XINPROX®

XINPROX®

Per il benessere della prostata

La prostata è una ghiandola dell’apparato genitale maschile, a forma di piramide rovesciata, situata nella pelvi, al di sotto della vescica e davanti al retto, che si sviluppa intorno alla porzione iniziale dell’uretra. È formata da tessuto fibro-muscolare e il suo compito principale è quello di produrre il liquido prostatico.

XINPROX®

Un integratore alimentare a base di Graminex® G63®, quercetina, acido alfa-lipoico, L-triptofano, formulato per il benessere della prostata.

Indicato in caso di aumentato fabbisogno di tali componenti.

GRAMINEX® G63® (polline da Secale cereale L.); acido lipoico (agente antiagglomerante: talco; emulsionante: etilcellulosa); agenti di carica: fosfato dicalcico, idrossipropilcellulosa; L-triptofano; quercetina; agenti antiagglomeranti: sali di magnesio degli acidi grassi, biossido di silicio; agenti di rivestimento: alcol polivinilico, polietilenglicole, talco; coloranti: E171, E172.

Si consiglia l’assunzione di 1 o 2 compresse al giorno di XINPROX®, dopo i pasti principali.

TABELLA NUTRIZIONALE
VALORI NUTRIZIONALI
Componenti
per dose (1 compressa)
per dose (2 compresse)
GRAMINEX® G63®
di cui polline
500 mg
126 mg
1000 mg
252 mg
Acido lipoico
300 mg
600 mg
L-triptofano
100 mg
200 mg
Quercetina
75 mg
150 mg

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Non ci accontentiamo di meno dell’eccellenza
— Kolinpharma —

VISION OF VISUAL

VISION OF VISUAL

Immagini evocative e tone of voice nella comunicazione di un prodotto solare
Barbara Panzeri

Barbara Panzeri

Digital graphic artist
RONFstyle.com
rontstyle@gmail.com

VISION OF VISUAL

Immagini evocative e tone
of voice nella comunicazione di un prodotto solare

In questa quarta rubrica di Vision of Visual dedicata al tema dei solari ho il piacere di presentarmi anche se a distanza per approfondire come lo stesso prodotto solare può essere comunicato attraverso delle immagini evocative con 3 tone of voice differenti.
Vedremo nello specifico come rappresentare a livello visivo i concetti che caratterizzano le proprietà di una crema solare questa volta però non attraverso il suo Packaging ma tramite la comunicazione e degli esempi di possibili profili Social IG.

Come introdotto nella prima rubrica, di Cosmetic Technology 1-2022, il potere della creatività abbinata al visual consiste nel fatto che esistono infinite immagini per poter rappresentare una singola parola e questo apre un mondo parallelo, in cui spesso mi piace “perdermi”, che permette di esprimere nelle più svariate declinazioni un concetto.
Un viaggio i cui soli limiti e confini sono quelli che ci poniamo.
Un gioco di forme e colori che viene applicato nei più svariati ambiti e che serve a caratterizzare un prodotto/servizio passando la giusta percezione in linea al target di riferimento.

COSMETIC TECHNOLOGY

Barbara Panzeri
Digital Graphic Artist

ronfstyle@gmail.com

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BICOTENE®

BICOTENE®

Bicotene® Riparazione

e Protezione

Un’eccessiva esposizione alla luce solare porta all’ossidazione stress, degradazione delle proteine della pelle e danni nelle strutture cellulari.
Queste sono le principali cause di invecchiamento precoce e numerosi disturbi della pelle.
Tuttavia, l’applicazione topica di Pro-Retinol è limitata a causa dell’instabilità di questa molecola che se non adeguatamente formulato, viene rapidamente reso inattivo.

Bicotene® Complex è un sistema Bicosome® in grado di stabilizzare e fornire molecole di Pro-Retinolo in profondità l’epidermide, dove lavorano riparando il danno causato dall’esposizione al sole.

Il prodotto può essere utilizzato nelle seguenti formulazioni:

Prodotti solari pre- e post esposizione

Prodotti
abbronzanti

Prodotti dermoprotettivi con fattore di protezione solare

Sieri ad azione anti età

Formulazioni ad azione antipollution

Lipstick (richiesto l’utilizzo
della forma liofilizzata)

BICOTENE®

BICOTENE®, prodotto da Bicosome e distribuito in Italia da LCM, è un principio attivo a base di carotenoidi incapsulati in sistema bicosomico. Cioè il sistema liposomico brevettato.

