Five Minute Fiber & Scalp Repair Conditioner

Five Minute Fiber & Scalp Repair Conditioner

Condizionante in grado di idratare, ammorbidire e disciplinare le chiome inaridite. Può essere utilizzato sia come prodotto da risciacquo sia come trattamento intensivo leave-on.

#conditioning • #frizzcontrol • #silkyhair

Nome commercialeFornitoreNome INCI%Funzione TecnicaCertificazioni
Fase A
--Aqua67,80Solvente-
Zemea®DuPont Tate & LylePropanediol3Umettante-
Kelco-care™LubrizolSphingomonas Ferment Extract0,60Modificatore reologico-
Fase B
Algapur™ HSHOLubrizolTriolein7Emolliente-
--Cetearyl Alcohol3Strutturante-
Schercemol™ DISLubrizolDiisopropyl Sebacate3Emolliente-
Fase C
--Aqua10Solvente-
Merquat™ 2003PRLubrizolPolyquaternium-531,20Condizionante-
Merquat™ 295LubrizolPolyquaternium-221,15Condizionante-
Merquat™ 3330PRLubrizolPolyquaternium-390,15Condizionante-
Fase D
--Parfum0,50Profumo-
euxyl® PE 9010Schülke & MayrPhenoxyethanol, Ethylhexylglycerin1Conservante-
--Sodium Chloride1,50Modificatore forza ionica-
--Glycolic Acid (20% sol.)0,10Regolatore di pH-
Descrizione processo produttivo
Proprietà

COSMETIC TECHNOLOGY

Francesco Zampieri
tel 02 90096205
francesco.zampieri@biochim.it
www.biochim.it

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Epi-On™ siero anti-desquamazione

Epi-On™ siero anti-desquamazione

Soluzione per un cuoio capelluto sano

Formula idratante leggera progettata per alleviare il cuoio capelluto irritato grazie al principio attivo brevettato Epi-On™ di Corum.

#scalpcare • #balance • #soothing

Nome commercialeFornitoreNome INCI%Funzione tecnicaCertificazioni
Fase A
--Aqua65,1Solvente-
--Propylene Glycol3Idratante-
Natrosol™ 250 HHRAshlandHydroxyethylcellulose0,5Addensante-
(Idrossido di sodio 10% sol.)First chemical GroupSodium Hydroxideq.b.Neutralizzante-
Fase B
--Aqua20Solvente-
-Meru cosmetic Trehalose1Idratante-
-Meru cosmetic Dipotassium Glycyrrhizinate0,1Lenitivo-
Corum 9126CorumJojoba Wax PEG-120 Esters0,5Potenziatore sensoriale-
Fase C
(Alcol 95% sol.)Echo Chemical Alcohol5Potenziatore sensoriale-
Epi-On™CorumAzelamidopropyl Dimethyl Amine, Water, Butylene Glycol4AntiforforaHalal
Jeecide® Cap-5Jeen International Corp.Phenoxyethanol, Caprylyl Glycol, Potassium Sorbate, Water, Hexylene Glycol0,8Conservante-
(Acido citrico 50% sol.) Meru cosmetic Citric Acidq.b.Regolatore di pH -
Descrizione processo produttivo
Proprietà

Epi-On™ rappresenta una tecnologia brevettata da Corum, clinicamente testata per ridurre efficacemente l’eccesso di sebo, l’arrossamento, il prurito e la forfora sul cuoio capelluto. La sua proprietà antinfiammatoria può proteggere ulteriormente il cuoio capelluto dagli aggressori ambientali come l’irradiazione UV, gli inquinanti e i cambiamenti ambientali.
Inoltre, Epi-On™ è in grado di rafforzare la nostra barriera cutanea attraverso una pathway epigenetica. Essendo un ingrediente sicuro e non irritante, Epi-On™ può essere utilizzato per il trattamento anti-desquamazione nei prodotti cosmetici per aiutare a ripristinare l’omeostasi del cuoio capelluto.

COSMETIC TECHNOLOGY

Daniela Ronchetti
tel 02 36530596
daniela.ronchetti@activebox.it
www.activebox.it

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Cosmetic Technology N° 4/2021

Cosmetic Technology N° 4/2021

Focus: INGREDIENTI NATURALI E SOSTENIBILITà

Ovunque voi abbiate deciso di passare le vostre vacanze, vi garantiamo che Cosmetic Technology n.4 sarà di sicuro un’ottima compagnia, sia in versione cartacea sia in digitale.

Questo numero ha come focus Ingredienti naturali e sostenibilità, un tema che oramai è sulla bocca di tutti ed è molto caro alle nuove generazioni.
La pandemia ha rimesso in discussione i nostri comportamenti e scelte; i nostri stili di vita e abitudini. Stiamo davvero mettendo in pratica tutti gli atteggiamenti più idonei al fine di salvaguardare il pianeta per le generazioni future?
Il numero è ricco di nuovi spunti e idee infatti abbiamo accolto preziose testimonianze di realtà che fanno della sostenibilità il proprio “pane quotidiano”.
In questo numero, infatti, la sezione Aziende ospita ben 4 interviste. È proprio il caso di dirlo: ci siamo fatti in 4!

