Lattosio negli integratori alimentari e nei farmaci

ARTICOLI

Maria Sole Facioni

AILI (Associazione Italiana
Latto-Intolleranti) APS , Lucca

Lattosio negli integratori alimentari
e nei farmaci

Focus sull’approccio del soggetto latto-intollerante verso il loro acquisto e consumo

Il lattosio è uno zucchero estremamente versatile, utilizzato frequentemente sia nell’industria alimentare sia in quella degli integratori alimentari e dei farmaci. La sua inerzia, stabilità, facilità di lavorazione e compatibilità con gli altri eccipienti lo rendono ampiamente utilizzato. L’impiego più comune del lattosio è quello di filler/volumetrico in preparazioni per uso orale, che siano compresse, capsule o losanghe e può arrivare a costituire fino al 90% del peso totale del dosaggio.

Nonostante ciò, se assunto da soggetti latto-intolleranti, coloro che presentano un deficit dell’enzima lattasi stimati essere circa il 50% della popolazione italiana, può provocare effetti collaterali negativi, soprattutto se sommato ad altre fonti di lattosio della dieta.

Questo studio ha lo scopo di indagare la presenza e ricorrenza del lattosio negli integratori e nei farmaci e il comportamento dei soggetti latto-intolleranti verso il loro acquisto. […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 5/2022

 

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editoriale IN5 • 2022

editoriale IN5 • 2022

Tiziana Mennini

Direttore scientifico
de L'Integratore Nutrizionale

Cari lettori

Abbiamo parlato sul numero scorso del biossido di titanio per uso alimentare (E171), il cui utilizzo come additivo nell’Unione Europea è stato vietato dallo scorso agosto. In questo numero della rivista abbiamo dato spazio a un articolo che fotografa la situazione relativa alla presenza di un eccipiente largamente utilizzato negli integratori e nei farmaci, il lattosio. L’articolo vuole invitare i formulatori a una riflessione, considerato l’alto numero di consumatori intolleranti al lattosio. Vi proponiamo in seguito due articoli che parlano di innovazione: uno riguarda l’innovazione tecnologica per valutare la permeabilità di un principio attivo (in questo caso SAM-e formulata in un innovativo granulato orosolubile) e la stima del suo assorbimento orale con un modello dinamico in vitro (MIVO); l’altro descrive lo sviluppo, nell’ambito del progetto PHYTODAM, finanziato dalla Regione Lombardia, di nuovi ingredienti naturali, ottenuti dalla combinazione di un fitocomplesso con un innovativo carrier dalle spiccate proprietà stabilizzanti, estratto dal panello della Camelina sativa. Seguiamo poi le tracce del focus di questo numero: “Immunità e salute gastrointestinale”. Vi invito a leggere l’ampia revisione della Letteratura scientifica, che, partendo dalle “basi”, arriva, con un articolato percorso, a suggerire come l’opportunità di manipolare la composizione e la biodiversità del microbiota intestinale rappresenti un alto potenziale applicativo nell’industria degli integratori alimentari. L’altra rubrica di aggiornamento, dedicata a Piante e derivati botanici, ricorda come derivati vegetali di alta qualità possano contribuire alla salute dell’ambiente intestinale. L’esempio riportato è uno studio clinico relativo all’utilizzo di estratti di curcuma e boswellia, formulati con tecnologia fitosoma, in grado di attenuare il gonfiore addominale in soggetti che presentavano disbiosi a livello dell’intestino tenue e sindrome dell’intestino irritabile. Come sempre ringrazio le aziende che hanno contribuito con la presentazione dei loro ingredienti/ prodotti: in questo numero ben quattro delle sette presentazioni sono relative al focus, ma sapete che per scelta non intendiamo fare dei numeri monografici per non limitare l’informazione sulle novità che il settore ci offre. Arriviamo agli approfondimenti normativi: doveroso parlare del caso Curcuma longa, per la quale, in seguito alla nuova circolare pubblicata dal Ministero della Salute lo scorso luglio, è stata introdotta una nuova avvertenza obbligatoria e sono state eliminate le indicazioni relative agli effetti fisiologici a essa associati. Tutti gli aspetti del decreto e della circolare, compresa la rivalutazione dello status Novel Food, sono presentati con chiarezza e spirito critico, mettendo in evidenza le molte incongruenze. Troverete riportate anche notizie dalle associazioni, non solo italiane, e la panoramica degli appuntamenti passati e futuri. Tra questi, la presentazione dettagliata dei due eventi che CEC Editore ha organizzato per la giornata del 24 novembre in occasione di in-Vitality: al mattino in collaborazione con ASSOERBE e SISTE si parlerà del caso europeo dell’Aloe e dei derivati idrossiantracenici; nel pomeriggio il workshop sarà focalizzato sulle fonti alternative dei fitoderivati. Vi aspetto numerosi, non mancate! Per finire mi piace notare come le Università, incubatori di nuovi professionisti, si siano aperte a nuovi spazi per il settore della nutraceutica, alimentazione e relativa regolamentazione: un ulteriore segnale positivo che il settore è in crescita e lo sarà anche nei prossimi anni.

