La bellezza nel tempo

Riassunto

Dipingersi il viso e il corpo è una pratica esercitata fin dal tempo dei tempi, in luoghi e culture diverse e lontane tra loro. Per alcune realtà è un vero e proprio rituale di bellezza, mentre in altri luoghi sia uomini che donne dipingono il proprio viso in occasione di particolari riti religiosi o di guerra.
Un’analisi sociologica dell’evento chiamato trucco, proprio derivante dal termine francese trouque, inganno, permetterà di capire alcuni significati simbolici di prodotti e utilizzi, comunemente presenti nei nostri mercati e dei quali non sempre si conosce il significato.
Sembra che già l’uomo di Neanderthal usasse dipingere il proprio viso con pigmenti appositi (come per esempio succhi derivati da bacche, terre argillose, ecc.) a scopi rituali e simbolici, a testimonianza di come già migliaia di anni fa gli uomini conoscessero l’arte della pittura corporea.
Guerra, religione, società e bellezza: le motivazioni che spingono l’uomo a dipingersi il viso sono molte e variano a seconda del periodo cronologico e del luogo di origine. Prima di concentrarci sull’uso noto ai più di prodotti da trucco, è interessante esplorare le culture da noi più lontane, che hanno adottato l’uso del colore viso, con una precisa funzione sociale.
Esploreremo mondi e tempi lontani che ci permetteranno di seguire e ricostruire l’evoluzione della bellezza, attraverso uno dei prodotti più misteriosi e affascinanti di sempre: il fondotinta.

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Antico Egitto: il valore spirituale e religioso

Schermata 2016-06-17 alle 11.51.52La storia del trucco prende il via presso gli Egizi, per i quali il make up aveva innanzitutto una funzione religiosa. Il loro desiderio per la bellezza non era fine a se stesso: si credeva che la bellezza fosse gradita agli dei e che il trucco potesse proteggere dal male. Le diverse miscele o gli olii per il corpo erano preparate dai sacerdoti.
Il popolo di Cleopatra è stato tra i primi a sviluppare un ampio assortimento di prodotti cosmetici e a documentarne l’importanza nella sua cultura. Non è difficile studiare la cosmesi egizia: le numerose testimonianze pittoriche pervenuteci, infatti, sintetizzano in modo più che eloquente il trucco e le pettinature in voga migliaia di anni fa presso quella popolazione così sensibile e attenta alla bellezza e alla cura del corpo (Fig.3).
Sia uomini che donne facevano largo impiego di cosmetici per truccare il viso; anche se determinati aspetti, ovviamente, sono mutati nel corso dei secoli, il make up degli egiziani mantenne sempre intatte alcune peculiari caratteristiche, come l’uso di colori accesi, il contorno definito degli occhi, la pelle perfetta.
Le loro conoscenze delle sostanze naturali erano precise e dettagliate. La cura e l’abbellimento del proprio corpo, intesa come esaltazione della bellezza, era una delle maggiori preoccupazioni per gli Egizi, soprattutto per gli individui di classe più elevata. La cosmesi egizia, così come ci è pervenuta, risulta praticata da esperti conoscitori di materie prime, che venivano scelte in modo appropriato alla funzione. Il corpo era considerato un luogo sacro, la “casa dell’anima immortale”: credevano che la vita e la bellezza potessero continuare nell’aldilà. La seduzione era importante e doveva esser correlata alla cura di sé, ma erano soprattutto il trucco viso e le acconciature a rendere le donne egizie così affascinati.
Schermata 2016-06-17 alle 11.52.16Lo sguardo aveva un valore prettamente spirituale ed andava sottolineato con prodotti specifici. Per porre enfasi agli occhi, la pelle del viso andava preparata in modo impeccabile per risultare una base neutra ed uniforme. Si schiariva quindi l’epidermide con un composto cremoso derivato dalla biacca, disponibile in diversi colori. Alcune donne che avevano la pelle particolarmente scura utilizzavano polvere di alabastro e di carbonato di soda mista a miele.
Il fondotinta venne sempre più considerato un cosmetico e, allo stesso tempo, un repellente per insetti e mosche. Furono sviluppate in seguito due tipologie di prodotto: l’Udju, diffuso nel Basso Egitto e preparato con malachite verde, e il Mesdemet, creato con la galena di Assuan nell’Alto Egitto. Nel tempo questa crema divenne un simbolo di raffinatezza.
Le sostanze cosmetiche più raffinate venivano dal Delta del Nilo ed erano custodite in vasetti molto belli, realizzati in alabastro, ceramica o vetro, talvolta decorati con pezzi di pietre colorate che formavano dei disegni geometrici (Fig.4).

I canoni greci della bellezza

Nel mondo classico, i Greci esaltavano molto la bellezza, tanto che esistevano delle multe per le donne che osavano presentarsi in pubblico con un aspetto trascurato. Nella Grecia pre-classica la percezione della bellezza era molto vaga poiché non esisteva ancora una comprensione consapevole di questo concetto. Per filosofi e poeti, con l’importante eccezione della poetessa Saffo, il tema della bellezza non sembra rilevante.
Nella Grecia classica il concetto di bellezza assunse toni più delineati: attraverso gli inni la bellezza si rivela nell’armonia del cosmo, attraverso la scultura viene raffigurata nelle appropriate misure e nella simmetria delle parti che la compongono. A partire dal III secolo, importato dall’Egitto e dall’Asia Minore, il maquillage trova posto nella cultura greca. Una pelle bella, liscia e profumata era la base imprescindibile per essere davvero attraenti e quindi anche il punto da cui partire per cominciare a prendersi cura di sé.
Riguardo al viso, difficilmente le signore greche andavano a dormire la sera senza aver prima steso su di esso un generoso strato di maschera preparata con ingredienti naturali, che poi la mattina veniva asportata con del latte, mentre al corpo erano riservati rituali piuttosto lunghi e sofisticati.
L’olio d’oliva, dalle note proprietà emollienti, nutritive ed elasticizzanti, costituiva l’ingrediente d’elezione per confezionare cosmetici (1).
Se in un primo tempo le donne truccavano molto poco la pelle, in seguito consacravano parte delle loro mattine ad abbellirsi. Il cosmetico più diffuso nell’antica Grecia era indubbiamente la biacca (carbonato basico di piombo) e gesso, che dava alla pelle un colore bianco. L’obiettivo era mantenere l’incarnato pallido a qualsiasi costo; il colore bianco era simbolo di purezza e virtù per le donne al punto da dover sembrare quasi trasparenti; a causa dell’uso costante e prolungato della biacca, si avvelenavano fino a morire. Per dare colore si usava invece il rosso del minio (ossido di piombo), oppure quello che si otteneva dalla pianta Anchusa tinctoria (hennè), o dal phukos (un’alga marina), o ancora dalle more essiccate.