Abbiamo incontrato Marie-Pascale Rogier, Global Project Leader Nagoya, Natural Sourcing & Sustainability di Symrise, che ci ha raccontato del valore che ha la sostenibilità all’interno dell’azienda; Valeria Carli, Marketing and Sales Director presso Eico Novachem, azienda familiare capitanata da sole donne che hanno come principale obiettivo quello di soddisfare la propria clientela con un elevato numero di specialties chimiche di alta qualità a catalogo; e Giacomo Vicari, R&D presso Bottega Verde, che ci ha parlato dell’azienda, dell’evoluzione del mercato e del ruolo giocato dal formulatore.

La Dott.ssa Chiara Degl’Innocenti, Export Manager Cosmetics presso RAHN AG, ha invece incontrato per noi la Dott.ssa Emina Besic Gyenge, Senior R&D Manager Hair Care di RAHN Cosmetic Actives, la quale ha parlato del concetto di Clean Beauty e di è come si è fuso con la filosofia interna di un’azienda come RAHN Cosmetic Actives.

Ma…andiamo con ordine… si comincia con un tuffo nell’arte nella cosmetica raccontata attraverso gli occhi di Paolo Lucchese, Opinion Leader di questo numero che fornisce ai colleghi formulatori qualche suggerimento per un ritorno alle origini.

Passiamo agli Articoli, dove troviamo Andrea Milanesi, Maurizio Rinaldi e Lorella Giovannelli, dell’Università del Piemonte Orientale, ed Elia Bari dell’Università degli Studi di Pavia, che parlano della sericina, una proteina estratta dai bozzoli di Bombyx mori, inizialmente vista come scarto dell’industria tessile e oggi impiegata in ambito biomedicale e cosmetico.

Ottimizzazione di spray-drying di sericina estratta da Bombyx mori
Applicazione del disegno sperimentale nello studio di miscele di sericina e coadiuvanti tecnologici dell’essiccamento
Andrea Milanesi, Maurizio Rinaldi, Lorena Segale, Elia Bari, Lorella Giovannelli

La sericina è una proteina estratta dai bozzoli di Bombyx mori, la cui larva è nota come baco da seta. Negli ultimi anni questo prodotto, originariamente visto come scarto dell’industria tessile, ha suscitato un rinnovato interesse per le sue numerose attività biologiche e ha trovato largo impiego, in particolare in ambito biomedicale e cosmetico. In questo studio la sericina è stata estratta dai bozzoli attraverso la tecnica di degumming High Temperature High Pressure (HTHP) ed è stata essiccata in presenza di due coadiuvanti dell’essiccamento della proteina, il trealosio (TR) e la metil-β-ciclodestrina (MBCD), al fine di ottenere una polvere di impiego tricologico. Attraverso un disegno sperimentale (DoE), il disegno di miscela D-ottimale, è stato valutato l’impatto di un terzo componente, un derivato cationico della gomma di guar, l’idrossipropiltrimonio cloruro (CGG), sulle caratteristiche delle polveri di sericina essiccate in presenza di TR e MBCD. In particolare, sono state valutate la resa di processo, l’umidità residua (tramite analisi termogravimetrica, TGA) e le caratteristiche morfologiche (con microscopia ottica e a scansione elettronica, SEM). L’impiego di queste miscele ha migliorato significativamente il processo di essiccamento della proteina: il disegno sperimentale ha permesso di individuare le miscele migliori per l’ottenimento di polveri di sericina caratterizzate da buone rese e lavorabilità, oltre che da ridotta umidità residua rispetto alla proteina processata senza i coadiuvati dell’essiccamento. In particolare, la polvere derivante dalla soluzione di sericina e da 0,10% di CGG, 0,45% di TR e 0,45% di MBCD si è contraddistinta come quella caratterizzata da proprietà adatte alla produzione di materie prime per impiego tricologico.

Grazia Maria Cappucci, Roberto Rosa e Anna Maria Ferrari (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia ed EN&TECH) e Carla Villa (DIFAR) trattano invece della metodologia Life Cycle Assessment (LCA), uno strumento ampiamente utilizzato per quantificare la sostenibilità dei prodotti cosmetici.

