Dieta vegetariana-vegana

Schermata 2016-09-13 alle 17.17.07È sempre più d’attualità il dibattito sull’alimentazione vegetariana, molto seguita anche dai giovani. Al di là di influenze filosofiche poco attendibili, derivazione di alcune correnti tuttora molto popolari, e allo scopo di fare chiarezza sugli aspetti bio-medici e nutrizionali di questa dieta e le possibili carenze di micronutrienti, abbiamo intervistato Gianluca Rizzo, biologo nutrizionista e docente di corsi di formazione ed ECM, organizzatore del recente evento Alimentazione vegetariana e salute (Messina, 2 aprile 2016), di cui abbiamo parlato nel numero precedente de L’Integratore Nutrizionale.

D. Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi delle diete vegetariana-vegana, in particolare nei confronti delle diete tradizionali?

R. Prima di tutto, è doveroso valutare quale tipo di dieta rappresenta il modello di confronto al quale rapportare l’alimentazione vegetariana. Quest’ultima, dal punto di vista scientifico, consiste in un insieme eterogeneo che include sia veganismo che latto-ovo-vegetarismo e sue varianti. Se rapportiamo alle diete consigliate per la prevenzione delle patologie, come la dieta mediterranea, notiamo numerosi parallelismi. L’alimentazione occidentale, attualmente, si discosta molto da questi modelli e, proprio per tale motivo, va indubbiamente rivalutata. Le possibili carenze vitaminiche o proteico-energetiche, di cui tanto si parla, non rappresentano sicuramente un limite: viviamo in una realtà in cui la disponibilità di cibi è talmente ampia da relegare le carenze a situazioni di forti sbilanciamenti alimentari, in realtà familiari, particolari, che non rappresentano affatto la regola nella scelta vegetariana.

D. Perché rinunciare alla carne ed ai derivati animali (uova, latte)?

R. I motivi possono essere i più disparati. Da un punto di vista etico, il consumo di latte e derivati o di uova risulta altrettanto problematico di quello di alimenti carnei. Si tratta, infatti, di produzioni su vasta scala che comportano uno sfruttamento massivo degli animali, che vengono allevati in condizioni ben distanti da quello che sarebbe il loro normale stile di vita. Sul fronte ambientale, l’allevamento di animali si traduce in uno sfruttamento insostenibile delle risorse idriche e in un’eccessiva emissione di gas serra, problematica irrisolta ancora oggi a livello mondiale. Sotto il profilo nutrizionale, uova e derivati del latte vanno comunque limitati e non possono essere considerati la principale fonte alimentare giornaliera. Esistono indizi, degni di attenzione, sul possibile effetto negativo dell’eccesso di latticini nell’eziopatogenesi di alcune patologie. Gli alimenti carnei, specie quelli lavorati, sono attualmente sotto i riflettori, e il loro consumo continua a crescere parallelamente all’acquisizione di abitudini alimentari occidentali.

D. È possibile svolgere attività fisiche impegnative, ad esempio, praticare sport, seguendo solo le diete vegetariana-vegana?

R. Non esiste alcuna limitazione intrinseca nel praticare sport anche a livelli agonistici seguendo una dieta priva di alimenti animali. Il concetto è ben espresso da varie associazioni ed enti di fama internazionale, come American Dietetic Association, Dietitians of Canada e American College of Sports Medicine. Naturalmente, vanno rispettati i livelli adeguati di nutrienti che possono discostarsi molto da quelli della popolazione comune. Una corretta pianificazione sarà in grado di soddisfare le reali esigenze in base alla tipologia di attività fisica eseguita.

D. Si è parlato dei suddetti modelli di alimentazione per i bambini: qual è il suo punto di vista?

R. Credo che i reali limiti siano a carico delle condizioni familiari. è molto importante, nel momento in cui si fa questa scelta, indagare su quali siano le cognizioni nutrizionali che possiede la famiglia, e sulle dinamiche interne al nucleo familiare, per scongiurare l’insorgere di eventuali carenze. Alcune integrazioni alimentari risultano comunque fondamentali, e in caso di resistenza, il medico di famiglia dovrà essere adeguatamente informato della situazione.

D. Quali sono le patologie ed i disturbi evitabili con le diete vegetariana e vegana?

R. Si deve premettere che una dieta ben bilanciata è comunque potenzialmente efficace nella prevenzione delle patologie cronico-degenerative, a prescindere dalla totale esclusione di alimenti animali. Tuttavia, esistono diversi riferimenti in letteratura che indicano minore incidenza di alcune neoplasie, obesità, diabete di tipo II, patologie tiroidee e una possibile riduzione della mortalità generale per chi segue una dieta vegetariana.

D. Seguendo i suddetti modelli di alimentazione, è necessario assumere integratori o integrare, ad esempio, vitamine, proteine, etc.?

R. La carenza di B12 nelle diete vegetariane è ormai dimostrata. Questo non esclude che esistano le stesse carenze nella popolazione comune. Per un principio precauzionale, l’integrazione di tale fattore vitaminico diventa necessario, oltre che del tutto innocuo. In alcune fasi della vita potrebbe essere necessaria l’integrazione di acidi grassi polinsaturi. Non esistono altre carenze strettamente dipendenti dallo stile alimentare, se ben pianificato.

D. Secondo lei, le diete vegana e vegetariana sono frutto del benessere e/o di sofisticazioni alimentari che permettono oggi di ottenere cibi sofisticati e particolari? 

R. La capacità di usufruire di alimenti ad-hoc rappresenta sicuramente un vantaggio dato dall’industrializzazione. Escludendo le sopra citate integrazioni, non è indispensabile utilizzare alimenti che abbiano subìto un particolare processo produttivo di arricchimento o fortificazione. Ovviamente, uno stato di maggiore benessere economico può ridurre alcuni ostacoli per una corretta alimentazione, ma questa è una problematica molto comune nella popolazione che, in caso di condizioni socio-economiche sfavorevoli, si accontenta delle scelte più a buon mercato e non necessariamente più salutari.

