Opinion Leader • CT 5, 2024

Opinion Leader • CT 5, 2024
Nicola Lionetti

Nicola Lionetti

Head of Cosmetic Laboratory at Labanalysis Life Science – IFSCC Chair of Publication

Bibliografia
1. Regulation (EC) No 1223/2009 Of The European Parliament And Of The Council of 30 November 2009 on cosmetic products – ultima versione consolidata: EUR-Lex – 02009R1223-20240424 – EN – EUR-Lex (europa.eu) (consultata a Settembre 2024).
2. The SCCS Notes Of Guidance For The Testing Of Cosmetic Ingredients And Their Safety Evaluation12th Revision – Scientific Committee on Consumer Safety (SCCS), Final version SCCS/1647/22.
3. Davis JA, Gift JS, Zhao QJ. Introduction to benchmark dose methods and U.S. EPA’s benchmark dose software (BMDS) version 2.1.1. Toxicol Appl Pharmacol. 2011;254(2):181-191.
4. SCCS OPINION for clarification of the meaning of the term “sprayable applications/products” for the nano forms of Carbon Black CI 77266, Titanium Oxide and Zinc Oxide. Second revision of 25 June. 2015 SCCS/1539/14.
5. Guide on Inhalation Safety Assessment for Spray Products. First Edition: June 2013.

Eseguire una corretta valutazione della sicurezza e il suo “effetto booster” sul cosmetico

Come previsto dal Regolamento (CE) N. 1223/2009 (1), i prodotti cosmetici immessi sul mercato devono essere sicuri per il consumatore. La valutazione della sicurezza deve essere eseguita da un valutatore qualificato, così come indicato dal regolamento stesso.

La valutazione della sicurezza cosmetica è un processo complesso, che richiede in primis la conoscenza di un certo numero di regolamenti, direttive, raccomandazioni e linee guida. Di tutti questi, il Regolamento sui prodotti cosmetici (1) definisce le norme per la commercializzazione, l’etichettatura e la valutazione dei prodotti cosmetici nell’UE.

Le linee guida SCCS Notes of guidance (NoG) (2) approfondiscono le modalità con cui affrontare la valutazione di sicurezza e costituiscono uno degli approcci maggiormente utilizzati nella stesura del Cosmetic Product Safety Report (CPSR). Tali NoG sono regolarmente aggiornate (circa ogni 2 anni) al fine di incorporare il progresso delle conoscenze scientifiche e l’esperienza acquisita, in particolare nel campo dei test e della valutazione della sicurezza degli ingredienti.

Diverse sono le modifiche apportate negli ultimi anni; tra i cambiamenti di maggiore impatto ricordiamo l’introduzione di POD (Point of Departure) più affidabili e l’approfondimento dei dati di esposizione per la via inalatoria. 

Secondo le NoG, la procedura di valutazione si compone di alcune fasi: identificazione del pericolo, valutazione dell’esposizione, valutazione della dose-risposta e caratterizzazione del rischio.

Per la valutazione della dose-risposta, nella maggior parte dei casi, il NOAEL (No Observed Adverse Effect Level, dose senza effetto avverso osservabile) ricavato dagli studi di tossicità subcronici a 90 giorni viene in genere utilizzato come POD, vale a dire il punto dose-risposta che segna l’inizio di un’estrapolazione a basso dosaggio.

Tuttavia, il comitato scientifico sta valutando l’utilizzo di un diverso approccio, su modello anche delle nuove raccomandazioni di EFSA e OMS. Tale approccio prevede l’utilizzo della Benchmark Dose (BMD) in sostituzione del NOAEL.

Nonostante l’utilizzo dei NOAEL sia tuttora ampiamente diffuso, esso mostra alcuni limiti che non permettono di stabilire un efficace margine di sicurezza tra la dose e l’eventuale inizio dell’effetto tossico avverso. Negli studi classici di tossicità a dose ripetuta condotti su animale, la sostanza in esame viene somministrata a tre diversi livelli di dose. Si prevede che il dosaggio più alto susciti segni significativi di tossicità senza causare una letalità eccessiva, mentre il dosaggio più basso non dovrebbe produrre alcun effetto avverso. Generalmente un fattore 2-4 separa i livelli l’uno dall’altro (es. 100, 300 e 1000 mg/kg bw/day). Nel caso in cui il NOAEL derivato sia 100 mg/kg bw/day, il NOAEL effettivo potrebbe essere, quindi, qualsiasi valore compreso tra 100 e 300. Inoltre, in alcuni studi anche il livello di dose più basso produce effetti avversi, portando alla determinazione di un LOAEL (Lowest Observed Adverse Effect Level, Dose più bassa alla quale è stato osservato un effetto avverso) anziché di un NOAEL.

L’approccio BMD, utilizza tutti i dati dose-risposta a disposizione per stimare la pendenza della relazione complessiva dose-risposta per un particolare endpoint. La BMD è un livello di dose stimato in base alla curva dose-risposta costruita, associata a una specifica variazione della risposta: la risposta di riferimento (BMR). La BMDL è il limite di confidenza inferiore della BMD e questo valore viene normalmente utilizzato come POD (3).

