Cosmetic Technology 6, 2023

Cosmetic Technology 6, 2023

INESTETISMI CUTANEI, BODY POSITIVE

ARTICOLI
AGGIORNAMENTI
REGOLATORIO
AZIENDE
NOTIZIE
opinion leader
Su questo numero ha scritto…
articoli

 

Microbial biosurfactants: are they the future?
Analysis of these new ingredients

The cosmetics industry has environmental, social and economic impacts. However, it is prompting efforts to adopt new strategies to develop products that are both effective and safe for health and the environment. 
This article delves into biosurfactants, microbial surfactants with significant potential due to their high biodegradability and safety for health, exploring them from a chemical and functional point of view. The focus is on their application in cosmetic formulations and the challenges they pose.

RIASSUNTO 

L’industria cosmetica ha un impatto ambientale, sociale ed economico verso cui sta cercando di applicare nuove strategie volte a ottenere prodotti che siano efficaci ma, allo stesso tempo, sicuri per la salute e per l’ambiente. In questo contesto nascono i biosurfattanti, tensioattivi di origine microbica con un grande potenziale dato dalla loro biodegradabilità e dalla sicurezza sulla salute.
In questo articolo vengono approfonditi questi nuovi ingredienti da un punto di vista chimico e funzionale, con una particolare attenzione verso la loro applicazione nella formulazione di prodotti cosmetici e le sfide che essi rappresentano.

ABSTRACT 

New retinol alternative: next generation sequencing discovers hydroxypinacolone retinoate efficacy
Retinol is an anti-aging ingredient with high efficacy in wrinkle reduction and skin reneural. In contrast to its benefits, retinol elicits side effects including inflammation, spongiosis, redness and dryness, especially during long term use and overdosing. In the past, pinacolone ester retinoids were proposed and developed, but their clear mechanistic and efficacious advantage over classical use of retinol remained unclear. To elucidate and compare their molecular mechanism and advantages, hydroxypinacolone retinoate (HPR), a well-known retinoid alternative of pinacolone esters was used in comparison in a whole gene expressional analysis by next-generation sequencing and in a in vivo anti-wrinkle study. These data reveal that HPR activates a similar subset of genes, but also improves gene expressional efficacy on gene sets that are involved in extracellular matrix regulation, cornified envelope, keratinization and protein digestion and absorption compared to retinol.

It’s in vivo efficacy on wrinkle reduction on hemi-face is significantly and to the same extend increased as in retinol treateds skin and approves there with as a convenient retinol replacer without the flaws.

RIASSUNTO 

Il retinolo è un ingrediente antinvecchiamento altamente efficace nella riduzione delle rughe e nel rinnovamento della pelle. In contrasto con i suoi benefici, il retinolo causa effetti indesiderati, quali infiammazione, spongiosi, arrossamento e secchezza, specialmente se utilizzato per un periodo prolungato o in eccesso. In passato sono stati proposti e sviluppati retinoidi a base di esteri di pinacolone, ma quello che avrebbe dovuto essere il loro evidente vantaggio rispetto all’uso del retinolo è rimasto incerto. Per chiarire e confrontare il meccanismo molecolare e i relativi vantaggi, l’idrossipinacolone retinoato (HPR), un noto retinoide alternativo agli esteri del pinacolone, è stato utilizzato come confronto in un’analisi dell’espressione genica completa mediante Next Generation Sequencing (NGS) e in uno studio antirughe in vivo. I dati dimostrano che l’HPR stimola un gruppo di geni simile a quello attivato dal retinolo, ma con un’efficacia superiore nell’espressione di gruppi di geni coinvolti nella regolazione della matrice extracellulare, del rivestimento corneificato, nella cheratinizzazione e nell’assorbimento e digestione delle proteine. L’efficacia in vivo nella riduzione delle rughe nella pelle trattata con HPR è risultata essere significativamente superiore rispetto a quella ottenuta con il retinolo. L’HPR rappresenta pertanto un’alternativa pratica al retinolo senza i suoi svantaggi.

L’uso del collagene marino idrolizzato nell’industria cosmetica è diventato sempre più popolare negli ultimi anni, poiché offre potenziali benefici per la salute della pelle umana. Il collagene è una proteina essenziale che costituisce una parte significativa della struttura della pelle, contribuendo alla sua elasticità e alla riduzione delle rughe. L’obiettivo principale di questo studio è valutare la secrezione di collagene in un modello di pelle umana trattato con collagene marino idrolizzato, addizionato come principio attivo nei prodotti cosmetici.

aggiornamenti

Recenti sviluppi della ricerca nelle Università • L. Giovannelli, A. Picco e la partecipazione speciale di E. Ugazio

Eccellenze Italiane

Arbutus Unedo Leaf Extract• F. Esposito

Dermocosmetica

Inestetismi antichi e nuovi approcci • AIDECO

Approfondimenti Cosmetici

Estratti d funghi • I.E. Mendoza Trujillo, L. Fracchia

Approfondimenti Cosmetici

Il lusso può essere green? • S. Laneri

Into The Lab

Realizzazione di prodotti corpo per smagliature • C. Crescentini

Next Generation

Be real, be you! • N. Dolcetti, G. Eleni, C. Salvatore, V. Toffoletto

Perché ci piace

Cura della pelle = feicità e riduzione dello stress
Felicità = pelle più luminosa e sana!• S. Zanella, L. Ferrari

regolatorio
Approfondimenti Normativi
Segnalazioni Rapex
Linee Guida
Pubblicità sotto la lente
aziende

Active Box – INCOSPHARM

DermAging Corrector™

ACTIVE UP – SILAB

Un ingrediente naturale antiseborrea per una bellezza multietnica

BIOCHIM – RAHN AG

PERFELINE®-FIT

ROELMI HPC

BeautySYN® Slim

Gattefossé

Definicire®

Su questo numero presentiamo…
Neurocosmesi
ACTIVE
CONCEPTS
PUBBLIREDAZIONALE
Ritorna SOLIDS, l’evento di riferimento per le polveri, i granuli e i solidi sfusi
Body Neutrality la consapevolezza è il primo passo
NOTIZIE
NON PERDERTI
GLI APPUNTAMENTI
DI SETTORE

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

BUONA LETTURA!