Il benessere e il piacere nell’Antica Roma

Dopo la conquista della Grecia (146 a.c.), anche i Romani impararono a curare il loro aspetto fisico ed assunsero i canoni estetici e le usanze dal popolo vinto.
Le raffinate abitudini greche e orientali influenzarono fortemente i costumi dei Romani durante l’Impero ed i dipinti dell’epoca ci danno notizia dei trucchi usati dalle donne per essere più belle.
Vennero addirittura pubblicati dei manuali di bellezza, come il De medicamine faciei feminae di Ovidio, in cui si consiglia l’uso della biacca di Rodi per nascondere le imperfezioni della pelle; di Ficus o Purpurissum per dare colore a viso e labbra; di Fuligo per scurire ciglia e sopracciglia e dar risalto agli occhi. La saggia Metrodora, autrice di un trattato di medicina, elargiva consigli naturali per rendere il volto luminoso: “amido, vecce nere, fior di farina di frumento col bianco di un uovo, sciroppo di orzo insieme al miele”. A Roma non si conosceva l’uso del sapone, ma qualche signora come Poppea, della famiglia imperiale, si concedeva bagni nel latte di asina per schiarire il colore della pelle e renderla più morbida ed elastica.  Per ottenere una carnagione perfettamente candida usavano applicare come fondotinta una creta speciale o, in alternativa, la nivea cerussa, pericolosa perché a base di carbonato di piombo.
Un particolare interessante è che i loro cosmetici avevano come principi attivi testicoli di toro o feci di coccodrillo, api affogate nel miele, uova di formiche pestate, grasso di cigno e di pecora, midollo di cervo e di capriolo, lumache essiccate mescolate con della farina di fave, burro, lupini, ceci e così via.
Nell’antica Roma di epoca imperiale tutto il necessario cosmetico veniva preparato fresco da schiave specializzate, le cosiddette cosmetae.

Il Medioevo ed il Feudalesimo: la totale scomparsa del colore e la sua lenta rinascita

Con l’avvento del Medioevo si perse l’uso della cura del corpo e del make up. Solo in occasioni speciali uomini e donne ingaggiavano addirittura pittori professionisti, che dipingevano i loro volti con colori ad olio o a tempera.
In questo periodo fu scritto il Primo Trattato di Cosmetica della Storia, De Ornatu Mulierum (“Sui Cosmetici delle Donne”, Opera di Trotula de Ruggiero), nel quale si insegnava alle donne come preservare e migliorare la propria bellezza e come curare le malattie della pelle mediante una serie di precetti, consigli e rimedi naturali. Veniva anche suggerito come nascondere le rughe, rimuovere i gonfiori da occhi e viso, schiarire la pelle e nascondere le macchie. Nell’opera la cosmetica non risultava avere un aspetto frivolo; al contrario doveva essere in accordo con la filosofia della natura, come esempio di corpo in salute e in armonia con l’universo.
La pelle del viso e i capelli erano considerati i punti di forza femminili ed erano quindi le parti del corpo alle quali ci si dedicava di più. Ovviamente la Chiesa condannava queste pratiche estetiche e, già durante i primi secoli del Cristianesimo, consigliava alle giovani donne di non adornarsi per evitare la dannazione eterna.
Gli ingredienti base del trucco viso erano un velenoso intruglio di polvere di piombo, aceto e miele che conferiva all’incarnato un colore bianco opaco, simile a quello della biacca, che con il passare del tempo, lo corrodeva e lo deturpava.
Con il Feudalesimo, si persero definitivamente le tendenze che avevano affinato i Romani nella cura del corpo e nel concetto di bellezza e ci si avvicinò ai canoni estetici normanni con carnagione chiara, capelli biondi e occhi azzurri, uniti a portamento elegante, abiti di prestigio, acconciature laboriose, trucco sofisticato e gioielli di manifattura eccezionale. Ancora una volta, le donne ricorrevano a misure estreme per raggiungere lo “stato mortale” utilizzando ingredienti come il piombo e l’arsenico.
L’estetica femminile perse i suoi tratti forti per passare a sembianze il più naturali possibile, soprattutto a causa dei numerosi divieti imposti dal potere ecclesiastico riguardo la seduzione femminile, additando come prostituta chi utilizzava del trucco che superasse la cipria o il rossetto, ovviamente di colore chiaro.

Il Rinascimento e i canoni estetici classici

Dopo l’oscuro Medioevo arriva una luce nel mondo del make up, grazie all’epoca della grandezza e delle arti: il Rinascimento. A seguito della scoperta dell’America si generò una maggiore apertura verso il trucco e l’abbigliamento che sfocerà nel periodo storico successivo in cui la parola chiave sarà “esagerazione”. Si arrivò ad uno sviluppo del make up tale da avere la prima vendita di trousse con le varie formulazioni per il trucco di tutto il viso.
Ritornò il gusto per il classico e per la bellezza intesa come perfezione ed armonia, tramite la ricerca di un incarnato perfetto e dell’esaltazione delle forme, seguendo il radicale cambiamento dei canoni di bellezza femminile. Da donna sobria, magra, con seno piccolo e fianchi stretti, si passerà ad ammirare una donna in carne con forme prosperose, seni abbondanti e fianchi larghi. Questa tipologia di dama era la tipica dimostrazione della ricchezza e dell’opulenza della propria classe di appartenenza, che doveva differenziarsi il più possibile da quella povera, anche attraverso il fisico a prova della differente tipologia di alimentazione.
Andò perduta anche la concezione di donna acqua e sapone tanto che, per rimarcare la propria nobiltà, la nuova immagine della donna rinascimentale esaltava persino le vene blu del corpo con una matita di lapislazzulo. Le guance e le labbra erano rosse in contrasto con la bianca carnagione uniforme, grazie all’utilizzo di biacca e polvere di gesso. Il trucco aveva anche uno scopo “pratico”: nascondere la propria sporcizia. Il paradosso di quest’epoca prevedeva un totale abbandono della pulizia per paura di prendere il colera dall’acqua contaminata, che veniva sostituita con l’uso, e l’abuso, di profumo e il consumo di fard rosso era diventato così eccessivo da portare all’attuazione di un’imposta su questo prodotto.
Schermata 2016-06-17 alle 11.52.44Un’epoca di contrasti tra l’essere e l’apparire, o meglio il voler apparire. Poiché il corpo femminile doveva avere tre attributi bianchi (la carnagione, i denti e le mani), si applicava sul viso in quantità abbondante la cerussa, un derivato del piombo, per neutralizzare le rughe; per neutralizzarne la tossicità si trascorreva la notte con una maschera a base di scaloppine crude di vitello imbevute nel latte.  Anche Caterina Sforza consigliava, tra le sue ricette di bellezza raccolte negli Experimenta, un metodo per schiarire la carnagione: “latte di balia che allatta un maschio in cui si sarà disciolta una rondine con tutte le piume, un poco di trementina, canfora, due uova fresche e miele”(1).
È con il Rinascimento che ritornano in auge i canoni estetici classici. Le donne riprendono a truccarsi gli occhi contornandoli con il bistro (fuliggine), utilizzato anche per il trucco delle sopracciglia (Fig.5).

1700–1800: il Periodo Vittoriano

Nel 1700–1800, con l’avvento della società borghese, il nuovo spirito pratico conduce all’abbandono del make up, che rimane solo per classi sociali specifiche.
Infatti nell’epoca Vittoriana, il trucco del viso cominciò ad essere associato a prostitute ed attrici.
Le donne ricorrevano a misure estreme per apparire con una pelle diafana utilizzando, ancora una volta, ingredienti come il piombo e l’arsenico. Neppure il sole era ben visto: la pelle per essere giovane e sana doveva essere protetta da velette ed ombrellini.
La pelle abbronzata era prerogativa di chi lavorava tutto il giorno all’aria aperta, quindi di umile estrazione sociale. Ingredienti naturali come fiocchi d’avena, miele, tuorli d’uovo, e rose costituivano i prodotti di bellezza. Le sopracciglia erano ridisegnate ed era utilizzato il riso in polvere su viso e décolleté.
L’ascesa al trono della regina Vittoria segnò quindi il declino dell’uso dei cosmetici.
Schermata 2016-06-17 alle 11.52.56L’epoca vittoriana fu un periodo dominato da un rigido codice morale, da valori religiosi, da modestia e sobrietà sessuale. Sebbene il make up fosse considerato qualcosa che solo le donne di dubbia moralità avrebbero utilizzato, la cosmesi progredì e divenne parte integrante dell’universo femminile, con tonalità delicate che si addicessero all’aspetto di una donna fragile, delicata e sobria (2).
Il pallore, da preservare a tutti i costi con cappelli e ombrellini parasole, era ancora sinonimo di eleganza e nobiltà: le signore usavano cospargere la pelle di ossido di zinco, ma arrivavano persino a dipingere sul volto sottilissime linee blu per rendere l’effetto delle vene che traspaiono sotto un incarnato etereo.
La cosmetologia conobbe un notevole perfezionamento nella seconda metà dell’800, soprattutto grazie all’evoluzione della chimica: vennero prodotti per la prima volta su scala industriale ombretti con polveri di piombo e solfuro di antimonio e rossetti con solfuro di mercurio, tutti materiali che in seguito si rivelarono altamente tossici (Fig.6).