Per tenere conto dell’incertezza e fornire un margine di sicurezza, l’SCCS suggerisce di calcolare un intervallo di confidenza bilaterale del 90% per la BMD e di utilizzare il limite inferiore di tale intervallo, la BMDL, come POD. Nonostante la maggiore affidabilità della BMDL come POD al posto del tradizionale NOAEL, si riscontrano non poche difficoltà nel calcolo di questo valore. La selezione stessa di un modello d’interpolazione differente può inevitabilmente portare a dei risultati significativamente diversi. Pertanto, lo stesso SCCS considera a oggi l’approccio BMD difficilmente applicabile, per il quale è richiesto un livello di esperienza molto alto.

Per quanto riguarda la valutazione dell’esposizione, si intende una stima quantitativa della dose totale assorbita dell’ingrediente, definita come Systemic Exposure Dosage (SED). Per elaborare questo valore è necessario prima valutare la quantità di ciascun ingrediente a cui il consumatore risulta mediamente esposto giornalmente mediante applicazione dermica, ingestione orale o inalazione.

Infatti, le caratteristiche chimico-fisiche dell’ingrediente e/o la modalità di erogazione del prodotto possono predisporre il consumatore anche alla via inalatoria.

La stima della quantità di prodotto e, di conseguenza, di ingrediente che entra in contatto con le vie respiratorie è una valutazione più complessa. Questo dipende da fattori quali la frazione evaporabile della sostanza, la tipologia della pompa, le dimensioni della stanza in cui il prodotto evapora o viene erogato, l’eventuale presenza di correnti d’aria, la temperatura ambientale. Spray aerosol con propellente sviluppano una nebbia fine, costituita mediamente da particelle di dimensione <10 μm; gli spray a pompa, invece, producono particelle più grandi.

Solitamente, si distinguono tre principali frazioni dell’aerosol disperso nell’aria: inalabile, toracica e respirabile. Queste frazioni granulometriche sono definite nella norma UE EN 481 per le misurazioni nei luoghi di lavoro (CEN, 1993): rispetto al totale delle particelle sospese nell’aria, la dimensione delle particelle con una penetrazione del 50% è rispettivamente di 10 μm e 4 μm per le frazioni toracica e respirabile. 

Altra classificazione è stata considerata da SCCS (4): 

frazione inalabile (naso e bocca) ≤100 μm; 

frazione toracica (particelle o gocce che passano la laringe) ≅ 11,64 μm; 

frazione respirabile (Particelle che raggiungono gli alveoli) ≅ 4,25 μm. 

Pertanto, la misura delle dimensioni delle particelle con strumenti come un granulometro laser, potrebbe essere utile per definire il percorso della sostanza nel tratto respiratorio. Tuttavia, potrebbero avvenire processi di evaporazione del solvente subito dopo l’erogazione, con conseguente riduzione di tali dimensioni.

La quantità di prodotto, e quindi dell’ingrediente, sarà espressa non in grammi o milligrammi ma come una concentrazione g/m3 o mg/m3.

La valutazione dell’esposizione per inalazione dovuta ad evaporazione è relativamente semplice se si considerano alcune semplificazioni. I livelli di esposizione ad un prodotto erogato necessitano, invece, di alcune valutazioni più approfondite. 

Per una valutazione più realistica, si possono considerare modelli a 1 o 2 Box, nonché modelli di livello superiore. In un classico modello a 1-Box si presume che l’intera quantità di spray venga istantaneamente rilasciata nell’aria e distribuita in una scatola con dimensioni specifiche, che simula ad esempio la zona di respirazione. La concentrazione dell’ingrediente nell’aria viene quindi moltiplicata per la frequenza respiratoria e il tempo trascorso in tale volume per calcolare l’esposizione. Diversamente, un modello a 2-Box tiene conto anche della diluizione della sostanza nel tempo. Dopo passaggio nella prima scatola, l’intera quantità di aerosol viene trasferita in una seconda scatola più grande, dove risulta disponibile per l’inalazione per un secondo periodo di tempo definito. Per un approccio conservativo, il ricambio d’aria può essere assunto pari a zero (5).

Il costante approfondimento di diversi aspetti legati alla valutazione tossicologica degli ingredienti e alla loro esposizione porta ad accrescimento dell’accuratezza e precisione del processo di valutazione di sicurezza del prodotto cosmetico, per una sempre maggiore tutela del consumatore.

 

Editoriale CT 5, 2024

Anna Caldiroli

Editoriale CT 5, 2024

«Ma poi un giorno da un portone mal chiuso tra gli alberi di un cortile vedremo il giallo dei limoni; e il gelo del cuore si scioglierà, e il petto si riempirà delle loro canzoni squillanti come le trombe dorate della solarità.»

(I limoni, Eugenio Montale)

