La metabolomica in nutraceutica

La comprensione dei meccanismi d’azione degli ingredienti attivi naturali e la valutazione della loro efficacia e sicurezza rappresentano tutt’oggi una sfida nell’ambito dei food supplements. La ricchezza del fitocomplesso e la molteplicità dei target biologici d’azione che caratterizzano molti degli attivi naturali ben si sposano con la visione olistica dell’approccio metabolomico, una scienza che studia il profilo generale dei metaboliti di un organismo e come questi variano a seguito di stimoli di varia natura. In questo lavoro vengono presentati gli studi di metabolomica condotti a seguito della somministrazione prolungata di 4 estratti vegetali impiegati nel mercato nutraceutico (curcuma, caffè verde, Polygonum cuspidatum, cranberry), monitorando i cambiamenti del metaboloma urinario a seguito del trattamento, sia in soggetti sani che in animali da laboratorio. […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 3/2021

EDITORIALE • IN3/2021

Cari lettori, il mese di maggio ha visto importanti novità per quanto riguarda l’alimentazione nei Paesi europei, che hanno suscitato perplessità, dibattiti e contestazioni, soprattutto in Italia. Mi riferisco all’autorizzazione da parte della Commissione europea del consumo alimentare delle larve di Tenebrio molitor (larve della farina), e della proposta di ammettere la pratica della dealcolazione del vino in tutti i Paesi dell’Unione europea.

Ma procediamo con ordine.

Il Panel on Nutrition, Novel Foods and Food Allergens (NDA) dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato a metà gennaio un parere scientifico secondo cui le larve allevate ed essiccate di Tenebrio molitor potranno essere consumate in sicurezza (intere come snack o sotto forma di farina come ingrediente alimentare per pasta o prodotti da forno). A questa decisione è seguito ai primi di maggio il parere favorevole del Comitato permanente per piante, animali, alimenti e mangimi (sezione Nuovi alimenti e sicurezza tossicologica), composto da rappresentanti di tutti i Paesi dell’UE, che ne autorizza l’immissione sul mercato, con adeguata etichettatura per non indurre in errore. Si tratta dei primi insetti dichiarati novel food, tra i 27 riconosciuti edibili, quali cavallette intere e macinate e larve di api mellifere, in attesa di autorizzazione. Attualmente ci sono 11 richieste in attesa di valutazione dell’EFSA.

La decisione formale della Commissione fa parte della strategia Farm to Fork. Secondo la FAO, gli insetti come cibo sono una questione particolarmente rilevante nel XXI secolo, a causa dell’aumento del costo delle proteine animali, dell’insicurezza alimentare, delle pressioni ambientali, della crescita della popolazione e della crescente domanda di proteine tra le classi medie. Pertanto, è necessario trovare soluzioni alternative a quelle convenzionali. Il consumo di insetti contribuisce quindi positivamente all’ambiente, alla salute e ai mezzi di sussistenza. La FAO indica anche che gli insetti sono una fonte di cibo altamente nutriente e salutare, con un alto contenuto di grassi, proteine, vitamine, fibre e minerali. L’uso degli insetti come fonte alternativa di proteine non è nuovo a livello mondiale, visto che vengono regolarmente mangiati in molti Paesi del globo.

Tuttavia, in Europa gli allevamenti sono pochissimi e le farine ottenute dagli insetti vengono utilizzate principalmente come mangime per animali, anche se, vista la crescita della domanda, il comparto degli insetti per uso alimentare è destinato a ritagliarsi un ruolo di peso nel mercato del food. E gli scettici tra i consumatori italiani sono ancora tanti (54% secondo Coldiretti). Perplessità decisamente condivisibile, vista la tradizione alimentare italiana (la nostra dieta mediterranea è stata riconosciuta dall’Unesco Patrimonio culturale immateriale dell’umanità), e i dubbi di carattere sanitario e salutistico ancora in attesa di risposte.

E veniamo al vino senza alcol.

Non parliamo della fake news del vino allungato con l’acqua, notizia smentita anche da Bruxelles, secondo cui “la proposta della Commissione non contiene alcun riferimento all’aggiunta di acqua al vino”. Questo da una parte ci tranquillizza, anche perché, come recitava una nota canzone di Gabriella Ferri: “Se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua. E noi je dimo e noi je famo: C’hai messo l’acqua nun te pagamo ma però”. La proposta della Commissione europea rientra nell’ambito del Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei, e i relativi negoziati, che rientrano nell’ambito della nuova Politica Agricola Comune (PAC) europea, sono ancora in corso (dovrebbero entrare in vigore nel 2023) e consisterebbero nella possibilità di dealcolare anche vini a denominazione d’origine. La Commissione europea ha proposto di modificare il quadro giuridico UE per consentire lo sviluppo dei vini dealcolati, cioè con un tenore alcolico minore rispetto al vino propriamente detto.

L’aspetto è infatti strettamente normativo: ad oggi i vini senza alcol, prodotti attraverso la tecnica della dealcolazione, sfuggono alla definizione di “vino”, che per definizione è una bevanda con una gradazione alcolica minima del 9%. Come chiamare, dunque, questi prodotti analcolici che vino in realtà non sono? I diversi Paesi hanno applicato ciascuno definizioni diverse, per questo la Commissione Europea sta lavorando a una proposta unificatrice. Del resto in molti Paesi, quali Spagna e Nord europa, le bevande analcoliche sono sempre più diffuse, soprattutto per via delle preoccupazioni su dieta e salute in generale. Punto di vista sostenuto anche dai produttori medio-grandi, desiderosi di accedere per esempio agli enormi mercati di Paesi a maggioranza musulmana, come Arabia Saudita e Indonesia, dove il consumo di alcolici è molto ridotto (e quindi anche dei vini europei).

