vi auguro quindi un’ottima lettura e vi saluto con una frase di Bobbi Brown, celebre makeup artist e fondatrice di brand di successo:

Credo che tutte le donne siano belle senza trucco, ma con il trucco giusto possono essere sublimi.

L’Integratore Nutrizionale n°2/2021

L’Integratore Nutrizionale n°2/2021

Focus: STRESS MANAGEMENT E SALUTE IMMUNITARIA

Il nuovo numero de L’Integratore Nutrizionale ha dato spazio a diversi e importanti contributi sia legati al focus che non, eccone una breve presentazione dei nostri ARTICOLI scientifici:

Un articolo, a cura dell’azienda Horphag Research, nel quale si presentano gli effetti benefici dell’estratto di quercia francese sulla gestione dello stress.

Estratto di legno di quercia francese
Effetti benefici nella gestione dello stress, recupero ed energia
Franziska Weichmann

Per centinaia di anni, i polifenoli presenti nel legno di quercia sono stati consumati insieme alle bevande conservate e invecchiate nelle botti di quercia. Le roburine sono esempi di questi polifenoli che appartengono alla classe degli ellagitannini e sono presenti solo nella quercia. L’estratto in acqua standardizzato di legno di quercia francese Quercus robur* è stato studiato esaminando 1172 soggetti in oltre 20 studi clinici pubblicati in letteratura. I risultati di questi studi sono in linea con gli effetti rilevati delle urolitine che indicano un’aumentata mitofagia (autofagia mitocondriale). Questo processo consiste nel rinnovamento dei vecchi mitocondri (le centrali energetiche del corpo), inefficienti dal punto di vista energetico, e la conseguente maggiore capacità energetica. Le urolitine A, B e C sono metaboliti contenuti nell’estratto di legno di quercia francese (French Oak Wood Extract, FOWE), prodotti nell’intestino della maggior parte degli individui a seguito della supplementazione di tale estratto. È stato rilevato che non solo i livelli, ma anche il numero di produttori di urolitina era aumentato dopo l’assunzione prolungata dell’estratto. È stato riscontrato che la supplementazione di FOWE aiutava gli individui affetti da stanchezza cronica o burnout a recuperare livelli di energia e attività più elevati. L’estratto ha dimostrato, inoltre, di essere in grado di migliorare condizioni caratterizzate da disturbo da stress post-traumatico. Negli esperimenti condotti sui metaboliti prelevati dagli individui dopo il consumo di tale estratto, è stata rilevata una maggiore produzione di ribosomi in diverse linee cellulari. Questo aumento di ribosomi nelle cellule accelera la produzione di peptidi per soddisfare la richiesta di proteine, rendendo il FOWE un possibile potenziatore della resistenza e delle prestazioni fisiche.

DemBiotech presenta un fitocomplesso titolato e standardizzato derivante dall’Echinacea purpurea, ottenuto con una tecnologia innovativa denominata CROP®.

Echinacea purpurea biotech: efficacia standardizzata
Fitocomplesso titolato dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie
Elisa Barbieri, Sofia Bertoncello, Raffaella Rizzi

L’Echinacea purpurea è una pianta erbacea comunemente utilizzata negli integratori alimentari per aiutare le normali difese dell’organismo e le funzionalità delle prime vie respiratorie. Grazie a una tecnologia innovativa denominata CROP® (Controlled Release of Optimized Plants), è stato possibile produrre con la tecnica delle colture vegetali in vitro, a partire da un frammento di pianta di Echinacea purpurea, un fitocomplesso titolato e standardizzato. Questa tecnologia è in grado di assecondare la crescente domanda da parte del mercato di botanicals con elevati standard di qualità e di sicurezza, proteggendo il consumatore da prodotti fraudolenti di scarsa qualità. Il fitocomplesso che ne deriva, titolato in acido cicorico, ha dimostrato, attraverso studi in vitro, di esercitare una marcata attività antinfiammatoria e antiossidante, agendo con effetto protettivo a livello cellulare.

Un interessante lavoro dell’Università di Pisa, in cui viene presentato un supporto multidisciplinare per la gestione dei sintomi nella psoriasi.