Il mio presente è qua

Questo editoriale nasce durante le ferie estive. Quando la rivista arriverà tra le mani dei lettori saranno solo un ricordo di cui si conservano decine di foto archiviate negli smartphone o whatsappate agli amici, a sostituire le più storiche cartoline. Il Paese esibisce chilometri e chilometri di spiaggia, un susseguirsi di ombrelloni che si alternano agli scogli o manufatti antropici. In spiaggia siamo tutti rilassati, un miscuglio di accenti più o meno deformati dalla permanenza nei luoghi di lavoro; si sente la musica diffusa di un bar interrotta per annunciare la lezione di acquagym; c’è chi legge, chi osserva, chi fa il bagno, chi gioca a racchettoni con l’acqua alle ginocchia per rinfrescarsi con cappello e occhialoni da sole forse a mascherare una notte brava, chi prende più o meno attivamente il sole sul lettino accarezzato dalla brezza. La sera poi ha un collante sociale che ho recentemente rivalutato riconoscendone, a mio avviso, l’effettivo valore: le feste di piazza in cui le persone sono impegnate per il bene delle persone; pietanze semplici, tavoli allestiti appena fuori dai campetti da calcio o per strada, esibizioni di ballo, gruppi musicali. Appuntamenti a cui è chiamato a partecipare chiunque, senza etichette particolari per trovare refrigerio perché è rimasto solo in città, non si è potuto allontanare per varie ragioni e, come gli altri, ha tanta voglia di scrollarsi di dosso la pesantezza. Io sono qui e, a volte, sembra di essere in uno scatto di Martin Parr. 

Percorrendo le strade d’Italia a scovare posti, anche da raccontare, mi rendo conto che Milano, dove sono stanziale da una decina d’anni, è un grande raccoglitore di persone, eventi e “week” che però rischia di essere una “bolla” in cui, generalmente, si finisce per convergere sugli stessi sfarzosi spazi dimenticando di quanto una cura armonica di tutto il territorio potrebbe giovare distribuendo bellezza ed opportunità.  A questo proposito, in un’intervista di diversi anni fa l’architetto e Senatore a vita Renzo Piano ha ricordato che «il nostro Paese, così bello e così fragile, ha bisogno di un grande progetto di rammendo del territorio, perché sono tanti i problemi che abbiamo». «Amo i centri delle città, però la vera sfida del futuro è nelle periferie. Le periferie sono fabbriche di desideri, di aspirazioni e poi nelle periferie abita l’80-90% delle persone che vivono in città. Questa parola è sempre accompagnata da un aggettivo denigratorio […] quando ci lavori scopri che sono piene di energia e non solo, anche di bellezza. C’è bellezza umana, ma anche la bellezza tout court», così Piano invitò i politici ad occuparsi delle fragilità del territorio. 

Il nostro Paese è anche colline e montagne che nascondono laghi, Borghi e Città. Tra gli elementi artistici a cui sono personalmente più legata vi sono le dimore storiche, testimonianza di antiche ricchezze e splendore in&out come Villa Lante (VT); un delicato ecosistema a mio parere rappresentativo dell’attenzione e dell’impegno che è necessario porre nella cura di sé ma anche nella cura degli ambienti in cui viviamo. 

«Sotto il cielo di un’estate italiana» (cantavano Bennato e la Nannini) nel meriggiare pallido e assorto montaliano scopriamo angoli più o meno noti di territorio che, esattamente come pelle e capelli, hanno dei bisogni, soprattutto una necessità di protezione da ciò che è esogeno o comportamenti scorretti e dove spesso la cura è proprio mettersi nella condizione che non vi sia il trauma (1).

Hoareau F, Mahé A. Cosmetici e diversità: considerazioni sociopsicologiche.
EMC – Cosmetologia Medica e Medicina degli Inestetismi Cutanei.2024;21(1):1-4.

Belli capelli

Potenzialità della biotecnologia nel settore haircare

E. Ugazio

Professoressa associata Dipartimento di Scienza
e Tecnologia del Farmaco, Università degli Studi di Torino, Membro del Comitato Scientifico di Cosmetic Technology

elena.ugazio@unito.it

I capelli non svolgono funzioni vitali per l’organismo, ma fin dall’antichità rappresentano una caratteristica distintiva della persona e spesso diventano un mezzo con cui esprimere il proprio stile. Nel suo insieme l’acconciatura è legata al genere, ad aspetti religiosi, culturali e sociali. I capelli si prestano infatti a svariate trasformazioni, tramite cambiamenti di colore e fogge differenti. Tuttavia, i trattamenti chimici e fisici a cui essi vengono sottoposti possono provocare alterazioni anche irreversibili. Inoltre, i capelli sono soggetti all’effetto di fattori ambientali come la radiazione solare, il fumo, l’inquinamento che possono modificare la struttura e compromettere le proprietà estetiche e meccaniche. 

Pertanto, si assiste sempre più alla richiesta da parte dei consumatori di prodotti in grado di proteggere i capelli nella routine quotidiana e riparare i danni subiti. Al contempo si studiano trattamenti meno aggressivi, infatti il settore haircare è alla continua ricerca di ingredienti e di formulazioni che permettano di preservare la salute dei capelli e migliorare il loro aspetto.

I cosmetici per capelli includono varie tipologie di prodotti, classificati in base all’attività che debbono svolgere, tra cui azione di pulizia, styling, condizionante, colorante e decolorante, permanente e lisciante. Dal punto di vista delle formulazioni, le più diffuse sono shampoo, balsami, maschere, tinture, permanenti, stiranti ecc.

Per quanto concerne gli ingredienti, la crescente preoccupazione per i temi legati all’ambiente e il desiderio di seguire uno stile di vita che si ispiri il più possibile alla natura hanno stimolato l’interesse verso composti più sostenibili ed ecocompatibili.

Attualmente i derivati di natura proteica sono considerati una soluzione eccellente per conferire diverse proprietà ai capelli, proteggendoli dalle aggressioni esterne; a ciò si aggiunge un aspetto favorevole, ovvero il fatto che si possano ricavare, oltre che per via sintetica, da varie fonti naturali (animale, vegetale, microbica).