Questione quindi ancora aperta e non così negativa né per i consumatori né per i produttori. Non ci resta che brindare (magari con una classica bottiglia di Prosecco e un vassoio di croccanti patatine fritte) alle tavole imbandite del domani!…

L’Integratore Nutrizionale n°3/2021

L’Integratore Nutrizionale n°3/2021

Focus: piante e derivati naturali

Il nuovo numero de L’Integratore Nutrizionale ha dato spazio a diversi e importanti contributi sia legati al focus che non, eccone una breve presentazione cominciando dai nostri ARTICOLI scientifici:

Un articolo, a cura dell’azienda EPO, in collaborazione con l’Università degli Studi Federico II di Napoli, che ripercorre lo sviluppo di un estratto secco di Epilobium angustifolium L. che, come da indicazione riportata nelle Linee guida ministeriali di riferimento per gli effetti fisiologici, è impiegato per la funzionalità della prostata.

L’importanza della multidisciplinarietà nello sviluppo di nuovi botanicals
Il caso dell’Epilobium angustifolium L.
Violetta Insolia, Giovanna Nicotra, Cristina Santarcangelo, Maria Daglia

Gli estratti vegetali (botanicals) compresi nell’allegato 1 del Decreto del Ministero della Salute del 10 agosto 2018 sono comunemente utilizzati negli integratori alimentari, in quanto sono ingredienti ammessi dalla legislazione vigente in questa categoria di alimenti. Per garantire la qualità di tali prodotti, in termini di sicurezza nelle condizioni di impiego ed efficacia, la produzione degli estratti vegetali deve seguire un percorso rigoroso, supportato dalla ricerca scientifica, che non può prescindere da un approccio multidisciplinare che spazia dalla chimica e dalla biologia fino ad arrivare alla clinica, all’epidemiologia e alla sociologia. Qui riportiamo l’esempio dell’approccio multidisciplinare applicato allo sviluppo di un estratto di epilobio, con effetti benefici sulla funzionalità prostatica.

L’Università degli studi di Padova presenta uno studio dei meccanismi d’azione di curcuma, caffè verde, Polygonum cuspidatum e cranberry

La metabolomica in nutraceutica
Studio dei meccanismi d’azione di curcuma, caffè verde, Polygonum cuspidatum, cranberry
Marta Faggian, Gregorio Peron, Stefano Dall’Acqua

La comprensione dei meccanismi d’azione degli ingredienti attivi naturali e la valutazione della loro efficacia e sicurezza rappresentano tutt’oggi una sfida nell’ambito dei food supplements. La ricchezza del fitocomplesso e la molteplicità dei target biologici d’azione che caratterizzano molti degli attivi naturali ben si sposano con la visione olistica dell’approccio metabolomico, una scienza che studia il profilo generale dei metaboliti di un organismo e come questi variano a seguito di stimoli di varia natura. In questo lavoro vengono presentati gli studi di metabolomica condotti a seguito della somministrazione prolungata di 4 estratti vegetali impiegati nel mercato nutraceutico (curcuma, caffè verde, Polygonum cuspidatum, cranberry), monitorando i cambiamenti del metaboloma urinario a seguito del trattamento, sia in soggetti sani che in animali da laboratorio. Questi studi hanno da una parte correlato la somministrazione degli estratti vegetali alla presenza di marker urinari legati a specifiche trasformazioni fisiologiche, come il metabolismo degli acidi grassi e la riduzione dell’attività infiammatoria, fornendo informazioni circa il meccanismo d’azione; dall’altra hanno dimostrato il ruolo attivo del microbiota intestinale, la cui composizione viene non solo influenzata a seguito della somministrazione dell’estratto ma ne influenza a sua volta i processi metabolici e l’attività.

Francesco Francini Pesenti presenta una revisione della letteratura scientifica riguardante gli Integratori alimentari a base di curcuma e un loro possibile danno epatico.

Integratori alimentari a base di curcuma e danno epatico
Una revisione della letteratura scientifica
Francesco Francini Pesenti

La psoriasi è definita come una patologia della pelle a carattere cronico-recidivante, caratterizzata da un’infiammazione sostenuta che porta a un’incontrollata proliferazione dei cheratinociti e alla loro differenziazione disfunzionale. All’esame istologico sono evidenti placche che mostrano acantosi, infiltrati infiammatori e neo-vascolarizzazione tipici di una patologia autoimmune su base infiammatoria. Gli approcci terapeutici non sono sempre soddisfacenti e la scelta della terapia è legata al grado di severità e alle comorbidità. Da mite a moderata la psoriasi può essere trattata con terapie topiche, da moderata a severa spesso il paziente ha bisogno di ricevere cure sistemiche. In questo panorama la possibilità di intervenire con successo usando nutraceutici e/o modificando le abitudini alimentari rappresenta un’opportunità da perseguire, nell’ottica di ridurre la gravità della patologia e limitare le recidive. L’integrazione della dieta con vitamina D rappresenta una delle scelte perseguite da maggior tempo e che trovano il solido supporto scientifico. Analogamente anche l’uso di omega 3 ha delle basi razionali, sebbene la scelta della dose sia cruciale. Recenti evidenze suggeriscono interessanti riflessioni sull’importanza di una condizione di eubiosi cutanea e intestinale nella gravità della psoriasi, ma anche nella manifestazione delle recidive. Infine vengono analizzati i risultati positivi ottenuti con diete ipocaloriche e gluten-free, suggerendo l’utilità di un approccio multidisciplinare di supporto alle terapie convenzionali per una migliore gestione dei sintomi e delle comorbidità associate alla psoriasi.Una revisione 

della letteratura scientifica

Roberto Miniero, in collaborazione con altri esperti universitari, propone la revisione sulle proprietà nutraceutiche del latte di cammella.

Il latte di cammella
Revisione della recente letteratura sulle proprietà nutraceutiche
Roberto Miniero

La composizione unica, i valori nutrizionali e i numerosi effetti benefici del latte di cammella (LC) sono ben noti fin dall’antichità. Il LC sta attirando interesse crescente per i suoi effetti positivi sul controllo e prevenzione di molteplici patologie. Numerosi studi sono stati condotti, principalmente da ricercatori arabi, indiani, israeliani e pakistani, in aree dove la popolazione di cammelli è maggiormente presente. I risultati delle loro ricerche, sebbene effettuate su casistiche limitate, suggeriscono come il LC potrebbe essere utilizzato con buoni risultati in soggetti con diabete mellito (DM), allergia alle proteine del latte vaccino (APLV) e intolleranza al lattosio. 