COSMETIC TECHNOLOGY

Marco Colombo 
Sales Executive
Cosmetics Department

MColombo@lcmtrading.it

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HYABEST®(S) LF-P

HYABEST®(S) LF-P

L’acido ialuronico per il “Beauty from within!”

L’acido ialuronico è un prodotto universalmente riconosciuto e utilizzato come soluzione sicura, efficace e di facile impiego, per lo sviluppo di una grandissima varietà di prodotti ad azione idratante e dermoprotettiva. Sul mercato sono ormai presenti diverse varietà di questo eccellente ingrediente che non delude mai le aspettative di formulatori e consumatori.
L’acido ialuronico è una molecola presente naturalmente nella nostra pelle, appartenente alla famiglia dei glicosaminoglicani; la sua igroscopicità, gli consente di trattenere l’umidità e mantenere quindi un buon livello di idratazione. Svolge un’azione di prevenzione dell’invecchiamento costituendo una vera e propria impalcatura molecolare in grado di mantenere il tono e la struttura cutanea.
HYABEST® (S) LF-P è un ingrediente alimentare di Kewpie Corporation, azienda giapponese leader mondiale nella produzione e commercializzazione di acido ialuronico di elevata purezza, di cui LCM Trading è distributore esclusivo per il mercato italiano.

L’INTEGRATORE NUTRIZIONALE

Luca Corno 
Sales Executive
Nutraceutical Division

lcorno@lcmtrading.it

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LCM Trading in a nutshell

Fin dal 1982 L.C.M. è riconosciuta nel mercato italiano come agente e distributore di materie prime per il settore Farmaceutico e Cosmetico. Oggi, dopo 40 anni di attività, LCM collabora con produttori qualificati provenienti da tutto il mondo e con più di 400 clienti italiani andando a proporre un portafoglio prodotti in continua evoluzione arricchito con materie prime per il settore Nutraceutico, Alimentare ed Industriale. Dal 2010 LCM ha inoltre deciso di estendere il proprio business anche nell’area medio-orientale. La certificazione GMP rilasciata da AIFA e la certificazione ISO 9001: 2008 garantiscono alti standard di qualità, obiettivo comune di tutte le attività aziendali.

Botaniplex™ Clear

Ingredienti

Botaniplex™ Clear

Dalla natura l’alleato
per combattere l’acne

Daniela Ronchetti

daniela.ronchetti@activebox.it

Green Mountain Biotech sviluppa tramite un’innovativa tecnologia di estrazione una serie di miscele botaniche chiamate Botaniplex™ (1). Queste miscele contengono estratti purificati di piante medicinali molto conosciute nella Medicina Tradizionale Cinese (TCM) e sono fornite come ingredienti liquidi di alta qualità e senza conservanti per l’industria del Personal Care. La miscela Botaniplex™ Clear, distribuita in Italia da Active Box, è un ingrediente attivo cosmetico costituito da estratti di sei diverse piante, ed è un naturale ed efficace alleato se utilizzato in prodotti topici per il trattamento dell’acne. Questa problematica cutanea della pelle colpisce la maggior parte degli adolescenti di entrambi i sessi ed è diffusa anche in età adulta. Oltre ad avere un forte impatto negativo a livello estetico, l’acne può costituire una condizione aggravante o predisponente per patologie più serie. Nei casi particolarmente severi vengono prescritti antibiotici sistemici, tuttavia l’acne è più comunemente e ampiamente trattata utilizzando formulazioni topiche non soggette a prescrizione. Botaniplex™ Clear è stato sviluppato per queste ultime tipologie di formulazioni ed è fornito come un liquido pronto che si combina facilmente con altri ingredienti cosmetici per creare lozioni, creme e unguenti, fornendo così un mix sinergico di derivati botanici con azione antinfiammatoria, in grado di bilanciare il microbioma e aiutare a controllare l’acne.

Active Box in a nutshell
Dall’idea di eco-beauty nasce Active Box, una realtà dallo spirito innovativo, il cui obiettivo è anticipare gli scenari evolutivi della cosmetica offrendo un’ampia gamma di principi attivi esclusivi. Un costante impegno nella scelta di partner tecnologici internazionali e di ingredienti innovativi è alla base della filosofia aziendale. Visitate il nostro sito web per scoprire il nostro portfolio dedicato al personal care: www.activebox.it.