Supporto multidisciplinare per la gestione dei sintomi nella psoriasi
Possibili approcci nutraceutici e nutrizionali
Lara Testai, Elisa Chetoni

La psoriasi è definita come una patologia della pelle a carattere cronico-recidivante, caratterizzata da un’infiammazione sostenuta che porta a un’incontrollata proliferazione dei cheratinociti e alla loro differenziazione disfunzionale. All’esame istologico sono evidenti placche che mostrano acantosi, infiltrati infiammatori e neo-vascolarizzazione tipici di una patologia autoimmune su base infiammatoria. Gli approcci terapeutici non sono sempre soddisfacenti e la scelta della terapia è legata al grado di severità e alle comorbidità. Da mite a moderata la psoriasi può essere trattata con terapie topiche, da moderata a severa spesso il paziente ha bisogno di ricevere cure sistemiche. In questo panorama la possibilità di intervenire con successo usando nutraceutici e/o modificando le abitudini alimentari rappresenta un’opportunità da perseguire, nell’ottica di ridurre la gravità della patologia e limitare le recidive. L’integrazione della dieta con vitamina D rappresenta una delle scelte perseguite da maggior tempo e che trovano il solido supporto scientifico. Analogamente anche l’uso di omega 3 ha delle basi razionali, sebbene la scelta della dose sia cruciale. Recenti evidenze suggeriscono interessanti riflessioni sull’importanza di una condizione di eubiosi cutanea e intestinale nella gravità della psoriasi, ma anche nella manifestazione delle recidive. Infine vengono analizzati i risultati positivi ottenuti con diete ipocaloriche e gluten-free, suggerendo l’utilità di un approccio multidisciplinare di supporto alle terapie convenzionali per una migliore gestione dei sintomi e delle comorbidità associate alla psoriasi.

L’approfondimento, a cura dell’Università di Padova, vede al centro dell’interesse le attività biologiche dell’acido alfa-linolenico poichè è un acido grasso omega-3 che risulta avere un ruolo molto rilevante nella nostra dieta.

Acido alfa-linolenico
L’omega 3 sottovalutato
Silvia Michieletto, Francesco Visioli, Stefan-Alexandru Panaite

L’acido alfa-linolenico (ALA) è un acido grasso omega 3 (18:3ω3 o n-3), le cui attività biologiche ed effetti sulla salute, specialmente negli ultimi anni, stanno suscitando un ampio interesse nella ricerca. L’ALA si trova prevalentemente nei vegetali e, essendo un acido grasso della serie omega 3, viene considerato essenziale. L’ALA è il precursore della serie di acidi grassi n-3 a lunga catena e più insaturi, anch’essi essenziali, fra cui l’acido eicosapentenoico (EPA) (20:5ω3) e l’acido docosaesanoico (DHA) (22:6ω3). Mentre EPA e DHA sono acidi grassi ampiamente conosciuti, le ricerche umane sull’acido alfa-linolenico sono ancora scarse e insufficienti per comprenderne pienamente le funzioni fisiologiche. Alcuni studi epidemiologici, peraltro, supportano l’ipotesi che l’ALA, di per sé, sia associato a una riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari, e ad un effetto protettivo sull’infarto miocardico e sull’ictus. Alcuni trial clinici sono stati pubblicati e altri sono in corso di svolgimento. In attesa dei risultati, l’introduzione di alimenti ricchi di ALA o l’ipotesi di un’integrazione sono importanti per le persone che cercano fonti di omega 3 oltre il pesce e l’olio di pesce.

Di grande interesse anche la sezione AGGIORNAMENTI, con preziosi contributi e importanti NOVITA’:
Approfondimenti formulativi, a cura di Sifnut, che affronterà, in questo numero, l’importanza della formulazione corretta della Vitamina B12 per migliorarne l’assorbimento.
La NUOVA rubrica BIOTECH, che introdurrà i nostri lettori nel mondo delle biotecnologie, che oggi trovano applicazione in numerosi settori. Ringraziamo Elena Sgaravatti per questa preziosa collaborazione!

Un occhio di riguardo anche alle AZIENDE che presentano nuovi ingredienti sia legati al focus, sia legati a temi di altrettanto interesse, in particolare:

Questi e tanti altri interessanti argomenti ti aspettano su questo numero... BUONA LETTURA!