D. È favorevole alle diete vegana e vegetariana?

R. Mi trovo in accordo con l’Associazione Americana di Dietetica che le considera adeguate in tutte le fasi della vita, inclusa gravidanza, allattamento ed età evolutiva.

D. Meglio l’una o l’altra?

R. Dal punto di vista salutistico, se ben pianificate, dovrebbero essere equivalenti. Vale sempre l’affermazione che comunque uova e latticini dovrebbero essere consumati con moderazione.

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da L’Integratore Nutrizionale 3-2016

Ottimizzazione delle proteine del siero di latte

Le proteine del latte (caseina e proteine del siero di latte) sono tra le più popolarmente usate da atleti e sportivi, per migliorare la resistenza, la formazione e il recupero muscolare. Queste sono proteine complete, che forniscono tutti e nove gli aminoacidi essenziali, ed hanno alti livelli dei tre aminoacidi a catena ramificata (BCAA) leucina, isoleucina e valina.

La caseina, che rappresenta circa l’80% delle proteine del latte, è una proteina di lenta digestione, mentre il rimanente 20% (le proteine del siero di latte) sono di veloce digestione e riducono i tempi di recupero muscolare, stimolando la riparazione delle proteine. Per questo le proteine del siero di latte sono i principali ingredienti utilizzati in tutti i nuovi prodotti ad alto contenuto proteico, e nei nuovi lanci di alimenti, bevande e integratori per l’esercizio fisico e le prestazioni atletiche.

La Tabella 1 riporta le motivazioni che inducono i consumatori ad aumentare il loro consumo proteico. Il sondaggio (Lightspeed GMI/QQ Survey/Mintel) riguardava utilizzatori di internet, di età compresa tra 20/49 anni, ed era condotto su 783, 247, 495 e 190 soggetti ripettivamente in Cina, Germania, USA e UK.

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Le proteine del siero concentrate (WPC) sono la preparazione maggiormente utilizzata negli integratori, trovandosi nel 37% di tutti i prodotti lanciati dall’inizio del 2014. Al secondo posto le proteine di soia isolate, che si trovano nel 34% di prodotti, seguite dalle proteine di latte concentrate presenti nel 22% dei prodotti. Un’altra proteina della famiglia delle proteine del siero di latte, le proteine del siero isolate (WPI), sono anche molto utilizzate (21% di nuovi prodotti), mentre proteine di siero di latte non specificate sono presenti nel 9% dei prodotti (Tab.2).

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La leucina e il beta-idrossi-beta-metilbutirrato (HMB)

Un altro ingrediente utilizzato negli integratori alimentari per aumentare e riparare la massa muscolare è l’aminoacido essenziale leucina. È stato dimostrato che la leucina contribuisce ad aumentare la massa magra, la forza muscolare, e a ridurre il grasso corporeo e i dolori muscolari e la stanchezza dopo esercizio fisico. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che l’effetto della leucina sulla sintesi di proteine e sulla massa muscolare è limitato dalla conversione della leucina nei suoi metaboliti specifici. Il metabolita della leucina identificato come uno dei regolatori della sintesi proteica è il beta-idrossi-beta-metilbutirrato (HMB). Gli studi cha hanno utilizzato HMB come integratore hanno dimostrato il suo potenziale effetto nel promuovere la sintesi proteica, superando il limite rappresentato dalla leucina, facilitando ulteriormente il recupero muscolare.

La International Society of Sport Nutrition (ISSN) ha pubblicato un documento attestante il suo parere su HMB come integratore alimentare per lo sport, dichiarando che l’uso di HMB può contribuire a stimolare la sintesi proteica e a ridurre la degradazione delle proteine, contribuendo ad accelerare il recupero muscolare dopo esercizio ad alta intensità (1).

L’ISSN ha sottolineato che l’efficacia dell’HMB dipende dalla tempistica di ingestione, dalla formulazione e dalla dose. Lo studio ha confrontato due forme di HMB, HMB calcio (HMB-Ca) e acido libero (HMB-FA). Anche se i risultati non hanno chiarito quale forma fosse migliore, hanno evidenziato che l’effetto è maggiore quando l’integratore è assunto in prossimità di un allenamento, in particolare 30-60 minuti prima di iniziare l’esercizio nel caso di HMB-FA o 60-120 minuti nel caso di HMB-Ca. Il dosaggio raccomandato è di 38 mg/kg/die nel caso di allenamenti regolari e continui.

L’associazione di HMB e un estratto di carboidrati migliora l’efficacia del siero di latte nella formazione di massa muscolare. Lo afferma uno studio (2) pubblicato nel Journal of the American College of Nutrition, che ha valutato se la combinazione di proteine del siero di latte, calcio-HBM e l’estratto di carboidrati del disaccaride dolcificante isomaltulosio avesse effetti additivi sul recupero seguente l’esercizio fisico rispetto alle proteine del siero da solo. Lo studio ha coinvolto un gruppo di uomini allenati in esercizi di resistenza.

I soggetti hanno assunto la speciale formulazione di siero di latte o un supplemento standard di siero di latte due volte al giorno per le due settimane precedenti, durante e per due giorni successivi i tre giorni di intenso esercizio di resistenza. I marcatori di danno muscolare e i livelli ormonali sono stati valutati nel sangue dei soggetti prima, durante e dopo gli allenamenti. I soggetti dovevano anche riportare l’entità dei dolori muscolari, e eseguire un test di salto verticale. I risultati hanno mostrato che il recupero muscolare è stato maggiore quando le proteine del siero di latte erano usate in combinazione con HMB e il complesso di carboidrati. Nei soggetti che hanno preso lo speciale complesso di proteine del siero di latte, HMB e carboidrati, i marcatori di danno muscolare sono stati ridotti, i rapporti di indolenzimento muscolare diminuiti ed è stato osservato un miglioramento delle prestazioni atletiche.