Minatori silenziosi

Minatori silenziosi

Piante per il recupero industriale
di metalli

Enrica Roccotiello

Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e della Vita, Università degli Studi di Genova
enrica.roccotiello@unige.it

In un famosissimo cartone di animazione degli anni ’80, Hayao Miyazaki affidava alla protagonista Nausicaä della Valle del Vento la capacità di studiare affascinata la giungla tossica che cresceva in un’avveniristica realtà post-apocalittica. La protagonista scopriva poi come tale foresta in realtà non facesse altro che captare e depurare il suolo contaminato dalle ingenti attività antropiche preesistenti. 

In realtà negli anni ’70 questo fenomeno era già noto grazie a un gruppo di appassionati botanici che misero a sistema numerose osservazioni relative alle metallofite (piante metallo-tolleranti), in grado di crescere su suoli incredibilmente ricchi di metalli, tali da determinare la tossicità in qualunque altro organismo non ben adattato a vivere in quei contesti. 

Tuttavia, tali piante erano già note fin dall’antichità, quando venivano impiegate per individuare giacimenti minerari, come citato da Georg Agricola nel De Re Metallica (1556). L’uso delle piante come indicatrici di giacimenti rappresenta, peraltro, una pratica attualmente presente nel cosiddetto Zambian copperbelt; la cintura di depositi di rame dell’Africa centrale dove Lamiacee, comunemente chiamate copper flower, quali ad esempio Ocimum centraliafricanum, sono utilizzate proprio per l’individuazione di giacimenti di rame (Fig.1).

Iperaccumulatori, phytoremediation e phytomining

Ma c’è di più. Alcune di queste metallofite, oltre a tollerare concentrazioni tossiche di elementi quali Cobalto, Cromo, Nichel, Rame, Oro, Argento, Manganese, Zinco, terre rare ecc., sono anche in grado di spostare attivamente tali elementi dal suolo alle porzioni epigee, concentrandoli nella frazione mietibile.

L’impiego di tali specie vegetali, note come iperaccumulatori, in siti contaminati da metalli, ha consentito la messa a punto di numerose tecniche di bonifica, meglio note come phytoremediation, che consentono un miglioramento delle condizioni dei substrati contaminati con recupero di metalli dal suolo. Tuttavia, nel rapporto costi-benefici, tale pratica, pur risultando sostenibile e piuttosto efficace, è lenta e a fine ciclo richiede comunque lo smaltimento della biomassa secca come rifiuto speciale. Da qui l’idea di impiegare questa pratica per il recupero di metalli che abbiano un valore economico per l’industria. Ecco allora nascere il phytomining, dove la fitoestrazione e la concentrazione alla frazione mietibile avvengono per metalli di interesse economico e industriale quali Oro, Argento, Nichel, per citarne solo alcuni, che possono essere captati da scarti di lavorazione industriale e materiali di risulta di attività estrattive. L’incenerimento della biomassa secca a elevatissime temperature consente l’arricchimento di metalli nelle ceneri, che diventano un vero e proprio biominerale e possono essere impiegate nelle più svariate applicazioni industriali come materie prime seconde. Senza contare che alcune specie impiegate per il phytomining posso essere utilizzate al posto di combustibili fossili consentendo la produzione di energia, oltre che il recupero di metalli dalle ceneri.

Il ruolo del microbiota rizosferico

Aspetto altrettanto cruciale è rivestito dalla fase di captazione dei metalli dal suolo, che richiede alcuni processi specifici che avvengono a livello di apparato radicale e rizosfera. In tale contesto, l’impiego di un pool di microorganismi batterici e fungini può giocare un ruolo chiave sia nell’alleviare lo stress da metallo sia nell’aumentare la captazione dello stesso da parte della pianta, con una partita che si gioca a tanti livelli e con diversi regni, dal suolo alla foglia (1). Non verrà esplorato in dettaglio questo affascinante aspetto delle interazioni pianta-suolo, ma basti sapere che il microbiota rizosferico è un elemento chiave su diversi livelli e compare in numerosi aspetti di progetti strategici per l’agricoltura, l’uso del suolo, la riduzione dei pesticidi e dei fertilizzanti, e il miglioramento delle colture.