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l'integratore nutrizionale

Rivista tecnico-scientifica del settore nutraceutico
e dell'integrazione alimentare

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L’anno è cominciato ormai da un pezzo alternando il giallo limone al rosso vermiglio, passando per un arancione carota. I nostri account social portano a galla quanto pubblicato un anno fa o più e, come direbbero i Tiromancino, “la descrizione di un attimo (…) un’emozione fortissima”. Quando succede a me, un sorriso malinconico va alla vita “di prima”, cioè prima che fossimo parcheggiati in questo tempo sospeso e ovattato dagli schermi dei nostri pc davanti ai quali spendiamo il tempo, senza con questo voler banalizzare il dolore di molti di noi per le perdite di persone care o economiche.
La fatica in questo momento resta e, è quasi inutile dirlo, ci accompagna nelle giornate che trascorriamo distanziati e mascherati. Prendendomi una licenza poetica (Giacomo, me lo concedi?), a volte mi sento come se fosse il venerdì del villaggio (perché sabato no, quello non si può certo dire), ma avverto il piede che è pronto sull’acceleratore per dare gas e (ri)partire.
In tutto questo panorama, gli appuntamenti regolatori da segnare in agenda non mancano e non si fanno attendere. Ne ricordo alcuni. La notifica delle composizioni di miscele al portale di ECHA (finalmente armonizzata. Si può dire? Qualche piccola differenza tra gli Stati c’è ma piccolina) ai sensi dell’art.45 del Regolamento CLP che, con il suo Allegato VIII (già più volte emendato), stabilisce quali elementi fornire all’Agenzia, come, quando e i casi in cui sarà necessario fare un aggiornamento di notifica. È sempre l’All.VIII a introdurre un nuovo codice (il codice UFI) che inizia a comparire sulle etichette di miscele classificate pericolose per effetti chimico-fisici o sulla salute umana. Il suo obiettivo è instaurare una relazione univoca tra se stesso e la composizione di miscela, così da agevolare la risposta in caso di emergenza sanitaria.
Fermi tutti! Ma non avevamo detto che per i cosmetici allo stato finito destinati all’utilizzatore finale il Regolamento CLP non si applica? Sì, certo, lo avevamo detto e continua a essere così, ma prima di giungere allo stato finito e prendere la “connotazione” di prodotto cosmetico, ciò che viene prima è una miscela, quindi…
Gli obblighi di notifica per qualcuno potrebbero già bussare alla porta perché, se è vero che è stato stabilito un periodo transitorio (1/01/2025, data entro la quale deve essere effettuata una notifica ai sensi dell’All.VIII per tutte le miscele immesse sul mercato sia nuove che esistenti), bisogna anche considerare che chi immette sul mercato miscele che non sono già state notificate secondo la legislazione nazionale deve conformarsi all’obbligo a partire dall’1/01/2021 se l’uso finale è del consumatore, ad esempio.
Più di qualche pensiero lo dà anche il Regolamento (UE) 2020/217, cioè il XIV ATP al CLP, che si applica a decorrere dall’1/10/2021 e che porta con sé la modifica dell’All.VI delle classificazioni armonizzate introducendo la classificazione come Carc. 2 H351 (inalazione) per il biossido di titanio (in polvere contenente ≥1% di particelle con diame­tro aerodinamico ≤10 μm).
C’è qualche altra sorpresa? (leggasi con tono sarcastico).
Diciamo che… ci sarebbe la modifica dell’All.II del Regolamento REACH (a opera del Regolamento (UE) 2020/878) che richiederà l’aggiornamento delle schede dati di sicurezza, però hanno dato tempo fino al 2022, quindi direi che ne parliamo un’altra volta.

Pubblicato su Cosmetic Technology 2, 2021

Uno scudo per la protezione dei capelli

di Carolina Lourenco, Marcia de Paula
Hair Care Center, Symrise, Brasile • marcia.paula@symrise.com