Il 1900, il secolo delle grandi innovazioni

Nei primi anni del 1900 si sono verificate le vere e grandi trasformazioni sociali in ambito di bellezza.
“Ridete e non piangete, altrimenti la bellezza vi abbandonerà presto”. Questo è il motto che raccomandava Colette che aprì a Parigi il suo notissimo Salon De Beauté.
Il make up, come lo conosciamo oggi, nacque in concomitanza con lo svolgersi della prima guerra mondiale. In questo periodo grazie alla ricerca di personaggi come Helena Rubinstein (1903), Coty (1904), Harriet Hubbard (1907), Max Factor (1909), L’Oréal (1909) ed Elizabeth Arden (1910), il trucco viene finalmente utilizzato non solo per correggere eventuali difetti, ma per puro piacere personale. Nei primi anni ’20 si assiste ad una svolta epocale per le donne: mademoiselle Chanel lancia la moda dell’abbronzatura, vincendo per prima il tabù ormai millenario della carnagione diafana per le signore aristocratiche o alto-borghesi. Si inizia a diffondere l’idea che un colorito naturale, forse perché socialmente opposto a quello cadaverico dato dalla tisi, il male del secolo, fosse simbolo di salute, vivacità e sensualità. Già nel 1913, del resto, era stato finalmente vietato l’uso cosmetico della biacca di piombo.
Così sono nati i fondotinta colorati come li conosciamo oggi. Il primo passo verso il fondotinta moderno lo ha compiuto il marchio Shiseido, che nel 1906 ha lanciato l’innovativa polvere per viso color carne. Fino a quel momento, infatti, esistevano solo polveri bianche. La formula Shiseido, a base di oli, permetteva di aderire meglio alla pelle e di mantenere così il suo effetto uniformante e levigante più a lungo. Negli anni trenta il trucco era utilizzato dalle donne di tutte le classi sociali. Si svilupparono ulteriormente le grandi case cosmetiche come Max Factor, Elizabeth Arden, Revlon, Lancôme. Lo stile di trucco è sintetizzato dalla bocca colorata a forma di cuore all’interno dei contorni naturali, che andavano neutralizzati dal fondotinta.
Schermata 2016-06-17 alle 11.53.09È di questo decennio l’invenzione che cambiò il mondo cosmetico del trucco viso: nacque il primo fondotinta inizialmente formulato solo per l’industria del cinema e che avrebbe sostituito nel tempo le polveri viso. Max Factor fu l’inventore, nel 1914, di un cerone in crema ultra sottile e flessibile sulla pelle, sviluppato in ben 12 sfumature di colore per adattarsi al meglio ad ogni tipo di incarnato.
Fu un vero successo. Nel 1932 la grande svolta: con l’avvento del colore in ambito cinematografico, il make up si dovette adeguare: dalla texture in crema si passò alla forma solida da applicare con una spugna umida. Il finish è matt e trasparente, ma riesce a coprire in maniera naturale le imperfezioni della pelle. È nato il famoso Pan-Cake così chiamato per la sua somiglianza ad una piccola torta contenuta in una scatoletta metallica (3). Diventò il make up delle dive ma in breve tempo fu così famoso che, da prodotto esclusivo per gli Studios, venne immesso sul mercato cosicchè tutte le donne poterono acquistarlo (Fig.7).

Anni ’50-’60: dall’esplosione del colore alle nuove icone di bellezza

Negli anni ‘50 il make up subì una profonda rivoluzione, con una vera e propria esplosione del colore, stimolata anche dall’ottimismo post bellico.
La donna è tornata tra le mura di casa anche nella comunicazione di massa, diventando l’apologia della moglie e della madre perfetta. Perfezione, appunto: non solo della condotta, ma anche della pelle. L’imperativo categorico è l’uniformità dell’incarnato, bianco d’inverno e dorato d’estate. È di quegli anni il boom nel settore bellezza riscosso da Avon che inaugura la vendita porta-a-porta di cosmetici.
Gli anni ’60 furono dominati dall’incredibile evoluzione del cinema, che ricominciava a sfornare modelli e icone da copiare come l’esile e bella Audrey Hepburn.
Schermata 2016-06-17 alle 11.53.24Nella moda, giovanissime modelle diventarono simbolo di quest’era, Jane Shrimpton (detta Shrimp, gamberetto) e Lesley Hornby, alias Twiggy (legnetto). Il look adolescenziale diventò tendenza.
Nel frattempo le esigenze delle donne mutarono in conseguenza dei cambiamenti del loro stile di vita e, quando la forza lavoro iniziò a essere composta anche dall’universo femminile, queste manifestarono la necessità di prodotti veloci da stendere e semplici da applicare. Si usavano fondotinta leggeri, per uniformare e dorare la pelle, e fard in gel per non ostruire i pori. L’epidermide non doveva essere coperta e le lentiggini diventarono un simbolo di libertà che rispecchiava il momento storico: il ritrovo pacifista di Woodstock e la Factory di Andy Warhol. Il trucco era una bandiera (2).
Fu anche il momento in cui giovani visagisti diventarono i più affermati make up artists.
Uno su tutto Serge Lutens (Fig.8).

Anni ’70: femminismo ed emancipazione

Arriva quindi il decennio dell’emancipazione. Le donne rifiutano definitivamente il rossetto e si avvicinano ad un aspetto naturale: il trucco degli occhi ed il mascara scompaiono quasi completamente, l’eyeliner bianco o blu pallido diviene popolare, come i colori perlescenti; compaiono le prime ciglia finte e le labbra sono colorate con tinte perlescenti e pallide. Per la secchezza del viso nascono sistemi emollienti e per le vacanze al mare i primi oli solari.
Gli ingredienti usati per questi primi cosmetici dell’era moderna sono vegetali: glicerina, lanolina, cera d’api, ma a breve tempo, la crescente industria del petrolio fornisce a basso costo derivati minerali: olio di vaselina, vaselina filante, paraffina.
Schermata 2016-06-17 alle 11.53.35Negli anni ’70 una nuova esigenza fa capolino: non più solo un prodotto pratico e veloce, al fondotinta si richiede anche una lunga tenuta in quanto il tempo che le donne passano fuori casa, per lavoro e svago, aumenta sempre più e il loro make up deve reggere questi nuovi ritmi. Shiseido non si fa cogliere impreparata e sviluppa un nuovo prodotto idrorepellente, capace di resistere a sudore e traspirazione cutanea.
Si diffonde la moda dei cosmetici orientali composti con sostanze naturali, in virtù di un ritorno alla terra di derivazione hippy; ma di notte ci si copre di glitter per andare allo Studio 54 di New York frequentato tra gli altri da Warhol e Bianca Jagger (1). I grandi stilisti si lanciano nel mercato dei cosmetici: da Chanel a Yves Saint Laurent si firmano make up dalle ampie gamme cromatiche, dai colori sfacciati e sensuali (Fig.9).