Per l’applicazione si può fare ricorso a diverse forme: proteine intere, idrolizzati proteici, peptidi, aminoacidi o anche nanosistemi contenenti proteine. L’effetto di queste biomolecole sulle fibre capillari dipende da diversi fattori, quali peso molecolare, sequenza di aminoacidi, carica, sostantività e idrofobicità/idrofilicità. Le formulazioni a base di ingredienti proteici possono modificare o migliorare le caratteristiche dei capelli come colore, lucentezza, forma, volume, consistenza, idratazione, effetto condizionante, pettinabilità, resistenza alla trazione. 

La biotecnologia offre una nuova metodologia per produrre in maniera efficace molecole di nuova concezione, ma anche sostanze note e già caratterizzate, con procedure innovative e maggiormente sostenibili che possano essere impiegate in ambito cosmetico.

I processi biotecnologici sono stati ampiamente utilizzati dalle industrie del personal care come mezzo per ottenere un’ampia varietà di ingredienti funzionali. Sfruttando vari strumenti biotecnologici (nello specifico, modifica enzimatica, espressione di proteine/peptidi ricombinanti, screening ad alto rendimento delle interazioni con le cheratine dei capelli), sono state progettate materie prime innovative e le aziende cosmetiche hanno sviluppato formulazioni con migliori prestazioni. Gli ingredienti cosmetici derivati dalla biotecnologia hanno attributi importanti come versatilità funzionale, elevata purezza e migliore biocompatibilità e possono essere ottenuti in modo sostenibile ricorrendo a processi più ecocompatibili, che consentono la produzione di composti attivi su larga scala con costi di produzione inferiori.

I capelli sono una fibra altamente strutturata, prevalentemente costituita da cheratina, una proteina caratterizzata dall’alta percentuale di zolfo, che conferisce una peculiare resistenza. Tuttavia, le pratiche diffuse, che prevedono l’applicazione di sostanze chimiche aggressive o che fanno ricorso al calore per modificare in modo temporaneo la struttura del capello, possono danneggiare la cuticola esterna, esponendo la corteccia interna a processi di degradazione.

Nel corso degli ultimi trent’anni sono state compiute numerose indagini sperimentali riguardo alle applicazioni biotecnologiche di derivati proteici in preparazioni per capelli, allo scopo di verificare le potenzialità di questi ingredienti a preservare la qualità delle fibre. Per esempio, il trattamento di capelli decolorati con una proteina umana ricombinante (K31) ha determinato un aumento dello spessore e una maggiore resistenza alla trazione. Questa proteina, in virtù della eccellente affinità verso altre cheratine dei capelli, ha formato una pellicola coesiva attorno alle fibre e ne ha migliorato l’elasticità e la resistenza meccanica. 

Le proteine della cheratina sono state anche coniugate con i lipidi allo scopo di ripristinare l’organizzazione a livello superficiale dei capelli. Dopo l’applicazione dei proteolipidi sui capelli decolorati, è stato osservato un miglioramento nella struttura, che può essere paragonata a quella di capelli vergini. Tale trattamento ha anche aumentato l’idrofobicità della superficie delle fibre dei capelli decolorati, con conseguente aumento dell’angolo di contatto e tempi di riassorbimento dell’acqua più prolungati. È stata inoltre studiata la capacità delle proteine della seta, fibroina e sericina coniugate con polisaccaridi di origine vegetale, di legare l’acqua aumentando l’idratazione del capello.

Negli ultimi anni si è affinata la conoscenza degli aspetti strutturali dei capelli e delle loro proprietà fisiche ed estetiche perché i ricercatori dispongono di metodi di indagine più accurati e di strumenti dotati di estrema sensibilità, oltre che di elevata specificità. Alla luce dei risultati incoraggianti raccolti, le formulazioni a base di cheratina o di idrolizzati di cheratina sono ormai abbastanza diffuse nelle preparazioni disponibili in commercio.

In un futuro prossimo, si può immaginare che i prodotti cosmetici per capelli saranno dotati di una maggiore affinità verso le fibre capillari perché verranno selezionati attivi di natura peptidica e polipeptidica “su misura”. I peptidi basati sulle sequenze di amminoacidi di cheratine e proteine associate alla cheratina con elevata affinità verso la componente proteica dei capelli potrebbero rivoluzionare il mercato dei cosmetici haircare, creando formulazioni con prestazioni superiori. La capacità di combinare diverse funzionalità nella stessa sequenza proteica dovrebbe infatti offrire l’opportunità di progettare prodotti adatti alle caratteristiche individuali, in quanto si partirebbe dalla sequenza del genoma dei capelli di una persona.

Letture consigliate

Tinoco A, Martins M, Cavaco-Paulo A, Ribeiro A. Biotechnology of functional proteins and peptides for hair cosmetic formulations. Trends in Biotechnology 2022;40(5):591-605.

Il Regolamento sui prodotti a deforestazione zero

Il Regolamento sui prodotti a deforestazione zero

Focus sui nuovi obblighi di due diligence

Lo scorso 29 giugno è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2023/1115  relativo alla messa a disposizione sul mercato dell’Unione e all’esportazione dall’Unione di alcune materie prime e prodotti che potrebbero essere associati alla deforestazione e al degrado forestale (c.d. “Regolamento EUDR”).