Tuttavia le aziende che vogliano includere l’HMB in integratori proteici di siero di latte devono essere consapevoli delle sue qualità organolettiche. Finora infatti il suo sapore forte e l’odore deciso ne limita l’uso solo in preparati ready-to-drink e polveri. L’aggiunta di isomaltulosio nella miscela testata nello studio sembra abbia mascherato il sapore e l’odore sgradevole del HMB.

Questo è un dettaglio importante, perché il gusto dei prodotti per la nutrizione sportiva è un aspetto determinante per i consumatori: il 30% dei consumatori del Regno Unito dice che rifiuta prodotti dal sapore sgradevole. Quindi il gusto del prodotto finale deve essere una priorità nella formulazione di nuovi integratori a base di proteine del siero di latte e HMB.

1 Wilson JM et al ( 2013) International Society of Sports Nutrition Position Stand: beta-hydroxy-beta-methylbutyrate (HMB). J Int Soc Sports Nutr 10 (6)

2 Kraemer WJ et al (2015). The Addition of Beta-hydroxy-beta-methylbutyrate and Isomaltulose to Whey Protein Improves Recovery from Highly Demanding Resistance Exercise. J Am Coll Nutr 34(2):91-99

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Il futuro dell’anti-ageing nello skin care

Schermata 2016-09-02 alle 10.25.23In-cosmetics offre la possibilità di conoscere da vicino le tendenze in tema di prodotti beauty. Osservando i lanci dei nuovi ingredienti, i recenti brevetti e gli sviluppi della ricerca accademica, è possibile dare uno sguardo al futuro dell’innovazione cosmetica. L’anti-ageing continua ad essere una forza trainante in tutte le categorie beauty. All’interno del segmento skincare, che guida l’industria in termini di volume e tendenze, vi sono quattro direzioni chiave: Sirtuine, stress & epigenetica / Anti-inquinamento / Potere dei peptidi / Approccio naturale. Il presente report, supportato da Euromonitor International, e a cura dall’analista globale in materia di skincare Nica Lewis per il Gruppo In-cosmetics, esamina e mette in luce le potenziali aree di crescita futura.

Sirtuine, stress ed epigenetica

Le sirtuine hanno fatto la loro comparsa sulla scena cosmetica pressappoco dieci anni fa, quando si scoprì che il resveratrolo influenzava l’attività della sirtuina. Queste proteine energetiche multi-azione regolano il metabolismo cellulare e l’invecchiamento, incrementano gli enzimi anti-ossidanti e riducono i radicali liberi. Malgrado i lanci di marchi importanti quali Estée Lauder e Avon, la tecnologia della sirtuina non è decollata. Nuovi prodotti skincare contenenti resveratrolo continuano ad apparire e nei prossimi anni si potrebbe registrare un revival della sirtuina grazie a nuove ricerche e nuovi ingredienti. Un team di Biocogent, Stati Uniti, ha brevettato un complesso che stimola la sirtuina (1) con l’aggiunta di un meccanismo protettivo. I ricercatori hanno cercato di far fronte alla preoccupazione che la sirtuina avesse un potenziale effetto secondario sulle cellule danneggiate. Il complesso anti-ageing combina un attivatore della sirtuina ed un agente “compensatore” della sirtuina che mira a “prolungare l’aspettativa di vita delle cellule, evitando contestualmente la proliferazione del danno cellulare”. Tale complesso è pensato sia per applicazioni cosmetiche che farmaceutiche. Allo stesso tempo, gli studiosi continuano ad esplorare la biologia della sirtuina e gli effetti benefici della modulazione di questa sulle patologie correlate all’età (diabete, Alzheimer) ed al processo di invecchiamento. A ulteriore dimostrazione che le sirtuine stanno entrando sempre più frequentemente nel panorama odierno, vi è una nuova dieta a base di alimenti che affermano di avere un effetto sull’attività della sirtuina. La cosiddetta Sirtfood Diet dunque, sviluppata da due nutrizionisti di Londra e testata in una palestra, pone l’enfasi su cibi ricchi di polifenoli come apigenina, acido gallico, miricetina e quercetina che attivano la sirtuina. Il menù prevede fragole, grano saraceno, rucola, noci, cavolo riccio, tè verde, capperi, vino rosso e cacao. Trattandosi di una dieta ad inclusione (vs dieta ad esclusione con restrizione di calorie), promette di “favorire la perdita di peso e aiutare a prevenire le malattie”. Alban Muller, Sederma e Active Concepts, per citare alcune aziende, offrono la tecnologia della sirtuina per applicazioni cosmetiche.

Rapporto sirtuina-stress

Si ritiene che la sirtuina sia importante anche nel mantenimento dell’integrità del genoma, soprattutto in relazione allo stress (2). Gli studiosi stanno quindi analizzando il ruolo delle sirtuine nell’epigenetica (il campo che studia le modificazioni esterne o ambientali ai geni). SIRT1 e SIRT6 ad esempio, sembrano complementari, agendo su invecchiamento e infiammazione. Una nuova ulteriore area di ricerca, che avrà implicazioni sulla scienza cosmetica, è la mappatura delle relazioni funzionali fra le sirtuine.