Buona lettura!

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L’Integratore Nutrizionale 5/2022

L’Integratore Nutrizionale 5/2022

Focus: Immunità e salute gastrointestinale

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Lattosio negli integratori alimentari e nei farmaci

Questo articolo fotografa la situazione relativa alla presenza di un eccipiente largamente utilizzato negli integratori e nei farmaci, il lattosio. L’articolo vuole invitare i formulatori a una riflessione, considerato l’alto numero di consumatori intolleranti al lattosio.

Assorbimento di S-Adenosil-L-Metionina (SAM-e) formulata in un innovativo granulato orosolubile

In questo lavoro si parla di innovazione tecnologica per valutare la permeabilità di un principio attivo (in questo caso SAM-e formulata in un innovativo granulato orosolubile) e la stima del suo assorbimento orale con un modello dinamico in vitro (MIVO).

Il progetto PHYTODAM

Si descrive lo sviluppo, nell’ambito del progetto PHYTODAM, finanziato dalla Regione Lombardia, di nuovi ingredienti naturali, ottenuti dalla combinazione di un fitocomplesso con un innovativo carrier dalle spiccate proprietà stabilizzanti, estratto dal panello della Camelina sativa.

AGGIORNAMENTI

LETTERATURA SCIENTIFICA – Alessandra Baldi, Scientific and Regulatory advisor presso NuTRE (Nutraceutical Tailored Research Ecosystem), ci parla di urbanizzazione del microbiota e dei possibili benefici della biodiversità microbica, e di come l’opportunità di manipolare la composizione e la biodiversità il microbiota intestinale rappresenti un alto potenziale applicativo nell’industria degli integratori alimentari.

HEALTH CLAIM: in questo numero diamo uno sguardo all’estero: un esempio di dichiarazione funzionale autorizzata in Giappone per un estratto di mela verde, dove esiste una regolamentazione per gli “Alimenti con indicazioni funzionali”; e la creazione, in Francia, di un database per le indicazioni sulla salute consentite in UE nonché le indicazioni tuttora on-hold, che vuole porsi come guida volta a favorire il corretto impiego delle indicazioni sulla salute da parte degli operatori del settore, appianare divergenze interpretative e facilitare le decisioni delle autorità in sede di controllo ufficiale. 

PIANTE E DERIVATI BOTANICI: il concetto di resilienza nella salute umana è una matrice complessa che interessa numerosi sistemi fisiologici compresa la salute gastrointestinale. Domenico Avenoso e Antonella Riva (INDENA) argomentano questa tematica riportando l’esempio dell’efficacia di estratti di curcuma e boswellia, formulati con tecnologia fitosoma, in soggetti che presentavano disbiosi a livello del piccolo intestino e sindrome dell’intestino irritabile.

APPROFONDIMENTI NORMATIVI – Il caso oggetto di questo approfondimento è relativo all’utilizzo della Curcuma longa, per la quale in seguito al Decreto Direttoriale del 28 luglio 2022 (5) e relativa circolare esplicativa (6), è stata introdotta una nuova avvertenza obbligatoria e sono state eliminate le indicazioni relative agli effetti fisiologici a essa associati. 

PUBBLICITA’ AL VAGLIO – Serena Ponso riporta recenti ingiunzioni e pronunce dello IAP (Istituto dell’Autodisciplina pubblicitaria).

AZIENDE
PUBBLIREDAZIONALE • TRUFFINI & REGGè
PUBBLIREDAZIONALE • AMITAHC

Questi argomenti e tante altre NOTIZIE ti aspettano su questo numero... BUONA LETTURA!

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IVUXUR®

IVUXUR®

Uno dei disturbi più comuni delle vie urinarie è la cistite. Nonostante il problema interessi principalmente il sesso femminile, lo si può riscontrare anche negli uomini, soprattutto con l’avanzare dell’età.
La principale causa d’infezione delle vie urinarie è dovuta all’adesione e alla conseguente colonizzazione a livello vescicale del batterio Escherichia coli.

IVUXUR®

Un integratore alimentare a base di PACRAN® (estratto secco di mirtillo rosso), D-mannosio, uva ursina e zinco. Grazie all’innovazione tecnologica, IVUXUR® è ora disponibile anche in compressa tristrato.

– Mirtillo rosso e uva ursina sono utili per il benessere e la funzionalità delle vie urinarie.

– Lo zinco, oltre a essere di aiuto al normale funzionamento del sistema immunitario, contribuisce alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo.

Una compressa di IVUXUR® contiene: D-Mannosio, agenti di carica: cellulosa, fosfato dicalcico, idrossipropilmetilcellulosa, carbossimetilcellulosa sodica reticolata, idrossipropilcellulosa; PACRAN® (Cranberry (Vaccinium macrocarpon Aiton) frutto estratto secco titolato al 1,5% in proantocianidine (PACs)], Uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng.) foglie estratto secco titolato al 20% in derivati idrochinonici totali espressi come arbutina anidra, agenti antiagglomeranti: sali di magnesio degli acidi grassi, biossido di silicio; Bisglicinato di zinco, colorante: E172.