In Europa e negli USA, piccoli allevamenti producono LC fresco o a lunga conservazione disponibile sul mercato internazionale. Nei primi mesi del 2013 il Dipartimento per la Salute e la Politica dei Consumatori della Commissione europea ha concluso le procedure di autorizzazione per l’importazione del LC a lunga conservazione dagli Emirati Arabi, rendendo più agevole il reperimento del prodotto in Europa. Questo lavoro descrive la composizione e le proprietà nutrizionali del LC. Questa revisione aggiorna sui dati più recenti della letteratura circa la  composizione e le proprietà nutraceutiche del LC.

Di grande interesse anche la sezione AGGIORNAMENTI, con preziosi contributi e importanti approfondimenti:
– LETTERATURA SCIENTIFICA: Domenico Barone parla di botanicals e in particolare modo delle alghe.
– RICERCA E INNOVAZIONE: Sara Di Costanzo e Silvia Romagnoli, della ricerca e Sviluppo di OFI-Procemsa Group, puntano l’attenzione sulla tisana liquida ready-to-use come innovazione per il benessere mentale.
– APPROFONDIMENTI FORMULATIVI: SIFNUT, in questo numero, presenta The golden nutraceutical, il Coenzima Q10.
– PIANTE E DERIVATI BOTANICI: si affronta il tema dell’adulterazione dell’olio di lavanda.
– APPROFONDIMENTI NORMATIVI che dà spazio ai preziosi aggiornamenti di Gabriella Ferraris e Armando Antonelli.
– PUBBLICITA’ AL VAGLIO: l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria monitora i messaggi che non rispettano il Codice della Comunicazione Commerciale.
– BIOTECH: Gabriele Fontana ci aggiorna sullo studio dell’Unione europea sulle nuove tecniche genomiche (NGT) sviluppate per rendere sempre più sostenibili le biotecnologie vegetali.

Un occhio di riguardo anche alle AZIENDE che presentano nuovi ingredienti sia legati al focus, sia legati a temi di altrettanto interesse, in particolare:

Questi e tanti altri interessanti argomenti ti aspettano su questo numero... BUONA LETTURA!

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

Tecnologia Omega Ceramide®

Tecnologia Omega Ceramide®

Ω9 Ceramide Olive®, Vitaskin E® e Ceralink+®

La tecnologia Omega Ceramide® è un processo produttivo a basso impatto ambientale: reazione biocatalizzata da enzimi, senza l’utilizzo di solventi, che parte da substrati vegetali. La sintesi inizia con amminoglicerolo e acido grasso differente a seconda della fonte vegetale utilizzata, ottenendo infine una struttura a testa polare e code apolari con proprietà chimico-fisiche caratteristiche delle ceramidi (Fig.1). Questa tecnologia presenta tre aspetti positivi:
1. Ripristino del cemento lipidico intercorneocitario: migliora la coesione dei cheratinociti con effetto ristrutturante della barriera cutanea.
2. Stabilizzazione degli UFA: aumenta la stabilità all’ossidazione e facilita la formulazione.
3. Aumento della biodisponibilità degli UFA grazie alle caratteristiche biomimetiche della struttura: incrementa l’efficacia dell’attivo. Interessanti attivi prodotti con questa tecnologia sono:
• Ω9 Ceramide Olive®, veicolante acido oleico da olio d’oliva;
• Vitaskin E®, contente omega 6 e 3 da semi di lampone, e un derivato della vitamina E;
• Ceralink+®, con acido linoleico da semi di cartamo e Ceramide 3.

Ω9 Ceramide Olive® (nome INCI: Olive Oil Aminopropanediol Esters) è un attivo indicato per prodotti anti-ageing, in grado sia di ripristinare la corretta omeostasi della barriera cutanea sia di avere un effetto rassodante.
Vitaskin E® (nome INCI: Raspberry Seed Oil/Tocopheryl Succinate Aminopropanediol Esters) è un attivo in grado di stimolare la ristrutturazione degli strati cutanei grazie al contenuto di acido linoleico, linolenico e del derivato della vitamina E, più stabile e biodisponibile.
Ceralink+® (nome INCI: Safflower Oil/Palm Oil Aminopropanediol Esters, Ceramide 3) è un attivo costituito da una delle ceramidi maggiormente presenti nello strato corneo (~22%), la ceramide N, e due analoghi della ceramide 10 (NdS) e 2 (NS) ottenuti tramite tecnologia Omega Ceramide® con olio di cartamo.
Ceralink+® stimola la sintesi di un precursore partecipante alla formazione endogena di ceramidi, migliora quindi la composizione della barriera cutanea aumentando le difese da aggressioni esterne e conseguente riduzione dello stato infiammatorio.
Le caratteristiche tecniche di Ω9 Ceramide Olive®, Vitaskin E® e Ceralink+® sono riportate in Tabella 1.

Ω9 Ceramide Olive®
I test di efficacia eseguiti verificano l’attività anti-elastasi e la capacità di migliorare l’elasticità e la tonicità cutanea.

Studi in vitro
Studi in vitro su espianti di pelle umana (cute addominale di donne di 40 anni) comprovano l’azione inibente dell’enzima elastasi; questo è una proteasi che catalizza la degradazione dell’elastina con conseguente peggioramento del tessuto connettivo, riducendo le proprietà elastiche della pelle quando sottoposta a forze meccaniche, con conseguente perdita di tono.
Sugli espianti è applicata giornalmente (per 6 giorni) un’emulsione contenente l’1% di Ω9 Ceramide Olive® o placebo e successivamente elastasi. Sono osservate poi le fibre al microscopio ottico per misurare la superficie occupata.
Il network di fibre elastiche di partenza rimane inalterato al termine del test senza l’applicazione dell’enzima; dove questo viene applicato la differenza è netta tra il trattamento con crema contente l’attivo e i casi trattati con placebo.
In questi ultimi le fibre sono nettamente deteriorate a differenza del precedente dove il network rimane immutato, prova dell’inibizione dell’enzima.