Anni ’80: l’edonismo consumistico

Negli anni ’80 il trucco pesante, accentuato, gli occhi scuri e drammatici, truccati con l’aiuto di molti strati di eyeliner e ombretti brillanti nelle tonalità blu, verde e viola.
Schermata 2016-06-17 alle 11.54.03Sono stati gli anni in cui i nuovi must erano la qualità del prodotto e la capacità di assicurare un risultato impeccabile a lungo nel tempo. Individuando nel sebo la principale causa per cui il fondotinta “non tiene”, dal Giappone arrivarono nuovi prodotti progettati con attività sebo-assorbente, in grado di liberare una volta per tutte le donne da problemi di lucidità, di fondotinta che vira sulla pelle e non tiene. Questa caratteristica si ottenne utilizzando polveri sferiche cave, in grado di assorbire l’eccesso di sebo e trattenerlo al loro interno.
Diventò di moda il colorito abbronzato, che ricorda le vacanze e quindi il benessere economico, così si sviluppò l’uso di terre e blush. Il fondotinta doveva creare una base omogenea opaca che non modificasse il colore della pelle e che trasformasse il viso in una tela su cui poi sbizzarrirsi con colori accesi.
Nei paesi asiatici rimase la convinzione che la pelle chiara fosse simbolo di maggiore benessere.
Furono gli anni delle Top Model, da Linda Evangelista (soprannominata Il Camaleonte), Cindy Crawford (The Body), Carole Alt (The Face), Claudia Schiffer (la Nuova BB), e la strepitosa Naomi Campbell (La Pantera), la cui bellezza venne esaltata da make up artists che diventarono sempre più famosi e influenti (Fig.10).

Anni ’90: il consumo democratico

La crisi economica, l’incertezza per il futuro e lo spettro dell’AIDS fecero crollare l’idea di prosperità che ha contraddistinto il decennio precedente. Si sentì la necessità di ritornare all’essenziale e la parola d’ordine divenne “togliere”: nella moda i colori non erano più così accesi, i tacchi si abbassarono, sparirono paillettes e gioielli appariscenti.
Il nuovo imperativo fu il minimalismo.
Schermata 2016-06-17 alle 11.54.23Anche il potere di una bellezza prorompente venne messo in discussione (l’icona del periodo fu la modella Kate Moss che ostentava un look quasi emaciato grazie anche alla sua magrezza esasperata); vi fu un ritorno del natural look: viso non più truccato con fondotinta coprenti, fard dai colori accesi e metallizzati. Il fondotinta divenne opaco, le guance color pesca e labbra arancio chiare.
La pelle appariva più pulita e vestita con fondotinta leggeri, quasi evanescenti, ed opachi che incarnavano perfettamente il concetto di “trucco che cura la pelle”. Sono di questi anni i primi lanci di prodotti di make up che vantano specifiche funzioni cosmetiche, grazie all’inserimento in formula di principi funzionali mirati ed estremamente performanti, primo fra tutti l’Acido Jaluronico.
In parallelo si sviluppava il filone del trucco no transfer, per soddisfare l’esigenza delle donne emancipate e indipendenti, che desiravano avere la certezza di un look impeccabile e prolungato per tutto il giorno. Inoltre si impose sul mercato il make up per le pelli scure ed ispaniche: tale tipologia di donne era stata sino ad ora molto poco considerata, ma fu la modella Iman (di origini sudanesi) a colmare questa lacuna immettendo sul mercato una linea di fondotinta pensata proprio per questo settore di consumatrici ancora di nicchia (Fig.11).

Il secondo millennio: natura e tecnologia

Con il nuovo millennio il make up diventa sempre più naturale non solo nell’effetto finale ma anche nell’utilizzo delle materie prime. Per i prodotti viso, fondotinta innanzitutto ma anche cipria, fard ed ombretti, un grande successo viene raggiunto dal trucco minerale formulato, per quanto riguarda la fase colore, esclusivamente con ossidi di ferro e polveri di origine naturale (per esempio la mica non di sintesi) per garantire la massima compatibilità con la pelle.
Un altro trend che ha caratterizzato il primo decennio degli anni duemila è rappresentato dalle formule mousse. Questi prodotti, in genere anidri e formulati con siliconi volatili e polveri sferiche, hanno focalizzato l’attenzione della consumatrice non solo sull’effetto finale ma anche sulla sensorialità durante il prelievo e l’applicazione sul viso. La stesura è semplice e veloce e lascia un sottilissimo film di prodotto dal finish matt-poudrè.
A partire dal secondo decennio, il trend dei prodotti viso viene dettato dalla Corea: arrivano in occidente le prime BB Cream che riprendono e rafforzano il concetto di un fondotinta curativo concepito come una crema cosmetica. Questo filone si è sviluppato con nuovi prodotti con una evoluzione alfabetica. Una curiosità: la prima BB Cream è stata formulata in Germania, apprezzata e sviluppata ulteriormente dai coreani in versione cosmetica e solo a seguire ne è nata la versione pigmentata per il mercato occidentale.
I fondotinta di ultima generazione hanno ancora una volta modificato le abitudini delle donne. Il trucco del viso esige nuove gestualità e nuove formulazioni. L’ispirazione cosmetica del trucco è sempre più influenzata dal mondo dello skin care: le nuove formule sembrano essere concepite come variante pigmentata di una raffinata crema di bellezza.
Ma anche le texture cambiano, facendosi sempre più fluide sino ad arrivare alle formule bifasiche in cui i pigmenti vanno rimiscelati e riportati in sospensione prima dell’utilizzo. Naturalmente anche il packaging si deve adeguare alla nuova forma fisica del prodotto: flaconi con pompetta contagocce o altre tipologie di dropper che garantiscono la giusta erogazione. La stesura è davvero facile, sia con il solo utilizzo delle dita che con un pennello specifico. La resa è estremamente naturale quasi non ci fosse nulla sul viso, ma in effetti l’incarnato appare più omogeneo e luminoso.
L’ultima frontiera del trucco viso vede ancora una volta una rivoluzione completa: mai come ora un fondotinta è nato dalla perfetta simbiosi tra una formula nuova ed esclusiva ed un packaging che ne esalta le caratteristiche con grande efficacia. È nato il concetto cushion foundation che ha già avuto interessanti sviluppi: dal bronzer al prodotto per labbra.

Conclusioni

In un’era dettata da contaminazioni tra mondi e luoghi che forniscono le più incredibili esperienze sensoriali ed emotive, il fondotinta diventa un prodotto con il quale dialogare con un pubblico sempre più in evoluzione, colto e preparato, attento e curioso, fino a superare la barriera del gender e diventare un complice della bellezza trasversale. Una nuova sfida, per nuovi grandi successi.

What about y generation?

X, Y o Z? A quale generazione appartiene il nostro consumatore? A quale profilo socio-economico dobbiamo rivolgere le nostre future attenzioni?

Il target attuale che determina i più interessanti successi del settore cosmetico in genere, è senza dubbio la cosiddetta “Gen X”, nati intorno agli anni ’70-’80. Uomini e donne diventati consumatori autonomi negli ultimi 10-15 anni del secolo scorso. Oggi, questi adulti di circa 40/50 anni sono abituali utilizzatori di creme, make up e profumi e fanno proprie le nuove proposte in arrivo sul mercato, in linea con le tendenze e con il fascino dei brand.

Si sta già profilando una nuova generazione di consumatori, che è riduttivo rinchiudere in una lettera: Y. Più noti come Generation Next o Net Generation, gli “Y Gen”, più noti come Millennials, sono giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, estremamente sofisticati e tecnologici, esposti ad ogni stimolo proveniente da ogni parte del mondo e decisamente immuni dalle tradizionalissime leve del marketing tradizionale. Non si tratta di una generazione facile da monitorare, ricca di sfumature etniche ed estremamente segmentata, con molti profili al suo interno. La fedeltà ad un marchio non è più un must: viaggiano e scelgono alla velocità di Internet, con una flessibilità ed una capacità comunicativa mai vista prima.