Si tratta di un’ulteriore azione che si inquadra nella strategia del Green Deal europeo che intende promuovere una crescita economica sostenibile spingendo le imprese europee a integrare le valutazioni sui rischi ambientali e sociali nella propria catena di fornitura, attivando adeguati processi di due diligence e rendicontazione in maniera trasparente.

A questo proposito, Virginijus Sinkevičius, commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca della Commissione europea ha dichiarato «L’Unione europea si assume la sua parte di responsabilità per quanto riguarda la deforestazione e il degrado forestale a livello mondiale […]. Tutti i paesi potranno continuare a vendere i loro prodotti nell’UE, a condizione che possano dimostrare di essere a deforestazione zero».

Tra gli obiettivi di questo Regolamento vi sono oltre alla promozione del consumo di prodotti “privi di deforestazione” e la riduzione dell’impatto dell’UE sulla deforestazione e sul degrado forestale a livello mondiale, anche la riduzione delle emissioni di gas serra e la perdita di biodiversità.

Materie prime e prodotti coinvolti

Soggetti coinvolti

Obblighi per le aziende

Timeline

Sanzioni e Autorità competenti

Consigli pratici ed esempi

COSMETIC TECHNOLOGY

AssICC – Associazione Italiana Commercio Chimico
c/o Unione Confcommercio-Imprese per l’Italia Milano, Lodi, Monza e Brianza

info@assicc.itwww.assicc.it

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Editoriale CT 2 • 2024

Oggi voglio dare concretezza al concetto di sostenibilità un termine molto usato, talvolta abusato (concedetemelo) capofila indiscusso dei trend di mercato e delle più svariate forme d’innovazione, inquadrarlo dal punto di vista culturale ed avvicinarlo quanto più possibile al concetto di bellezza rigenerativa, di rinascita o di ripartenza delle persone e del territorio; si mettono in moto riorganizzazioni e cambiamenti nel quotidiano che coinvolgono anche l’industria della bellezza.

In questa cornice, voglio inserire alcune iniziative, di cui sono venuta a conoscenza: la prima riguarda il progetto triennale “Patto per le Arti”, che coinvolge il Museo MA*GA e Confindustria Varese, con l’obiettivo di dare vita a un modello di collaborazione tra il mondo della cultura a quello dell’impresa che si affiancano secondo una visione di benessere diffuso; l’investimento in progetti culturali determina coesione sociale, favorisce l’appartenenza al territorio nel quale si vive creando un sistema di scambio reciproco. Un progetto strategico di crescita che vede la creazione di relazioni tra mondo produttivo e quello della cultura per far rinascere un’area geografica dove l’impresa si assume responsabilità sociali perché fare impresa passa anche attraverso il proprio impegno a sostegno del welfare sociale. Con un progetto strutturato, le varie iniziative delle singole imprese che hanno deciso di puntare su innovazione, creatività, welfare aziendale e politiche di conciliazione vita-lavoro si trasformano in un sistema organizzato.

Il secondo spunto nasce da una collaborazione tra Confindustria Venezia e la Collezione Peggy Guggenheim che propone alle aziende socie delle opportunità di avvicinamento al mondo dell’arte, attraverso strumenti di Responsabilità Sociale d’Impresa e welfare aziendale: un investimento sostenibile che crea valore nel tempo con progetti di corporate membership. I livelli di corporate membership proposti sono diversi ma, secondo me, rilevante il fatto che per tutti vi sia la possibilità di comunicare il sostegno economico quale attività di CSR noto che comunicazione e branding sono indiscutibilmente tra gli obiettivi di questa scelta. Secondo la Collezione, una collaborazione continuativa valorizza la creatività delle imprese in modo riconoscibile.

Non ultimo, “Alchimie culturali” il progetto promosso da Confindustria Veneto in collaborazione con Fondazione Bevilacqua La Masa e la Fondazione Musei Civici che ha un doppio obiettivo: da un lato, far conoscere la sostenibilità implementata dalle imprese attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea e al tempo stesso promuovere il valore intangibile della cultura. La volontà è creare sinergie con un processo “alchemico” tra il know-how dell’impresa e la creatività dei giovani artisti, per portare aria fresca. Verranno documentate le varie fasi del progetto in modo da trasferire all’esterno con l’occhio dell’artista come nei processi produttivi delle imprese la #sostenibilità sia presente e perseguita quotidianamente: il punto di vista dell’artista spingerà l’imprenditore a vedere da un’angolazione diversa non solo il suo prodotto, ma la sua stessa prospettiva evolutiva.

In sintesi, potrei dire: le imprese si riflettono sul territorio in cui sono insediate non più come punto di raccolta di input ma come luogo per rinforzare un output e renderlo eterno, per quanto possibile.

I meno romantici staranno già pensando a Art bonus e, in generale, ai benefici per le aziende quali defiscalizzazione e, come già precisato, brand image. Ora…siamo imprese, ciò verso cui ci si orienta a investire deve avere in qualche modo un ritorno. Se questo tipo di investimenti può valorizzare il territorio e creare benessere a tutto tondo, io dico: perché no?