Studi in vivo
Studi in vivo su 20 volontari con una condizione di cute molto secca e danneggiata dimostrano come l’applicazione bigiornaliera (per 56 giorni) di un’emulsione contenente l’1% di Ω9 Ceramide Olive® porti a un significativo aumento dell’elasticità e tonicità della pelle (verificato con analisi del microrilievo).
A differenza dell’utilizzo del placebo, che non porta a un risultato significativo, l’uso della crema con l’attivo migliora del 33% le microdepressioni nell’80% dei volontari […]

Tutti i componenti di Ω9 Ceramide Olive®, Vitaskin E® e Ceralink+® sono conformi al Regolamento (CE) n.1223/2009, privi di qualsiasi sostanza proibita, CMR e allergeni.
Sono materie prime ben tollerate dalla pelle, con un profilo tossicologico sicuro sia per la cute che per gli occhi.
Ω9 Ceramide Olive® e Vitaskin E® non contengono derivati da palma. I componenti derivati da palma costituenti Ceralink+® sono certificati RSPO.
I nomi INCI delle materie prime sono registrati in EU, USA e Giappone; in Cina tutti i componenti degli attivi sono listati nell’elenco IECIC e in più la Ceramide 3 del Ceralink+® è presente anche nell’elenco IECSC.

La tecnologia Omega Ceramide® contrappone un alto livello di efficacia a un basso impatto ambientale.
Il mercato è in continua ricerca di prodotti funzionali e questa tecnologia è in grado di offrirli.
Ω9 Ceramide Olive®, Vitaskin E® e Ceralink+® sono attivi versatili dal punto di vista formulativo e funzionale, utilizzabili sia nelle classiche emulsioni che in prodotti anidri.

MAKEUP TECHNOLOGY

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
VARIATI - SOLABIA

TECNOLOGIA Omega Ceramide®

Validazione/descrizione di un impianto per la produzione di emulsioni

Validazione/descrizione di un impianto per la produzione di emulsioni

Sistema composto da fusore e turboemulsore

Questo articolo descrive l’impiantistica di produzione delle emulsioni. Verrà prima fatta una breve introduzione riguardo le norme di buona fabbricazione (Good Manufacturing Practices, GMP) dal punto di vista impiantistico, con la descrizione delle tipologie di emulsioni e l'importanza della pulizia e sanitizzazione; si proseguirà poi con la descrizione delle macchine e del processo. Scopo della trattazione è illustrare l'adeguatezza dell'impianto alla fabbricazione dei prodotti cosmetici, in particolare delle emulsioni (mascara).

Validation/description of an emulsion production plant
System composed of melter and turboemulsifier

This article describes the emulsion production plant.
A brief introduction will first be made regarding good manufacturing practices regarding machinery, the description of the types of emulsions and the importance of cleaning and sanitization; we will then continue with the description of the machines and the process.
The purpose of the discussion is to illustrate the suitability of the plant for the manufacture of cosmetic products, in particular emulsions (mascara).

Definizione e descrizione di un impianto e validazione, adeguatezza alla produzione di emulsioni (mascara).

Materiali e Metodi
La validazione è considerata come la verifica della conformità di almeno tre produzioni conformi.
Di seguito è illustrato un esempio di formula e metodo con cui si va a testare il funzionamento dell’impianto.

Esempio di formula e metodo di produzione
Ingredienti o materiali (mascara)
Gli ingredienti sono acqua, idratante, solvente, collante, gelificante, emulsionante, colorante, fattore di consistenza, cere, filmogeni e conservanti.
Il sistema di produzione o metodo prevede l’utilizzo di 2 macchine: fusore e turboemulsore.
Ciascuno dei due impianti è dotato di mescolatore; il turboemulsore in più ha la turbina od omogeneizzatore, fondamentale per ottenere l’emulsione.
Nel fusore viene lavorata la fase oleosa composta da: fattore di consistenza, cere e filmogeni.
Nel turboemulsore vengono lavorate le seguenti fasi:
• Fase 1: acqua, idratante, solvente.
• Fase 2: collante, gelificante.
• Fase 3: acqua, emulsionante.
• Fase 4: colorante.
• Fase 5: conservanti.

MAKEUP TECHNOLOGY

Antonio Zaghi
BP2, Cernusco sul Naviglio (MI)
antoniozaghi@bp2inox.it

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
bp2 inox

Validazione/descrizione
di un impianto per la produzione di emulsioni

Il mascara naturale

Il mascara naturale

Aspettative vs realtà: come la formulazione dei mascara si adatta ai nuovi trend del mercato

L’articolo è volto a definire il significato dei numerosi claim che negli ultimi anni hanno popolato il mondo della cosmetica. Il consumatore è sempre più spesso desideroso di capire e controllare quello che sta comprando e utilizzando. A questo scopo ho voluto approfondire quali sono i mezzi che può utilizzare per informarsi e analizzare la qualità delle informazioni che può ottenere con questi strumenti. Non esistendo una definizione chiara e univoca di “naturale”, il concetto viene spesso male interpretato. A “naturale” si sono uniti molti altri nuovi claim, in relazione ai quali ci sono molti miti da sfatare. Nella seconda parte dell’articolo si entra nel dettaglio di una delle categorie cosmetiche più coinvolte da questo trend: il mascara. Il mascara naturale viene percepito dal consumatore come più sicuro e meno irritante, ma queste preoccupazioni sono realmente giustificate? Entrando nel dettaglio di ogni classe di materie prime utilizzate in un mascara, possiamo vedere come questa tipologia di prodotto si sta adattando alle nuove tendenze.

Natural mascara
Expectations vs reality: how mascara formulation adapts to new market trends

This article is aimed at defining the meaning of the numerous claims that have populated the world of cosmetics in recent years. Consumers are increasingly eager to understand and control what they are buying and using. For this purpose I wanted to investigate what are the tools that can be used to inform themselves and analyze the quality of information they can get with these tools.
As there is no clear and univocal definition of “natural” the concept is often misinterpreted. To “natural” have joined many other new claims in relation to which there are many myths to debunk.
In the second part of the article, we go into detail about one of the cosmetic categories most affected by this trend: mascara. Natural mascara is perceived by consumers as safer and less irritating, but are these concerns really justified? By going into detail about each class of raw materials used in a mascara, we can see how this type of product is adapting to the new trends.

