Botanicals per contrastare la depressione

Domenico Barone
Biotecnologie Industriali – Università degli Studi di Torino – domenico.barone@libero.it


I principi attivi presenti negli integratori di origine botanica appartengono a una classe molto vasta, comprendendo prodotti diversissimi tra loro sia per origine sia per struttura chimica e attività biologica. Per questo, nella scelta dell’integratore, la qualità diventa un criterio dirimente per medici, farmacisti e consumatori, ed è un requisito imprescindibile dell’informazione e della trasparenza.
Varie sono le iniziative, promosse dalle associazioni di categoria, società scientifiche e aziende, che sottolineano la necessità di fare chiarezza su questi temi e propongono documenti di consenso, quali ad esempio il Consensus Paper Integratori di origine botanica: approccio multidisciplinare alla qualità, di cui abbiamo parlato sul numero 1 della nostra rivista (1).
In questa rubrica, anziché presentare nuovi ingredienti di origine botanica disponibili nella letteratura scientifica (sarebbe stata difficile una selezione, visto che in PubMed abbiamo trovato più di 300 voci solo negli ultimi 5 anni!), vi proponiamo delle nuove strategie di ricerca che possono offrire originali sviluppi futuri. Abbiamo selezionato, come esempio, l’applicazione di principi botanici per contrastare la depressione.