Life Cycle Assessment per quantificare la sostenibilità dei prodotti cosmetici
Casi studio dalla letteratura
Grazia Maria Cappucci, Roberto Rosa, Carla Villa, Anna Maria Ferrari

La metodologia Life Cycle Assessment (LCA) è lo strumento più usato per valutare le performance ambientali di prodotti, processi e servizi, poiché l’identificazione e la quantificazione degli impatti ambientali viene eseguita secondo correlazioni scientifiche causa-effetto e la standardizzazione fornita dalle norme UNI EN ISO 14040:2006 e UNI EN ISO 14044:2006 garantisce risultati verificabili e riproducibili.
Nel presente lavoro vengono illustrati casi studio realizzati mediante l’applicazione della metodologia LCA su prodotti cosmetici, i cui risultati pongono l’attenzione su aspetti che il consumatore non è portato a considerare con facilità, a causa anche di un’informazione parziale che le industrie cosmetiche forniscono sui propri prodotti. Tra i principali risultati riportati vi è, innanzitutto, la grande incidenza degli ingredienti sugli impatti ambientali, a cui segue quella dovuta alle formulazioni, sotto l’aspetto dell’origine dei componenti.
Gli autori sottolineano alcune criticità negli studi considerati, prima fra tutte la mancanza di adozione di un metodo di valutazione del danno (endpoint), indispensabile per confrontare e valutare in maniera chiara e univoca le performance ambientali. Un ulteriore problema è legato alla scelta dei confini del sistema, che spesso non prendono in considerazione il ciclo di vita completo del prodotto.

Chiude la sezione degli articoli la psicologa Anna Marras, la quale ci racconta della tanoressia, ovvero la dipendenza da abbronzatura; un fenomeno che per certi versi è accomunato a vere e proprie dipendenze comportamentali.

Tanoressia: mai abbastanza abbronzati
Analisi qualitativa del fenomeno e nuove concettualizzazioni nell’ambito delle dipendenze comportamentali
Anna Marras

Il termine colloquiale “tanoressia” è utilizzato per riferirsi alla dipendenza da abbronzatura, ovvero quel fenomeno di compulsione rispetto all’abbronzarsi, associato a un intenso desiderio di apparire abbronzati e alla difficoltà di interrompere tale comportamento. Nonostante i rischi dell’esposizione ai raggi UV (soprattutto artificiali) siano stati ampiamente documentati negli ultimi vent’anni, la prevalenza di questo fenomeno è altamente significativa, tanto da accomunarlo a una dipendenza comportamentale. Con queste ultime condivide, infatti, meccanismi neurobiologici, sintomi psicologici e psichiatrici, e opzioni di trattamento. Scopo di questa trattazione è fornire una visione d’insieme del fenomeno, dalle sue radici culturali ai meccanismi neurobiologici, fino a esaminarne le attuali concettualizzazioni e le opzioni di trattamento.

A seguire troviamo gli Aggiornamenti, dove un testo scritto lo studio Rodl & Partner, per mano di Federica Stramezzi e Giulia Chiarvesio, hanno steso un Approfondimento legislativo sull’attualissima Plastic Tax; la risposta italiana all’obiettivo comune europeo di trovare una soluzione per la crescente produzione e dispersione di rifiuti di plastica nell’ambiente.

Negli Approfondimenti Cosmetici si parla dei cosmetici conosciuti grazie al famoso claim “senza conservanti”. Ma che cosa significa che un prodotto è formulato senza conservanti? Quali componenti del prodotto cosmetico favoriscono la crescita microbica e come è possibile contrastarla? A queste domande rispondono Alessandra Semenzato, Giulia Galizia e Giovanni Tafuro di UNIRED, spin-off dell’Università degli Studi di Padova.

Nella stessa rubrica abbiamo poi il contributo di Carsten Dietz, Sales Director Asian Pacific and East Europe presso Cosphatec GmbH, che ci illustra gli attivi multifunzionali come valida alternativa per una conservazione meno aggressiva dei prodotti.

Segue poi il testo di AIDECO, Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia, che in linea con il focus tratta di ingredienti naturali e sostenibili e dell’interesse del consumatore nei loro confronti.

A completare questa sezione troviamo le rubriche fisse Anna Ciranni (Segnalazioni Rapex e Pareri del Scientific Committee on Consumer Safety), Lorella Giovannelli (Letteratura Cosmetica); chiudono Sonia Cudrig (Hints for lab) e Floriana Sergio (Eccellenze Italiane) con un magnifico viaggio tra le materie prime.

Ma non è finita! Anche questo numero si tinge di rosa con uno speciale interamente dedicato alle donne, in particolare ad alcune giovani donne imprenditrici che il nostro Direttore Scientifico Anna Caldiroli ha avuto modo di conoscere. Lasciamo dunque la parola alle fondatrici di tre start up innovative: Alice Zabeo con Bonnie Beauty, Lucrezia Del Papa con Olivella®, Linda Romano e Simona Rita Tamassia con Plentiness.com.
Delle vere innovatrici che hanno veramente tanto da raccontare di loro e della loro impresa.

In Next Generation, Paola Di Tella, Marta Gentili, Sara Giaccari e Giovanna Fania dell’Università degli Studi di Camerino ci parlano di ZERO CELL, un cofanetto che vede al suo interno una maschera e una crema anticellulite pensati per il trattamento d’urto degli inestetismi legati all’accumulo di adiposità di gambe, addome e glutei.