Opinion Leader CT 1 • 2024

Il 2023 non è stato un anno facile, ci sono ancora effetti della pandemia da Covid 19, una situazione sociopolitica preoccupante e instabilità economica, che si riflettono su ogni aspetto della filiera cosmetica e non solo.
Partendo da tutto questo, non possiamo pensare che lo scenario mondiale non si rispecchi anche sul nostro mercato e sulla mente dei nostri consumatori.
Esiste un generale clima di disillusione, sopraffazione e a volte forse rassegnazione, che ha la conseguente ricaduta su come si acquista e forse proprio su come si percepisce la cosmetica.
Tutto questo ci fa riflettere e sempre più spesso prima di ideare un prodotto pensiamo a tutto quello che ruota intorno, non solo l’efficacia ma anche come farà sentire il nostro cliente e quali valori abbraccia e rafforza. Siamo sicuri che un prodotto ideato 12 o 24 mesi prima sia sempre attuale? E come possiamo avvalerci di analisi di mercato e trend?
Recentemente è stato pubblicato il nuovo report Mintel “Global Beauty and Personal Care Trends 2024” che comprende le novità e le prospettive future nel comportamento dei consumatori, l’impatto sul marketing e sull’innovazione nel campo della bellezza e della cura personale.
Partendo proprio da questo report che, come sempre, fotografa e definisce in modo chiaro quali sono gli aspetti che possiamo prevedere interessino di più i nostri consumatori, possiamo riflettere su alcune tendenze individuate per capire, se e come, queste detteranno i beauty trend o in generale i nuovi beauty concept anche nel nostro Paese.
I macro trend individuati da Mintel sono NeuroGlow, Beaut-AI e Sophisticated Simplicity.

Notiamo come la sostenibilità sia ormai un concetto implicito e il cliente si aspetti che i brand lavorino in questo senso. Dando quindi per scontato, e non lo è affatto, che si sia compreso come rendere più sostenibili i nostri prodotti da quando li ideiamo a quando li buttiamo, ci concentriamo sui tre nuovi beauty trend.
Quello che mi piace particolarmente è il NeuroGlow, che come recita il report descrive: “Il prossimo capitolo del benessere sarà la bellezza mente-corpo, dove benessere mentale e aspetto fisico sono interconnessi.”
Ho sempre pensato che la bellezza fosse connessa interamente con lo stare bene con sé stessi, e che il cosmetico abbia nel suo animo anche un ruolo sociale di aiuto nell’esprimersi, migliorarsi, connettersi con la parte più intima di noi e di quello ci circonda.
Come potranno i brand affrontare questa nuova sfida? Parlando di gradevolezza, di aiuto nel superare situazioni di stress, nel promuovere stili di bellezza e canoni raggiungibili e reali, in modo da non generare disagio o frustrante omologazione.
Dovranno farsi promotori di inclusione, di valorizzazione delle diversità e anche di semplificazione, di impatto positivo sia nei messaggi sia nelle proposte di skincare.
Diminuire lo stress da solo ha impatto positivo su pelle e capelli, perché non essere un brand antistress?
La connessione pelle-cervello-intestino è scientificamente comprovata, aiutiamo i cosmetici a farci star meglio con noi stessi. La neurocosmesi può venire in aiuto per selezionare meglio attivi, texture e profumo, ma sono i messaggi, le parole, le immagini che proponiamo che possono aiutare tutti a ritrovare meglio la propria bellezza.
Il benessere mentale e fisico è diverso per ognuno di noi. Di conseguenza, i marchi devono riconoscere che a tal fine sono necessari approcci personalizzati alla bellezza e al benessere e non esiste un solo ideale di bellezza.
Tutto questo non è solo filosofia: i dati raccolti confermano che il trend esiste ed è molto forte, il 70% dei consumatori statunitensi è interessato e disposto a pagare di più per prodotti BPC con qualità che migliorano l’umore (per esempio, antistress).
Il concetto di bellezza e benessere è un trend che coinvolgerà sempre di più i consumatori di tutto il mondo abbracciando stili di vita sani, pratiche di sport e esercizi di meditazione, yoga, cibo sano e stili di vita che rispettino di più il nostro bilancio emotivo. La cosmesi non potrà che essere una buona alleata.
Che cosa stanno facendo i brand? L’innovazione su questo tema abbraccia molti fronti, dai cosmetici stile skin “food” con ingredienti sempre più naturali ma anche simili al cibo o da upcycling di cibo, a richiamare una nutrizione vera della pelle fatta senza impattare troppo sull’ambiente. Ecco che nascono nuove materie prime da upcycling di scarti alimentari, dal limone al caffè, in un concetto di economia circolare che fa bene non solo all’umore ma anche al pianeta.
Dall’altro lato crescono gli attivi sensoriali, che agiscono liberando endorfine o promettendo di bloccare la produzione di cortisolo cutaneo per un vero effetto antistress. Altri brand hanno riscoperto l’abbinata di inalazione e applicazione topica, concetto non nuovo, ma che negli ultimi tempi ha una nuova giovinezza, soprattutto in rituali di skincare serale e promette riposo rigenerante e profondo.In ultimo, come rendere l’utilizzo di un cosmetico una vera esperienza sensoriale? Facendo vivere i prodotti con quello che io stessa ho coniato con il termine “Degustazione CosmeticaTM”, un vero momento di prova al prodotto volto a soddisfare tutti e cinque i sensi.
In una società sempre più complessa, divisa e con situazioni internazionali di guerra, forse ci stiamo abituando a guardarci dentro più di quanto guardiamo fuori. Abbiamo capito che ascoltare il proprio corpo e i bisogni della pelle e il rallentare hanno un effetto positivo sia su mente sia su corpo.
Ecco che il concetto di benessere deve sposare i valori del brand, abbracciare visoni più ampie che passino dall’utilizzo di attivi con azione rilassante, ma che affondi le sue radici in una vera ricerca di sostenibilità ambientale ma anche interna, con condizioni di lavoro, attenzione alla persona, insomma un vero progetto di bellezza, interna ed esterna.
In fondo lo dicevano già gli antichi greci, che il corpo fosse lo specchio dell’amina e la virtù di un uomo o di una donna doveva per forza riflettersi nel suo aspetto, la famosa frase kalòs kaí agathòs, dalla quale si originò il sostantivo astratto kalokagathía. L’espressione kalokagathìa (dal greco καλοκαγαθíα) indicava, nella cultura greca del V secolo a.C., l’ideale di perfezione fisica e morale, quindi bello ma anche virtuoso. In particolare, il termine καλóς per i greci si riferisce non solo a ciò che è “bello” per il suo aspetto sensibile ma anche a quella bellezza che è connessa al comportamento morale “buono” (ăγαθóς).
La kalokagathía dunque rappresenta la concezione greca del bene connessa all’azione dell’uomo e si sostiene quindi che vi sia una complementarità (un’armonia) tra “bello” e “buono”: ciò che è bello non può non essere buono e ciò che è buono è necessariamente bello.
Ognuno può quindi coltivare la sua bellezza, partendo dai propri valori e dalle proprie imprese. Un bel modo di guardare al futuro, dove speriamo la cosmesi sia un a scintilla che inneschi un vero “rinascimento”, una riscoperta di sé stessi e dei valori profondi che ci uniscono agli altri e alla natura, insomma un ponte verso una nuova “bellezza” globale. 