Dalla medicina tradizionale cinese alla biologia dei sistemi

La depressione (DP) è tra i disturbi psichici più devastanti e invalidanti. Una grave perdita, realmente subita o percepita come tale, è spesso l’evento scatenante. La percentuale di pazienti depressi è in continuo aumento: non a caso, l’OMS prevede che, nel giro di pochi anni, la DP sarà la seconda causa di invalidità per malattia, subito dopo le patologie cardiovascolari. La DP è caratterizzata da perdita di interesse, ansia, disturbi del sonno, mancanza di energia e pensieri suicidi. A differenza delle terapie convenzionali a base di farmaci di sintesi (antidepressivi) che hanno limiti intrinseci, i principi fitoterapici con effetto antidepressivo hanno meccanismi d’azione unici e spesso non noti. Ricercatori universitari cinesi presentano e discutono in una review le basi farmacologiche e i meccanismi biologici su cui si basano gli antidepressivi di origine botanica, e propongono la recensione di un aggiornamento sistematico degli ultimi 5 anni di ricerca su questi antidepressivi, in base alla patogenesi e ai potenziali bersagli terapeutici della DP (2). La DP è stata collegata chimicamente a problemi o squilibri dei neurotrasmettitori cerebrali serotonina (5-HT), noradrenalina (NE) e dopamina (DA): la sua patogenesi è l’espressione anomala delle monoammine 5-HT, adrenalina (EP), NE e DA o dei loro recettori. Altri fattori scatenanti sono la disfunzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), lo squilibrio delle citochine infiammatorie, lo stress ossidativo e la compromissione della plasticità sinaptica. Inoltre, importanti fattori determinanti per i sintomi della DP sono anomalie della flora intestinale e alterazione epigenetica dei geni.
Gli antidepressivi di sintesi si limitano alla regolazione dei neurotrasmettitori, tra i quali gli inibitori selettivi del re-uptake della 5-HT, gli inibitori del re-uptake di 5-HT/NE, gli antidepressivi atipici, gli antidepressivi triciclici e gli inibitori delle monoammino-ossidasi (I-MAO).
Gli autori della review discutono possibili approcci terapeutici alla flora intestinale e alla neurogenesi e, in base alla complessa patogenesi della DP, suggeriscono che l’assunzione mista di prodotti vegetali sia la strategia più adatta al trattamento antidepressivo. Forniscono, inoltre, elenchi di integratori consigliati per la cura delle varie manifestazioni della DP, corredati dai rispettivi meccanismi di azione. Tossicità ed effetti collaterali degli integratori botanici con attività antidepressiva sono relativamente lievi.
La Figura 1 riporta schematicamente alcuni principi botanici attivi con attività antidepressiva che agiscono sui neurotrasmettitori: Cistanche tubulosa e silimarina ne influenzano la sintesi; iperforina, adiperforina e zafferano riducono il re-uptake della serotonina; Viburnum bracteatum antagonizza i recettori serotoninergici; rodiola e curcumina modulano i neurotrasmettitori eccitatori e inibitori. L’effetto antidepressivo dello zafferano è attribuito alle attività di safranale (aldeide aromatica, in natura sotto forma di glicoside (picrocrocina) dello zafferano) e crocina attraverso il riassorbimento di DA, 5-HT e NE; la crocina è un inibitore non competitivo delle MAO-A e MAO-B; la curcumina ha effetti antidepressivi che possono essere correlati all’inibizione delle MAO e al potenziamento dei neurotrasmettitori monoamminici.
In Figura 2 è schematizzata l’interazione di stress ossidativo, HPA e infiammazione attraverso cui alcuni principi botanici esercitano un’attività antidepressiva.
Prodotti botanici e loro componenti attivi, ampiamente studiati e segnalati per il loro ruolo nella regolazione e normalizzazione dell’asse HPA nella DP, sono: EGb 761 (estratto di foglie di Ginkgo biloba, antiossidante, scavenger di radicali liberi), catalpolo, geniposide e Rehmannia glutinosa.
Tra i prodotti botanici dotati di attività antinfiammatoria, nella DP troviamo: astragaloside IV, ginsenosidi, quercetina, naringenina, saicosaponina A, EGb 761, resveratrolo, Thymelaea lythroides, Polygala japonica, curcumina e rizoma di Gastrodia elata. Poiché lo stress ossidativo svolge un ruolo cruciale nello sviluppo del processo infiammatorio, gli antiossidanti potrebbero bloccare l’infiammazione; viceversa, l’infiammazione potrebbe innescare uno stress ossidativo. Il rapporto tra infiammazione e stress ossidativo spiega come la maggior parte dei prodotti botanici che esercitano un’azione antidepressiva inibiscano infiammazione e stress ossidativo.
È anche possibile che prodotti botanici e loro componenti attivi inibiscano l’infiammazione, che successivamente elimina l’iperattivazione dell’asse HPA, la cui compromissione potrebbe danneggiare anche la trasmissione sinaptica neuronale e la neurogenesi, contribuendo a comportamenti depressivi.
Componenti botanici attivi che aumentano l’espressione del Brain-Derived Neurotrophic Factor (BDNF), attivano successivamente BDNF/TrkB (cruciale regolatore sinaptico)-ERK/Akt per regolare l’apoptosi neuronale. Potenti antiossidanti, in grado di prevenire comportamenti simili alla DP aumentando l’espressione del BDNF, sono: geniposide, saicosaponina D, resveratrolo, quercetina, naringenina, Thymelaea lythroides, Polygala japonica, Rhizoma gastrodiae, silimarina, paeonol (fenolo), ginsenosidi, olio di semi di Perilla frutescens, estratto acquoso di zafferano, catalpolo, estratto di Cistanche tubulosa e Rehmannia glutinosa. La saicosaponina D contrasta i comportamenti depressivi in un modello animale aumentando la fosforilazione di CREB (cAMP response element binding protein) e promuovendo l’espressione di BDNF mediata dal miglioramento della funzione dell’asse HPA e dal consolidamento della neurogenesi ippocampale. Tuttavia, i meccanismi esatti alla base del recupero dell’asse HPA da parte di integratori botanici devono ancora essere chiariti.
La plasticità sinaptica è stata proposta come nuovo meccanismo d’azione per lo screening di antidepressivi, in particolare di quelli ad azione rapida. Regolatori sinaptici come TrkB (BDNF/Tropomyosin receptor kinase B), N-metil-d-aspartato, acido glutammico, estrogeni e insulina o loro vie di segnalazione a valle come PI3K/AKT/mTor (pathway coinvolta nella regolazione di diverse funzioni cellulari) sono obiettivi terapeutici cruciali per la DP. Gli effetti antidepressivi del ginsenoside Rg1 (saponina triterpenica) sono dovuti al miglioramento dei livelli di corticosterone e testosterone modulando i livelli proteici del recettore dei glucocorticoidi (GR) e di quello degli androgeni (AR), e mediando il recupero dell’asse HPA.
La flora intestinale non è solo correlata alla digestione degli alimenti e alle patologie gastrointestinali, ma modula anche una varietà di malattie, disturbi psichiatrici inclusi. Recenti progressi indicano che prodotti botanici e loro componenti attivi come berberina, resveratrolo e l’estratto di Cistanche tubulosa migliorano comportamenti depressivo-simili regolando la flora intestinale. Metaboliti intestinali tra cui l-treonina, isoleucina, alanina, serina, tirosina e prolina ossidata sono considerati la causa principale di comportamenti depressivo-simili.
La neurogenesi è un fenomeno importante per il recupero dalle malattie neurodegenerative ed è stata anche proposta come via da seguire per alleviare i sintomi depressivi usando integratori di origine botanica.
La saicosaponina D può contrastare i comportamenti depressivi indotti nei ratti promuovendo la neurogenesi dell’ippocampo. L’estratto acquoso di Paeonia japonica può alleviare comportamenti simili alla DP, stimolando la neurogenesi nel giro dentato dell’adulto.
La silimarina può promuovere la neurogenesi nell’ippocampo e nella corteccia cerebrale di topi con comportamento depressivo-simile. L’asse intestino-cervello è stato anche pensato come uno dei possibili meccanismi depressivi.
La flora intestinale è un meccanismo avanzato e di grande attualità per il trattamento di patologie cerebrali. In conclusione, in futuro, con l’applicazione di tecniche di indagine a livello del genoma e la biologia dei sistemi sarà possibile identificare nuovi obiettivi e meccanismi per il trattamento della DP, verificando percorsi e target diversi e rivelando le basi biologiche di questa condizione patologica (2). […]

L’intero approfondimento è pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 4, 2020

Valutazione dell’efficacia di un simbiotico commerciale in corso di diarrea acuta nel cane

Pietro Ruggiero1, Enrico Bottero1, Elena Benvenuti1, Alessandra Olivieri1, Alessio Pierini2
1Gruppo EndoVet Italia, Roma
2Università di Pisa, Pisa
ruggendo@gmail.com


Riassunto

Il presente lavoro ha lo scopo di valutare l’efficacia di una formulazione simbiotica (Nucron® Aurora Biofarma, Milano) costituita da Enterococcus faecium 3,5 x 1010 UFC/g, e da MOS, FOS e Monobutirrina® in corso di diarrea acuta nel cane.