Fonti di antiossidanti da rifiuti agrari: un esempio di economia circolare

ARTICOLI

G. Battistini*, F. Trenti**, D. Losa***, G. Guella**, O. Jousson***, L. Miori*

*Dipartimento Ricerca e Sviluppo, AREADERMA **Laboratorio di Chimica Bioorganica, Dipartimento di Fisica, Università di Trento ***Laboratorio di Genomica Microbica, Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata (CIBIO), Università di Trento

Fonti di antiossidanti da rifiuti agrari: un esempio di economia circolare

Estrazione e caratterizzazione di antiossidanti naturali per uso cosmetico

Sources of antioxidants from agricultural waste:
an example of circular economy

Extraction and characterization of natural antioxidants for cosmetic use

The aim of the project was the development of green methods for the extraction of cosmetic functional molecules from residual plant matrices of the agro-food chain, transforming waste materials into high value-added products. The target of extraction was represented by chlorogenic acid (CGA), a polyphenol with antioxidant properties present in several vegetables, including blueberries. In particular, a protocol has been developed for the preparation of CGA-rich phytocomplexes with high antioxidant power, starting from blueberry fruit and leaves waste. Extraction techniques have been tested in order to preserve molecule activity in addition to several purification techniques, optimizing the protocol to be functional and economical for an industrial application. According to nuclear magnetic resonance and high-performance liquid chromatography techniques, it was possible to characterize the phytocomplexes, composed by CGA, citric acid and lipids. The phytocomplexes have been tested alone and in cosmetic preparations to prove their antioxidant power and their potential use as natural origin raw materials. The results indicate that phytocomplexes obtained from blueberry fruits and leaves waste are effective both as preservants of the product and as active ingredient to protect the skin from oxidative stress. 

 

L’obiettivo del progetto è stato la messa a punto di metodi green per l’estrazione di molecole con attività a funzionalità cosmetica a partire da matrici vegetali residue della filiera agroalimentare, trasformando materiali di scarto in prodotti ad alto valore aggiunto. Il target di estrazione è stato l’acido clorogenico (CGA), un polifenolo con proprietà antiossidanti presente in diversi vegetali, tra cui la pianta di mirtillo. è stato sviluppato un protocollo per la preparazione di fitocomplessi ad alto potere antiossidante a partire da scarti di frutti e foglie di mirtillo. Sono state testate tecniche estrattive in modo da preservare l’attività della molecola d’interesse e diverse tecniche di purificazione, ottimizzando il protocollo affinché fosse funzionale ed economico per un’applicazione industriale. Grazie a tecniche di risonanza magnetica nucleare e di cromatografia liquida ad alte prestazioni, è stato possibile caratterizzare i fitocomplessi, composti da CGA, acido citrico e lipidi. I fitocomplessi sono stati testati come tali e all’interno di preparazioni cosmetiche per comprovarne il potere antiossidante e il potenziale utilizzo come materie prime di origine naturale. I risultati indicano che i fitocomplessi ottenuti sono efficaci sia come preservanti del prodotto che come ingredienti attivi per proteggere la pelle da stress ossidativo.

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

Valutazione dell’attività antimicrobica di estratti derivanti da scarti della lavorazione del melograno

ARTICOLI

S. Nannini

Biologa e cosmetologa

Valutazione dell’attività antimicrobica di estratti derivanti da scarti della lavorazione del melograno

Studio di quattro varietà coltivate nella regione Marche

Evaluation of the antimicrobial activity of extracts from pomegranate processing waste
Study of four varieties cultivated in the Marche region

Nowadays, in order to create valid cosmetic formulations, two important factors cannot be avoided: the sustainability of the used raw materials and the use of raw materials of natural origin. The purpose of this study was to evaluate, using different analytical methods, the antimicrobial activity of certain extracts derived from pomegranate processing waste. The ability to break down the microbial charge of these extracts makes them great for being used as raw materials within sustainable cosmetic formulations and of natural origin, meeting the growing demands from consumers of cosmetic products. The samples analyzed from which the extracts were obtained are peel and male flower, considered waste material due to infertility and its structure that makes it prone to falling to the ground, belonging to 4 varieties of pomegranate cultivated in the Marche region in 2 different years (2019 and 2020).

 

Per delle formulazioni cosmetiche apprezzate, ad oggi, non si possono non prendere in considerazione due fattori: la sostenibilità delle materie prime impiegate e l’utilizzo di materie prime di origine naturale. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare, servendosi di diversi metodi analitici, l’attività antimicrobica di alcuni estratti derivati da scarti della lavorazione del melograno. La capacità di abbattere la carica microbica di questi estratti li rende ottimi per essere utilizzati come materie prime all’interno di formulazioni cosmetiche sostenibili e di origine naturale, andando incontro alle crescenti richieste da parte dei consumatori di prodotti cosmetici.
I campioni analizzati da cui si sono ricavati gli estratti sono buccia e fiore maschile, considerato materiale di scarto a causa dell’infertilità e della sua struttura che lo rende propenso alla caduta a terra, appartenenti a quattro varietà di melograno coltivato nella regione Marche in due annate differenti (2019 e 2020).