Era il 2010 quando Johann Wiechers parlava di “Naturale” come la nuova religione cosmetica.
Argomentava il suo articolo partendo dal rapporto tra scienza e religione, sostenendo che la religione è qualcosa che non deve essere provata da fatti; se la religione avesse delle prove sarebbe una scienza e a quel punto non sarebbe più una fede. Quindi perché definire come “naturale” la nuova religione cosmetica? Perché non c’è evidenza della superiorità del naturale sul sintetico, ma nonostante ciò molti consumatori pensano che “naturale” sia migliore.
Continuava l’articolo con vari aneddoti, tra cui la sua discussione con una persona che sosteneva che i tensioattivi naturali fossero migliori “perché sono naturali” e che “essendo naturali non irritano e sono migliori per la pelle”. Alla sua ulteriore domanda: “E perché non irritano la pelle?”. La risposta fu: “Perché sono naturali”. A quel punto cercò di spiegare al “credente del naturale” che la struttura dei tensioattivi li porta ad avere una maggior probabilità di interagire con le membrane cellulari, ed è questa la ragione del loro potere irritante. La verità non è che tutti i tensioattivi naturali non sono irritanti e che tutti i tensioattivi sintetici lo sono (1).
Sono passati 11 anni e il “credo” del naturale si è diffuso e sviluppato secondo diverse diramazioni.
Partendo da quello che era puramente un credo, la parte scientifica della cosmetica ha cercato di approfondire, trovare una linea comune e dare una logica a questo grande trend.
A oggi al naturale si affiancano tanti nuovi concetti più tangibili e dimostrabili: sostenibile, a basso impatto ambientale, biodegradabile, zero-waste, enviromental friendly, upcycling, short INCI, ecc.
Mentre per un consumatore esperto e informato questi sono claim ben distinti, il 50% dei consumatori europei non è in grado di definire la differenza tra un cosmetico naturale e biologico, ma nonostante questo, nel 2016 l’80% delle donne francesi ha acquistato un cosmetico naturale/biologico e il 50% di queste dichiara di averlo fatto dopo aver realizzato l’impatto ecologico dei prodotti non biologici (2).
È chiaro, quindi, che nonostante la confusione e la mancanza di una regolamentazione, indipendentemente dalla motivazione di base, che sia per cieca fiducia o per consapevole informazione, questo tipo di trend non è destinato a sparire a breve.

MAKEUP TECHNOLOGY

Lara Checchi
Research Chemist, Oxygen Innovation, Crema (CR)
lchecchi@oxygendevelopment.com

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
OXYGEN DEVELOPMENT

MASCARA IS BLACK

La schiuma: piacere, poligamia e divinità

di Paolo Siragusa, Cosmetic Designer, Membro del Comitato Scientifico di Cosmetic Technology
p.siragusa@respharmaind.com


L’espresso mi ha sempre appagato, ma sono diventato poligamo da quando ho scoperto il cappuccino e la panna montata. Appena sveglio, l’anima (fase dispersa del nostro essere) si rallegra ogni mattina quando provo la delizia della morbida texture del cappuccino o il vellutato spessore della panna montata. Queste texture morbide, sensorialmente dinamiche, più o meno evanescenti (cappuccino vs panna montata), sono il risultato del sapiente utilizzo di uno dei sistemi dispersi più affascinanti: Sua divinità la schiuma (Fig.1).
La schiuma è una divinità complessa: a volte si erige su fondamenta solide e stabili (pomice), altre volte la struttura ondeggia e svanisce rapidamente. Nel caso del cappuccino, queste variazioni sono imputabili per lo più al tipo di latte (parzialmente scremato o intero) e alla pressione di vapore (Anima). Comunque sia, è innegabile come panna montata e il cappuccino abbiano un mouthfeel davvero piacevole per i consumatori.

Divinità nella vita quotidiana
Intimamente misteriosa, leggera e soffice come una nuvola, seduce e avvolge filosofi e artisti dalla notte dei tempi. L’architettura a bolle è la classica rappresentazione di questa divinità: alveoli di gas racchiusi in un liquido o in un solido, rappresentazione, questa, dei tre stati della materia (schiume solide, schiume liquide).
Nell’industria alimentare intere categorie di prodotti come pane, birra e spumante poggiano su bolle effimere. Nell’universo cosmetico le schiume sono comunemente usate nei prodotti toiletries, ma anche in prodotti detossificanti come bubble mask o di trattamento skin care come le sorbet cream. Questa è un’ulteriore conferma che la texture schiuma offre un mouthfeel e skinfeel particolarmente apprezzato e in continua evoluzione.

Massaggiamo con l’aria
Nell’accettazione comune, la schiuma, che è una proprietà tipica dei tensioattivi (non solo), è associata alla performance detergente, ma in realtà è più di un attributo sensoriale percepito dal consumatore: la schiuma serve a far galleggiare le particelle idrofobiche lontano dal substrato. In Tabella 1 sono riportati alcuni esempi di tensioattivi impiegati per toiletries, caratterizzati per schiumabilità in soluzione acquosa e sensorialità, in ordine per schiumabilità crescente.
Nelle schiume, un liquido avvolge “teneramente” un gas in cui è disperso, motivo per il quale tutte le schiume liquide hanno una densità molto bassa. Inglobando volumi importanti di gas, assumendo quindi l’aspetto di una schiuma, la texture diventa morbida e soffice: quello che prima poteva essere percepito come “appiccicoso” e sgradevole diventa, al contrario, più evanescente e piacevole. Sensorialmente, la mancanza di appiccicosità è dovuta all’effetto di espansione del volume (transforming texture), apprezzabile soprattutto durante l’azione detergente. Durante lo shampooing (da “shampoo”, parola indiana per indicare l’applicazione di una pressione/massaggiare) il massaggio ricopre un ruolo fondamentale, responsabile per la gradevolezza dell’azione detergente. Quando il substrato è il capello, come nei prodotti shampoo, la schiuma e la formazione di coacervati in applicazione rappresentano la chiave per ottenere un prodotto di successo, sia sensorialmente che di performance. Un esempio di formulato per shampoo per uso professionale è riportato qui di seguito.
Inoltre, le schiume possiedono un’altra interessantissima proprietà: il trasferimento di calore. Se si tocca l’acqua a una temperatura intorno ai 10°C si percepirebbe una sensazione di freddo, ma questo non avviene con schiume alla medesima temperatura. Questo perché la conducibilità termica dell’aria è dieci volte inferiore a quella dell’acqua, e quindi il calore non viene condotto ed è uno dei motivi per cui le schiume sono sistemi di elezione per i prodotti da rasatura (schiume da barba). Anche le mousse per capelli di ultima generazione sfruttano questa peculiare proprietà: possiedono una percentuale maggiore di aria rispetto a un liquido, e quindi evitano possibili shock termici durante l’applicazione, grazie alla minore velocità di trasferimento della temperatura.
Parecchie proprietà restano ancora da spiegare, per esempio la scorrevolezza della panna montata, una singolare combinazione di caratteristiche solide e liquide o la sonoluminescenza, un effetto straordinario per cui una bolla che galleggia su un liquido trasforma il suono in luce (proprietà, questa, che potrebbe diventare di interesse nella cosmetica decorativa).