Epigenetica e dermatologia

Un gruppo di ricercatori (3) di Stati Uniti, Danimarca e Francia, ritiene che lo studio dell’epigenetica apra molte possibilità per la dermatologia. Il loro lavoro esamina gli strumenti epigenetici utilizzati dalle cellule: metilazione, istoni e microRNA. Lo studio prende in considerazione applicazioni per il trattamento del melanoma, della psoriasi e dell’invecchiamento cutaneo e mette anche in evidenza due ingredienti, resveratrolo e riso rosso dell’Hymalaya, che, stando a quanto affermato, mirano a questi meccanismi epigenetici.  Per diversi anni, le aziende di ingredienti cosmetici hanno esplorato il mondo dell’epigenetica alla ricerca di nuovi ingredienti anti-ageing. Nel 2011, Lonza ha lanciato ReGeniStem; un anno più tardi, Infinitec ha introdotto NatureCells e nel 2014 è stata la volta di Epigenomyl di Silab, tutti questi ingredienti si basano su attivi che svolgono un effetto su marker epigenetici. Secondo il gruppo Mibelle, l’epigenetica dimostra che l’espressione genica è un sistema molto più complesso di quanto immaginato. “Stiamo studiando il modo in cui l’invecchiamento cutaneo dovuto a fattori ambientali stia potenzialmente causando alterazioni epigenetiche del genoma a lungo termine nelle cellule cutanee”, spiega Fred Zülli, Managing Director. Gli ultimi sforzi dell’azienda svizzera si concentrano sulla scoperta di modelli classici di regolatori epigenetici da utilizzarsi come attivi cosmetici. Il suo nuovo attivo mima la funzione della proteina Royal Jelly, responsabile della programmazione epigenetica dell’ape regina. Gli studi in vitro mostrano un’attività di RoyalEpigen P5 simile a EGF. Negli studi clinici, l’ingrediente ha incrementato la rigenerazione cutanea e ha conferito una maggiore uniformità al tono della pelle.

Stress e legame mente-intestino-cute

Schermata 2016-09-02 alle 10.25.48Il legame fra stress, cervello, intestino e cute è un’altra interessante area di sviluppo. La ricerca ha già mostrato che lo stress fisico, ambientale e/o psicologico può scatenare infiammazione a stomaco e cute. Alcuni studi hanno rivelato che lo stress stesso può essere in qualche misura ereditario, trasferendosi alle generazioni future. Man mano che la nostra comprensione di questo fenomeno aumenta, sarà possibile sviluppare prodotti e trattamenti skincare appropriati. Le aziende stanno così cercando di esplorare questa relazione mente-cute con una serie di nuovi ingredienti attivi. Questa primavera Givaudan ha aperto una nuova strada con NeurophrolineTM. Questo ingrediente, presentato come la prima generazione di attivi in grado di bloccare la produzione di cortisolo, il principale ormone dello stress, afferma anche di promuovere il rilascio di endorfine. Derivato dai semi della Baptisia australis, ricca di proteine ed utilizzata nella medicina ayurvedica per ripristinare la salute e trattare condizioni cutanee. L’ingrediente attivo anti-ageing NeurobioxTM di BASF si focalizza su un nuovo pathway metabolico, lo scambio neuro-cutaneo. Le biopsie di cute umana trattata con formulazioni NeurobioxTM hanno mostrato un incremento del dieci per cento dello spessore epidermico e tassi accelerati di rinnovamento (dati in vivo).

I risultati dopo due mesi hanno dimostrato che l’ingrediente ha permesso un miglioramento paragonabile a quello dell’acido glicolico, se non addirittura leggermente migliore. Codif afferma di aver rivoluzionato la neurocosmetica con NeuroGuard. L’ingrediente mira direttamente all’invecchiamento dei neuroni. Arysta Health & Nutrition Sciences, nuovo espositore giapponese a in-cosmetics, offre Sake Peptide, descritto come “modulatore del biostress”.

Anti-inquinamento

Il claim “protezione contro l’inquinamento” sta guadagnando sempre più terreno nel mercato skincare. L’inquinamento dell’aria ha raggiunto ormai livelli critici in città come Pechino, Nuova Delhi e Karachi. L’inquinamento dell’aria uccide 3,3 milioni di persone all’anno (4). Oltre a contribuire alle morti premature, fattori come il particolato, i fumi dovuti al traffico stradale e lo smog, sono anche considerati come agenti aggressivi per la cute, in grado di causare rughe. Ciò sta spingendo le aziende a rafforzare la funzione protettiva di numerosi prodotti skincare. Ciò sta anche dando nuovo vigore ai trattamenti ed ai nutricosmetici, settori nei quali troviamo ormai numerose maschere ossigenanti per il viso oltre a integratori. I fornitori di ingredienti cosmetici stanno cercando di guidare questa tendenza, offrendo attivi che affermano di proteggere contro gli effetti dell’inquinamento. Due dei più recenti provengono da IBR: IBR-Pristinizer® e IBR-Gapture® affermano di far fronte all’inquinamento dall’interno. Gli attivi sono progettati per “detossificare” dagli agenti inquinanti la pelle e proteggere dall’esterno aiutando a rafforzare la barriera della cute. I benefici anti-ageing, includono la riduzione della pigmentazione e delle rughe e l’idratazione cutanea. All’inizio di quest’anno, Lipotec ha introdotto PolluShieldTM. Questo attivo afferma di incrementare la resistenza della cute al danno legato all’inquinamento, creando una barriera fra la cute e gli agenti inquinanti dell’ambiente e stimolando la difesa anti-ossidante della pelle. Esso contiene un polimero in grado di chelare metalli ed antiossidanti. L’efficacia dell’ingrediente attivo è stata testata in vivo su volontari esposti all’inquinamento di Pechino. A Parigi, in occasione di in-cosmetics 2016, diverse società hanno presentato nuovi attivi anti-inquinamento, come ad esempio Ashland (Blumilight and Elixiance), Codif (CityGuard+), DowCorning (Citycare), ID Bio (Cell’Intact), Sederma (Citystem) e Symrise (SymUrban). Al fine di aiutare a quantificare il claim anti-inquinamento, OxiProteomics, una nuova start-up francese, offre analisi in vitro e in vivo della protezione contro il danno molecolare contro inquinamento, UV e invecchiamento.