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

Che cos’è la bellezza

EDITORIALE
COSMETIC TECHNOLOGY 5, 2023

Anna Caldiroli

Direttore scientifico
di Cosmetic Technology

Che cos’è la bellezza

1848, epoca di rivoluzioni politiche e sociali, si delinea una corrente artistica dalle idee molto chiare: i pre-raffaelliti; tra i punti fermi dei pittori della confraternita, la fedeltà alla natura e quindi la cura nella riproduzione, oltre alla bellezza. Aggiungo io: muse dai meravigliosi e lunghissimi capelli (spesso ramati) per cui perdere letteralmente la testa. Monna Vanna e i suoi capelli fini quasi evanescenti e lussuosamente agghindati che fanno da contorno al volto dai lineamenti severi. La immagino non mancare mai all’appuntamento con la sua maschera volumizzante con ingredienti ben bilanciati per donare volume senza appesantire i capelli, che lascia in posa per più di qualche minuto e poi risciacqua. Se fosse nel 2023, nel frattempo potrebbe controllare gli appuntamenti su Calendar e rispondere a una email. The soul of the rose, la donna dai capelli perfetti, senza nessuno che si sia spezzato, probabilmente trattati con ottimi oli esotici, raccolti in uno chignon sulla nuca, impreziosito da delle perle è intenta ad annusare il profumo di una rosa. Sembra quasi che arrivi fino a noi, solletichi dei ricordi. Lei che delle doppie punte ne ha solo sentito parlare come di un essere mitologico. Se fosse nel 2023, sceglierebbe solo prodotti certificati green e solidi. È proprio con questi ultimi che ha approcciato alla scalp-care di cui non può più fare a meno: con resti di semi finemente triturati che asportano le cellule morte e i cattivi pensieri. Infine, Lady of Shalott seduta su una piccola imbarcazione, con i capelli mossi da una lieve brezza che spinge la barca; è uscita di casa così, con la testa persa tra le sue idee, senza avere il tempo neppure di appuntarsi un fermaglio, potrebbero meritare l’applicazione di un fluido idratante anti crespo o, a seconda della condizione dei capelli, fare trattamento con la cheratina oppure leggero taglio, in ogni caso avrebbero bisogno di maggiore cura quotidiana. Se fosse nel 2023, le suggerirei di non rinunciare a un protettore solare e di coprirsi il capo quando camminerà ore con il suo zaino in spalla.

Insomma, ognuno con la sua storia e i suoi capelli. A fronte di questa unicità, uno degli ultimi trend della cosmetica è l’inclusività del Beauty for all secondo cui i consumatori di qualsiasi età, genere, razza ecc. sono compresi e le imprese smorzano nella loro comunicazione l’uso di termini che possono ascrivere alcune condizioni (come per esempio, pelle secca, eczema, rosacea, scalpo sensibile ecc.) ad anormalità. L’osservazione però ci mette di fronte a delle differenze innate e dovute al fatto che siamo individui diversi con migliaia di anni di genetica, di socialità e di abitudini alle spalle oltre a un diverso potere d’acquisto e con questi aspetti dobbiamo fare i conti. Scelte d’uso differenti sono portate avanti da persone diverse: per uno studio1 sono state intervistate delle donne in California (età: 18-34 anni) e, dei 54 prodotti esaminati, sono state appurate differenze significative per l’uso di 28 di essi in relazione alla razza/etnia. In generale, le donne ispaniche e asiatiche fanno un uso maggiore di cosmetici mentre le donne di colore utilizzano una maggiore quantità di prodotti haircare e intimate care. Dettaglio importante per non sottostimare l’esposizione a sostanze chimiche attraverso i cosmetici e quindi il relativo body burden, nello studio dell’esposizione cumulativa. Considerazioni analoghe sono emerse anche da un altro studio2 dove gli studenti afroamericani di un college della South Carolina hanno dichiarato di usare ridotta quantità di shampoo e condizionanti ma una decisamente maggiore di body lotion (leave-on) rispetto ai colleghi caucasici.

1Dodson RE, Cardona B, Zota AR et al. Personal care product use among diverse women in California: Taking Stock Study. J Expo Sci Environ Epidemiol. 2021;31(3):487-502.

2Hart LB, Walker J, Beckingham B et al. A characterization of personal care product use among undergraduate female college students in South Carolina, USA. J Expo Sci Environ Epidemiol. 2020;30(1):97-106.

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

Analisi LCA del processo biotecnologico CROP® per la produzione di ingredienti cosmetici

Analisi LCA del processo biotecnologico CROP® per la produzione di ingredienti cosmetici

Team

F. De Rigo*
G. Pressi**
S. Bertoncello**
A. Manzardo***

*Spinlife Spin-off dell’Università di Padova
**AETHERA BIOTECH
***Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale (DICEA)

Contact

AetheraBiotech_Web

Aethera Biotech, azienda vicentina attiva nel settore di ingredienti cosmetici derivati da plant-cell cultures, utilizza una piattaforma tecnologica proprietaria e innovativa denominata CROP® (Controlled Release of Optimized Plants) per la ricerca, sviluppo e produzione di ingredienti vegetali per applicazioni cosmetiche e nutraceutiche. La piattaforma CROP® è basata sulla tecnologia delle colture cellulari vegetali in sospensione.

La tecnologia vegetale delle colture cellulari sta guadagnando sempre più attenzione dalle industrie cosmetiche e alimentari per trovare fonti sostenibili di ingredienti a basso impatto ambientale. Affronta sfide cruciali come il cambiamento climatico, l’offerta limitata di cibo, la scarsità d’acqua e la perdita di biodiversità. Questa tecnologia si basa sulla coltivazione di cellule vegetali de-differenziate in un ambiente controllato e sterile senza antibiotici, pesticidi o fertilizzanti. Tutte le fasi del processo, dalla generazione delle cellule alla produzione finale, fino al confezionamento del prodotto finito avvengono nello stesso luogo, garantendo una supply chain più breve.

Perché uno studio LCA?

Negli ultimi anni, il fenomeno del cambiamento climatico e dell’utilizzo non sostenibile delle risorse del nostro pianeta ha assunto un ruolo centrale nei dibattiti politici a causa degli impatti negativi che potrebbe provocare al nostro sistema economico e sociale. In parallelo alla crescita della consapevolezza ambientale da parte di aziende e clienti, è aumentata anche la varietà di etichette e schemi ambientali disponibili nel mercato. Tra gli strumenti disponibili, l’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA) è stata riconosciuta dall’Unione Europea come lo strumento di valutazione più autorevole per la valutazione e il confronto dei potenziali impatti ambientali dei prodotti.