Negli ultimi decenni l’inquinamento dell’aria è aumentato a livello globale. Attualmente i consumatori avvertono in maniera sostanziale il modo in cui l’inquinamento dell’aria e le particelle di polvere influenzano direttamente la salute e la qualità della pelle e dei capelli.
In questo studio abbiamo simulato l’esposizione dei capelli all’inquinamento ambientale, utilizzando capelli caucasici decolorati due volte. Abbiamo valutato pettinabilità e lucentezza prima e dopo l’esposizione alle polveri standard in una camera con ricircolo d’aria, controllando densità delle polveri e tempo di esposizione. Le immagini del microscopio elettronico a scansione (Scanning Electron Microscopy, SEM) hanno mostrato l’aspetto della superficie dei capelli dopo la deposizione delle particelle di polvere e lo spettrometro a raggi X a dispersione di energia (Energy Dispersive System, EDS) ha determinato la percentuale di alcuni residui trovati sulle fibre dei capelli.
Le ciocche precedentemente trattate con shampoo e balsamo contenenti l’1% di principio attivo (nome INCI: Pentylene Glycol, Aqua, Glycerin, Triticum Vulgare Bran Extract, 1,2-hexanediol, Caprylyl Glycol) prima dell’esposizione alle particelle di polvere sono risultate meno danneggiate dall’inquinamento simulato. L’energia richiesta per pettinare i campioni e la riduzione della lucentezza sono risultate significativamente inferiori rispetto ai campioni non trattati nello stesso modo. Le immagini SEM hanno mostrato meno particelle aderenti e migliori condizioni generali nei campioni trattati. I valori EDS hanno confermato una minore deposizione di alluminio e calcio.
Il prodotto sotto esame si è dimostrato in grado di impedire l’adesione delle particelle inquinanti migliorando pettinabilità e brillantezza dei capelli. Rappresenta una nuova soluzione per le persone che vivono nelle grandi città a livello di salute, qualità e bellezza dei capelli.

Introduzione
A causa dell’aumento della popolazione, dell’industrializzazione, del numero di veicoli in circolazione e di altri agenti inquinanti, ci troviamo ad affrontare un incremento dell’inquinamento dell’aria. Le microparticelle di polvere (particelle con un diametro massimo di 10/2,5 µm) (1) rilasciate dalle industrie, automobili e non solo, sono anche portatrici di idrocarburi policiclici aromatici, ormai noti come inquinanti organici di varia tossicità. Questi materiali particolati sono composti principalmente da ossidi (alluminio, zolfo, calcio, magnesio e altri ancora).
Attualmente i consumatori avvertono in modo evidente come l’inquinamento dell’aria e le particelle di polvere influenzino direttamente la salute e la qualità della pelle e dei capelli (2). Nella maggior parte delle aree inquinate, le persone non si aspettano che i prodotti per la cura dei capelli possano soltanto lavarli e disintossicarli, ma cercano anche formule capaci di fornire un efficiente scudo antinquinamento.
L’uso dello shampoo unito a quello del balsamo rientra nella routine della cura dei capelli di molti consumatori di tutto il mondo. L’obiettivo principale è quello di rimuovere i residui di prodotti cosmetici e il sebo autosecreto, ma anche il grasso e le polveri provenienti dall’ambiente esterno.
In questo studio abbiamo simulato l’esposizione dei capelli all’inquinamento ambientale. Siamo in grado di dimostrare il deposito delle particelle inquinanti sulla fibra dei capelli e l’inefficacia di semplici shampoo e balsami che non solo non riescono a rimuoverle, ma che non possono evitarne la deposizione.
A tal fine, abbiamo sviluppato una nuova tecnologia in grado di proteggere i capelli dalle polveri inquinanti per mantenerli sani. Pettinabilità e lucentezza sono state valutate prima e dopo l’esposizione dei capelli all’inquinamento standard. […]

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Solventi alternativi per l’estrazione di piante dolomitiche

di Stefano Francescato1, Luigi Rigano2, Sara Ferrari1, Nicola Lionetti3, Gabriele De Nadai1, Stefano Dall’Acqua4,5, Marta Faggian5, Gregorio Peron4, Gianni Baratto1
1Area scientifica, Unifarco, Belluno • stefano.francescato@unifarco.it
2ISPE, Milano
3Rigano Laboratories, Milano,
4Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università degli Studi di Padova
5UniR&D, Padova


Alternative extraction solvents applied to Dolomitic plants
Recovery of skin lightening actives from sustainable processes and supply chains