Editoriale CT 1 • 2024

Il nostro territorio e probabilmente la nostra indole come popolo ci rendono effervescenti e portatori di idee. Ne sono generalmente convinta ma rinforzo la mia convinzione ogni volta che solco i viali di una fiera oppure che incontro nuovi imprenditori e imprenditrici che mi raccontano la loro storia e, a volte, l’aver fondato la propria azienda coincide con una rinascita personale e professionale. Bizzarro notare come, con un occhio sempre proteso verso gli Stati Uniti d’America (o l’estremo Oriente) portandoli in palmo di mano e lamentandosi di ciò che il nostro Paese ci offre, o a volte scagliandosi ferocemente contro l’Europa e le sue evoluzioni, riusciamo comunque a essere dei maestri di creatività.

A questo proposito, mi fa piacere richiamare alcuni spunti che arrivano direttamente dall’industria e da uno dei suoi rappresentanti. Si tratta di alcune considerazioni espresse dall’Ing. Carminati, Presidente di Confindustria Alto Milanese in occasione dell’Assemblea Pubblica di novembre 2023. Egli ha posto l’attenzione sulla formazione e sulla necessità per le imprese di accogliere personale giovane (noto che senza ricambio generazionale, il Paese non sarà in grado di sostenersi) e opportunamente formato perché nelle imprese quando vengono acquistati macchinari evoluti per esempio, occorre trovare persone (già o rapidamente) in grado di farli funzionare. Spesso questo non accade e si finisce con l’assumere anche personale inadeguato, con la determinazione di formarlo nelle aziende, talvolta illudendosi di farcela. Questa situazione non è sostenibile e conduce a una condizione di inferiorità competitiva nei confronti di chi, invece, può disporre di personale preparato. Da qui la proposta: risolvere la situazione intervenendo in aiuto alla scuola nella formazione dei futuri collaboratori e dei loro professori, andando a insegnare ciò che le aziende necessitano. Un passaggio epocale, un’occasione da non trascurare per il futuro delle imprese. Proseguendo, il Presidente ha infatti osservato che «il capitale umano vale molto di più di quello finanziario e, soprattutto, non lo puoi avere in prestito». Senza personale e, ancor più, senza le nuove generazioni, le imprese muoiono e il territorio diventa un deserto. Ha aggiunto poi che le imprese hanno bisogno di giovani appassionati e d’innovazione, che non significa solo stare al passo con la tecnologia, ma sapere implementare processi o realizzare prodotti dirompenti.

Un tratto del discorso che mi ha decisamente conquistato e nel quale mi sono riconosciuta è che secondo l’Ing. Carminati, per innovare e per risolvere problemi sempre più complessi, innanzitutto, occorre imparare a disimparare, disapprendendo ciò che è diventato obsoleto, trasformando il vecchio in qualcosa di diverso, che potrà essere efficace nell’ambiente nuovo perché si tratta di una forma di innovazione che incontreremo anche nel corso di questo nuovo anno sulle pagine della rivista, con una nuova rubrica dedicata alla formulazione, trovando perciò un denominatore comune nei bisogni delle imprese, benché diverse tra loro. Non ultimo, ha ricordato che nelle imprese c’è bisogno di «collaboratori capaci, svegli, formati, ma soprattutto di brave persone».

Anche Mario Tchou, sviluppatore Olivetti, direi un anticipatore di quello che sarebbe stato il futuro, riteneva che le cose nuove si fanno solo con i giovani perché si buttano con entusiasmo e collaborano in armonia, senza personalismi e senza gli ostacoli derivanti da una mentalità consuetudinaria.