Arricchiscono ulteriormente il numero  una selezione di esempi formulativi di Active Box, Biochim e Deimos Group e la presentazione delle schede ingredienti di:

Res Pharma
Greentech

CIRCALYS®

Gale & Cosm - Premium Organic

Alpin Heilmoor Extract

Biochim
Lubrizol

Algapur™ HSHO

Active Box
Corum

Epi-On™

Per concludere, siamo stati presenti ad un evento organizzato dall’Università Cà Foscari di Venezia, un vero e proprio esempio di circolarità… non perdete tempo, sfogliate subito il numero per scoprirlo!

Da CEC Editore è tutto! Non ci resta che augurarvi buone vacanze e, come sempre, buona lettura.

Continuate a seguirci e rimanete sintonizzati sui nostri canali social…a settembre torneremo carichi e con tantissime novità!

BUONA LETTURA!

CEC Editore, in collaborazione con Making Cosmetics e in-vitality, presenta: ANTEPRIMA ESPOSITORI 2021, una pubblicazione imperdibile per tutte le aziende!

L’edizione 2021 si articolerà quindi in un elenco completo degli espositori di entrambe le fiere, dove le aziende avranno, oltre al nome presente nell’elenco, la possibilità di aggiungere una doppia pagina a loro dedicata con tutte le novità 2021.

L’Anteprima espositori Making Cosmetics/in-vitality verrà allegata ai numeri 4 di Cosmetic Technology e de L’Integratore Nutrizionale, distribuita durante la fiera e disponibile in versione digitale sul nostro sito.

Non perdere questa grande occasione, un’ottima vetrina per tutte le aziende!

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Tanoressia: mai abbastanza abbronzati

di Anna Marras

Psicologa, Dottore di Ricerca in Neuroscienze, Università degli Studi di Firenze
anna.marras.psicologa@gmail.com


Il termine colloquiale “tanoressia” è utilizzato per riferirsi alla dipendenza da abbronzatura, ovvero quel fenomeno di compulsione rispetto all’abbronzarsi, associato a un intenso desiderio di apparire abbronzati e alla difficoltà di interrompere tale comportamento. Nonostante i rischi dell’esposizione ai raggi UV (soprattutto artificiali) siano stati ampiamente documentati negli ultimi vent’anni, la prevalenza di questo fenomeno è altamente significativa, tanto da accomunarlo a una dipendenza comportamentale. Con queste ultime condivide, infatti, meccanismi neurobiologici, sintomi psicologici e psichiatrici, e opzioni di trattamento. Scopo di questa trattazione è fornire una visione d’insieme del fenomeno, dalle sue radici culturali ai meccanismi neurobiologici, fino a esaminarne le attuali concettualizzazioni e le opzioni di trattamento.

Tanorexia: never tan enough
A qualitative analysis of the phenomenon and new insights in the field of behavioral addictions

The term “tanorexia” is colloquially used to refer to an addictive attitude toward tanning behavior. Tanning addiction is characterized by a compulsion to tan driven by an intense desire to be tanned and accompanied by difficulties in quitting the behavior irrespective of negative consequences. Despite accumulating evidence regarding the risks of UVR exposure, the prevalence of tanning addiction is significant and reveals its similarities to other behavioral addictions. Neurobiological mechanisms, psychological and psychiatric symptoms and treatment options represent shared resemblances between those addictions. Aim of this paper is to provide an overview of the phenomenon, from its cultural roots, to neurobiological underpinnings and to examine current conceptualizations and treatment options.

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Life Cycle Assessment per quantificare la sostenibilità dei prodotti cosmetici

di Grazia Maria Cappucci1,2, Roberto Rosa1,2, Carla Villa3, Anna Maria Ferrari1,2

1Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Reggio Emilia
2EN&TECH, Centro di Ricerca Interdipartimentale per la Ricerca Industriale ed il Trasferimento Tecnologico nel Settore delle Tecnologie Integrate per la Ricerca Sostenibile, della Conversione Efficiente dell’Energia, l’Efficienza Energetica degli Edifici, l’Illuminazione e la Domotica, Reggio Emilia
3DIFAR, Sezione di Chimica del Farmaco e del Prodotto Cosmetico, Genova
graziamaria.cappucci@unimore.it


La metodologia Life Cycle Assessment (LCA) è lo strumento più usato per valutare le performance ambientali di prodotti, processi e servizi, poiché l’identificazione e la quantificazione degli impatti ambientali viene eseguita secondo correlazioni scientifiche causa-effetto e la standardizzazione fornita dalle norme UNI EN ISO 14040:2006 e UNI EN ISO 14044:2006 garantisce risultati verificabili e riproducibili.
Nel presente lavoro vengono illustrati casi studio realizzati mediante l’applicazione della metodologia LCA su prodotti cosmetici, i cui risultati pongono l’attenzione su aspetti che il consumatore non è portato a considerare con facilità, a causa anche di un’informazione parziale che le industrie cosmetiche forniscono sui propri prodotti. Tra i principali risultati riportati vi è, innanzitutto, la grande incidenza degli ingredienti sugli impatti ambientali, a cui segue quella dovuta alle formulazioni, sotto l’aspetto dell’origine dei componenti.
Gli autori sottolineano alcune criticità negli studi considerati, prima fra tutte la mancanza di adozione di un metodo di valutazione del danno (endpoint), indispensabile per confrontare e valutare in maniera chiara e univoca le performance ambientali. Un ulteriore problema è legato alla scelta dei confini del sistema, che spesso non prendono in considerazione il ciclo di vita completo del prodotto.