Questo metodo si basa sull’approccio del ciclo di vita, riconoscendo quindi la necessità e l’importanza di considerare gli impatti ambientali, a partire dall’estrazione delle materie prime ­fino alla gestione del ­fine vita. Recenti sviluppi scienti­fici hanno inoltre dimostrato come i bene­fici dell’LCA possano venir estesi anche alla più complessa valutazione ambientale delle organizzazioni, considerando l’insieme delle attività aziendali volte a creare e vendere un prodotto o un servizio. I settori industriali per i quali già esistono studi LCA o af­fini sono molti, tuttavia, nell’ambito delle colture vegetali, sono ancora molto limitati i dati disponibili, sia quelli primari delle aziende interessate sia quelli secondari da letteratura scienti­fica. Allo scopo di analizzare l’impatto ambientale del processo CROP® e di raccogliere evidenze scienti­fiche legate alla sostenibilità della tecnologia, Aethera Biotech ha deciso di eseguire uno studio del ciclo di vita (OLCA) in collaborazione con Spinlife Spin-off dell’Università di Padova. L’obiettivo dello studio è stato quello di analizzare i potenziali impatti ambientali associati alle attività dell’azienda, in ottica di ciclo di vita, al ­ fine di identi­ficare gli hot-spot ambientali e possibili traiettorie di miglioramento oltre che calcolare speci­fici indici di potenziale impatto ambientale su base prodotto.

Scopri la nostra tecnologia

Risultati dello studio LCA

In Tabella 1 sono riportati, per le diverse categorie d’impatto analizzate, i potenziali impatti ambientali associati all’intera organizzazione dell’Azienda nel 2021. Per alcune categorie d’impatto si riporta inoltre la rappresentazione gra­fica, da cui è possibile individuare come le diverse fasi del ciclo di vita influiscono sul totale (Figura 2).

Dai risultati ottenuti, emerge chiaramente come il contributo dei consumi energetici di stabilimento sia il più rilevante, in termini di potenziali impatti ambientali, per la maggior parte delle categorie d’impatto analizzate. Di conseguenza, sono state svolte ulteriori analisi ­ fino a individuarne il maggior contribuente: l’energia elettrica consumata e necessaria per la movimentazione dei macchinari di produzione. A seguire, risultano considerevoli il contributo del gas metano, necessario per il mantenimento della speci­fica temperatura richiesta nei laboratori e nel sito produttivo. Tuttavia, la principale fonte di impatto resta il consumo energetico ed è per questo che si è deciso di approfondire tale aspetto attraverso un’analisi di sensibilità. Quest’ultima permette di investigare uno scenario alternativo a quello studiato, assumendo che una quota dell’energia impiegata sia da fonte rinnovabile.

In Tabella 2 si riporta come varierebbero i risultati, anche percentualmente in relazione alla Tabella 1, se l’energia consumata annualmente dall’Azienda venisse coperta per un 30% da energia rinnovabile, come quella autoprodotta da un impianto fotovoltaico. Si noti che tale analisi è stata svolta in riferimento ai dati del 2021. In questi anni, l’Azienda, in collaborazione con il Gruppo Cereal Docks di cui fa parte, ha introdotto un impianto fotovoltaico di 2 MWp che, nel 2022, ha permesso di coprire circa il 30% dell’energia impiegata e quindi ridurre di circa il 13% l’impatto di Carbon Footprint precedentemente espresso. Inoltre, ad oggi nel 2023, l’impianto fotovoltaico ha già prodotto in energia rinnovabile il totale annuale necessario all’Azienda per la completa indipendenza energetica.

Confronto con benchmark

Lo studio OLCA descritto è stato svolto a livello di organizzazione, ossia i dati e i risultati sono espressi in riferimento all’intera attività svolta dall’Azienda e all’unità di riferimento precedentemente espressa (l’insieme dei ­ fitocomplessi prodotti nel 2021). I diversi ­ fitocomplessi e le diverse CROP®-G in output dall’Azienda, a questo stadio di lavorazione, possono considerarsi tra loro equivalenti (solo successivamente varieranno i prodotti in base all’impiego in ambito nutraceutico o cosmetico). Inoltre, all’interno dell’Azienda, tali ­ fitocomplessi sono ottenuti da processi di lavorazione analoghi tra loro in termini di consumi di materia ed energia coinvolti. Per questo motivo, a partire dall’impatto totale associato all’organizzazione e dai quantitativi generati nell’anno in esame, è stato calcolato il potenziale impatto ambientale associato a un prodotto medio dell’azienda. 

Tale conversione a un impatto espresso in termini di prodotto è stata svolta per permettere il confronto della tecnologia innovativa proposta con quella di coltura tradizionale. Si vuole sottolineare, sin da subito, una delle principali limitazioni a questo confronto: la dif­ficile reperibilità di informazioni, studi, articoli per la caratterizzazione della tecnologia tradizionale, sia per quanto riguarda i dati di input e output che, per quanto riguarda i risultati di studi LCA o af­fini. Dalla ricerca svolta, sono stati individuati solamente due articoli scienti­ ci rappresentativi dell’agricoltura tradizionale, rappresentativi di due prodotti generati anche dalle linee cellulari dell’Azienda (carota, DauVes CROP®-G e melissa, MetropolePure CROP®-G) e in linea con la metodologia adottata per lo studio OLCA.

 

Tuttavia, va evidenziata una limitazione: i risultati dello studio dell’Azienda si riferiscono al prodotto cosmetico CROP®-G, già pronto per l’uso, mentre negli articoli di confronto si fa riferimento solo alla biomassa vegetale essiccata, non ancora l’ingrediente finale. Per equiparare i dati, si è utilizzato un rapporto farmaco-estratto (DER), ma questo considera solo la materia impiegata, non i consumi di processo come energia e solventi d’estrazione, difficili da quantificare a causa della mancanza di dati.

Si ipotizza che l’impatto della coltivazione tradizionale sia sottovalutato. Inoltre, non sono stati considerati i benefici derivanti dall’utilizzo dei fitocomplessi dell’Azienda, che potrebbero consentire dosaggi inferiori rispetto agli estratti vegetali nei prodotti finali.

Tenendo in considerazione le limitazioni sopra riportate, si riportano qui i risultati del confronto, a titolo rappresentativo, per la categoria del climate change (Tabella 3): tali valori rappresentano l’impatto dei gas effetto serra sul riscaldamento globale e sono riferiti ad 1 kg di prodotto. Ad esempio, per ottenere 1 kg di sospensione CROP®-G prodotto dall’Azienda, si ha un’emissione pari a 45 kgCO2 eq.