Si consiglia l’assunzione di 1 o 2 compresse al giorno di IVUXUR®.

TABELLA NUTRIZIONALE
VALORI NUTRIZIONALI
(*) VNR: Valori Nutrizionali di Riferimento
Componenti
per dose
(1 compressa)
%VNR/dose (*)
per dose
(2 compresse)
%VNR/dose (*)
D-mannosio
500 mg
1 g
PACRAN®
(estratto secco di mirtillo rosso)
250 mg
500 mg
Uva ursina e.s. di cui arbutina anidra
125 mg
25 mg
250 mg
50 mg
Zinco
6,25 mg
62,5
12,5 mg
125

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Non ci accontentiamo di meno dell’eccellenza
— Kolinpharma —

Editoriale Innovazione in Botanicals 2 • 2022

Editoriale Innovazione in Botanicals 2 • 2022
Elena Sgaravatti

Direttore scientifico
di Innovazione in Botanicals

Siccità in numeri

È l’acqua, principio di vita secondo Talete, l’elemento per il quale, in tutto mondo, le persone risentono maggiormente delle crisi climatiche e ambientali: la terra si desertifica, i terreni fertili si riducono drammaticamente, il raccolto si impoverisce e la siccità ha la meglio. L’OMS, nel recente report pubblicato in occasione della giornata mondiale della siccità, riporta dati a dir poco allarmanti: dal 1970, i rischi meteorologici, climatici e idrici hanno rappresentato il 50% di tutti i disastri. La siccità è una delle maggiori minacce allo sviluppo sostenibile, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ma è sempre più presente anche nei Paesi sviluppati. Il numero e la durata della siccità sono aumentati del 29% dal 2000 rispetto ai due decenni precedenti (WMO, 2021). Ed è sull’agricoltura che pesano drammaticamente le conseguenze: la percentuale di piante colpite dalla siccità è più che raddoppiata negli ultimi 40 anni, con circa 12 milioni di ettari di terreno persi ogni anno a causa della siccità e della desertificazione (FAO, 2017). Come riportato nel primo volume del sesto Assessment Report sul Climate Change dell’IPCC, gli aumenti osservati dal 1750 nelle concentrazioni di gas serra – principali responsabili dell’aumento della temperatura – sono inequivocabilmente causati dalle attività umane: «Ci sono elementi di instabilità dei sistemi che regolano lo stato del Sistema Terra e possono evolvere in maniera irreversibile. Abbiamo un diffuso inquinamento dell’aria, del suolo, dell’acqua e degli oceani, attraverso l’uso di minerali, prodotti chimici e altre sostanze». Fatti e cifre inesorabili che raccontano e dettagliano lo stato di sofferenza del nostro pianeta e che, inequivocabilmente, conducono alla necessità urgente di cambiamento del modello lineare di consumo, lo stesso adottato dagli esordi della nostra rivoluzione industriale e fatto di sottrazione delle risorse, di ipersfruttamento e depauperamento del terreno e connotato da sprechi lungo il percorso della catena distributiva. È tempo quindi di adottare cambiamenti profondamente trasformativi del nostro modello economico, fruendo non una ma le numerose opzioni che la comunità scientifica mette a disposizione: dalle colture fuori suolo, al riutilizzo degli scarti per ottenere materie prime seconde “upcycled”, alla urgente adozione di cultivar resistenti ai parassiti e alla siccità come quelle messe a disposizione dalle Tecniche di Evoluzione Assisitita (TEA). Proprio in merito alla possibilità di avvalersi di quanto la ricerca scientifica ha raggiunto sulle cultivar “ibridate” con il metodo TEA, valorizzando la straordinaria biodiversità della flora italiana, è bene fare una riflessione: se è normale, anzi ovvio, che in condizioni ordinarie le scoperte scientifiche tengano un passo ben più veloce dell’adeguamento legislativo, è altrettanto plausibile che l’attuale carattere di urgenza imponga un’efficace accelerazione dei tempi di rivisitazione e di aggiornamento delle normative: per le cultivar TEA la legislazione è ferma a livello nazionale al 2003, mentre la normativa europea in materia risale addirittura al 2001, impedendo così di fatto la sperimentazione in campo, cruciale per essere pronti alla adozione di varietà resistenti ai cambiamenti climatici. Brucianti incoerenze – dettate probabilmente dalla genesi del piano da parte di aree di competenza tra loro impermeabili – si leggono anche nel “Farm to Fork” del Green Deal comunitario nel quale a fronte della necessità di ridurre il consumo di fertilizzanti e antiparassitari non si menziona neppure la possibilità di adozione delle cultivar TEA che, elettivamente, rispondono alla richiesta di “produrre di più con meno”. E ancora: per le colture vegetali in bioreattore, nella legge che regolamenta i Novel Food, sono stati adottati gli stessi stringenti criteri impiegati per le cellule di mammifero, trascurando il fatto che il mondo vegetale è biologicamente molto distante da quello animale, e che i Novel Food da materiale vegetale risultano già ampiamente normati agli articoli a essi dedicati. La sensazione è che dalla consapevolezza del “dove siamo” non si possa non intraprendere un percorso radicalmente alternativo nel passaggio da un’economia lineare a una circolare: una rigorosa conoscenza scientifica unita alla volontà politica e una visione di lungo temine costituisce il percorso per un cambiamento sostenibile, ma sono necessarie politiche responsabilizzanti e inclusive a tutti i livelli: dal cittadino alle autorità locali, dalle industrie alle Istituzioni comunitarie e nazionali, guidati da un comune obiettivo di giustizia ambientale, con l’impegno e la volontà di reale e profonda trasformazione al centro.