Il potere dei peptidi

Schermata 2016-09-02 alle 10.26.49Gli sviluppi medici sono una inesauribile fonte di innovazione nell’area dell’anti-ageing. Da GABA ai fattori di crescita, vi sono una serie di scoperte biotecnologiche che hanno alimentato lo skincare cosmeceutico, sia in termini di nuovi marchi che di ingredienti attivi. Da quando il Botox ha fatto il suo ingresso nel mercato, negli anni ’90, si è cercato di replicare il suo effetto lisciante delle rughe con un prodotto skincare non invasivo. L’avvento della tossina del botulino topico è vicino, ma naturalmente occorreranno tutte le conformità del caso ai regolamenti locali, sia in termini di applicazione che di disponibilità. Il produttore di botox Allergan ha acquisito Anterios, azienda biotech che sta sviluppando una tecnologia che, in base a quanto affermato, permette alle neurotossine di essere rilasciate nella cute senza uso di aghi. Un paio di aziende biotech sudcoreane hanno brevettato un peptide che penetra nelle cellule connesso ad una tossina di botulino (5). Procell Therapeutics e ATGC Co affermano che il loro complesso proteico ricombinante permette il rilascio transdermico della tossina di botulino, rendendolo una conveniente alternativa alle iniezioni. Esso è commercializzato per fini cosmetici ed estetici. I peptidi sono attivi anti-ageing affidabili, supportati da consistenti dati in vivo. Essi aiutano la pelle a restare compatta promuovendo la sintesi del collagene. Matrixyl e Argireline sono due dei più noti attivi per la riduzione delle rughe del viso e del contorno occhi.

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Un approccio più naturale

I principi attivi anti-ageing vegetali, siano essi di origine terrestre o marina, hanno per lungo tempo rappresentato l’anello di congiunzione tra consumatori e aziende alla ricerca di formulazioni e/o look più naturali. Il Sud Corea continua ad essere un centro ad elevata innovazione in questo ambito. I ricercatori del Korea Institute of Oriental Medicine hanno brevettato un complesso attivo a base di una pianta perenne sempreverde. L’estratto di Anemarrhena asphodeloides Bunge sembra avere proprietà in grado di ridurre le rughe. Una collaborazione Sud-Coreana fra università e industria ha prodotto un complesso floreale ed un frutto sbiancante anti-ageing. La combinazione di rosa bianca e mangostano afferma di inibire MMP-1 e l’attività della tirosinasi. Coseed Biopharm ha lanciato due nuovi attivi anti-ageing a base vegetale, estratto di Forsythia suspensa e omija.

Anche la medicina vegetale tradizionale asiatica sta ispirando le aziende europee:

• Il nuovo Neurovity® dei Laboratoires Expanscience è derivato dal Vitex negundo (pianta cinese, Albero Casto – Chinese chaste tree) coltivato con tecnica aeroponica, che sembra incrementare la longevità delle cellule.

• Crodarom ha introdotto Elfe Flower, estratto di Epimedium grandiflorum. Nativo di Cina, Giappone e Corea, questo fiore fa parte della farmacopea vegetale tradizionale asiatica e pare avere molteplici azioni, fra cui proprietà anti-ageing.

• Gattefossé invece, dal canto suo, ha aggiunto alla sua linea Gatuline un nuovo prodotto derivato dai boccioli del cedro giapponese; Gatuline Renew conferisce benefici quali effetto lisciante e rinnovamento della pelle.

Altre aziende stanno guardando all’Africa alla ricerca di nuovi estratti botanici e oli. Rahn ha derivato un estratto dalla linfa della foglia della pianta medicinale sudafricana Bulbine frutescens, che è alla base del suo ultimo ingrediente attivo promotore di collagene, Liftonin-Xpert. Estratti di questa stessa pianta sono disponibili anche presso un fornitore africano, Timola Natural Products, mentre Sericoside, di Indena, è ottenuto dall’albero d’Argento africano, la cui struttura, simile a quella della Centella asiatica, si è mostrata efficace su rughe, luminosità del viso e occhiaie. Gli estratti marini sono anch’essi ingredienti attivi anti-ageing estremamente popolari. Dalle alghe al finocchio marino, dal collagene marino alla clorella marina, la lista degli ingredienti cosmetici derivati dal mare è innumerevole. Spagna e Francia sono i paesi leader in questo ambito con lanci di prodotti notevoli da parte di Greenaltech (Algactiv® GenoFix CPD e Algactiv®Zen) e Lipotec (CellynkageTM). Un nuovo fornitore di microalghe da guardare con interesse è Algaeing, con sede nell’isola di Qeshm nel Golfo Persico.

Sfide e opportunità

Tutti questi sviluppi devono essere osservati unitamente all’innovazione guidata dalla domanda, nonché dalle necessità e dai comportamenti dei consumatori. L’ulteriore crescita dello skincare anti-ageing sarà plasmata da tendenze più ampie in ambito regolatorio, di sostenibilità e tecnologia.

Regolamentazione

La regolamentazione continuerà a dettare il passo dell’innovazione nello skincare anti-ageing. L’attuale distinzione fra cosmetico, quasi-farmaco e prodotto farmaceutico, rende difficile per le aziende di ingredienti, fare progressi in aree quali la neurocosmetica, nel breve termine. “In qualità di produttore di materie prime incentrato sull’approccio scientifico, spesso lottiamo con il fatto che il termine ”ingrediente cosmetico” non è una parola ben definita nel mondo”, afferma Lenka Řebíčková di Contripro. “E noi vogliamo evitare di varcare il confine con i prodotti farmaceutici.” Likivon Oppen-Bezalel di IBR afferma che la globalizzazione della regolamentazione e la conformità alla normativa cinese sono fattori che inibiscono l’invenzione di nuove componenti. Le campagne dei consumatori contro i test sugli animali, le microperle e il fenossietanolo, se otterranno il risultato di modificare la legislazione, avranno un impatto sulle formulazioni future di tutti i prodotti cosmetici e non soltanto sullo skincare anti-ageing. Uno dei principali ostacoli resta la mancanza di una regolamentazione concordata a livello globale sul termine “naturale”.