Dolomites are sedimentary Alpine mountains, created by ocean sediments, located between the European alps and Venice. Following thousands of years of evolution and for the peculiar geography, Dolomite plants developed special adaptation to high altitude and climatic conditions, producing interesting secondary metabolites, necessary for their protection and defence from environmental attacks. Aim of the study was in first place the selection of 5 plants (scullcap, marygold, rhododendron, saffron, mulberry) linked to the Dolomiti environment, derived from sustainable supply chains. The species were extracted with a series of “green” solvents or solvents blends to identify the most performing extractive method to concentrate important actives such polyphenols. Finally, one of the studied extract (mulberry extract) was tested for its depigmentant activity in vitro for a possible application in cosmetics. Since little research has been carried out till now, concerning the identification of appropriate extraction systems, by green chemistry, this work opens the way to the study of new strategies for their tailor-made differential extraction, of analytical methods and activity testing applicable to some plants related to Dolomiti area.

Le Dolomiti sono catene montuose alpine di origine sedimentaria create da depositi oceanici, posizionate tra Venezia e le Alpi europee. Adattandosi a migliaia di anni di evoluzione per la loro particolare posizione geografica, le piante dolomitiche si sono adattate alle elevate altitudini e alle condizioni climatiche, producendo interessanti metaboliti secondari necessari per difendersi dagli attacchi ambientali. Scopo di questo lavoro è stato per prima cosa la selezione di cinque piante legate all’ambiente dolomitico (scutellaria, calendula, rododendro, zafferano, gelso) provenienti da filiere sostenibili. Le specie sono state estratte con una serie di solventi “green” o loro miscele, per identificare il metodo più idoneo alla concentrazione di importanti principi attivi quali i polifenoli. Infine, uno degli estratti studiati (estratto di gelso) è stato testato in vitro per la sua azione dipigmentante cutanea, per una possibile applicazione cosmetica. Dal momento che finora le ricerche riguardanti l’identificazione di nuovi sistemi solventi “green” sono limitate, questo lavoro apre la strada allo studio di nuove strategie estrattive su misura di metodi analitici e di testing da applicare a particolari specie legate all’ambiente dolomitico.

Premessa
La genesi delle Dolomiti è riconducibile all’accumulo oceanico di materiale organico (conchiglie, coralli, alghe) e inorganico (sabbie, limo), trasformatosi, nel corso di milioni di anni, in rocce sedimentarie costituite da carbonati di calcio e magnesio, con tracce di ferro.
Le particolari condizioni geografiche e climatiche dell’area hanno portato in millenni di evoluzione a sviluppare nelle piante endemiche dolomitiche speciali adattamenti all’alta quota e al substrato carbonatico. In questo sito, anche le piante coltivate dall’uomo si adattano alle particolari condizioni climatiche. Cicli termici proibitivi, intensa esposizione ai raggi UV e caratteristico substrato calcareo influenzano positivamente la produzione di interessanti metaboliti secondari, necessari all’auto-protezione dai fattori climatico-ambientali e biologici. Le piante, in risposta agli stimoli dell’ambiente che le circonda, producono una serie di metaboliti secondari, importanti principi attivi che possono avere utili proprietà ai fini cosmetici e salutistici. Spesso queste molecole si ritrovano anche in parti di pianta che costituiscono uno scarto di alcune filiere produttive, come quella agro-alimentare. Il recupero selettivo di queste sostanze dai tessuti vegetali residui potrebbe costituire un processo “green” e i loro benefici funzionali essere adeguatamente sfruttati in cosmetica. Sorprendentemente, fino a ora sono state condotte poche ricerche riguardanti l’identificazione dei sistemi di estrazione più appropriati da vegetali, ispirati alla chimica verde e relativi a specifiche categorie di ingredienti. Sono state studiate strategie sistematiche per un’estrazione differenziale su misura, identificazione analitica e caratterizzazione. Inoltre uno di questi estratti è stato testato per la sua funzionalità sull’attività di inibizione della tirosinasi per valutarne l’azione depigmentante all’interno di formule cosmetiche.

Introduzione
L’estrazione di principi attivi delle piante con mezzi adeguati è uno dei processi industriali più importanti della chimica fine applicata ai cosmetici. Spesso i solventi sono composti organici volatili ottenuti da risorse non rinnovabili, sospettati di essere dannosi sia per la salute umana che per l’ambiente. Oggi la nuova enfasi sulla sostenibilità ambientale e lo sviluppo della chimica verde richiedono la ricerca di solventi alternativi ai derivati dal petrolio poco sostenibili (1). […]

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