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Innovazione in Botanicals 2 • 2022

Innovazione in Botanicals 2 • 2022

Articoli scientifici

Aggiornamenti

• ECONOMIA CIRCOLARE: un approccio secondo i criteri dell’economia circolare sarà d’ora in poi una condizione necessaria per ogni programma di sviluppo davvero moderno. In questo numero, nello spazio di aggiornamento dedicato, Cristina Danna ne tratta i principi generali in relazione alla sostenibilità, all’adeguamento cioè dei sistemi di produzione ai vincoli di impatto ambientale.

• ABS: RISORSE GENETICHE, DIRITTI, CONDIVISIONE: Valentina Veneroso introduce la questione emergente dell’utilizzo di informazioni genetiche digitali.

• ANALISI GENETICHE: Paola Re illustra come le analisi genetiche hanno contribuito in modo determinante negli ultimi anni a uno screening qualitativo del mercato degli herbal products, necessario quanto per molti versi allarmante.

• BOTANICALS IN ACTION:  interessante, per la loro collocazione nel contesto di una progressiva trasformazione ecologica dei sistemi di produzione agricola, è l’approfondimento sulle potenzialità industriali dei derivati dei funghi, proposto da Enrica Roccotiello.

Aziende

INGREDIENTI

Rhodiola Rosea Extract

Potente adattogeno naturale
Natural Ingredients Solution

INNOVAZIONE
DI PROCESSO

Principi attivi innovativi dal recupero di biomassa del Fico d'India

Boniser - Bionap

Prospettive

In questa sezione trovano spazio gli aggiornamenti regolatori e scientifici, le novità dal mercato delle associazioni di categoria e la presentazione di corsi e congressi e ultimo, ma non meno importante, un’interessante intervista ad Alessandro Algeri. 

INTERVISTA

ad Alessandro Algeri • direttore tecnico Cultipharm

Piante medicinali in vertical farm

Verso una qualità mirata dei botanici?

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Su questo numero hanno scritto per noi…

Elisa Ardemani

Cristina Danna

Violetta Insolia

Elisa Barbieri

Lucia Ferron

Valerio Mezzasalma

Simone Di Piazza

Valentina Veneroso

Enrica Roccotiello

Piante medicinali in vertical farm

Prospettive

Intervista a...

Piante medicinali in vertical farm

Verso una qualità mirata dei botanici?

Alessandro Algeri

direttore tecnico di Cultipharm

La produzione di piante medicinali in impianti di vertical farming è uno dei campi più promettenti del settore delle colture indoor. La possibilità, in ambiente controllato, di agire su tutti i fattori esterni che condizionano la vita della pianta – luce, umidità, temperatura, nutrienti – assume un particolare significato quando l’obiettivo è quello di ottenere principi attivi, che sappiamo dipendere da molti diversi passaggi del metabolismo vegetale, e non solo biomassa.

Alcune esperienze pilota si stanno realizzando anche in Italia: ne parliamo con Alessandro Algeri, direttore tecnico di Cultipharm, la prima azienda interamente dedicata a questa specializzazione, che vanta una produzione tutta italiana.

Abbiamo coniato il termine Superbotanicals per definire i fitoderivati della nostra filiera e differenziarli da quelli ottenuti in pieno campo. Abbiamo potuto verificare che si tratta di prodotti eccellenti sotto vari punti di vista, che presentano molti vantaggi. Le vertical farms all’interno delle quali vengono coltivati rappresentano un perfetto esempio di agricoltura circolare e permettono risparmio di acqua, suolo, pesticidi ed erbicidi. Inoltre, si propagano esemplari provenienti da un unico ceppo selezionato, preservando le caratteristiche genetiche degli individui di partenza.

Infine, possiamo assicurare l’assenza di contaminazioni nel processo produttivo: abbiamo così potuto certificare i nostri derivati Nikel free e a residuo zero.

Rispettando ogni step della filiera di produzione e del protocollo coltivo, possiamo ottenere prodotti di qualità e con alto titolo di attivi.

I Superbotanicals prodotti da impianti in vertical farm si distinguono da quelli tradizionali per vari motivi, tra cui un’ottima resa al taglio e in generale una concentrazione elevata di principi attivi.