Ho pensato fosse indispensabile condividere questi pensieri che ben si conciliano da una parte, con il numero dedicato all’innovazione e, dall’altra, con la linea editoriale scelta che vede su ciascuna uscita un profilo junior affiancato da uno senior di comprovata esperienza.

Recenti sviluppi della ricerca nelle Università

letteratura

E. Ugazio

Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco

Recenti sviluppi della ricerca nelle Università

Fotoinvecchiamento dei capelli

L’invecchiamento dei capelli è un fenomeno fisiologico ma esistono fattori esterni che possono causare prematuri cambiamenti alla struttura e al ciclo vitale. Tra questi, la radiazione solare assume un ruolo di rilievo nell’aging. Gli effetti che ne derivano, oltre a essere indesiderati poiché si ripercuotono anche sulla sfera emotiva e sulle relazioni sociali dell’individuo, sono cumulativi perché i capelli subiscono modifiche non reversibili, non avendo la possibilità di rigenerarsi (6). Il danno è principalmente di interesse cosmetico in quanto i capelli che hanno ricevuto massicce dosi di luce solare appaiono visibilmente opachi, secchi, fragili e più crespi. L’irraggiamento limitato nel tempo induce mutamenti fisici e morfologici come diminuzione dell’idratazione, aumento della permeabilità, perdita di lucentezza e di colore, formazione di doppie punte, aumento della ruvidezza superficiale a cui si associa una ridotta pettinabilità (7). Una prolungata fotoesposizione ha ripercussioni per lo più di carattere chimico, dando luogo a reazioni di ossidazione, scissione dei legami disolfuro, degradazione delle proteine e formazione di acido cisteico. Ne consegue l’indebolimento dell’integrità strutturale della fibra, che porta a un graduale aumento della fragilità complessiva. Il processo ossidativo avviene tramite una reazione radicalica innescata dai raggi UV costituenti della luce solare e si propaga in presenza di ossigeno atmosferico. Gli UV portano alla creazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) all’interno del capello; gli effetti principali che si riscontrano sono la variazione delle proprietà meccaniche delle fibre, l’aumento di lipidi perossidati e la liberazione di proteine. La presenza di metalli in tracce, in particolare gli ioni rame adsorbiti sulle fibre capillari dall’acqua del rubinetto, incrementa la formazione di ROS (8). 

Articolo completo disponibile su Cosmetic Technology 6, 2023

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Applicazione cosmetica di idrolizzati di collagene marino su modelli di pelle 3D

POSTER

G. De Negri Atanasio*, L. Dondero*, F. Rispo*, G. Allaria*, F. Tardanico*, S. Ferrando*, R. Boggia**, F. Turrini**, F. Robino***, M. Zanotti Russo***, E. Grasselli*

*Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita, Università di Genova **Dipartimento di Farmacia, Università di Genova ***Angel Consulting, Milano

Applicazione cosmetica di idrolizzati di collagene marino su modelli di pelle 3D

Analisi dei livelli e valutazione di efficacia

L’uso del collagene marino idrolizzato nell’industria cosmetica è diventato sempre più popolare negli ultimi anni, poiché offre potenziali benefici per la salute della pelle umana. Il collagene è una proteina essenziale che costituisce una parte significativa della struttura della pelle, contribuendo alla sua elasticità e alla riduzione delle rughe. L’obiettivo principale di questo studio è valutare la secrezione di collagene in un modello di pelle umana trattato con collagene marino idrolizzato, addizionato come principio attivo nei prodotti cosmetici.

Articolo completo disponibile su Cosmetic Technology 6, 2023

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Estratti di funghi

approfondimenti cosmetici

I.E. Mendoza Trujillo*, L. Fracchia**

*European Master in Translational Cosmetic and Dermatological Sciences, Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale, Novara **Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università del Piemonte Orientale, Novara

Estratti di funghi

Una nuova tendenza negli ingredienti cosmetici

Oggi la richiesta di ingredienti cosmetici naturali è in aumento poiché i consumatori cercano prodotti con ingredienti di origine naturale anziché sintetica, percependoli più sicuri per la salute umana e l’ambiente. Questo è uno dei motivi per cui i produttori cosmetici stanno sempre di più utilizzando composti naturali nelle loro formulazioni e dimostrano un forte interesse nella ricerca di nuove fonti.
Attualmente, i composti naturali vengono estratti principalmente dalle piante, tuttavia, a causa della crescente richiesta da parte dei consumatori, c’è la necessità di esplorare fonti alternative. I microorganismi come funghi, alghe e batteri rappresentano una soluzione promettente ed economica poiché sono facili da coltivare e contengono abbondanti riserve di componenti preziosi. Questi includono acidi grassi, enzimi, peptidi, vitamine, lipopolisaccaridi e pigmenti che hanno proprietà benefiche per le applicazioni cosmetiche.
Nonostante l’ampia varietà di popolazioni microbiche presenti in natura, solo una piccola parte di questi microrganismi è attualmente impiegata nell’industria cosmetica. Questo fatto suggerisce un notevole potenziale nell’impiego di tali microrganismi nello sviluppo di nuovi prodotti cosmetici (1).

Articolo completo disponibile su Cosmetic Technology 6, 2023

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