Sostenibilità

Schermata 2016-09-02 alle 10.27.06La tendenza verso una maggiore trasparenza nelle pratiche di business ed il lancio dei Sustainable Development Goals (SDG) stanno spingendo le società a rivedere la produzione. Sempre più aziende cosmetiche stanno integrando la sostenibilità ambientale e sociale nelle loro strategie. Le multinazionali statunitensi, europee e giapponesi sono attualmente alla guida di questo trend. Aziende di piccole e medie dimensioni di altri mercati, seguiranno. La gestione responsabile dell’acqua, delle foreste e del suolo è un fattore critico ai fini di una catena di approvvigionamento sostenibile. L’industria cosmetica ha già adottato standard per l’olio di palma sostenibile (RSPO), la soia (RSPS) e la carta (FSC) oltre a quelli volti alla conservazione della biodiversità. L’Oréal, Natura e Unilever partecipano ad una iniziativa che monitora l’impronta idrica e al di la di ciò, vi è anche uno standard ISO (14046). Molti fornitori hanno in atto programmi per ridurre il consumo e riciclare l’acqua. I nuovi SDG (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) sull’acqua (SDG6), il consumo (SDG12), gli oceani (SDG14) e le foreste (SDG15) daranno all’industria ulteriore impeto per una migliore gestione dell’uso delle risorse.

Tecnologia

La tecnologia, sia essa digitale, diagnostica o biotecnologica, continua a modellare la relazione dell’industria del personal care con il consumatore. La maggior parte dei marchi cosmetici usano app e social come mezzi per entrare in contatto con il consumatore, monitorare i risultati o espandere la loro rete di contatti. Dall’altro lato, strumenti sempre più tecnologici sono impiegati per i trattamenti di bellezza: laser, radio frequenza, terapia della luce e ultrasuoni ad alta frequenza (HIFU). Per i fornitori, il biotech è in grado di svelare numerosi segreti dell’invecchiamento umano e migliorare ulteriormente la sicurezza dei test. “La biotecnologia svolgerà un ruolo importante anche nello sviluppo di nuovi materiali in modo sostenibile”, afferma Zülli di Mibelle. Le principali sfide della tecnologia sono il costo e la velocità di cambiamento.

Schermata 2016-09-02 alle 10.27.23Uno sguardo al futuro

Neurocosmetica

Sebbene ci vorrà tempo per svelare i segreti dell’epigenetica per lo skincare, ora che il legame fra epigenetica, stress e sirtuine è stato accertato, vi è un rinnovato dinamismo nel marketing degli attivi neurocosmetici. I messaggi relativi al legame stress-cervello-intestino-pelle, avranno buon appeal sui consumatori attenti al proprio stile di vita e all’alimentazione. Un’altra sfida sarà quella di comunicare le scoperte delle biotecnologie ai consumatori. Zülli di Mibelle spiega che “La trasformazione di concetti anti-ageing completamente nuovi, in storie di marketing per i consumatori resterà una sfida. Un ingrediente attivo anti-ageing innovativo, basato sulla scienza epigenetica, ad esempio, potrà avere successo commerciale solo se saremo in grado di spiegare l’innovazione e i benefici ai consumatori”. Innovazione è prevista anche nel settore spa/benessere: stimolazione elettrica e agopuntura sono già tecniche utilizzate per veicolare principi attivi anti-ageing nella matrice cutanea. Una nuova generazione di gel con attivi neuro cosmetici ad azione anti stress o anti-ageing potrebbe essere sviluppata per l’utilizzo in trattamenti professionali o in dispositivi di trattamento domiciliare.

Protezione contro l’inquinamento

A livello globale, il claim anti-inquinamento la farà da padrone nei prossimi tre/cinque o addirittura dieci anni. Quando i miglioramenti della qualità dell’aria saranno stati ottenuti, idealmente entro il 2025, vi sarà meno bisogno di claim specifici per prodotti cosmetici in questo ambito. Ricercatori e fornitori stanno anche studiando le implicazioni skincare dell’inquinamento indoor dovuto a schermi elettronici, che porterà una nuova ondata di innovazione. Nel frattempo, in Cina si fronteggia il nuovo problema dell’inquinamento legato ai metalli pesanti nel suolo ed ai fertilizzanti e ai pesticidi nell’acqua. Questa situazione ha già scatenato la paura dei consumatori verso le coltivazioni di riso. Lo scorso anno, il governo ha speso 2,8 miliardi di yuan per bonificare il suolo, tuttavia gli studiosi affermano che ne sarebbero serviti tre volte di più. Oltre al problema dei fondi ci vorrà anche tempo perché le condizioni del suolo migliorino. Ciò potrebbe rendere le aziende riluttanti ad approvvigionarsi di estratti vegetali in aree dove il suolo e l’acqua sono contaminati, in Cina o altrove. Ciò potrebbe dare ulteriore slancio agli standard di tracciabilità e promuovere la credibilità di alcune etichette etiche.

Peptidi

Per i peptidi ci si aspetta una robusta crescita in virtù della loro affidabile performance ed efficacia. Dal momento che la ricerca anti-ageing si spinge nel territorio medico, possiamo aspettarci maggiori sviluppi sulla scia del lavoro Contripro sull’ormone Klotho. Zülli tiene anche a sottolineare in questo ambito l’attivazione genica di Foxo e AMPK come metodi che rilasciano effetti benefici sulle cellule cutanee.

Mercati da osservare

“In termini di potenziale di crescita per gli anti-ageing, India e Indonesia sono in cima alla classifica globale con il più elevato CAGR proiettato fino al 2020”, spiega Irina Barbalova di Euromonitor. Con l’abolizione delle sanzioni, il PNL dell’Iran dovrebbe crescere del 5-6% nel 2015-2016. Euromonitor prevede qui una crescita degli anti-agers di almeno un terzo, ovvero a 29,8 m di dollari americani entro il 2020. L’Iran ha appena concordato di facilitare le importazioni per i cosmetici sud coreani.
E quest’anno, Kolon Global Corp del sud della Corea, prevede di aprire una joint-venture al dettaglio di 10 m di dollari USA nell’intento di instaurare una base produttiva in Iran e sviluppare una linea cosmetica per il mercato iraniano.