Life Cycle Assessment to quantify the sustainability of cosmetic products
Case studies from the literature

The Life Cycle Assessment (LCA) methodology is the most widely used tool to assess the environmental performance of products, processes and services, since the identification and quantification of environmental impacts is carried out according to scientific cause-effect correlations and the standardisation provided by UNI EN ISO 14040:2006 and UNI EN ISO 14044:2006 guarantees verifiable and reproducible results.
The present work illustrates case studies carried out through the application of the LCA methodology on cosmetic products, the results of which draw attention to aspects that the consumer is not easily led to consider, also due to the partial information that cosmetic industries provide on their products.
Among the main results reported, there is, first of all, the great incidence of ingredients on environmental impacts, followed by that due to formulations, under the aspect of origin of components.
The authors underline some critical points in the studies considered, first and foremost the lack of adoption of an end-point damage assessment method, which is indispensable for comparing and assessing environmental performance in a clear and univocal manner.
A further problem is linked to the choice of system boundaries, which often do not take into account the complete life cycle of the product.

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Ottimizzazione di spray-drying di sericina estratta da Bombyx mori

di Andrea Milanesi1, Maurizio Rinaldi1, Lorena Segale1, Elia Bari2, Lorella Giovannelli1

1Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale
2Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università degli Studi di Pavia
andrea.milanesi@uniupo.it


La sericina è una proteina estratta dai bozzoli di Bombyx mori, la cui larva è nota come baco da seta. Negli ultimi anni questo prodotto, originariamente visto come scarto dell’industria tessile, ha suscitato un rinnovato interesse per le sue numerose attività biologiche e ha trovato largo impiego, in particolare in ambito biomedicale e cosmetico. In questo studio la sericina è stata estratta dai bozzoli attraverso la tecnica di degumming High Temperature High Pressure (HTHP) ed è stata essiccata in presenza di due coadiuvanti dell’essiccamento della proteina, il trealosio (TR) e la metil-β-ciclodestrina (MBCD), al fine di ottenere una polvere di impiego tricologico. Attraverso un disegno sperimentale (DoE), il disegno di miscela D-ottimale, è stato valutato l’impatto di un terzo componente, un derivato cationico della gomma di guar, l’idrossipropiltrimonio cloruro (CGG), sulle caratteristiche delle polveri di sericina essiccate in presenza di TR e MBCD. In particolare, sono state valutate la resa di processo, l’umidità residua (tramite analisi termogravimetrica, TGA) e le caratteristiche morfologiche (con microscopia ottica e a scansione elettronica, SEM). L’impiego di queste miscele ha migliorato significativamente il processo di essiccamento della proteina: il disegno sperimentale ha permesso di individuare le miscele migliori per l’ottenimento di polveri di sericina caratterizzate da buone rese e lavorabilità, oltre che da ridotta umidità residua rispetto alla proteina processata senza i coadiuvati dell’essiccamento. In particolare, la polvere derivante dalla soluzione di sericina e da 0,10% di CGG, 0,45% di TR e 0,45% di MBCD si è contraddistinta come quella caratterizzata da proprietà adatte alla produzione di materie prime per impiego tricologico.

Spray-drying optimization of sericin extracted from Bombyx mori
Application of experimental design in the study of mixtures of sericin and drying adjuvants

Sericin is a protein extracted from Bombyx mori silk cocoons. Over the last decade, this wastewater product of the textile industry has shown many interesting biological properties and has been widely used in the cosmetic and biomedical fields. In this study, sericin has been obtained via a High-Temperature High-Pressure degumming process and was dried in the presence of two selected drying agents, trehalose (TR) and methyl-β-cyclodextrin (MBCD), with the aim of obtaining a cosmetic powder. In addition to these two agents, a cosmetic grade cationic guar gum derivative, guar hydroxypropyltrimonium chloride (CGG), has been investigated in a D-optimal mixture design as a component to improve the process yield, the residual moisture and the morphological characteristics of the sericin powders. The obtained powders have been analyzed using thermogravimetric analysis (TGA), optical microscopy and scanning electron microscopy (SEM). The agents were able to significantly improve the drying process of the protein. Moreover, the use of a mixture design approach allowed to find the composition with the best yield, moisture content and handling properties compared to the protein alone. In particular, the co-spray-drying of sericin with 0,10% of CGG, 0,45% of MBCD and 0,45% of TR gave good process yields and furnished a powder with handling properties that were better than those of the other studied dried products. These characteristics seem to be appropriate and fruitful for the manufacturing of raw materials for hair products.