Il giovane Millennials, in funzione anche del luogo e della cultura di provenienza, può essere definito Lottatore Imperterrito o Consumatore Impulsivo, ma anche Tradizionalista Sicuro o Ottimista Equilibrato. Una certezza comune è la grande propensione alla spesa per ricerca del benessere attraverso uno stile individuale molto forte, con connotazioni diverse e mirate. I loro esempi quotidiani, la generazione X, hanno trasmesso loro uno stile impregnato di attenzione al proprio aspetto ed una cultura fortemente orientata al cosmetico.

In termini cosmetici gli elementi comuni al target sono sicuramente una grande attenzione alla sensorialità dei prodotti: il giusto equilibrio tra vista, olfatto e sicuramente tatto, saprà ripagare il Millennians delle sue attese. A ciò occorre aggiungere un’attenta ricerca di materie funzionali che possano rispondere alle esigenze specifiche: trattandosi di un target con età mediamente ampia, troveremo sia una giovane pelle afflitta da imperfezioni, lucidità o pori dilatati, ma anche un’epidermide già più adulta che desidera mettere le basi per una corretta prevenzione. Il tutto con grande attenzione ai danni provocati dalle aggressioni esterne, primo tra tutti l’inquinamento atmosferico.

Un segnale importante, non ancora diventato di tradizione comune, è la sempre maggione presenza di prodotto no-gender, che potrebbe portare ad un sempre più alto consumo di prodotti di make up in modo trasversale: da una parte formule che aspirano alla trasparenza ed alla naturalità del finish, dall’altra prodotti colorati sempre più cosmetici e performanti. Quando pensiamo ai Millennians dobbiamo superare le barriere del marketing tradizionale per diventare promotori di nuove culture. Siamo pronti

E dunque, per il giovane ventenne, ancora alle prese con un disordine cutaneo che può arrivare a compromettere la sua vita sociale, dovremo sviluppare sicuramente formule oil-free e non comedogeniche, arricchendole con principi funzionali capaci di gestire gli eccessi. Alcuni esempi: Propanediol (and) Water (and) Alcohol (and) Iris Fiorentina Root Extract (and) Zinc Sulfate (and) Retinyl Palmitate: ogni singolo componente attivo ha un’azione specifica sull’acne: l’estratto di Iris ha azione astringente, antinfiammatoria e decongestionante; il sale di Zinco ha proprietà antisettiche; la Vitamina A ha azione sebo regolatrice e protettrice dell’epidermide. Estremamente interessante anche il mix di Aqua (and) Glycolic Acid (and) Lactic Acid (and) Sodium Magnesium Silicate (and) Citric Acid (and) Xantan Gum: si tratta di un gel acquoso lamellare derivato da chimica verde che permette un rilascio progressivo e controllato degli AHA presenti al suo interno.

Con questa tecnologia è possibile utilizzare una bassa percentuale di AHA diminuendo i rischi di irritazione cutanea, ma mantenendo inalterate le proprietà esfolianti degli stessi. Il ricambio cutaneo viene accelerato ma in maniera dolce e delicata. Segnaliamo anche Isopentyldiol (and) Trifolium Pratense (Clover) Flower Extract: un attivo ad azione mirata sui pori dilatati che agisce attraverso 3 meccanismi: seboregolazione – azione astringente – regolazione della differenziazione dei cheratinociti e Pistacia Lentiscus Gum/Pistacia Lentiscus (Mastic) Gum (and) Lecithin (and) Glycerin (and) Alcohol: di derivazione 100% vegetale riduce visibilmente l’aspetto e la dimensione dei pori affinando la grana della pelle, diminuisce la formazione di comedoni, conferisce un aspetto opaco e satinato alla pelle riducendone l’oleosità.

Il Millennians più adulto, abituato a condividere informazioni tramite social media e Internet, è ben consapevole dell’importanza di una buona protezione dell’epidermide ai fini di prevenire l’invecchiamento cutaneo e anche di una eccessiva sensibilizzazione allo smog ed agli agenti atmosferici, che possono tradursi in una pelle irritata e spesso profondamente sensibile. Le polveri sottili ed i metalli pesanti danneggiano la pelle causando pigmentazione irregolare con formazione di macchie cutanee ed invecchiamento precoce. È molto interessante quindi vedere come, anche al make up, venga chiesto di agire da scudo nei confronti delle polveri sottili e dello smog visto che la pelle ne è quotidianamente a diretto contatto. Si inverte quindi il modo di percepire anche la funzione del trucco: un alleato che protegge la pelle dalle aggressioni esterne nel rispetto della sua fisiologia. La ricerca scientifica si è spinta oltre in questo campo.

Abbiamo selezionato alcuni stimoli interessanti per rispondere ai nuovi bisogni: Ectoyn (and) Hydroxyectoin: protegge le cellule grazie alla sua attività multifunzionale ad ampio spettro non solo contro l’inquinamento in generale, ma anche contro gli allergeni presenti nell’aria come per esempio i pollini. Attraverso la misurazione di alcuni markers specifici a livello dei corneociti è stato possibile evidenziare come l’effetto antinfiammatorio di questo attivo sia in grado di arginare la comparsa precoce di discromie, iper pigmentazione e rughe. Anche l’innovazione del ritrovato Water (and) Propanediol (and) Diisopropyl Adipate (and) Lecithin (and) Acrilyc Acid/Acrylamidomethyl Propane Sulfonic Acid Copolymer (and) Dimethylmethoxy Chromanol (and) Glyceryl Caprylate (and) Xanthan Gum ci sembra significativa nell’attività anti-antipollution, che si esplica attraverso due modalità d’azione complementari: la prima è una vera e propria attività di barriera chelando le polveri sottili ed i metalli pesanti ed inibendo così la loro interazione con la pelle ed il loro accumulo; la seconda è una capacità antiradicalica in grado di evitare il danno ossidativo a carico delle cellule permettendo alla pelle di sopportare le aggressioni esterne.

Infine, ricordiamo che attraverso il trucco le trentenni ricercano il modo per prevenire e/o minimizzare anche altri tipi di inestetismi legati maggiormente al loro stile di vita: correggere le prime rughe, preservare il contorno occhi da gonfiori ed occhiaie soprattutto in seguito a “notti brave”, correggere il colorito spento della pelle. Due suggerimenti interessanti: Sodium Tocopheryl Phosphate: la vitamina E è universalmente conosciuta come attivo liposolubile con proprietà anti-ossidanti, anti-ageing, anti-radicaliche ed idratanti. Attraverso modifiche della sua struttura chimica è stato possibile ottenere una Vitamina E idrosolubile (quindi più facilmente utilizzabile in formulazioni acquose come ad esempio i sieri) e più stabile all’ossidazione senza però modificare la sue attività specifiche. Origanum Vulgare Leaf Extract (and) Dextran Polymer System: coniugando una matrice polimerica di destrano, che garantisce un effetto prolungato nel tempo, con estratto di foglie di origano si origina un principio attivo con spiccata attività antiossidante che conferisce luminosità alla pelle riducendone rossori e discromie.

Siamo pronti ad affontare il nuovo futuro? La Z Gen è alle porte…., nata a cavallo del nuovo millennio, sta muovendo ora i primi passi nel mondo del consumo, con una facilità di consultazione e ricerca che riuscirà a stupirci ancora una volta. Noi siamo pronti ad accettare la sfida!