L’Azienda presenta una tecnologia innovativa che riduce l’uso del suolo ed elimina l’impiego di antibiotici, pesticidi e fertilizzanti. Attraverso uno studio scientifico LCA, è emerso che la principale area critica per Aethera Biotech è il consumo di energia. Tuttavia, dall’inizio del 2022, l’Azienda ha adottato energia rinnovabile, diventando totalmente autosufficiente nel 2023. Questo passo ha notevolmente ridotto l’impatto ambientale del loro processo.

Nonostante le sfide nel reperire dati di letteratura scientifica e informazioni sulle colture tradizionali, l’Azienda ha esaminato attentamente le proprie emissioni e il posizionamento sul mercato, soprattutto in termini di sostenibilità ambientale. Quest’analisi ha dimostrato che la loro piattaforma rappresenta una valida e più sostenibile alternativa per produrre ingredienti cosmetici bioattivi rispetto alle colture tradizionali su suolo.

Vuoi saperne di più?

Leggi ora la versione integrale dell’articolo pubblicato da Aethera Biotech su Cosmetic Technology 5, 2023

Cosmetic Technology 5, 2023

Cosmetic Technology 5, 2023

Restrizione REACH per le microplastiche
Quale impatto per la catena di fornitura?

L’impatto e il ruolo della plastica sull’inquinamento ambientale è un tema di interesse collettivo e verso il quale c’è una grande sensibilità da parte di tutta la popolazione mondiale.

Una particolare attenzione c’è stata e c’è tuttora nei confronti delle microplastiche, tanto che il 27 settembre 2023 è stato pubblicato il Regolamento (UE) 2023/2055 che ha introdotto una restrizione all’uso di microplastiche intenzionalmente aggiunte come ingredienti in prodotti di consumo.

haircare e rasatura

ARTICOLI
AGGIORNAMENTI
REGOLATORIO
AZIENDE
NOTIZIE
opinion leader
Su questo numero ha scritto…
articoli
Analisi LCA del processo biotecnologico CROP® per la produzione di ingredienti cosmetici
Studio OLCA basato sulle colture di cellule vegetali in sospensione

La piattaforma tecnologica CROP® utilizzata da AETHERA BIOTECH è basata sulle colture di cellule vegetali in sospensione e rappresenta un’alternativa sostenibile per la produzione di ingredienti cosmetici bioattivi. Ad oggi è difficile trovare dati di letteratura o studi LCA in questo specifico settore, sia per quanto riguarda le tecnologie innovative che quelle tradizionali su suolo. AETHERA BIOTECH ha deciso di interrogarsi sulle proprie emissioni e di mettersi a confronto, svolgendo uno studio di OLCA in conformità ai modelli riconosciuti a livello internazionale. I risultati ottenuti dal presente studio hanno evidenziato come il principale hot-spot del processo sia il consumo di energia elettrica. Tuttavia, AETHERA BIOTECH, grazie a un recente impianto di pannelli fotovoltaici ha raggiunto una completa indipendenza energetica utilizzando energia da fonti completamente rinnovabili. Il presente studio di OLCA permette di dimostrare in modo scientifico e robusto che il processo utilizzato da Aethera per la produzione di innovativi ingredienti cosmetici presenta, in termini di climate change, un minore impatto ambientale rispetto ai processi derivati dalla coltivazione su suolo.

ABSTRACT 

Evaluation of the antimicrobial activity of extracts from pomegranate processing waste

Study of four varieties cultivated in the Marche region

Nowadays, in order to create valid cosmetic formulations, two important factors cannot be avoided: the sustainability of the used raw materials and the use of raw materials of natural origin.

The purpose of this study was to evaluate, using different analytical methods, the antimicrobial activity of certain extracts derived from pomegranate processing waste. The ability to break down the microbial charge of these extracts makes them great for being used as raw materials within sustainable cosmetic formulations and of natural origin, meeting the growing demands from consumers of cosmetic products.

The samples analyzed from which the extracts were obtained are peel and male flower, considered waste material due to infertility and its structure that makes it prone to falling to the ground, belonging to 4 varieties of pomegranate cultivated in the Marche region in 2 different years (2019 and 2020).

RIASSUNTO

Per delle formulazioni cosmetiche apprezzate, ad oggi, non si possono non prendere in considerazione due fattori: la sostenibilità delle materie prime impiegate e l’utilizzo di materie prime di origine naturale.

Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare, servendosi di diversi metodi analitici, l’attività antimicrobica di alcuni estratti derivati da scarti della lavorazione del melograno. La capacità di abbattere la carica microbica di questi estratti li rende ottimi per essere utilizzati come materie prime all’interno di formulazioni cosmetiche sostenibili e di origine naturale, andando incontro alle crescenti richieste da parte dei consumatori di prodotti cosmetici.

I campioni analizzati da cui si sono ricavati gli estratti sono buccia e fiore maschile, considerato materiale di scarto a causa dell’infertilità e della sua struttura che lo rende propenso alla caduta a terra, appartenenti a quattro varietà di melograno coltivato nella regione Marche in due annate differenti (2019 e 2020).

ABSTRACT 

Sources of antioxidants from agricultural waste:
an example of circular economy

Extraction and characterization of natural antioxidants for cosmetic use

The aim of the project was the development of green methods for the extraction of cosmetic functional molecules from residual plant matrices of the agro-food chain, transforming waste materials into high value-added products. The target of extraction was represented by chlorogenic acid (CGA), a polyphenol with antioxidant properties present in several vegetables, including blueberries. In particular, a protocol has been developed for the preparation of CGA-rich phytocomplexes with high antioxidant power, starting from fruit and leaves waste. Extraction techniques have been tested in order to preserve molecule activity in addition to several purification techniques, optimizing the protocol to be functional and economical for an industrial application. According to nuclear magnetic resonance and high-performance liquid chromatography techniques, it was possible to characterize the phytocomplexes, composed by CGA, citric acid and lipids. The phytocomplexes have been tested alone and in cosmetic preparations to prove their antioxidant power and their potential use as natural origin raw materials. The results indicate that phytocomplexes obtained from blueberry fruits and leaves waste are effective both as preservants of the product and as active ingredient to protect the skin from oxidative stress. 