“In termini di introiti effettivi, la Cina supererà qualsiasi altro mercato a livello globale, e gli Stati Uniti si posizioneranno secondi”, aggiunge Barbalova. “Oltre ai nuovi ingredienti e formulazioni, anche la crescente diffusione degli strumenti per la diagnosi cutanea, degli apparecchi di uso domestico e della tecnologia per personalizzare ulteriormente i prodotti, sta guidando la prossima frontiera degli sviluppi anti-ageing. I recenti dispositivi anti-ageing includono TriaBeauty approvato dalla FDA, ossia un laser a domicilio contro i segni dell’invecchiamento, OKU Personal Skin Coach il primo iPhone al mondo dotato di strumento di scansione cutanea e Romy Paris, strumento domiciliare che lavora aggiungendo ingredienti attivi altamente concentrati contenuti in capsule ad un siero o crema a seconda delle esigenze del consumatore”. Sulla base delle tendenze qui analizzate, Stati Uniti e Corea sono due dei principali mercati per la ricerca biotecnologica. I brevetti, la ricerca e gli ingredienti qui sviluppati sono fondamentali per lo skincare anti-ageing. Per i professionisti R&D e marketing dell’industria beauty e personal care, le prossime esposizioni e conferenze in-cosmetics offriranno uno spazio dinamico dove scoprire tendenze e dare forma a nuove idee. Gli analisti Euromonitor commentano: “Nel 2015, in Italia, i prodotti anti-ageing hanno registrato la performance migliore nel settore skin care, con un incremento del valore corrente del 3%. I prodotti premium hanno registrato la crescita maggiormente dinamica, con un incremento che si avvicina al 4%, mentre per gli anti-ageing di massa la crescita è stata del 2%. La crescita della categoria è stata dovuta al fatto che i consumatori, soprattutto le donne, cercano prodotti in grado di correggere le imperfezioni e combattere i segni dell’invecchiamento. In Italia le donne sono disposte a spendere per prodotti che possono migliorare il loro aspetto. Inoltre, questi prodotti cominciano ad essere utilizzati ad un’età precoce, quando questa pratica non costitui-sce una necessità ma solo una misura preventiva. Una delle sfide maggiori che oggi affronta lo skin care, e soprattutto la cura del viso, è quella posta dalle proprietà anti-ageing del moderno make up, come nel caso delle creme “alfabeto”, proposte come unico prodotto in grado di offrire protezione solare, idratazione e funzionalità make up. Laddove le consumatrici vanno alla ricerca di modi che permettano loro di risparmiare tempo e denaro, questi prodotti costituiscono una valida alternativa ai 3 prodotti che altrimenti dovrebbero acquistare.

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Ringraziamenti

Desideriamo ringraziare le persone qui sotto citate per aver contribuito, con le loro analisi e stime, al presente report: Irina Barbalova, Global Lead-Beauty and Personal Care, Euromonitor International – Belinda Carli, Director, Institute of Personal Care Science – Mary Overton, Worldwide Export Manager, CACI International – Lenka Řebíčková, Technical Sales Support, Contripro – Likivon Oppen-Bezalel, Ph.D., VP Business Development and Marketing, IBRLtd. – Dr. Fred Zülli, Managing Director, Mibelle Group Biochemistry

Bibliografia

1 http://www.cosmeticsandtoiletries.com/research/patents/
Patent-Pick–Non-sirtuin-Sirtuin-328246821.html#sthash.GmgPOGbG.dpuf
2 https://books.google.co.uk/books?id=1e19BAAAQBAJ&pg=PA151&lpg=
PA151&dq=sirtuins+stress+epigenetics&source=bl&ots=
oKhNcCG5fi&sig=2z-eIOY4TvtC2w1wJB7MNgU0G_o&hl=en&sa=X&ved=
0ahUKEwj2kKm96qTNAhWGF8AKHedYCFcQ6AEIQTAF#v=
onepage&q=sirtuins%20stress%20epigenetics&f=false
3 http://www.cosmeticsandtoiletries.com/research/biology/
Epigenetics-and-Aging-A-New-Player-in-Skin-Care-352273491.html
4 http://www.nature.com/nature/journal/v525/n7569/full/nature15371.html
5 http://www.cosmeticsandtoiletries.com/research/patents/Patent-Pick-
Conjugated-Penetrating-Botulinum-Toxin-360850091.html#sthash.BZWJLsqZ.dpuf

da Cosmetic Technology 19(14)

Bioattivo rivitalizzante

Schermata 2016-07-21 alle 12.46.53È stato di recente presentato un ingrediente da parte di BASF, un attivo naturale che viene descritto come “bioattivo che ristora l’elasticità della pelle e la rende tonica e rivitalizzata”.

L’ingrediente è commercialmente denominato Lys-Sun (INCI = Aqua (and) Pentylene Glycol (and) Hamamelis virginiana Leaf Extract (and) Xanthan Gum (and) Caprylyl Glycol); è descritto come in grado di ristorare la produzione di fibre di elastina grazie alla stimolazione di un enzima particolare, la lisil-ossidasi (LOX-L). In effetti, questo enzima extracellulare, una proteina, favorisce la formazione di legami cross-linking nella struttura cellulare del collagene e dell’elastina rendendone più stabili e compatte le fibrille.

Ribilanciando la comunicazione tra LOX-L ed elastina, Lys-Sun è in grado di attenuare elastosi solare, proteggendo in tal modo la pelle, mantenendola elastica e tonica.

Protettivo cutaneo naturale, alternativo ai siliconi

Schermata 2016-07-21 alle 12.46.37Da Alban Muller un nuovo attivo naturale, valida alternativa ai siliconi in preparati protettivi cutanei.
Lipolami ER (INCI = Silybum marianum Ethyl Ester) è, come dice il nome INCI, un derivato da Cardo mariano, sotto forma di olio delicato, non untuoso, fluido come l’acqua, che consente la realizzazione di preparati protettivi ed ammorbidenti cutanei non appiccicosi, che rendono la pelle liscia e gradevole al tatto, una volta applicati. L’ingrediente può essere additivato anche a preparati in forma di schiuma senza alterarne le proprietà e senza dover utilizzare solubilizzanti. Quando impiegato in tali tipi di prodotti, Lipolami ER diminuisce l’effetto di secchezza indotto dai tensioattivi incorporati, ad esempio in shampoo e doposhampoo, ed il capello rimane morbido, non intricato, facile a pettinarsi e modularsi.