Questi derivati permettono di formulare preparazioni contenenti fitocomplessi totalmente naturali e titolati. Inoltre è anche possibile pensare di modulare le caratterische del prodotto, stimolando maggiormente la concentrazione di un determinato principio attivo rispetto a un altro da ciclo a ciclo a seconda dell’esigenza formulativa.

La possibilità di ottenere fitocomplessi integrali permette di sfruttare la naturale presenza nell’estratto di molecole che lavorano in sinergia con i principi attivi di interesse, per esempio, aumentandone la biodisponibilità.

Le piante coltivate attraverso l’innovativa tecnica del vertical farming sono ancora molto giovani al momento della raccolta, ma hanno ricevuto, durante tutta la crescita, nutrienti attentamente calibrati. Con questa tecnica ci si propone anche di ridurre la quantità di componenti quali cellulosa o lignine, che posso interagire negativamente con l’assorbimento dei fitocomplessi.

La filiera di produzione è totalmente controllata dal seme all’ingrediente e i prodotti ottenuti sono di qualità garantita.

Cultipharm ha progettato un metodo di coltivazione che si avvale dell’uso di fitotroni, ovvero strutture all’interno delle quali si sviluppano, in verticale, le colture officinali. Tali strutture possono essere anche installate all’interno di edifici dismessi per rigenerarli. I fitotroni non necessitano di terreno come substrato di coltivazione, sostituito da materiale inerte tipo fibra di cocco; sono ambienti totalmente isolati dall’esterno, quindi non subiscono le influenze degli eventi atmosferici quali grandine o siccità e non necessitano di pesticidi ed erbicidi per proteggere le colture.

L’ingresso ai fitotroni è regolato da specifiche misure sanitarie che evitano qualsiasi contaminazione da parte di agenti esterni o degli operatori che vi lavorano. Il clima al loro interno è regolato da algoritmi impostati in maniera specifica per le diverse tipologie di piante, che regolano la quantità di luce, l’umidità, l’acqua e i nutrienti da apportare alle piante permettendo anche il controllo da remoto.

Particolare attenzione è affidata al tema della sostenibilità. Grazie alla possibilità di sfruttare lo spazio in verticale, la produzione risulta essere cinque volte superiore rispetto alla stessa superficie coltivata in campo aperto, mentre il totale controllo del ciclo produttivo consente di velocizzare e ottimizzare la crescita delle piante ottenendo più raccolti durante l’anno.

Il metodo di coltivazione di Cultipharm riduce al minimo le emissioni nocive e minimizza fino al 95% l’utilizzo di acqua, massimizzando al contempo il riciclo grazie al sistema di irrigazione a flusso e reflusso.

Non impiegando pesticidi ed erbicidi e non necessitando di ampi spazi per lo sviluppo delle colture, le vertical farms rappresentano un metodo di coltivazione ecosostenibile. Inoltre, attraverso questa tecnica produttiva non vi è la necessità di sottrarre aree coltivabili, bensì possono essere recuperate aree dismesse altrimenti inutilizzate. Le vertical farms possono essere utilizzate per preservare la biodiversità in quanto è possibile coltivare e studiare piante rare o particolarmente soggette ai danni causati dal cambiamento climatico e dall’aumento degli inquinanti nell’aria e nell’acqua.

Il metodo di coltivazione di Cultipharm si conferma a basso impatto ambientale anche per quanto riguarda l’utilizzo dell’energia impiegata per l’illuminazione e la climatizzazione delle colture, poiché utilizza fonti energetiche alternative quali pannelli fotovoltaici.

Il totale controllo della filiera produttiva all’interno della vertical farm, insieme a protocolli di riduzione al minimo dello stress della pianta dalla semina alla raccolta permettono di ottenere prodotti finiti di qualità garantita. Il metodo di coltivazione Cultipharm prevede l’estrazione dei principi attivi entro poche ore dalla raccolta, bloccando il normale processo del loro deterioramento, cosa che non succede con i derivati botanici coltivati in pieno campo i quali subiscono, nell’arco del loro ciclo produttivo, diversi passaggi. A causa di naturali reazioni chimiche ed enzimatiche e insieme a trasporti lunghi e stoccaggi non adeguati, tali passaggi portano all’alterazione in termini qualitativi e quantitativi dei fitocomplessi.

I semi utilizzati per produrre i nostri prodotti provengono da filiere certificate o da piante prodotte da Cultipharm; così, infatti, è possibile mantenere intatto il genotipo selezionato.

Ogni prodotto botanico di qualità deve preservare le caratteristiche genetiche preselezionate e il metodo di coltivazione Cultipharm garantisce costantemente lo stesso patrimonio genetico delle piante che vengono coltivate in ambiente controllato e costante, eliminando le possibili contaminazioni esterne, quali per esempio le ibridazioni, tipiche delle coltivazioni in pieno campo.

Le piante in ingresso nella vertical farm vengono preventivamente identificate attraverso tecniche di biologia molecolare e analisi del DNA.

