
Anna Caldiroli
Editoriale CT2, 2025
Forte, tosta, indipendente
Pelle come diamante, Non mi fa male niente
Pelle diamante (Marcella Bella, Sanremo 2025)
Attenzione: curve pericolose
A gennaio sono stata ospite dell’Università di Chieti e Pescara che ha aperto le sue porte per l’evento “L’imprenditoria femminile nel settore cosmetico” che mi ha visto nel ruolo di moderatrice al fianco di Piera Di Martino, premurosa padrona di casa che ci ha accolto all’Auditorium di Chieti e che, con metodo scientifico e creatività, ha dato concretezza al mio desiderio di celebrare un cambio, ormai più che tangibile, nel panorama dell’industria cosmetica italiana che vede il raggiungimento di sempre più alti livelli di formazione post-laurea mediante master e corsi di perfezionamento e l’affiorare di tante piccole o piccolissime imprese, con una forte presenza femminile che rappresentano un motore moderno e, spesso, coincidono con un’ulteriore possibilità che le persone si sono concesse.
La tavola rotonda ha dato la parola alle imprenditrici: Gianpiera Spada, Iolanda Bernardo, Fulvia Corvasce, Maria Randazzo, Clelia Orlandi, Daniela Giangreco, Sonia Melfi, Laura Lamonea (in ordine di apparizione).
Un tavolo con una ricca varietà di personalità e di attività (non solo brand indipendenti ma anche attività che “orbitano” intorno all’industria cosmetica; infatti, il guizzo imprenditoriale può declinarsi secondo vari focus) in ogni caso, occorrono competenze, visione, iniziativa. Le imprenditrici hanno perciò spiegato come mai, a un certo punto del loro cammino professionale, hanno deciso di dedicarsi a ciò che fanno e qual è stato l’elemento di spinta.
Professioniste che si dedicano alla loro impresa con un’idea imprenditoriale personale, passione e che portano sé stesse nelle loro attività. Spoiler: per nessuna di loro è stato semplice cominciare. Per nessuna di loro è semplice ogni giorno. Tutte però hanno forza, determinazione e tanti progetti che realizzano passo dopo passo, facendo i conti (anche) con la loro geografia, con le loro possibilità e, non ultimo, con un panorama regolatorio globale spesso complesso. Sì perché un territorio può favorire o meno lo sviluppo di attività imprenditoriali e, in particolare, a guida femminile o porre degli ostacoli. Sicuramente, ciò che non ho trovato è l’improvvisazione. Dai racconti è anche emerso come siano riuscite a coniugare il loro ruolo nelle loro famiglie quindi essere imprenditrice ma anche madre; come ha detto Piera, esiste un modo “femminile” di fare imprenditoria che non deve essere visto come la versione femminile di quello maschile. Tra l’altro, mentre abbiamo a disposizione dati e numeri a sostegno del fatto che, nel manifatturiero, la cosmetica è un settore che offre ampio spazio all’occupazione femminile, non sappiamo in realtà come sono distribuiti i ruoli.
Dopo i saluti introduttivi di rito, hanno aperto le relazioni della mattinata Paola Nardone mostrandoci lo scenario storico dell’imprenditoria femminile in Italia e Daniela Puglisi che ha raccontato dell’imprenditoria femminile come un’opportunità generale da non sprecare. A chiudere, Michela Cortini che ha fatto una panoramica sulle tipiche minacce dell’imprenditrice. A questo proposito anche un recente studio CNEL-ISTAT evidenzia la segregazione verticale (il cosiddetto tetto di cristallo): nelle imprese, solo il 28,8% è a conduzione femminile. La quota di imprenditrici è comunque in crescita, in tutte le classi di età, ma soprattutto tra le under 35 (+2,3 punti).
Questi incontri generano fermento: i tini ribollono (Giosuè, concedimelo!) verso nuovi orizzonti, il capitolo 2 ci aspetta. Un evento che non ha desiderato porsi a manifesto “femminista” ma piuttosto raccontare un modo di operare al femminile che possa essere guida per la next generation.
Nessuna age anxiety per noi che abbiamo lasciato Chieti con la consapevolezza di non essere sole ma di esserci, l’una per l’altra, e con una sconfinata voglia di convogliare l’energia e le forze in progetti entusiasmanti.