RIASSUNTO

L’obiettivo del progetto è stato la messa a punto di metodi green per l’estrazione di molecole con attività a funzionalità cosmetica a partire da matrici vegetali residue della filiera agroalimentare, trasformando materiali di scarto in prodotti ad alto valore aggiunto. Il target di estrazione è stato l’acido clorogenico (CGA), un polifenolo con proprietà antiossidanti presente in diversi vegetali, tra cui la pianta di mirtillo. è stato sviluppato un protocollo per la preparazione di fitocomplessi ad alto potere antiossidante a partire da scarti di frutti e foglie di mirtillo. Sono state testate tecniche estrattive in modo da preservare l’attività della molecola d’interesse e diverse tecniche di purificazione, ottimizzando il protocollo affinché fosse funzionale ed economico per un’applicazione industriale. Grazie a tecniche di risonanza magnetica nucleare e di cromatografia liquida ad alte prestazioni, è stato possibile caratterizzare i fitocomplessi, composti da CGA, acido citrico e lipidi. I fitocomplessi sono stati testati come tali e all’interno di preparazioni cosmetiche per comprovarne il potere antiossidante e il potenziale utilizzo come materie prime di origine naturale. I risultati indicano che i fitocomplessi ottenuti sono efficaci sia come preservanti del prodotto che come ingredienti attivi per proteggere la pelle da stress ossidativo.

aggiornamenti

Recenti sviluppi in ambito haircare • L. Giovannelli, A. Picco

Eccellenze Italiane

Malus Domestica Fruit Extract • I. Bernardo

Eccellenze Italiane

Cichorium Intybus Extract • G. Spada

Certificazioni

Innovazione e naturalità in cosmesi: quale relazione? • D. Malcangi

Approfondimenti Cosmetici

Dal mare alla pelle: il progetto EcoeFISHent • E. Grasselli, R. Boggia, G. De Negri Atanasio et al

Approfondimenti Cosmetici

Il ruolo del coach nell’area tecnica • C. Salviato, E. Zanca

Into The Lab

Viscosizzazione di tensioliti • C. Crescentini

Next Generation

Un viaggio racchiuso in un cosmetico • BM. Calosi, M. Pagliochini, G. Trebbi

Perché ci piace

Bightening & Styling Leave-In Cream • S. Zanella, L. Ferrari

regolatorio
Approfondimenti Normativi
Segnalazioni Rapex
Linee Guida
Istituzioni
aziende

BREGAGLIO – CARBONWAVE

SeaBalance 2000

BIOCHIM – RAHN

HAIRVIVINE®-PRO

DEIMOS GROUP – UNIGEN

Uniflavon®

Res Pharma – Colonial Chemical

Suga®Citrate L1C

ACTIVE CONCEPTS

AC AlfalfaBoost

ACTIVE UP – SILAB

HAIRGENYL®

AMITA HEALTH CARE – The Upcycled Beauty Company

Faba TONIQ®

Su questo numero presentiamo…
Scalp-Biome:
nuovo ingrediente per il microbiota dello scalpo
active box
Photobiome™: innovazione nel fotoinvecchiamento cutaneo
vytrus
biotech
NOTIZIE
NON PERDERTI
GLI APPUNTAMENTI
DI SETTORE

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

BUONA LETTURA!

Potenzialità cosmetiche degli scarti agroalimentari e ittici

LETTERATURA

L. Giovannelli*,
A. Picco**

*Dipartimento di Scienze del Farmaco, UPO Ricercatore e Principal Scientist di APTSol Srl

**Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale

Potenzialità cosmetiche degli scarti agroalimentari e ittici

Sono sempre più numerose le aziende attente alle tematiche riguardanti lo sviluppo e la produzione di cosmetici a ridotto impatto ambientale. In linea con i principi della green beauty, è vivo l’interesse verso l’impiego di matrici derivanti dall’industria agroalimentare che sono considerati rifiuti ma che possono, invece, essere valorizzati in diversi ambiti, come quello nutraceutico e cosmetico (1). Ogni anno nelle diverse fasi della filiera alimentare viene generato quasi un miliardo di tonnellate di rifiuti. Il 40% circa di questi rifiuti deriva dalla lavorazione degli alimenti e viene considerato “inevitabile”. Si tratta per lo più di residui organici rappresentati essenzialmente da scarti di origine vegetale, come le bucce o le sanse di frutta e verdura, granaglie e crusca di cereali e rifiuti di origine animale che non hanno alcun valore economico per l’azienda produttrice, essendo quindi destinati a essere trattati secondo il modello di economia lineare. Una gestione efficiente dei rifiuti alimentari e la possibilità di convertirli in sottoprodotti spesso con valore di mercato potrebbero influenzare notevolmente i “tre pilastri della sostenibilità”: sociale, economico e ambientale (2). Tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) definiti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, firmata nel 2015, l’SDG12 (Consumo e Produzione responsabili) e i suoi traguardi sono diventati una sfida importante considerato che i quantitativi di rifiuti alimentari industriali nel mondo continuano ad aumentare. L’obiettivo principale dell’SDG12, cioè il dimezzamento entro il 2030 degli sprechi e delle perdite alimentari a livello mondiale, contribuisce anche ad altri SDG, tra cui l’SDG13 (Agire per il Clima), SDG2 (Sconfiggere la Fame), SDG6 (Acqua pulita e Igiene) e SDG15 (La vita sulla Terra). L’applicazione del concetto di economia circolare all’industria alimentare può quindi portare a benefici dal punto di vista ambientale ed economico ma anche a livello di innovazione. La recente letteratura scientifica è infatti ricca di studi relativi all’upcycling di sottoprodotti derivanti da diversi settori dell’industria alimentare che possono appartenere sia al mondo vegetale sia a quello animale, e alla loro conversione in materie prime funzionali e tecniche adatte a essere formulate in prodotti cosmetici (3,4). […] 


L’approfondimento dedicato alla letteratura scientifica contiene, in forma speciale, due contenuti di studentesse di Scienze del Farmaco dell’Università del Piemonte Orientale 

Valorizzazione di sottoprodotti di origine vegetale – a cura di Y. Jaouhari

Nanomateriali farmaceutici, biomedici e cosmetici – Manufacturing & Qualitya cura di G. Diana

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

Nanotecnologie per la veicolazione di antiossidanti naturali

ARTICOLI

G. Monachella

Farmacista cosmetologa

Nanotecnologie per la veicolazione di antiossidanti naturali

Acido ferulico e bioattivi dello zafferano: attività, limiti e nuove strategie formulative

RIASSUNTO

Negli ultimi tempi è sempre più forte l’attenzione verso ingredienti di origine naturale volti a prevenire e contrastare l’invecchiamento cutaneo, di cui sono responsabili principalmente i radicali liberi generati da un insieme di fattori esterni a cui siamo sempre più frequentemente esposti.