Per informazioni
The Concept Hub
Vision robertavilla.m@gmail.com
into
Action giuseppinaviscardi@tiscali.it

 

Fillederm Red Power

Il range di ingredienti cosmetici ha visto nelle ultime decadi un’inversione di trend orientata sulla selezione di materie prime di origine vegetale, tradizionalmente riconosciute come ingredienti estremamente performanti in termini funzionali (un po’ meno in ambito sensoriale).
A riaggiornare il sopracitato trend, Kalichem propone sul mercato un nuovo concetto: il lancio di un ingrediente di origine biominerale in grado di combinare in maniera assolutamente innovativa gradevolezza applicativa, versatilità tecnologica, e benefici funzionali biologici, a superamento ulteriore dei limiti osservabili con la cosmetica tipicamente green.
Il Fillederm Red Power, recentemente lanciato ad in-cosmetics Parigi 2016, è infatti una selezione di minerali bioattivi, in grado di agire sulle cute, sia attraverso meccanismi ottici che di signalling intracellulare. Tali effetti combinati rendono tale specialità un filler antirughe funzionale di elezione per tutte le tipologie di formulazione make up e skin care. Le atipiche ed uniche proprietà chimico fisiche della materia prima la rendono inoltre un prezioso “alleato” formulativo, in grado di garantire benefici tecnologici sia sulle emulsioni skin care (nelle quali agisce anche da texturizzante su prodotti standard e/o ricchi di pigmenti ad alto potenziale frizionante), che sulle polveri (influenzando positivamente fattori quali l’adesività e la compressione delle polveri).

Composizione e Caratteristiche tecniche

Il Fillederm Red Power (INCI: Coral Powder) è una polvere pura di colore rosa, derivante da un’accurata selezione di minerali marini mediterranei (in prevalenza Sali inorganici di Calcio e Magnesio), lavorata attraverso una micromacinazione di grado farmaceutico, con conseguente controllo della particle size distribution (che non prevede la presenza di nanomateriali e garantisce una distribuzione di taglia con singole particelle inferiori ai 5 micron, rilevate tramite SEM, e microaggregati che vanno non oltre i 40 micro, analizzati tramite DLS). Le caratteristiche tecniche dell’attivo sono riportate in Tabella 1.

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Polvere facilmente dispersibile, il Fillederm è un complesso minerale in grado di agire efficacemente sulla copertura immediata delle rughe, in grado contestualmente di stimolare meccanismi a lungo termine di riepitelizzazione epidermica in corrispondenza delle aree cutanee soggette alla presenza delle rughe stesse.
La prima indicazione funzionale è senz’altro legata all’impiego come filler, per il quale il Fillederm ha mostrato interessanti performance e proprietà intrinseche.

Filler
L’azione filler è legata in dettaglio a diversi meccanismi:
Soft Focus – Grazie ad un elevato valore di area superficiale che massimizza la superficie di contatto della materia prima con la luce UV, il Fillederm è in grado di trasmettere una luce visibile riflessa in quantità maggiore rispetto ad altri agenti soft focus: tale luce opacizza l’apparenza della ruga in maniera più incisiva e netta rispetto ai benchmark di riferimento (con scarto medio intorno al +50/60%), amplificando l’effetto istantaneo di copertura delle imperfezioni cutanee.
Effetto brightening – Il Fillederm ha una composizione minerale analoga a quella riscontrata nei marmi di Versilia (i materiali di lavorazione di elezione di Michelangelo Buonarroti tra gli altri). Tale composizione minerale, nelle sculture come nel cosmetico, è in grado di interagire in maniera unica con la luce, illuminando in maniera naturale e sobria la superficie di interesse, e dunque, nella fattispecie, il viso.
Tale effetto illuminante è ottimizzato dalla nuance intrinseca della polvere stessa (rosa leggero), che si fonde armonicamente con l’incarnato caucasico ed asiatico, ed è in grado di ridurre la visibilità delle micro-imperfezioni cutanee, generando un naturale e gradevole effetto coprente brightening.

Efficacia

Schermata 2016-06-16 alle 17.48.06Test in vitro
Azione proliferativa sui cheratinociti
Test in vitro suggeriscono un incremento della produzione cheratinocitica del 22% a seguito di trattamento con Fillederm. La suddetta azione è probabilmente legata ad un aumento del signalling intracellulare Calcio dipendente.
L’aumentata trasmissione di tale ione è alla base dei nuovi trend di mercato cosmetico, in quanto sembrerebbe uno degli elementi essenziali all’espletamento di funzioni cellulari necessarie all’aumento della vitalità, dello stato di salute e dell’attività riparativa e rigenerante cellulare (Fig.1).

Complesso minerale bio-attivo: riparazioni cutanee e protezione solare
Oltre che filler, la specialità è in grado, utilizzandola all’1%, anche di stimolare ed accelerare processi riparativi cutanei postumi a ferite indotte in modelli cellulari cheratinocitici. Tale azione, presumibilmente Calcio dipendente, consente un aumento della velocità di tali meccanismi del 10% rispetto a controlli non trattati (Fig.1).
La natura minerale del Fillederm e la sua capacità di captare radiazioni UV generando la trasmissione di luce visibile riflessa, creano un effetto di deviazione della radiazione elettromagnetica UV in corrispondenza di molecole ad azione filtrante. Tali proprietà fisiche rendono l’attivo un ottimo innovativo candidato nel boosting dei filtri solari, con un messaggio di protezione naturale estremamente attrattivo in termini di marketing.
In un momento storico nel quale il Titanio Biossido è in forte discussione per il possibile livello di cancerogenicità, specialità minerali eudermiche e di sicuro impiego come il Fillederm, possono rappresentare la nuova frontiera su cui investire nell’ottica della salvaguardia dei consumatori e del marketing naturale del cosmetico.
Per le sopracitate accessorie azioni biologico-chimiche, il Fillederm può quindi essere considerato come un ingrediente di primario interesse sia per formulazioni con SPF che post-esposizione al sole (con target riparativo epidermico), in formulazioni emulsionate, colate anidre, e polveri.

Tecnologie skin care e make up

Oltre al cospicuo bagaglio di benefit funzionali, il Fillederm è una materia prima con importanti valori aggiunti anche in termini tecnologici. In ambito skin care, la materia prima agisce da texturizzante in grado di migliorare il livello di gradevolezza sensoriale dei cosmetici. Inoltre, la polvere interviene anche sull’omogeneizzazione del colore e sul miglioramento della cremosità di emulsioni contenenti alte quantità di pigmenti: tali effetti infatti migliorano la spalmabilità (per fondotinta, creme colorate e BB cream), riducendo le forze di attrito cutanee legate a pigmenti e minerali “pesanti” in emulsione, migliorandone quindi il flow.
Nelle formulazioni make up in polvere, il Fillederm, grazie alla sua particolare composizione calcica, è in grado di migliorare l’adesività delle polveri (effetto sinergizzante con oli leganti ed elastomeri siliconici ad esempio), e la loro compressione.

Schermata 2016-06-16 alle 17.48.57Test in vivo
Come illustrato in Figura 2, test in vivo mostrano che Fillederm al 3% è in grado di apportare significativi e visibili miglioramenti su tutti i parametri misurati (riduzione apparente delle occhiaie, efficacia percepita nel filling, luminosità a lungo termine ed immediata, omogeneizzazione del colorito dell’incarnato, compattezza ed in particolare levigatezza cutanea). Misurazioni effettuate tramite valutazioni soggettive di panelists basate su 4 diversi livelli di efficacia percepita.
Fillederm è in grado di esercitare un’azione stimolante sulla cute grazie alla sua componente minerale, in grado di aumentare l’uptake cellulare di ioni Calcio a livello epidermico.
Il calcio all’interno delle cellule epidermiche fungerebbe da secondo messaggero in grado di attivare meccanismi cellulari tali da garantire due effetti di rilievo, quali un incremento della sintesi proteica ed un aumento della proliferazione cellulare. Tali effetti sono paragonabili a quelli riscontrati con specifici trattamenti ormonali, presi in esame come controllo positivo.
Ulteriori test in vitro dimostrano che Fillederm è in grado di velocizzare del 10% i processi riparativi susseguenti a ferite applicate su modelli in vitro cheratinocitici. Tale effetto è interpretabile attraverso uno switch conformazionale indotto sul cheratinocita tramite un cambiamento dell’assetto proteico citoscheletrico, tale da favorire un suo passaggio dallo stato basale stazionario ad uno stato migratorio (indicatore dell’inizio del processo riparativo cutaneo sulla ferita indotta).