Cappuccino o panna montata?
Non tutte le schiume sono uguali, infatti le proprietà schiumogene sono generalmente divise in schiumabilità e stabilità della schiuma. La “schiumabilità” si riferisce a quanto rapidamente si genera la schiuma. In altre parole, è la capacità di formare bolle facilmente. Questa proprietà è riconoscibile dal grande volume di schiuma che si genera istantaneamente. La schiuma con un’eccellente schiumabilità si forma facilmente con solo una leggera forza meccanica, come lo sfregamento leggero delle mani (cappuccino/shampoo). In base alla tipologia di tensioattivi scelti si possono ottenere schiume liquide da “aperte” (ben alveolate, evanescenti) a “chiuse” (compatte, cremose), espressioni della bagnabilità, solubilità, idrofobicità e transienza di questa texture.
La “stabilità della schiuma” si riferisce alla capacità di mantenere la schiuma che si è già formata (panna montata). Generalizzando in sistemi anionici, tensidi anfoteri sono, generalmente, eccellenti stabilizzatori di schiuma. Questo in quanto i tensioattivi anionici primari e le molecole di betaina co-adsorbono all’interfaccia acqua-aria, e la repulsione elettrostatica tra le molecole di tensioattivo anionico è schermata dalle unità cationiche (pH dipendenti) delle molecole di tenside anfotero. Viceversa, piccole aggiunte di tensidi non ionici o cationici possono migliorare la schiumabilità.
Sfortunatamente, la schiumabilità e la stabilità della schiuma potrebbero essere proprietà contraddittorie e, pertanto, entrambe le caratteristiche non possono essere migliorate da un solo tipo di booster per la schiuma. Questo fatto è stato provato empiricamente, e la miscelazione di booster non ionici e anfoteri insieme ai tensioattivi anionici primari è stata utilizzata come metodo standard in tutto il mondo per formulare detergenti liquidi.

Beyond texture
Il fascino della schiuma è anche estetico. Opere d’arte ne hanno sfruttato e sottolineato la bellezza evanescente, mentre la sua associazione con le onde del mare le assegna un posto a parte nella mitologia, la quale genera a sua volta arte: dalla turbolenza spumeggiante di Leonardo a La grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai (Fig.2). La qualità della schiuma rappresenta il carattere edonistico del prodotto, basti pensare che la crema sta all’amante del cappuccino come il colletto al bevitore di birra.

 

Articolo pubblicato su Cosmetic Technology 2, 2021

Black of 35

Black of 35

Carbon black non-nano e pre-disperso ideale per eyeliner e mascara

“Specchio, specchio delle mie brame,
chi ha lo sguardo più intenso del reame?”

Potrebbe forse essere il mantra rivisitato di una fiaba dei fratelli Grimm dei giorni nostri.
Ciglia effetto volume ed eyeliner grafici continueranno a rappresentare la tendenza dei prossimi mesi. La mascherina ci accompagnerà ancora per qualche tempo, riportando l’attenzione sul nostro più affascinante strumento comunicativo: gli occhi.
Le formulazioni di eyeliner e mascara, per considerarsi performanti, devono poter rispondere a una serie di criteri: pay-off soddisfacente, viscosità adeguata, scorrevolezza in applicazione e lunga durata.
Un ulteriore requisito fondamentale risiede nell’accurata selezione del packaging: uno scovolino o un applicatore poco idonei possono compromettere le performance di una formula ottimale.
Nonostante in commercio si possano reperire delineatori occhi e mascara delle colorazioni più svariate, il grande classico resta sempre il nero: il colore della notte e del carbone. Sì, il carbone.
C’erano una volta, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, il profumiere francese Eugène Rimmel e T. L. Williams (fondatore di Maybelline): i pionieri della formulazione del mascara. I primi prototipi vennero creati miscelando vaselina a polvere di carbone.
Il nero fumo, o Carbon black (CI 77266), è il pigmento inorganico nero per eccellenza, costituito da particelle finissime di carbonio amorfo ottenute attraverso la combustione incompleta di idrocarburi.
Il Carbon black (D&C Black 2) è tuttavia un “osservato speciale” da parte della Commissione europea1 e della Food and Drug Administration (FDA) per i suoi possibili rischi per la salute umana.
Un carbon black pre-disperso in forma non- nano è la favola di ogni formulatore?
“I sogni son desideri” che oggi diventano realtà.
Gale & Cosm distribuisce in esclusiva per l’Italia il BLACK OF 35 di Nanogen, una dispersione acquosa di Carbon black stabile, versatile e di facile impiego.

Il BLACK OF 35 (nome INCI: Water, Black 2, Butylene Glycol, Laureth-20, 1,2-hexanediol) è una dispersione acquosa di D&C Black 2 al 35%, dotato di elevata purezza e in forma non-nano.
L’ingrediente si presenta come un fluido lievemente viscoso, dall’intensa e uniforme nuance nera.
Il BLACK OF 35 rispetta i requisiti previsti dal Regolamento EU 1223/20092 e dalla FDA secondo il Code of Federal Regulations (CFR) Title 21.
In accordo con la ISO 16128, la percentuale di origine naturale è pari a 6,35%.
In Tabella 1 sono riportate le caratteristiche tecniche del prodotto.