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Editoriale CT 4 • 2021

La lista si allunga

In memoria di Sharon, Victoria, Roberta, Tiziana, Teodora, Sonia, Ilenia, Piera, Luljeta, Lidia, Clara, Deborah, Rossella, Edith, Ornella, Dorina, Elena, Tina, Annamaria, Saman, Silvia, Emma, Ylenia, Angela, Tunde, Maria, Perera, Bruna, Alessandra, Sharon, Chiara, Ginetta e di tutte le donne vittime di femminicidio nei primi mesi del 2021, nella speranza che non si debbano più scrivere righe come queste.

Je suis une petite fleur des champs (On dit de moi, Christian Pacher, 2015)


È luglio, e con la mente direttamente protesa alle vacanze (o nostalgica di essere già tornata dietro la scrivania o sull’impianto) una notizia, sebbene attesa, ci ha fatto balzare dalla sedia: ECHA ha inserito 8 nuove sostanze chimiche in Candidate List, cioè nell’elenco delle sostanze estremamente preoccupanti (SVHC) per gli effetti sulle persone o sull’ambiente e candidate all’autorizzazione, ossia a essere inserite nell’allegato XIV del Regolamento REACH.
La lista sale così a 219 sostanze.
Ritengo utile ritagliare uno spazio per questa notizia e offrire un commento.
Consideriamo che l’inclusione di una sostanza in Candidate List è uno dei passi obbligati per giungere all’autorizzazione, che ha appunto lo scopo di assicurare che sostanze estremamente “problematiche”, le SVHC, siano adeguatamente controllate e progressivamente sostituite da sostanze o tecnologie alternative più sicure, laddove siano economicamente e tecnicamente fattibili. L’autorizzazione, intesa come strumento di sostituzione, è uno degli aspetti maggiormente innovativi del REACH1.
Per le sostanze soggette ad autorizzazione perché sono state “iscritte” in allegato XIV solo a motivo degli effetti che provocano sulla salute umana, potremmo dire sommariamente, gli usi in prodotti cosmetici sono derogati dall’obbligo di autorizzazione2.
Tuttavia, andiamo oltre: bisogna considerare che una sostanza quando arriva a questo punto dell’escalation non avrà vita semplice e duratura, sia in prodotti cosmetici che per altri impieghi, oltre a diventare di difficile approvvigionamento.
Quali sono gli obblighi che scaturiscono dall’inclusione in questa lista?
Iniziamo con il dire che gli obblighi entrano in vigore a partire dalla data di inclusione nella lista e riguardano le sostanze incluse nell’elenco da sole o in miscele e quando presenti in articoli.Per prima cosa citiamo le schede dati di sicurezza (SDS) per sostanze tal quali o in miscela: i fornitori di SVHC di Candidate List devono rendere disponibile ai clienti una SDS. Per SDS già precedentemente redatte per referenze a catalogo, la sezione 15.1 dovrà essere aggiornata proprio a fronte dell’inclusione della sostanza.
Passiamo agli articoli, elemento che non dobbiamo trascurare considerato che il packaging è un articolo ai sensi del REACH e tutti i nostri prodotti escono da casa nostra imballati.
Produttori o importatori devono notificare all’ECHA se i propri articoli contengono sostanze SVHC di Candidate List in quantità (globali) >1 t/anno per produttore o importatore e se la sostanza è contenuta in tali articoli in concentrazione >0,1% p/p.
Inoltre, i fornitori di articoli che contengono SVHC di Candidate List in concentrazione >0,1% p/p devono:
– fare una notifica all’ECHA con la loro immissione sul mercato UE; le informazioni sono nella banca dati SCIP in modo da consentire che siano note a gestori di rifiuti e consumatori;
– mettere a disposizione dei clienti informazioni sufficienti a consentirne l’uso sicuro.

1Barbassa E (2016) Sostituzione delle sostanze estremamente preoccupanti nel REACH ed impatto sulle malattie professionali. Atti del IX seminario Contarp.
2Polci ML, Scimonelli L (2019) Regolamento cosmetici e regolamento REACH: chiarezza sull’interfaccia tra i due. Rapporti ISTISAN 19/24.

Pubblicato su Cosmetic Technology 4, 2021

Il nuovo regolamento sui dispositivi medici

Alessandra Iavello • Chemsafe, Colleretto Giacosa (TO), a.iavello@chemsafe-consulting.com
Irene Giovanetto • Chemsafe, Colleretto Giacosa (TO), i.giovanetto@chemsafe-consulting.com
Lola Frech • Chemsafe, Colleretto Giacosa (TO), l.frech@chemsafe-consulting.com