Applicazioni e modalità d’uso

Fillederm è una polvere dispersibile lavorabile sia a freddo che a caldo. Si presta ad applicazioni ad ampio spettro in emulsione, colati, polveri make up.

Sicurezza

Fillederm è stato testato in termini di irritazione cutanea (tramite patch test), e studiato in maniera sistematica su colture cellulari al fine di valutarne l’influenza sulla vitalità e la regolare attività cellulare: l’esito dei trattamenti effettuati con lo stesso ha registrato una totale mancanza di effetti citotossici, sensibilizzanti ed irritanti. Contestualmente, come suggerito in test precedentemente illustrati, la somministrazione del suddetto attivo ha indotto aumenti nella vitalità cellulare e nel metabolismo proteico.
Si riporta di seguito una formulazione contenente il 3% della materia prima.

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Serasol EL 92

Serasol EL 92, prodotto da KCC Beauty e distribuito in Italia da LCM Trading, è una miscela costituita da dimethicone lineare e da un elastomero siliconico che costituisce la sostanza attiva emulsionante e che rappresenta il 30% in peso del prodotto.
Per il suo tocco setoso è particolarmente indicato nelle preparazioni da make up. Ha alta compatibilità con differenti tipi di oli e ha dimostrato un ottimo potere emulsionante.

Composizione e Caratteristiche tecniche 
Serasol EL 92 (INCI: Dimethicone, Dimethicone PEG10/15-crosspolymer CAS: 63148-62-9, 374928-42-4) si presenta come gel fluido incolore ed inodore. In Tabella 1 sono riportate le caratteristiche della materia prima.

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Efficacia 
Compatibilità con oli ed emulsionamento di miscele ternarie 
La verifica della compatibilità tra olio e Serasol EL 92 è stata eseguita preparando miscele della materia prima (5%) e di singoli oli (30%).
L’emulsionante ed ogni olio sono stati miscelati a temperatura ambiente, mediante agitazione con agitatore magnetico. Sono stati testati 14 diversi oli, sia siliconici che non siliconici.
Delle miscele preparate si è verificato l’aspetto al tempo 0 e dopo 24 ore dalla preparazione. Le miscele omogenee dopo 24 ore dalla preparazione sono state conservate a temperatura ambiente e tenute sotto controllo per un mese per verificarne la stabilità (Tab.2).
Ad eccezione di fenil trimeticone non si è osservata alcuna compatibilità con gli oli sperimentati. In tutti i casi si osserva la deposizione dell’emulsionante sul fondo, che nel caso dell’olio vegetale appare particolarmente opaco e flocculato.
L’incompatibilità con oli non siliconici è dovuta alla grande differenza strutturale tra le sostanze, mentre quella con gli oli siliconici è probabilmente causata dalla presenza delle catene polietilenglicoliche dell’emulsionante.
L’incompatibilità con un olio non è necessariamente predittiva dell’incapacità del suo emulsionamento, ma fornisce un’indicazione sull’affinità chimica fra olio ed emulsionante. Il ciclopentasilossano si è dimostrato infatti un olio molto compatibile con l’emulsionante al momento della preparazione delle emulsioni. I sistemi inizialmente stabili conservano l’aspetto anche a distanza di un mese.
Nella pratica formulativa vengono però molto raramente preparate emulsioni a base di un solo olio. Una prova importante consiste nell’emulsionare differenti combinazioni di oli. La quantità di emulsionante utilizzata è pari al 10% ed è stato impiegato sodio cloruro all’1%. In Tabella 3 sono riportati i risultati relativi.
Tutte le emulsioni risultano stabili dopo 1 mese di conservazione in stufa a 42,5°C. È possibile, in seguito alla valutazione dei prodotti, affermare che è più facile l’emulsionamento delle miscele, rispetto a quello degli oli singoli.
Anche l’olio di mandorle dolci, una volta miscelato con altri oli, è stato reso compatibile con l’emulsionante.

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Prove di emulsionamento
Sono state eseguite prove di emulsionamento al fine di evidenziare le caratteristiche funzionali di Serasol EL 92. Le prove svolte sono state: 1) emulsionamento di singoli oli a concentrazioni variabili di emulsionante, 2) emulsionamento di un singolo olio in diverse concentrazioni, 3) valutazione dell’effetto degli stabilizzanti, 4) emulsionamento di miscele ternarie differenti, 5) emulsionamento di miscela ternaria in diverse concentrazioni.

Correlazione RPM – Viscosità – Droplet size 
Le emulsioni sono state preparate a freddo (eccetto i casi in cui veniva disciolto a caldo lo stabilizzante) mediante ausilio di omogeneizzatore Silverson, incorporando la fase acquosa in quella oleosa, precedentemente miscelata. I prodotti ottenuti sono stati valutati visivamente considerando colore, aspetto superficiale, omogeneità, viscosità. Sono stati poi conservati a temperatura ambiente, a 4 e a 42,5°C per verificarne la stabilità. Per l’analisi del droplet size è stato impiegato il microscopio ottico Optika B-600, Optika.
Durante lo svolgimento delle prove si è osservato che, nella preparazione delle emulsioni, la velocità di omogeneizzazione influiva evidentemente sulla viscosità del prodotto.
Al fine di approfondire questo aspetto, sono stati allestiti 3 sistemi di uguale formula ma preparati in maniera differente (Tab.4).
I risultati delle prove sono riassunti in Tabella 5.
Grazie a questa prova è possibile affermare che sussiste una significativa relazione fra RPM e viscosità: triplicando la velocità di omogeneizzazione (da 2000 a 6000 RPM) la viscosità del prodotto aumenta del 169%.
Aumentando la velocità di omogeneizzazione la particle size viene di molto ridotta, con aumento dell’ingombro sterico e della viscosità. Per questo motivo in fase di produzione è possibile intervenire sulla velocità di omogeneizzazione per modificare la viscosità del prodotto.
Naturalmente dovrà essere verificata la stabilità delle dimensioni ottenute.

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Sicurezza 
Dati di sicurezza sono disponibili su richiesta.