I benefici legati al suo impiego sono molteplici:
1. stabilità nel tempo, senza formazione di precipitati e/o viraggio di colore;
2. rapidità di dispersione;
3. intensità e purezza del colore (il nero è più profondo rispetto all’ossido di ferro tradizionale);
4. resistenza intrinseca agli oli.
Per dimostrare le prestazioni del BLACK OF 35 sono stati svolti un test di stabilità per 3 mesi e un Cycling test.
Il BLACK OF 35 è risultato, in entrambi i casi, estremamente performante.
Andiamo a esaminare nel dettaglio i risultati ottenuti.
La stabilità è stata valutata mantenendo un becher contenente BLACK OF 35 puro a temperatura costante di 25°C per 3 mesi.
In Tabella 2 è possibile confrontare la viscosità a T0, a distanza di una settimana, dopo un mese e dopo 3 mesi. Come si desume dai dati, la viscosità non ha subito evidenti alterazioni; inoltre non si sono presentati fenomeni di cristallizzazione, aggregazione di particelle e/o precipitazione della componente solida.
Il BLACK OF 35 è caratterizzato da una notevole rapidità di auto-dispersione in fase acquosa. La sequenza di immagini della Figura 1 descrive il comportamento tempo-dipendente del BLACK OF 35 allo 0,05%, in un becher contenente acqua demineralizzata.
Dopo appena 15 secondi, il prodotto risulta essere completamente disperso senza agitazione alcuna e la soluzione appare omogenea.
Per un’indagine approfondita della stabilità del prodotto, il secondo metodo sperimentale utilizzato è il Cycle test, in cui è stato confrontato il BLACK OF 35 con un ingrediente analogo della concorrenza. […]

Il BLACK OF 35 è da ritenersi sicuro nelle condizioni di utilizzo consigliate. Non contiene nanomateriali, CMR, SVHC e diossano.

Per ottimizzare la resistenza all’acqua e sebo del BLACK OF 35, si consiglia l’impiego combinato del BLACK OF 35 con il Nanosol SS (nome INCI: Acrylates Copolymer) di Nanogen.
La sinergia tra i due elementi è stata dimostrata mediante la preparazione di una miscela di BLACK OF 35 al 30%, Nanosol SS al 30% e acqua al 40%. […]

FaseNome INCINome commerciale%
AAqua-59
BAlgin Vivastar CS 052 Alginate (Gale & Cosm)1,5
Glycerin-4,5
CPolyglyceryl-4 Hemp SeedateGalehemp WS (Gale & Cosm)5
DAqua, Black 2, Butylene Glycol, Laureth-20, 1,2-hexanediolBLACK OF 35 (Gale & Cosm)25
EAcrylates CopolymerNanosol SS (Gale & Cosm)4
FPhenoxyethanol, Ethylhexylglycerin-1
Sodium Hydroxide-q.b.
Descrizione processo produttivo

MAKEUP TECHNOLOGY

Cecilia Compagnoni
Product Specialist
tel 02 9315076
cecilia.compagnoni@galecosm.com

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
gale & cosm

BLACK OF 35

Mascara is back

Mascara is back

La nuova era del mascara: protagonista in tempi di crisi

Obiettivo di questo articolo è evidenziare come negli ultimi anni il mascara abbia cambiato il suo corso, partendo dal suo momentaneo declino a inizio 2018, fino alla sua sorprendente ascesa a seguito della crisi sanitaria mondiale del 2020: un prodotto che negli ultimi anni è stato altamente sottovalutato, sta ora vivendo una nuova era. L’entrata in scena delle mascherine come parte integrante della quotidianità ha di fatto messo in ombra la categoria di prodotti labbra, aumentando il focus sugli occhi. Tutto ciò ha portato alla nascita del termine “mascara index”, strumento di misurazione del mercato che ha sostituito il famoso “lipstick index”, coniato nel 2001 successivamente all’analisi della vendita di rossetti durante la crisi economica di quel periodo. L’area occhi è oggi il focus del color makeup e in particolare il mascara è tra i prodotti più richiesti dell’ultimo anno, in quanto capace di dare il giusto risalto allo sguardo, importante strumento di comunicazione in questo periodo in cui la distanza è una necessità. Il mascara è un prodotto estremamente tecnico e soggettivo, per cui è necessario trovare la perfetta sinergia tra i vari elementi che lo compongono per ottenere un prodotto performante e vincente. In aggiunta, ha anche bisogno di essere attrattivo e in linea con la richiesta di mercato, in continua evoluzione a seconda del contesto sociale e culturale. Ecco perché è necessario sviluppare un mascara che segua i trend del momento, partendo dalla ricerca di un volume ad alta definizione e lunga durata, alla domanda di formulazioni sempre più all’avanguardia, naturali e “clean”.

Mascara Is Back!
Mascara New Era: protagonist in times of crisis

Purpose of this article is to highlight how the mascara trend has changed in recent years; from its momentary decline in early 2018, to its surprising rise following the 2020 world health crisis: a product that has been highly underrated it is now experiencing a new era.
The arrival on the scene of surgical masks as part of everyday life has effectively overshadowed lip product category, increasing the focus on the eye area.
This background has led to the birth of the term Mascara Index, a market measurement tool that has replaced the already existing Lipstick Index, coined in 2001 following the lipstick sales analysis during the economic crisis of that period.
Eye products are now the focus of color make-up and mascara in particular has become one of the most popular products of this last year, as it is able to give the right emphasis to the eyes, which are an important communication tool in this period where distance is a necessity.
Mascara is an extremely technical and subjective product, so it is necessary to find the perfect synergy between the different elements that make it up in order to obtain a highly performant and winning product. In addition, it also needs to be eye-catchy and in line with market demand, which is constantly evolving according to social and cultural context.
Reason why, it is important to develop a mascara which follows today’s trends, going from high-definition and long-lasting volume to the increasing need of cutting-edge, natural and “clean” formulations.