Introduzione
Il Regolamento (UE) 2017/745 relativo ai dispositivi medici, anche detto Medical Device Regulation (MDR), è entrato finalmente in vigore a tutti gli effetti il 26 maggio 2021. Questo articolo vuole mettere in luce le principali novità introdotte con il MDR, presentando le motivazioni di tali cambiamenti e le conseguenze che ne derivano per coloro che operano nel mondo dei dispositivi medici.
Il regolamento norma tutte le tipologie di dispositivi medici, compresi gli impiantabili attivi, escludendo solo i dispositivi medico-diagnostici in vitro (normati dal Regolamento europeo UE 2017/746 (IVDR)). Non solo, il regolamento si applica anche a quei prodotti che, pur non avendo una finalità medica, sono considerati affini ai dispositivi medici per contesto applicativo e per meccanismo di azione sul corpo umano. Tali dispositivi, tra i quali lenti a contatto e apparecchiature per liposuzione, sono elencati nell’allegato XVI del regolamento. La Commissione europea può aggiornare questo elenco in qualsiasi momento attraverso atti esecutivi.
Il MDR è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il 5 maggio del 2017, dando il via alla fase transitoria necessaria ai fabbricanti per adeguarsi ai nuovi requisiti. Il periodo transitorio avrebbe dovuto concludersi il 26 maggio 2020, ma a causa della pandemia di COVID-19 il Consiglio europeo ha posticipato la sua totale attuazione di un anno esatto al 26 maggio 2021. In questo momento i quattro anni di transizione sono terminati e il MDR sostituisce a tutti gli effetti la Direttiva 93/42/CEE sui dispositivi medici (MDD) e la Direttiva 90/385/CEE sui dispositivi medici impiantabili attivi (AIMDD). Queste ultime rimarranno valide esclusivamente per i così detti “legacy devices”, ovvero quei dispositivi che sono coperti da un certificato valido in conformità alle direttive (MDD, AIMDD) e che continueranno a essere legalmente sul mercato in seguito alla data di applicazione del MDR (UE) 2017/745. Questa marcatura CE potrà però rimanere valida solo fino al 26 maggio 2024.
Il regolamento è un vero e proprio atto legislativo vincolante in tutte le sue parti. Ciò comporta che gli Stati membri dell’UE sono obbligati a rispettarlo per intero. Al contrario delle direttive, non sarà quindi necessario un provvedimento nazionale di recepimento, dato che il regolamento è immediatamente vincolante e obbligatorio verso tutti i soggetti pubblici o privati, tenuti al rispetto del diritto dell’UE.

Obiettivo del nuovo regolamento UE
Il regolamento è una revisione sostanziale delle precedenti direttive, allo scopo di stabilire un quadro normativo solido, trasparente, prevedibile e sostenibile per i dispositivi medici, che garantisca un livello elevato di sicurezza e di salute, sostenendo nel contempo l’innovazione. Entrambi i regolamenti (MDR e IVDR) prevedono un rafforzamento significativo delle norme che regolano gli aspetti della vigilanza e della sorveglianza post-commercializzazione durante l’intero ciclo di vita del prodotto.
Nello specifico, i principali obiettivi del nuovo MDR 2017/745 sono:
• appianare le divergenze nei vari sistemi regolatori nazionali tra i diversi Stati membri dell’Unione europea;
• potenziare il controllo sulle aziende da parte degli Organismi Notificati (ON);
• rafforzare la sorveglianza post market;
• identificare e tracciare meglio i dispositivi medici;
• far fronte alla rapida e necessaria immissione sul mercato dei prodotti più innovativi.

Di seguito evidenziamo le principali novità.

Classificazione e valutazione della conformità
Il nuovo regolamento impone delle regole di classificazione più severe rispetto alla MDD, comportando per alcuni dispositivi medici una possibile riclassificazione, specialmente per determinati tipi di prodotti come dispositivi medici a base di sostanze e software. A queste due categorie molto spesso veniva attribuita la classe di rischio più bassa (la classe I) cioè quella classe per la quale per immettere in commercio un dispositivo medico è sufficiente un’autodichiarazione da parte del fabbricante, senza richiedere l’intervento di un organismo notificato.
L’eventuale riclassificazione di un prodotto verso una classe di rischio superiore, significa dover disporre di maggiori risorse e nuovi adempimenti che non sempre rientrano nella disponibilità di piccole e medie imprese.