Applicazioni e Dosaggio 
Serasol EL 92 ha dimostrato di:
– Possedere un’ottima versatilità di utilizzo, in termini di compatibilità con oli.
– Emulsionare quantità elevate di acqua, specie quando si impiega ciclopentasilossano, isododecano o fenil trimeticone.
– Risultare compatibile con stabilizzanti di fase interna quali Nomcort HK-G (INCI: Glyceryl Behenate/Eicosadioate) o Nomcort SG (GlycerylTribehenate/Isostearate/Eicosadioate), efficaci nel migliorarne le performance in sistemi scarsamente stabili.
– Poter essere impiegato a freddo.
Inoltre:
Le miscele di oli sono più facilmente emulsionabili rispetto a sistemi monocomponenti.
La fase grassa può comprendere oli di natura non siliconica, anche vegetali.
La quantità di emulsionante impiegato nella preparazione di emulsioni può essere compresa nel range del 10-15% (pari al 3% e rispettivamente 4,5% di sostanza attiva).
Al momento della formulazione può essere consigliabile, al fine di minimizzare la quantità di emulsionante, valutare l’impiego di stabilizzanti.
La quantità di fase interna da emulsionare è determinante nel definire la % di emulsionante; è possibile basarsi sui risultati fin qui ottenuti per un’indicazione generale delle percentuali di utilizzo.
Nelle prove di emulsionamento con miscele di oli è emerso che per una quantità di fase esterna pari al 20% è possibile utilizzare il 10-15% di emulsionante ed ottenere dei prodotti stabili.
Aumentando la quantità di fase esterna sarà possibile ridurre ulteriormente la % di emulsionante, considerando che si osserverà di conseguenza una riduzione della viscosità dell’emulsione.
Determinante per la viscosità sono soprattutto la percentuale di fase interna, il tipo di olio e la velocità di omogeneizzazione durante la fase di preparazione.
Dal punto di vista sensoriale inoltre, l’emulsionante possiede un eccellente tocco sulla pelle, che trasferisce all’emulsione realizzata.
Quando utilizzato con ciclopentasilossano si ottengono emulsioni molto lucide e dall’aspetto gel-like.

Di seguito sono riportate due formulazioni ottenute utilizzando l’emulsionante. 

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Uplevity

E’ proposto da Lipotec un nuovo tetrapeptide, nome commerciale Uplevity (INCI = Acetyl Tetrapeptide-2) che viene descritto come attivo a marcato effetto contrastante i segni dell’età sulla pelle grazie alla sua capacità di promuovere la sintesi del collagene e dell’elastina. Contribuisce a fermezza e tonicità della pelle attivando l’espressione di geni coinvolti nella coesione cellulare. I risultati correlati alla sua applicazione sono migliori qualità e aspetto della pelle matura.

Test in vitro ed in vivo su donne anziane, con cute poco elastica e atonica, hanno rivelato che preparati contenenti il 2% del tetrapeptide sono in grado, dopo circa due mesi di trattamento, di apportare ben riscontrabili effetti sulla tonicità (diminuzione di oltre il 50% della deformazione massima) ed elasticità della pelle (incremento del 16%). Tali effetti sono stati riscontrati su almeno il 95% dei soggetti trattati.

Dermawhite™ WF

Dermawhite™ WF è un nuovo ingrediente a funzione schiarente cutanea, recentemente presentato da BASF Personal Care.

È costituito da una complessa miscela di numerosi ingredienti attivi, tra cui derivati vegetali a riconosciuta attività depigmentate. (INCI = Aqua (and) Tartaric Acid (and) Disodium EDTA (and) Sodium Sulfite (and) Sodium Metabisulfite (and) Glycerin (and) Butylene Glycol (and) Saxifragra Sarmentosa Extract (and) Carica Papaja Fruit Extract (and) Psidium Guajava Fruit Extract).

Studi in vitro, test applicativi e valutazioni dermatologiche ne hanno dimostrato una efficacia schiarente cutanea paragonabile  a quella dell’acido kojico, uno degli ingredienti naturali di più vasto e comune impiego ai fini di tale funzionalità. La principale prerogativa della complessa miscela è quella di rendere la pelle, oltre che più chiara, luminosa e levigata, con un effetto chiaramente percepibile sia alla vista sia al tatto.

Nelle formulazioni che lo contengono, il pH ottimale da rispettare va da 6,5 a 8,5.

Nuova serie di estratti vegetali innovativi per uso cosmetico

E’ di recente immissione sul mercato, da parte di Symrise (in Italia Biochim), una serie di nuovi estratti vegetali ricavati da piante appena dopo la loro raccolta. Questi nuovi prodotti  si aggiungono alla nutrita serie di sostanze di derivazione vegetale di comprovata efficacia che vanno sotto il nome di Actipone.

La serie comprende estratti da Tarassaco, Equiseto, Melissa, Piantaggine e Ortica tutti ricavati da piante cresciute e raccolte in Germania, e di Zenzero da Sri-Lanka. Ottenuti con processo estrattivo a pressione, senza uso di solventi, i vari prodotti offrono elevata garanzia di qualità per quanto concerne la conservazione nell’elaborato degli ingredienti attivi originari della pianta. I vari termini sono riconosciuti col nome INCI = Fresh Plant Juice, cioè, praticamente “succhi”. Col termine “succo” si intende infatti un fitocomplesso in forma acquosa estratto da pianta  intera, o anche da radici di frutto o vegetale, per spremitura senza uso di solventi.

Questi nuovi ingredienti naturali non adulterati, che mantengono la freschezza e l’integrale frazione  attiva della pianta lavorata appena raccolta, sono pertanto indicati per l’uso in preparati cosmetici per le loro proprietà idratanti, antiossidanti, lenitive, ecc.

Reguscence

E’ stato presentato da DSM (in Italia DSM Nutritional Products) un nuovo attivo proposto ai fini di mantenere alla pelle un aspetto giovanile. L’ingrediente è denominato Reguscence (INCI = Propanediol (and) Glycerin (and) Aqua (and) Asparagus Officinalis Stem Extract (and) Sodium Benzoate (and) Potassium Sorbate (and) Gluconolactone (and) Calcium Gluconate). Secondo la descrizione del prodotto, questo esplica la sua attività tramite un meccanismo di azione che porta ad un ritardo del normale processo di invecchiamento cellulare per stimolazione di autofagi della stessa pelle.

Alcuni studi hanno confermato che il processo di autofagia può rivestire interessanti ruoli chiave nella melanogenesi. Alcune proteine, come Melan-A e Pmel-17 sono coinvolte nell’inizio del processo di formazione dei melanosomi. Quando l’effetto autofago è stimolato, la sintesi dei lisosomi incrementa e diventa capace di degradare queste proteine, il che porta ad una riduzione di formazione di melanosomi e quindi, di conseguenza, la pelle acquista in chiarezza e luminosità. Secondo ricerche, la deregolazione dell’attività della proteina Melan-A può arrivare a valori del 30% e quella della tirosinasi al 65%. L’ingrediente, tramite questa sua funzione inibente la melanogenesi, contribuisce a mantenere la pelle più chiara, più  brillante e quindi un aspetto dell’individuo più giovanile.

Reverskin®

Un nuovo prodotto di recente inserimento sul mercato da parte di Greentech (in Italia Res Pharma), nome commerciale Reverskin® (INCI (suggested) = Aqua (and) Propylene Glycol (and) Phytosterols), viene presentato come efficace ai fini di aumentare e stabilizzare la giunzione derma-epidermide. Se tale giunzione viene rafforzata, la cute ne guadagna in tonicità ed elasticità.

Test in vitro hanno confermato che Reverskin® stimola il rinnovo epidermico incrementando la proliferazione e la differenziazione di cellule basali. Come conseguenza, la cute diventa meglio stratificata e più compatta, vengono attenuati i rilievi superficiali e la pelle riacquista l’aspetto tipico di cute giovane.

Cosmedia® ACE

I modificatori reologici sono quei particolari prodotti che, incorporati in un preparato cosmetico ne migliorano certe proprietà regolandone, ad esempio, la consistenza, la struttura, la stabilità, la gradevolezza al tocco dopo applicazione, ecc.

BASF propone Cosmedia® ACE (INCI = Sodium Polyacrylate, Dicaprylyl Carbonate, Polyglyceryl-3 Caprate), una nuova dispersione liquida polimerica che offre forte proprietà emulsionante, fornendo elegante texture ed una gradevole sensazione vellutata al tocco sulla cute trattata.

Il polimero sviluppa una marcata capacità ispessente in un ampio intervallo di pH ed è quindi adatto per una vasta serie di applicazioni. Può essere aggiunto al formulato sia a caldo, sia a freddo.