Anno 2018: uno dei protagonisti indiscussi del mondo del color makeup stava vivendo un momento difficile nonostante restasse tra i primi posti dei prodotti cosmetici più venduti; parliamo del mascara.
In quel periodo si parlava di “futuro incerto” e di vendite in calo per il mascara, uno dei prodotti makeup per eccellenza, che veniva talmente trascurato da essere sempre meno incluso nei nuovi lanci di mercato, sia dei nuovi brand che di quelli più trendy e affermati.
Complici anche i social network e la ricerca del selfie perfetto, negli ultimi anni i marchi cosmetici hanno preferito focalizzarsi sulle categorie “Complexion” e Labbra, prediligendo anche l’utilizzo di ciglia finte per aumentare la drammaticità del look occhi.
Tuttavia, il 2020 è stato un periodo storico che ha segnato profondamente il mondo intero dal punto di vista culturale e sociale, portando dunque nuovi stili di vita e, di conseguenza, nuove domande di mercato.
L’uso delle mascherine, strumento indispensabile per la prevenzione della salute in questa emergenza sanitaria mondiale causata dal COVID-19, ha radicalmente cambiato la richiesta dei consumatori che hanno dovuto adattarsi e adeguare le proprie abitudini. Ed è proprio in questo difficile periodo storico che vediamo il ritorno del mascara come prodotto essenziale e irrinunciabile nella nuova routine quotidiana dei consumatori di makeup. Quindi, che siate fisicamente in ufficio o a casa, che abbiate una videocall o una semplice commissione da fare, l’importanza di poter sorridere con lo sguardo ha fatto sì che gli occhi diventassero il nuovo focus di attenzione e potente strumento di comunicazione.
Ecco perché enfatizzare e intensificare lo sguardo è diventata la nuova necessità, e nessuno più del mascara può riuscirci con una sola passata e in pochi secondi.

MAKEUP TECHNOLOGY

Chiara Alquati
Marketing Manager, Oxygen Innovation, Crema (CR)
calquati@oxygendevelopment.com

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
OXYGEN DEVELOPMENT

MASCARA IS BLACK

Raspberry e Blueberry NECTA®

Raspberry e Blueberry NECTA®

Cosmetica sostenibile, bellezza in armonia con l’ambiente

Conosciuti come i beauty upcyclers, Full Circle sviluppa ingredienti naturali e sostenibili per la cosmetica, realizzati unicamente impiegando sottoprodotti ricavati dai processi produttivi delle filiere primarie e altrimenti destinati allo smaltimento, come per esempio la polpa dei frutti recuperati dall’industria della spremitura o i noccioli di oliva utilizzati in precedenza per la produzione dell’olio d’oliva.
Il portafoglio offre a marchi e formulatori avanguardisti opportunità uniche per creare prodotti di bellezza innovativi, facendo un uso eccellente delle preziose risorse che ci circondano. Oltre a promuovere un’economia circolare, è stato dimostrato che gli ingredienti “a rifiuti zero” di Full Circle garantiscono performance superiori a quelli convenzionali. La gamma NECTA® di Full Circle è composta da nettari attivi liposolubili a elevate prestazioni per formulazioni dedicate alla cura della pelle e dei capelli. Come tutti gli ingredienti Full Circle, la gamma NECTA® è al 100% di provenienza upcycle, naturale e vegana.

 Della gamma NECTA® fanno parte Raspberry NECTA® e Blueberry NECTA®, prodotti da Full Circle e distribuiti in Italia da amita health care Italia.

Raspberry NECTA®

Raspberry NECTA® (nome INCI: Rubus Idaeus Seed Oil), nettare oleoso attivo, altamente nutriente e idratante, è stato testato al fine di quantificare le capacità antiossidanti. Ha mostrato una capacità antiossidante superiore del 120% rispetto all'olio di semi di lampone standard e del 61% superiore rispetto a un normale olio di semi di mirtillo. È stato inoltre dimostrato che ha una capacità antiossidante notevolmente superiore rispetto all'olio di oliva e all'olio di arachidi.
Inoltre, ha dimostrato di aumentare l'idratazione della pelle di oltre il 25% dopo 2 ore dall’applicazione del prodotto, all’interno del quale è stato inserito il 3% di attivo.

Raspberry NECTA® è particolarmente indicato per le applicazioni face, skin e hair care. Non ci sono limiti percentuali all’utilizzo in formula.

Blueberry NECTA®

Blueberry NECTA® (nome INCI: Vaccinium Myrtillus Seed Oil), un efficace attivo oleosolubile che offre una barriera naturale contro l’esposizione alla blue light, è stato testato per dimostrare la sua capacità di assorbire la blue light funzionando come una barriera naturale per l’esposizione ai raggi di luce blu (HEV) generati dal sole e dai dispositivi tecnologici. Paragonato a un olio di controllo (olio d'oliva) dimostra una capacità di assorbimento energetico superiore, con un utilizzo in formula del 2%.
Blueberry NECTA® è stato testato al fine di quantificare le capacità antiossidanti: ha mostrato risultati superiori all'olio di semi di mirtillo e all'olio di semi di lampone standard, all'olio di oliva e all'olio di arachidi.

Grazie alle sue capacità di assorbimento della blue light, è particolarmente indicato per le applicazioni skin care. Non ci sono limiti percentuali all’utilizzo in formula.

Scarica le brochure dei principali prodotti di Full Circle e scopri l’economia circolare dedicata ad ognuno di essi

Raspberry NECTA®​

Un nettare oleoso attivo altamente nutriente e idratante ricavato dai semi di lampone provenienti da fonte upcycle e prodotto secondo i più elevati standard dell’economia circolare...
Scopri di più

Blueberry NECTA®

Un efficace attivo oleosolubile che offre una barriera naturale contro l’esposizione alla blue light....
Scopri di più

COSMETIC TECHNOLOGY

Dario Parente
Sales & Business Development Manager
tel 02 96798808

info@amitahc.com

Full Circle è anche produttore di…

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin
amitahc - your health, our care

Raspberry e Blueberry NECTA®

Cosmetica sostenibile, bellezza in armonia con l’ambiente