In seguito a questo processo, il seme o il bulbo sono perfettamente individuati per generare una tipologia di pianta selezionata, mentre ogni variante da quanto previsto viene prontamente scartata al fine di evitare contaminazioni.

Mantenendo costanti le pathway metaboliche che determinano la sintesi degli attivi, il metodo di coltivazione di Cultipharm permette di massimizzare, prevedere e mantenere costante il livello di espressione delle molecole caratterizzanti ogni botanico coltivato. Di fondamentale importanza è l’osservazione del tempo balsamico, ovvero il momento nel quale la pianta esprime il massimo del suo potenziale producendo la quantità più alta del principio attivo di interesse.

Ocimum tenuiflorum, meglio conosciuto come Basilico Sacro, è una pianta che riveste una notevole importanza nella cultura indiana e in particolar modo per gli Hindu, che la ritengono una pianta sacra. Tra le sue proprietà figurano soprattutto quelle antiossidanti, adattogene, antistress e antibatteriche dovute a un fitocomplesso contenente, tra gli altri, eugenolo, acido ursolico e β-cariofillene.

Ogni attivo contenuto nella pianta è modulato da differenti variabili di coltivazione, a esempio l’eugenolo è strettamente legato all’irradiazione luminosa. Quest’ultimo, infatti, viene espresso alla massima concentrazione in condizioni naturali tra le ore 11 e le 14, quando appunto l’irradiazione è massima.

Attraverso la vertical farm è possibile andare a riprodurre, per tutto il periodo di illuminazione, queste condizioni. Ciò consente di ottenere un prodotto concentrato e titolato di ottima qualità, cosa che non risulta possibile con le colture in campo aperto, in quanto non permettono questo tipo di precisione e con le quali si rischia di avere partite di prodotto di qualità inferiore, disomogenea e non certificabile.

Tra i Superbotanicals coltivati in questo modo troviamo anche lo Zafferano, il cui titolo di safranale e crocina può essere modulato in funzione delle variabili di crescita e arrivare per esempio a un tenore di crocina del 24%. Quest’ultima biomolecola viene principalmente influenzata dalla luce far-red, facilmente modulabile attraverso la tecnologia LED applicata alle vertical farm. Per arrivare a concentrazioni superiori al 5% in crocina ad oggi si utilizzano spesso estratti con un rapporto droga: estratto maggiori di uno; anche per questo prodotto la coltivazione in vertical farm può rappresentare una valida alternativa.  

Per ottenere un Superbotanical vengono studiate diverse condizioni di coltivazione fino al raggiungimento di un equilibrio che permetta alla pianta di svilupparsi in tempi più brevi rispetto a quelle coltivate con metodo tradizionale, senza però sottoporla ad alcun tipo di stress che potrebbe portare a un deterioramento dei principi attivi o a una loro diminuzione. Per determinare il protocollo coltivo, infatti, le piante vengono prima riprodotte all’interno di otto teche, che permettono di simulare altrettanti ambienti diversi in piccola scala. I parametri chimico-fisici all’interno delle teche vengono attentamente calibrati secondo una metodica sviluppata al fine di trovare il protocollo coltivo che, insieme al calcolo dei tempi balsamici, consenta alla pianta di esprimere il massimo del suo potenziale. Si inizia sempre dividendo le teche in due gruppi da quattro; nel primo gruppo viene studiato un preciso parametro, per esempio l’intensità della luce, in quattro diverse condizioni mentre nel secondo gruppo ci si concentra su un altro parametro. Una volta appurato il set-point migliore, questo viene fissato ed entra a far parte del protocollo coltivo. Lo stesso esperimento viene ripetuto per tutte le altre variabili fino a ottenere il protocollo perfetto.

Fatto questo, si passa al ciclo finale di scale-up su impianto pilota, dove le piante, in un numero che varia dai 1000 ai 3000 esemplari, vengono accresciute per determinare l’effetto scala sulla concentrazione degli attivi.

Per fare in modo che i botanici coltivati con il metodo di coltivazione Cultipharm siano totalmente isolati dall’ambiente esterno e che, quindi, la loro crescita e la qualità dei prodotti estratti non venga in alcun modo pregiudicata dalla presenza di contaminanti. Ciò consente di evitare l’utilizzo di pesticidi o fungicidi e in questo modo i prodotti raccolti possono essere certificati a “residuo zero”.

Bioagricert, l’ente certificatore, è esterno e imparziale che opera seguendo le direttive della Comunità Europea, la quale monitora attentamente la qualità dei prodotti agricoli e stabilisce rigidi protocolli rispetto alle sostanze che possono o non possono essere utilizzate.

Cultipharm, disponendo di un laboratorio di analisi proprio, è in grado di effettuare scrupolose analisi durante l’intero ciclo produttivo.

Il conferimento della certificazione “residuo zero” conferisce un grande valore aggiunto ai prodotti Cultipharm i quali non solo sono privi dei normali agenti considerati contaminanti, ma anche di metalli pesanti quali Piombo, Cadmio, Arsenico e Nichel.

