Eccoci a questo secondo numero di MakeUp Technology del 2021 in cui proseguiamo il nostro viaggio tra le più importanti categorie di prodotti per il makeup, andando a svelare come i prodotti in polvere siano uno dei principali fondamenti della bellezza sin dall’antichità.
Face powder, bronzer, ombretti, blush e tanto altro ancora che da tempo immemore impreziosiscono il volto delle donne di tutto il mondo sono oggetto di grande attenzione e ricerca da parte di tutte le aziende produttrici che sono sempre a caccia di innovazioni per formule ma anche, e, in questo caso soprattutto, per processi produttivi.
Già, perché le polveri si giocano con i prodotti colati (spoiler: ne parleremo nel primo numero 2022), il primo posto della categoria makeup dove il processo di produzione può portare grande innovazione (almeno per quanto riguarda quella percepita dal consumatore finale).
Della triade dei pilastri dell’innovazione da poter muovere per creare nuovi prodotti (materie prime, formula e processo), il processo non sempre rappresenta quello più applicabile per le varie famiglie del makeup.
Questo quanto meno in merito alla percezione di innovazione che arriva al cliente finale che valuta il prodotto finito sullo scaffale. È infatti più facile far capire e comprendere al consumatore l’innovazione derivante da una diversa materia prima o da una nuova formula piuttosto che far percepire l’impatto di un nuovo processo. A meno che…questo non porti a caratteristiche di prodotto completamente diverse da quelle originarie…
Pensate alle polveri “tradizionali”: mix di ingredienti pressati da macchine da compattatura. Per anni la ricerca si è indirizzata su nuove formule e sensorialità usando le materie prime che man mano erano a disposizione sul mercato combinandole con le abilità dei formulatori. Poi si sono cominciati a esplorare nuovi territori in cui la formula dei prodotti in polvere standard veniva come…scomposta e riassemblata in modi e percentuali diverse degli ingredienti che permettevano di andare ben oltre la semplice compattatura per arrivare a processi totalmente nuovi per il settore cosmetico. Erano nate le polveri ibride e da allora niente è stato più come prima! Si è trattato di una rivoluzione totale della categoria: polveri cotte, estruse, perfino colate o iniettate quasi fossero dei liquidi hanno iniziato ad arrivare sul mercato sorprendendo per le loro nuove performance di coprenza, colore, tenuta e sofisticatezza delle texture.
Il tutto si è giocato con un mix up di tecnologie provenienti da settori diversi dal cosmetico, l’alimentare su tutti, applicate alle polveri che sono state nell’ordine: cotte come il pane e i dolci, estruse come la pasta, passando per essere colate in stampi come i gelati, per finire a essere iniettate direttamente nella trousse finale di vendita. Con orgoglio nazionalista va ricordato che in pratica quasi tutte queste tecnologie sono state sviluppate e spesso brevettate da aziende terziste italiane che hanno poi venduto e stanno vendendo i loro prodotti ai vari brand di tutto il mondo, portando la creatività e il Made in Italy in tutto il globo.
Non va poi dimenticata la possibilità “artistica” del così detto “visual” che permette di ottenere forme, assemblaggi di colori e veri e propri disegni sulla superficie dei prodotti in polvere che li fanno sembrare delle vere e proprie opere d’arte prestate alla cosmetica decorativa.
Insomma, l’idea di questo numero, grazie agli articoli dello speciale focus, è quella di fare in modo che i lettori si rendano conto, la prossima volta che guarderanno un cosmetico makeup in polvere, dell’incredibile evoluzione della categoria del prodotto e che magari vengano stuzzicati nella loro curiosità, chiedendosi come sia stato possibile ottenere quel risultato con una “semplice polvere”.
Buona lettura e scoperta del “mondo polveri”