Una nuova filiera con prospettive interessanti

Nei primi decenni del XXI secolo una nuova frontiera del mining si è delineata come decisiva, in conseguenza di una crescente richiesta di metalli considerati “critici” e cruciali da parte dell’industria, in considerazione della diminuzione delle risorse e di diversi fattori geopolitici. In parallelo, il crescente sfruttamento dei suoli e la loro contaminazione in relazione a una crescente attività antropica hanno complicato il panorama internazionale complessivo per quanto riguarda l’uso di terreni per la produzione agricola. A questo si aggiungono fattori avversi determinati da condizioni naturali, legati ad esempio, in alcune parti del globo, alla presenza di una roccia madre naturalmente ricca di metalli a concentrazioni ecotossiche e pertanto difficilmente coltivabile o poco fertile. Perché allora non applicare questa metodologia a suoli agricoli presenti su terreni metalliferi, o contaminati, ma potenzialmente coltivabili? La messa a sistema di queste applicazioni di bonifica ha dunque inaugurato il filone dell’agromining, che ha come duplice finalità sia il recupero di elementi di interesse industriale, sia la rifunzionalizzazione di suoli agricoli per aumentarne la fertilità e di conseguenza la produttività riducendo gli input di fertilizzanti (2). In pratica si tratta di coltivare in modo sequenziale piante iperaccumulatrici su suoli agricoli, con elevate concentrazioni di metalli per renderli maggiormente fruibili dall’agricoltura tradizionale; a seguire, i suoli vengono normalmente coltivati con colture di interesse alimentare. Tale pratica si inserisce in un contesto ormai fortemente condizionato dal cambiamento climatico e di un sistema agroalimentare volto a una produzione massiva di alimenti, dove l’accumulo di metalli nelle parti eduli delle piante è da evitare in modo categorico. Lo stesso dicasi per le piante che vengono poi impiegate per la produzione di fitoterapici o nutraceutici. Se anche in questo caso l’impatto dell’agromining non è nullo, tuttavia i benefici derivanti risultano numerosi: ad esempio la possibilità di maggior impiego dei terreni, e di conseguenza di occupazione, per le comunità rurali, specialmente nei Paesi in via di sviluppo; l’attrattività economica per l’industria; l’aumento della fertilità dei suoli e di conseguenza la miglior produzione di vegetali. Questa metodologia è di interesse strategico, se si pensa che nel mondo esistono circa 700 specie di piante iperaccumulatrici, decine delle quali decisamente promettenti per i raccolti “metallici” sia nel nostro emisfero (ad esempio Brassicacee come Noccaea caerulescens od Odontarrhena chalcidica, anche nota come Alyssum murale – Fig.2) sia nell’emisfero australe, che vanta diverse piante a portamento arbustivo come il Phyllanthus balgooyi (Fig.3) o addirittura arboree come la Pycnandra acuminata (Fig.4), in grado di contenere nelle propria biomassa secca rispettivamente il 10 e il 25% di Nichel. La possibilità di impiegare questi minatori vegetali ha grandi potenzialità applicative se si considera la possibile creazione di una filiera che consenta poi l’essicazione, l’incenerimento e il recupero dal biominerale così generato di elementi utili attraverso le normali tecniche estrattive idrometallurgiche. 

E le applicazioni? Oltre ai metalli preziosi quali Oro e Argento, anche altri come il Nichel hanno un interesse economico legato all’impiego di questo metallo nelle batterie e nella produzione di acciaio. Inoltre, le applicazioni potrebbero essere ulteriori se si pensa alla produzione di integratori alimentari a base, ad esempio, di Selenio o Zinco, solo per citarne alcuni. 

Resta una filiera appena iniziata e tutta da costruire, si vedano ad esempio i progetti Agromine e Agronickel (3,4) (Fig.5), ma in potenziale rapida espansione, con una legislazione che dovrà gestire e in parte adeguarsi a queste tecnologie emergenti.

Gallery
Bibliografia

1. Rosatto S, Cecchi G, Roccotiello E et al (2021) Frenemies: Interactions between Rhizospheric Bacteria and Fungi from Metalliferous Soils.
Life 11(4): 273
2. Van der Ent A, Baker AJM, Echevarria G et al (2018) Agromining: Farming for Metals. Extracting Unconventional Resources Using Plants.
Springer, Cham, p.312
3. Agronickel ERA NET FACCE surplus, projects.au.dk/faccesurplus/research-projects-1st-call/agronickel/
4. LIFE Agromine Project, Life Environment 2015, LIFE15 ENV/FR/000512, www.life-agromine.com
5. www.earth.com/plant-encyclopedia

Approccio Life Cycle Thinking nel settore nutrizionale

SOSTENIBILITÀ

Marco Bernasconi
Lucia Ferron

FLANAT Research Italia

Approccio Life Cycle Thinking
nel settore nutrizionale

Progetto CAMELINA

[…] l’approccio Life Cycle Thinking si rivela uno strumento prezioso per verificare soluzioni di circolarità a partire da ingredienti naturali e sostenibili. Non solo economia circolare, non solo bioeconomia, ma un approccio circolare alla bioeconomia: i benefici sono evidenti, oltre ad avere un quadro completo delle performance del processo è possibile monitorare gli effetti di eventuali cambi o provvedimenti finalizzati all’ottimizzazione e/o al miglioramento di una parte di esso. […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 3/2022