L’ingrediente, oltre che i tipici flavonoidi del Cardo mariano, contiene anche una frazione lipidica (polinsaturi in particolare) che apporta benefici effetti ammorbidenti, ristrutturanti e protettivi della barriera cutanea.

L’ingrediente è facile ad incorporarsi in emulsioni, in esse rimane stabile, è in grado di agire da disperdente di pigmenti e solubilizzante di profumi e di altre sostanze lipofile.

Alcani biodegradabili per cosmetici di qualità

La Seppic ha presentato, all’ultimo in-cosmetics in Parigi, una serie di alcan-oli ad elevato livello di biodegradabilità, la cui struttura inerte suggerisce una pratica utilizzazione in una vasta gamma di preparati cosmetici, da prodotti per detersione e igiene, a preparati per la pelle, make up, protettivi solari, ecc. La serie denominata Emogreen è ottenuta da materie di partenza naturali, rinnovabili e comprende alcani C15-19 e quella denominata Emosmart (che è di origine sintetica) alcani C13-15, C15-19, C18-21 e C21-28. I vari prodotti possono essere formulati anche in preparati finiti ad elevato valore di pH, e sono compatibili con vari tipi di altri tensioattivi; essendo numerosi i tipi disponibili, è possibile una scelta oculata in funzione del tipo di prodotto che si deve realizzare e delle sue particolari proprietà. Possono essere considerati anche una valida alternativa ad oli siliconici.

Complesso Aloe e alghe multifunzionale

Della serie PAE Complex® della Biosil Technologies, un’azienda USA specializzata nella realizzazione di prodotti naturali per cosmesi, ecco PAE Complex Hydration & Repair, un complesso a base di Aloe ed estratti algali che si è rivelato ad attività multipla allorché utilizzato in preparati cosmetici, sia per il trattamento della cute sia dello scalpo. Il complesso (INCI = Aloe barbadensis Leaf Juice (and) Glycerin (and) Phytic Acid (and) Laminaria saccharina Extract) sinergizza, infatti, le proprietà lenitive, antinfiammatorie, idratanti, ristrutturanti e sanitizzanti cutanee dell’Aloe con quelle di estratti algali; in particolare favorisce la stimolazione e la proliferazione cellulare e quindi un effetto sanitizzante e riparativo dei tessuti della cute, unito ad azione reidratante ed esfoliante. Il complesso è dichiarato esente da conservanti.

Polimeri condizionanti

Inolex (in Italia IMCD) ha recentemente immesso sul mercato due polimeri condizionanti idonei ad essere inseriti in preparati per il trattamento dei capelli: ClariSilk (INCI = Polyester-11) e ClariSoft (INCI = Trimethylolpropane Tricaprylate/Caprate (and) Polyester-11).

Entrambi i prodotti sono stati testati su shampoo condizionanti “2 in 1”. L’addizione del primo prodotto induce una significativa riduzione delle cariche elettrostatiche dei capelli, migliorandone le operazioni di pettinatura e rendendoli più lucidi e più morbidi. Interferisce positivamente anche sulla formazione e la stabilità della schiumosità dello shampoo. Il prodotto è adatto anche quale additivo in creme e lozioni non a risciacquo per il trattamento dei capelli. Il secondo prodotto si è rivelato particolarmente adatto alla formulazione di preparati silicone-free ed utilizzabile in emulsioni ed in sistemi tensioattivi anche anidri. Anche questo prodotto concorre a migliorie sia funzionali che estetiche dello stato dei capelli che idrata, rendendoli morbidi, lucidi, facilmente manipolabili a trattamenti e pettinatura.

Attivi naturali per mantenere la linea

Dai Laboratories Expanscience (in Italia Variati), è stato recentemente introdotto un nuovo ingrediente cosmetico a base naturale (un estratto da Maca) con validate proprietà snellenti.

Si tratta di Macaline (INCI = Propanediol (and) Aqua (and) Lepidium Meyenii Root Extract), con proprietà snellenti, drenanti e tonificanti.

L’ingrediente è descritto come in grado di ridurre la massa grassa, limitare fibrosi di cellule grasse, rinforzare la struttura dei vasi sanguigni, migliorare la circolazione e, quindi, ridurre la formazione di gonfiori. Il ristoro indotto alla matrice dermica porta ad un più elevato stato di compattezza della cute, con evidenti benefici effetti anche estetici quali pelle liscia, scomparsa di segni di cellulite ed effetto a “buccia d’arancia”, non più senso di pesantezza delle gambe, ecc. Test con l’ingrediente condotti su soggetti femminili di peso normale hanno fatto registrare, dopo circa 2 mesi di trattamento, una riduzione di oltre il 30% della circonferenza dei fianchi e di oltre il 40% il livello di tonicità della pelle.

Solubilizzante PEG-free

Di recente introduzione sul mercato da parte di Evonik un nuovo ingrediente indicato per la solubilizzazione di oli essenziali in formulati a base acquosa.

Il prodotto, nome commerciale Tego-Solve-55 (INCI = Polyglyceryl-3-caprylate/Caprate/Succinate (and) Propylene Glycol), si presenta come valida alternativa ecologica all’impiego di tradizionali solubilizzanti etossilati. Infatti è realizzato partendo da basi naturali completamente rinnovabili, quali oli di vinaccioli e di palma.

Si è rivelato efficace anche nella solubilizzazione di oli non sempre facilmente trattabili quali oli di agrumi, di rosmarino, di lavanda, con la realizzazione di preparati chiari, elettrolito-resistenti, con leggero effetto detergente e non interferente, anzi migliorante lo stato di idratazione cutanea. Il poliglicerol-estere solubilizzante è particolarmente suggerito per l’impiego in shampoo ed altri preparati per la detersione corporea, in prodotti per la rimozione del trucco, in formulazioni deodoranti roll-on, nonché in soluzioni per wet wipes.