La sorveglianza post-commercializzazione e l’introduzione di EUDAMED
Se nella precedente direttiva la documentazione tecnica era focalizzata sugli aspetti di progettazione e realizzazione del dispositivo, il regolamento vuole includere in tale documentazione anche tutte le attività di convalida del prodotto e del processo produttivo, e le attività con risvolti clinici, tra cui la valutazione clinica e il piano di follow-up clinico post-commercializzazione.
Il concetto alla base è che i prodotti devono soddisfare i requisiti normativi non solo al momento dell’immissione sul mercato, ma anche durante l’intero ciclo di vita del prodotto.
Il regolamento obbliga ogni fabbricante a organizzare un sistema di sorveglianza post-commercializzazione (PMS) che comprenda attività reattive (quali ad esempio attività di vigilanza, gestione dei reclami, revisione e analisi di dati clinici di letteratura e database) e attività proattive (questionari/interviste agli utilizzatori, studi clinici, studi clinici di post-market clinical follow-up (PMCF)), imponendo così di verificare il comportamento clinico del dispositivo medico, anche nelle sue reali condizioni di utilizzo.
Il MDR stabilisce che siano resi disponibili pubblicamente sia un documento riassuntivo dei dati di sicurezza e performance clinica sia i risultati delle indagini cliniche condotte con il dispositivo medico.
Lo strumento utilizzato per rendere disponibili anche al cittadino i dati clinici dei dispositivi medici sarà la banca dati EUDAMED (European Databank on Medical Devices).
L’obiettivo di EUDAMED è migliorare la trasparenza, raccogliendo ed elaborando le informazioni riguardanti i dispositivi medici presenti sul mercato, i relativi certificati emessi dagli organismi notificati, le indagini cliniche condotte con i dispositivi, i ruoli degli operatori economici che fanno parte della filiera del dispositivo, la vigilanza e la sorveglianza. Tutte queste informazioni saranno contenute in EUDAMED attraverso la suddivisione in 6 moduli interconnessi, ma l’obbligo di utilizzo della banca dati partirà solo quando tutti i suoi moduli saranno disponibili. Attualmente è disponibile solo il modulo di registrazione per gli operatori economici.
Il nuovo strumento introdotto dal regolamento per soddisfare la tracciabilità del dispositivo medico è il codice unico identificativo UDI (Unique Device Identification): una serie di caratteri numerici o alfanumerici che dovranno essere riportati sull’etichetta del dispositivo e su tutti i livelli esterni di confezionamento e nella dichiarazione di conformità UE. Il codice UDI permetterà, a livello europeo, la continua identificazione e tracciabilità del dispositivo durante l’intero ciclo di vita (1).

La persona responsabile del rispetto della normativa
Il regolamento richiede che il fabbricante garantisca che la supervisione e il controllo della fabbricazione dei dispositivi medici, nonché le attività di vigilanza e sorveglianza post-commercializzazione a essi relative, vengano effettuati all’interno dell’organizzazione da una Persona Responsabile (PR) del rispetto della normativa in possesso di requisiti minimi di qualificazione (art.15 del MDR) (2).
La PR dovrà possedere le competenze necessarie per supportare il fabbricante per tutti gli aspetti riguardanti la conformità normativa. Tale figura può essere interna o esterna, in relazione alla dimensione dell’impresa (3).

Sistema di gestione per la qualità
Il MDR esplicita l’obbligo del fabbricante di operare secondo un sistema di gestione per la qualità (art.10 del MDR) che sia conforme al regolamento e proporzionato alla classe di rischio e alla tipologia di dispositivo. Nonostante sia un vantaggio essere certificati secondo la norma ISO 13485 (Medical devices – Quality management systems – Requirements for regulatory purposes), tale certificazione non è obbligatoria e non garantisce l’automatica conformità al MDR (2).
Il sistema di gestione della qualità riguarda tutte le parti e gli elementi dell’organizzazione del fabbricante che si occupano della qualità di processi, procedure e dispositivi. Esso disciplina la struttura, le competenze, le procedure, i processi e le risorse gestionali richiesti per attuare i principi e le azioni necessari a conseguire il rispetto delle disposizioni del regolamento.

Conclusione
Il MDR vuole essere una soluzione contemporanea e uniforme per la gestione della qualità e il rilascio sul mercato europeo di dispositivi medici.
Sebbene le implementazioni richieste dal nuovo regolamento siano sviluppate al fine di garantire la qualità e la sicurezza dei dispositivi medici, al contempo possono rappresentare degli ostacoli per le piccole e medie imprese, le quali, proprio per adempiere alle nuove richieste, si potrebbero trovare a dover stravolgere l’intero processo produttivo.
Inoltre, è importante considerare che a oggi gli organismi notificati certificati secondo il MDR sono 20, un numero esiguo rispetto ai più di 50 certificati secondo la direttiva. Questo aspetto comporta la dilatazione dei tempi richiesti per ottenere la certificazione e per poter immettere sul mercato un dispositivo medico. Tale ritardo, così come riportato anche dalle diverse associazioni di settore, avrà un impatto negativo, in particolare sulla possibilità di rendere disponibili dispositivi medici innovativi.
Nonostante l’ampliamento del periodo di transizione dovuto al particolare momento storico che stiamo affrontando e al mancato completamento di importanti attività (ad esempio Eudamed, numero degli ON), il MDR porta con sé molte innovazioni che cercano di tenere il passo con lo sviluppo tecnologico, ma che al contempo cercano di sopperire alle criticità emerse durante l’applicazione negli ultimi due decenni delle direttive.

Bibliografia
1. MDCG 2021-1 Guidance on harmonised administrative practices and alternative technical solutions until EUDAMED is fully functional, https://ec.europa.eu/health/sites/health/files/md_sector/docs/2021-1_guidance-administrative-practices_en.pdf
2. Regolamento UE 2017/745, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:32017R0745
3. MDCG 2019-7 Guidance on Article 15 of the Medical Device Regulation (MDR), https://ec.europa.eu/health/sites/health/files/md_sector/docs/md_mdcg_2019_7_guidance_art15_mdr_ivdr_en.pdf

Articolo pubblicato su Cosmetic Technology 3, 2021

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