Tra gli altri, l’acido ferulico e dei composti bioattivi derivati dallo zafferano svolgono un’importante azione antiossidante che può essere sfruttata in ambito cosmetico; tuttavia, presentano delle limitazioni legate alla loro struttura chimica che ne rendono difficile l’incorporazione in formulazioni destinate alla cura della pelle.

Lo scopo di questo articolo è quello di approfondire nuove tecnologie per la veicolazione di questi attivi, attraverso l’impiego di nanoparticelle lipidiche, volte a migliorare la stabilità chimico-fisica in formulazione, in modo da poter esplicare al meglio la loro attività antiossidante.

 

ABSTRACT 

Nanotechnologies for the delivery of natural antioxidants

Ferulic acid and saffron bioactives: activities, limits and new formulation strategies

In recent years, there has been a strong increase in the attention of the natural ingredient aimed at preventing and fighting skin-aging, which is mainly caused by free radicals generated by a set of external factors to which we are increasingly frequently exposed.

Ferulic acid and saffron-derived bioactives have an important role in antioxidant activity and also can be used in the cosmetic industry. However, they have limitations related to their chemical structure that make it difficult to incorporate them into topical formulations.

The purpose of this paper is to investigate more about the new technologies for the delivery of these active ingredients, by using lipid nanoparticles, aimed at improving the chemical-physical stability of the formulation, in order to better perform their antioxidant activity.

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

Gira sulla linea

EDITORIALE
COSMETIC TECHNOLOGY 4, 2023

Anna Caldiroli

Direttore scientifico
di Cosmetic Technology

Gira sulla linea

1547, il Riposo durante la fuga in Egitto è un esempio di circolarità eseguito dal Bassano. Una circolarità di relazioni e di sentimenti tra Maria che tiene in braccio il Bambino e che guarda Giuseppe il quale osserva il Bambino che con tenerezza gioca con il velo di Maria.

2023, si parla di economia circolare, di sostenibilità preferenzialmente in chiave ambientale e talvolta forse fermandosi all’enfasi che suscitano queste parole. I due concetti hanno significati diversi: l’economia circolare mira a ridurre al minimo risorse, rifiuti ed emissioni prodotte ma si tratta di aspetti che giovano sia alla performance finanziaria sia alla sostenibilità delle aziende. Su questo tema, se come ha detto recentemente il Dott. Sangalli* durante una conferenza, le imprese svolgono anche un ruolo sociale quindi di sostenibilità, è necessario che declinino il proprio impegno guardando al futuro per passare dall’”io al noi” ed ha aggiunto che si è tanto più sostenibili, quanto più cresce la propria efficienza. Questo mi consente di riprendere un discorso già avviato ovvero l’asimmetria informativa tra fornitore e cliente che intacca negativamente l’efficienza. Essa infatti, può incidere sulla selezione di materie prime, materiali di packaging o comunque sulle scelte strategiche con il rischio concreto che vengano escluse dalle valutazioni soluzioni più promettenti, che possono essere maggiormente costose, a favore di qualcosa di più economico ma meno rispondente ai criteri di sostenibilità attesi, proprietà che quindi sarà poi difficile dimostrare in modo lineare e secondo la normativa.

Nel mare asimmetrico, ognuno intraprende la strategia che ritiene corrispondere maggiormente a sé stesso e alla propria immagine. Alcune aziende, hanno deciso di comunicare in maniera trasparente, termine che vorrei virgolettare poiché nel porsi come “consumer-friendly” quanto sono effettivamente informativi? Quanto la presenza sul web attraverso canali (social) gratuiti e alla portata di tutti è in grado di abbattere l’asimmetria informativa tra fornitori e clienti, tra marchio e consumatore? La mia sensazione è che se da una parte diminuisce (forse apparentemente) dall’altra sia uno strumento di fidelizzazione e poco altro. Insomma, se una cosa la ripeti, la scrivi e la fai ripetere, questa diventa vera! Il mio timore è che il fronte di una nuova generazione che si racconta come votata alla salvaguardia dell’ambiente in realtà, si scontri con un modello di crescita e consumi consolidato e confortevole dove concept interessanti volti al minimalismo perdono di potenza o i cambiamenti finiscono con l’essere solo spostare i problemi, quindi, in definitiva, non si realizzi il passaggio “dall’io al noi”. Mi preoccupa che il consumatore viva una situazione alla Jeanne Hébuterne, la pittrice a cui Modigliani dedicò un ritratto dov’è slanciata, elegante, composta, misurata, coi capelli curati. Impeccabile. Ma senza gli occhi che per me si traduce nella mancanza di relazione con ciò che sta attorno, nell’espressione di un confine. Un’asticella (auto)imposta da non superare, oltre la quale non spingersi; una sorta di trincea nella quale restare nascosti senza approfondire, accontentandosi se vogliamo di pareri second-hand. Al contrario e fortunatamente, da alcune eccellenti imprese sono state messe in essere delle azioni concrete o, forse sarebbe meglio dire, delle misurazioni concrete che consentono di quantificare la propria impronta e impostare delle scelte evidence-based, volte a favorire innovazioni più ecologiche e ridurre l’asimmetria informativa B2C, a favore dello sviluppo sostenibile. Cosa che  consente all’industria di migliorare il posizionamento dei prodotti sul mercato2.


1Kanda W, Geissdoerfer M, Hjelm O. From circular business models to circular business ecosystems. Bus. Strategy Environ. 2021; 30(6):2814-2829. 