Per ottenere la certificazione Nichel-free è necessario che la quantità del metallo all’interno del prodotto non superi gli 0,01 mg/kg, mentre per la certificazione “residuo zero” i residui di prodotti fitosanitari di sintesi chimica devono essere inferiori o uguali a 0,01 mg/kg; pertanto, i laboratori Cultipharm analizzano l’acqua di irrigazione insieme alla torba utilizzata per la semina e il trapianto, le vaschette in PET, i sali, il packaging, il materiale di trasformazione e le superfici di stazionamento e nel caso in cui uno o più valori dovessero risultare più alti del consentito, vengono fatte ulteriori analisi straordinarie per individuare l’esatto punto di contaminazione del flowchart produttivo e intervenire per ripristinare l’assoluta sterilità della fonte contaminata.

Fattore fondamentale che garantisce la sostenibilità del progetto è l’utilizzo di una quantità ridotta di acqua.

Le normali coltivazioni in pieno campo richiedono l’utilizzo di ingenti quantitativi di acqua dolce, risorsa che normalmente rappresenta solo il 2% del totale dell’acqua presente sul nostro pianeta e della quale si ha un aumento del fabbisogno ormai costante. È facilmente deducibile, quindi, quanto evitarne gli sprechi e razionalizzarne i consumi sia importante. Questo purtroppo non è possibile coltivando in campo aperto dove un grande quantitativo dell’acqua impiegata viene sprecata in quanto non direttamente assorbita dalla pianta e, di conseguenza, non coinvolta nella sua crescita. Nei fitotroni viene utilizzato il sistema di irrigazione a flusso e reflusso: nei bancali che compongono i ripiani del sistema di coltivazione viene distribuita fibra di cocco, un substrato ricco di nutrienti, completamente biodegradabile e che trattiene solo la quantità di acqua necessaria al fabbisogno delle singole piante. L’acqua, debitamente arricchita con elementi nutritivi che si vanno ad aggiungere a quelli presenti nella fibra di cocco, viene versata sempre a partire dal bancale posto sul ripiano più in alto e quella in eccesso defluisce nel bancale sottostante dove si ripete il procedimento fino a raggiungere il ripiano più in basso. Alla fine del percorso vengono collocate delle vasche di raccolta dove l’acqua non utilizzata viene recuperata, integrata con gli eventuali nutrienti trattenuti dalle piante e riutilizzata per l’irrigazione successiva.

NutroxSun®

NutroxSun®

Davide Patroncini

FAGRON

Un ingrediente naturale per contrastare gli effetti negativi delle radiazioni solari sulla pelle

L’esposizione prolungata alle radiazioni solari può indurre infiammazione ed eritema, spesso alla base della formazione di discromie cutanee, fotodermatiti e altre patologie della pelle più gravi. In aggiunta all’applicazione topica di creme solari, è importante considerare un’integrazione alimentare con composti che contribuiscano alla fotoprotezione della pelle dall’interno. Per questa ragione, è stato sviluppato NutroxSun®, un ingrediente naturale ricco di polifenoli ad azione antiaging studiato per proteggere pelle e capelli dai danni delle radiazioni solari. NutroxSun® è un marchio registrato costituito da una combinazione di un estratto secco di foglie di rosmarino del Mediterraneo (Rosmarinus officinalis) e di un estratto secco di frutti di pompelmo (Citrus paradisii) titolato in polifenoli min. 35%. […]

L’ingrediente integrale è pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 4/2022

 

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Nanoparticelle di biossido di titanio e biossido di titanio per uso alimentare (E171)

ARTICOLI

Luisa Diomede

Istituto di Ricerc Mario Negri

Nanoparticelle di biossido di titanio e biossido di titanio per uso alimentare (E171)

Effetti tossicologici sulla salute umana e ambientale

L’utilizzo diffuso del biossido di titanio (TiO2) come pigmento in numerose applicazioni, soprattutto sotto forma di nanoparticelle (NP), desta crescenti preoccupazioni per le possibili conseguenze sulla salute umana e sugli ecosistemi acquatici e terrestri. Di particolare rilevanza sono gli effetti dell’ingestione del nanomateriale proveniente da prodotti contenenti TiO2 per uso alimentare (E171), nonché da alimenti “contaminati” dal TiO2 disperso nell’ambiente. Le NP di TiO2, infatti, si diffondono facilmente nell’ambiente e vengono trasportate nell’acqua e nel suolo, con effetti sugli organismi e sugli ecosistemi. Sono infatti in grado di attraversare le membrane biologiche, penetrare all’interno delle cellule e accumularsi nei tessuti e negli organi, producendo effetti tossici. Malgrado gli enormi sforzi compiuti negli ultimi anni per meglio definire le interazioni tra le NP di TiO2 e l’ospite, i diversi approcci sperimentali adottati e/o i risultati controversi rendono ancora difficile determinare una vera percezione del rischio. Al fine di delineare un quadro più omogeneo della questione, il presente documento non intende fornire una revisione tassonomica della letteratura, quanto piuttosto una rassegna critica (1), volta a selezionare le evidenze di eventuali correlazioni tra le caratteristiche fisico-chimiche delle NP di TiO2, il loro transito attraverso le barriere biologiche e le conseguenze sulla salute umana e ambientale. […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 4/2022

 

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Editoriale IN4 • 2022

Editoriale IN4 • 2022

Tiziana Mennini

Direttore scientifico
de L'Integratore Nutrizionale

Il caso del biossido di titanio

Una disputa aperta

Cari lettori, questo numero si apre con una revisione critica ed esaustiva sul biossido di titanio a uso alimentare (E171), a cura dei ricercatori del Mario Negri, che riportano le evidenze relative all’impatto di questo materiale sulla salute umana e ambientale.