 

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Sviluppo di un protocollo innovativo per valutare la stabilità di un estratto botanico

ARTICOLI

Lucia Ferron
Adele Papetti

Dipartimento di Scienze
del Farmaco, Università
degli Studi di Pavia

Sviluppo di un protocollo innovativo
per valutare la stabilità
di un estratto botanico

Allestimento per lo studio di stabilità accelerata
applicato al fitocomplesso di un estratto di mais pigmentato

Il tutolo di mais pigmentato è ricco in antocianine e flavonoli, responsabili delle proprietà salutistiche dell’estratto secco (ES) da esso ottenuto, che devono essere preservate e monitorate durante tutta la vita del prodotto. Al fine di valutare la stabilità dell’estratto allo stato solido, è stato sviluppato un innovativo protocollo di stress accelerato seguendo un programma di valutazione della stabilità accelerata (ASAP), basato sull’approccio dell’isoconversione. […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 3/2022

 

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Ingredienti e prodotti

Ingredienti e prodotti

Davide Patroncini

Fagron Italia

Zeropollution®

Dalla natura una miscela di ingredienti ad attività antiossidante e antiaging

[…] una miscela brevettata di quattro estratti secchi di Lippia citriodora (foglie), Olea europea (foglie), Sophora japonica (fiori), Rosmarinus officinalis (foglie) standardizzata HPLC min. 6,8% in verbascoside, 4,5% in oleuropeina, 4,5% in diterpeni (intesi come somma di acido carnosico e canosolo), 3,7% in flavoni (espressi come quercetina). […]

Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 3/2022

 

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Editoriale IN3 • 2022

Editoriale IN3 • 2022

Tiziana Mennini

Direttore scientifico
de L'Integratore Nutrizionale

Gentili si nasce o si diventa?

A scuola di gentilezza

Cari Lettori, permettetemi un editoriale “fuori tema”, da leggere con leggerezza per rilassarci un po’ magari davanti a una tazza di tè. Sono rimasta molto colpita nel leggere recentemente su un giornale locale che, nel Vicentino, otto comuni hanno aderito al progetto di portare nelle scuole, a partire dalle primarie, l’insegnamento della gentilezza. Si, avete proprio capito bene, la gentilezza, quella qualità che nel mondo frenetico in cui viviamo sembra essere scomparsa. Infatti essere gentili sembra una cosa superata, d’altri tempi, fuori moda e controcorrente. Anche un testimonial come Papa Francesco aveva dedicato un intero capitolo dell’enciclica Fratelli tutti alla gentilezza, e suggerito in una udienza poche e buone istruzioni per l’uso, come le tre parole “Permesso?, Grazie, Scusa” che oggi quasi nessuno utilizza più. Nel progetto del Vicentino sono coinvolti 380 bambini, con una cinquantina di insegnanti, e il numero di istituti che hanno deciso di investire in gentilezza si va allargando. Ho anche scoperto che c’è un progetto nazionale “Costruiamo gentilezza” per portare nel territorio iniziative e attività che dessero un valore aggiunto alla comunità. In Italia, ad oggi, sono stati istituiti 157 “assessorati alla Gentilezza”, 15 dei quali sono in Veneto, una regione gentile per tradizione, a partire dal dialetto. Si studiano le parole gentili e i comportamenti da tenere a scuola, al supermercato, al ristorante, come rapportarsi con fratelli e nonni, e si impara anche come agire se ci trattano male. Cose che ai miei tempi venivano insegnate in famiglia, ma si sa, anche la famiglia oggi è cambiata e non ha tempo per curarsi di tutto. Il corso si avvale anche di un libro, dal titolo “Tutti a scuola, corso di gentilezza”. Buone norme di comportamento, strutturato in un vero e proprio percorso didattico. L’autrice è Angelica Montagna, di Bassano del Grappa, giornalista ed esperta di formazione. E i primi ad essere entusiasti di questo insegnamento sono proprio i bambini, che si adeguano felici alle buone maniere. Si ricomincia quindi dai bambini, sperando di arrivare, domani, agli adulti. Mi sembra davvero una bella iniziativa: in questo periodo in cui è richiesto un master o una specializzazione per fare qualunque cosa, perché non rendere obbligatorio un diploma in gentilezza, una specie di “Green pass” per migliorare i rapporti con gli altri?

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