2Gava O, Bartolini F, Brunori G et al. 2018; L’analisi del ciclo di vita come strumento di supporto alle decisioni evidence-based in agricoltura. Agriregionieuropa (14):55

*Presidente dell’Unione del Commercio del Turismo dei Servizi e delle Professioni della Provincia di Milano e di Confcommercio Imprese per l’Italia Lombardia

Condividi la notizia!

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su linkedin

Anteprima Making InVitality 2023 –

ANTEPRIMA ESPOSITORI
Making Cosmetics • in-Vitality

SCOPRI IN ANTEPRIMA LE AZIENDE PARTECIPANTI ALL’EDIZIONE 2024

Anteprima 2024

scarica PDF

10 anni di...

making cosmetics

Lo sappiamo bene, ricorrenze e anniversari hanno sempre un fascino particolare, possiamo noi di CEC Editore, quindi, esimerci dal celebrare questi dieci anni di Making Cosmetics? Naturalmente no.
Nozze di alluminio dice la tradizione, ma l’alluminio, per quanto materiale duttile e leggero non esprime a pieno i traguardi raggiunti da questa manifestazione, che ha visto crescere costantemente di anno in anno il numero di aziende coinvolte, previste più di 150, di incontri tecnici, di dibattiti, e di visitatori da tutta Italia, e sempre più da tutto il mondo.
Dunque noi diciamo oro – non ce ne voglia la tradizione, sicuramente ci sarà tempo per festeggiare i 50 anni – ma questo è il metallo giusto per dare la misura dei risultati che Making Cosmetics ha saputo raggiungere in questi anni, anche difficili ma ormai alle spalle.
Oro anche per i lettori che troveranno in Anteprima un’utile guida per preparare la visita alla fiera e incontrare le aziende, potendo così programmare incontri grazie alle informazioni di contatto che vi troveranno riportate. Agli espositori è garantita la massima diffusione dell’inserto grazie all’inserimento nelle nostre riviste, distribuite presso tutta la rete di aziende e professionisti abbonati a Cosmetic Technology.
Anteprima è la soluzione di CEC Editore che, come media partner, realizza in sinergia con tutta l’organizzazione di Making Cosmetics per diffondere e migliorare la comunicazione dell’evento e delle aziende che vi
partecipano.

Quindi, perché Visitare Making Cosmetics? Perché la fiera è in costante crescita, il numero di espositori sale, così come l’interesse del settore e di tutti i professionisti per questi due giorni ormai diventati un appuntamento fisso per tutte le aziende, Noi che noi di CEC Editore vi presentiamo qui, in “anteprima”.

Da oltre 25 anni lavoriamo a stretto contatto con le aziende del mondo nutraceutico attraverso le pagine de L’Integratore Nutrizionale prima e di Innovazione in Botanicals da qualche anno; pubblichiamo ricerche e aggiornamenti su questo mondo sempre più in crescita per interesse e novità.
Sappiamo tutti perfettamente come le nuove generazioni vivono diversamente l’approccio al mondo degli integratori e derivati botanici diversamente dal passato, mossi da una sensibilità più attenta al mondo naturale e vicini ai temi del bio e dell’economia sostenibile e circolare. Ciò impatta su tutto il settore, muovendo le aziende verso investimenti sempre più green per innovazione e consumi.
Parliamo quindi di un settore recettivo, sano, florido e green; verde come il colore scelto per questa edizione di in-Vitality 2023, che bene si accosta alla materia trattata e alle politiche e obiettivi del settore nutraceutico, ben riportate nelle pagine di Anteprima attraverso la voce diretta degli espositori, che trovano qui lo spazio per informare i visitatori dei costanti aggiornamenti che si avvicendano in questo vivace settore.
Siamo certi vi basterà scorrere l’indice di questa nuova edizione per iniziare a organizzare l’agenda e fissare incontri per il 22-23 Novembre a in-Vitality.
Dato che verrete sicuramente, ne siamo certi, non mancate di passare dallo stand di CEC Editore!

in-vitality

Verde nutraceutica

Conosci le nostre riviste?

Il carattere distintivo della CEC è il tipo di comunicazione utilizzato che si caratterizza per l’alta qualità scientifica.
Nel Board di CEC sono presenti esperti altamente qualificati provenienti da molteplici realtà quali Industria, Fondazioni e Università.

In area cosmetica Cosmetic Technology è la rivista indispensabile che esamina la funzionalità e la sicurezza dei nuovi ingredienti cosmetici, le materie prime, gli aggiornamenti sulle novità, le attività regolatorie nel mondo, le tendenze di mercato e le tecnologie di produzione e packaging.

In area nutraceutica L’Integratore Nutrizionale è l’unica rivista italiana dedicata al settore degli integratori alimentari, dei nutraceutici e dei functional foods, e destinata a produttori e fornitori di materie prime nel campo dell’integrazione, a contoterzisti e fornitori di packaging; è diffusa, inoltre, presso medici specialisti in nutrizionismo.

Negli ultimi anni CEC ha ampliato la propria offerta con la pubblicazione di altre due riviste: Innovazione in Botanicals e Make Up Technology.

Make Up Technology nasce invece nel 2018 e si inserisce nel campo della cosmesi decorativa presentando studi, approfondimenti e nuovi ingredienti. La rivista offre inoltre sezioni di aggiornamento su tendenze, mercato, terzismo e packaging. Infine interviste, comunicati stampa e must have di stagione contribuiscono a fornire una panoramica a 360° sulle ultime evoluzioni del settore.

Nel 2021 nasce Innovazione in Botanicals, una rivista scientifica che vuole lanciare un ponte tra il mondo scientifico e accademico e quello industriale e professionale, realizzando una comunicazione efficace nelle due direzioni, per favorire lo scambio tra le acquisizioni e le evidenze scientifiche da un lato e le competenze e il know how dall’altro.

Copyright © 2023 – C.E.C. Srl
Codice EticoPrivacy & Cookie policy

CEC Editore Srl
Via Francesco Primaticcio, 165 – 20147 Milano
Tel 02 4152943 – info@ceceditore.com