Tuttavia sembra che ci sia ancora una disputa aperta a livello globale.

Non sicuro

L’opinione pubblicata dall’EFSA, secondo cui «l’E171 non può più essere considerato sicuro se utilizzato come additivo alimentare», ha portato al divieto da parte della Commissione Europea di utilizzo in EU, con un periodo di eliminazione graduale di sei mesi dal 7 febbraio 2022 fino al 7 agosto 2022.

Questo parere è stato principalmente motivato dalle nuove evidenze sul potenziale genotossico delle nanoparticelle di TiO2 presenti nell’E171, per le quali non è ancora stata determinata una chiara relazione tra le dimensioni e i danni a carico del DNA e dei cromosomi.

Comunque vale la pena di ricordare, tra i nostri cugini europei, che la Francia l’aveva già bandito dal 2020 e anche la Svizzera l’ha vietato dal 15 marzo 2022 con un periodo transitorio di sei mesi.

Sicuro

Con tempismo eccezionale, un mese prima dell’entrata in vigore del divieto in EU, la Health Food Directorate canadese ha completato un report che loro chiamano “state of the science” sull’utilizzo del biossido di titanio come additivo alimentare, definendolo sicuro! La posizione della Health Food Directorate canadese che non ci sono prove scientifiche conclusive che l’additivo alimentare TiO2 sia un problema per la salute umana si basa sulla loro revisione dei dati scientifici disponibili relativi agli usi alimentari del TiO2, che in sintesi sono:

1) non c’è nessuna evidenza di cancro o altri effetti avversi nei topi e nei ratti esposti ad alte concentrazioni di TiO2 alimentare (studi a lungo termine );

2) non c’è nessuna modifica al DNA indotta da TiO2 alimentare riportata in vari studi condotti sugli animali;

3) non è stato documentato nessun effetto avverso sulla riproduzione, sullo sviluppo, sul sistema immunitario, gastrointestinale o nervoso o sulla salute generale quando i ratti sono stati esposti dal pre-concepimento all’età adulta al TiO2 alimentare.

A seguito di questa sentenza canadese che afferma che il biossido di titanio utilizzato negli alimenti è sicuro, la Titanium Dioxide Manufacturers Association (TDMA), che rappresenta i maggiori produttori di biossido di titanio ed è la loro voce in Europa dal 1974, sollecita una revisione completa dell’utilizzo del TiO2 nell’UE. Secondo TDMA, i metodi e i materiali di prova su cui si basa il parere dell’EFSA non riflettono un’esposizione umana realistica agli alimenti contenenti E171 e sono anche il risultato di un’applicazione insolita e incoerente della nuova guida sulle nanoparticelle. Anche la Food Standards Agency (FSA) del Regno Unito in marzo ha respinto le preoccupazioni dell’UE sull’additivo, rifiutando di vietarlo. Tuttavia, la valutazione del rischio da parte delle autorità sanitarie del Regno Unito non è ancora conclusa e si prevede lo sarà nel 2023.

Non sicuro

Sulla questione ha preso posizione anche SAFE (Safe Food Advocacy Europe), un’organizzazione no-profit con sede a Bruxelles impegnata nel proteggere i consumatori di tutta Europa,  che afferma di non essere sorpresa della posizione del Canada, in quanto «Il Canada consente ancora l’uso degli ormoni della crescita per produrre carne, cosa che abbiamo vietato nel 1996. Sono anche grandi consumatori di glifosato, che in Europa, pur non essendo vietato, non è accettato dai consumatori. Il loro metodo di analisi del rischio per la salute umana è ovviamente diversa da quella dell’Europa, e forse lo è anche la percezione del pericolo dei loro consumatori».

E allora?

Cari lettori, in questo quadro sconcertante mi astengo dal fare commenti scientifici, vi lascio trarre le conclusioni dalla lettura dell’articolo dei ricercatori del Mario Negri. Personalmente, anche se la Health Food Directorate canadese afferma che continueranno a monitorare la scienza emergente sulla sicurezza del TiO2 come additivo alimentare e potranno rivedere la loro posizione se saranno disponibili nuove informazioni scientifiche, sono contenta di vivere in  Europa, dove, secondo il principio di precauzione,  potremo fare a meno dell’E171 senza neanche sentirne la mancanza!

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