Introduzione

La diarrea è un segno clinico comunemente riscontrato nella pratica clinica veterinaria, che può avere caratteristiche differenti a seconda della durata (acuta o cronica), gravità, localizzazione (piccolo o grosso intestino) ed eziologia. La diarrea viene definita acuta quando è presente per un periodo inferiore alle 3 settimane; pur essendo un sintomo frequente, non è facile stabilirne la reale prevalenza nella pratica clinica, a causa della comparsa di episodi che spesso sono di lieve entità e autolimitanti, e pertanto destano scarsa preoccupazione nel proprietario e spesso nessuna necessità di visita veterinaria (1). La prevalenza della diarrea è stata valutata in diversi lavori ottenendo dati discordanti che riportano valori dal 14,9% (1) al 28,6% (2) a seconda della popolazione valutata. L’incidenza sembra essere maggiore, tuttavia, negli animali giovani entro il primo anno di età, probabilmente dovuta a una minore efficienza del sistema immunitario e ad una maggiore suscettibilità a eventi stressanti (svezzamento, trasporto). I fattori causativi di diarrea acuta nel cane sono molteplici e alcune volte non identificabili considerando il decorso autolimitante (3), tuttavia le cause più frequenti riguardano disordini alimentari. Stavisky et al (4) hanno valutato un numero elevato di cani riferiti per diarrea, nella cui anamnesi erano riportati cambi dietetici repentini, ingestione di rifiuti alimentari e coprofagia, sottolineando come queste condizioni possano essere considerate potenziali fattori causativi. Agenti infettivi parassitari (protozoi ed elminti), batterici (Campylobacter app., Clostridium difficile, Clostridium perfringens) e virali (Parvovirus, Coronavirus) sono responsabili di diarrea acuta nel cane.
Pur trattandosi spesso di una presentazione clinica di lieve entità, anche in corso di diarrea acuta non complicata i cani possono sviluppare disbiosi, intesa come variazione quali-quantitativa della composizione del microbiota intestinale, mostrando differenze significative rispetto ai cani sani, come riportato in un recente lavoro (5). In particolare, la valutazione del microbiota intestinale tramite tecniche di pirosequenziamento ha evidenziato che in corso di diarrea acuta si può riscontrare un aumento delle conte batteriche del genere Clostridium e una diminuzione delle classi batteriche come Blautia spp., Ruminococcus spp., Faecalibacterium praunitzii e Turicibacter spp., produttrici di acidi grassi a corta catena (SCFA) essenziali per il metabolismo, differenziazione e proliferazione dei colonociti (6) (Rondeau). A tal proposito, sono stati numerosi gli studi che hanno valutato il ruolo benefico dell’integrazione di probiotici e prebiotici in corso di diarrea acuta e cronica del cane, evidenziandone il beneficio nel miglioramento clinico dei pazienti e nel ridurre la durata della sintomatologia (7,8).
I probiotici sono microrganismi vivi che, se somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio alla salute dell’ospite grazie alla loro capacità di aderire alla mucosa intestinale, proliferare e colonizzare il colon, entrare in competizione nei confronti di microrganismi patogeni e modulare l’attività del sistema immunitario (9).
I prebiotici sono sostanze alimentari non digeribili utilizzate selettivamente nel tratto gastrointestinale, in grado di favorire l’espansione di batteri benefici già residenti, contribuendo così al benessere e alla salute dell’ospite. Il simbiotico è quindi una combinazione di un probiotico e un prebiotico, al fine di sfruttare la loro relazione sinergica (10).
Il nostro studio ha lo scopo di valutare l’efficacia di una formulazione simbiotica (Nucron®, Aurorabiofarma, Milano) costituita da Enterococcus faecium 3,5 x 1010 UFC /g, e da MOS, FOS e Monobutirrina® in corso di diarrea acuta nel cane. […]

Per leggere l’intero approfondimento, acquista il singolo numero o abbonati alla rivista L’Integratore Nutrizionale 4, 2020

 

Qualche riflessione in tema di claim

Gabriella Ferraris Avvocato in Milano – avv.gabriella.ferraris@gmail.com


La sentenza della Corte di Giustizia 31.01.2020 che si è occupata dell’interpretazione dell’art.10 co.3 del Regolamento (CE) 1924/2006 sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute riferite ad alimenti e sostanze alimentari ci dà l’occasione di fare un generale ripasso sulla disciplina dei claim, che è di grande interesse per gli operatori del settore che devono poter utilizzare in modo appropriato le indicazioni per valorizzare i propri prodotti, senza incorrere in violazioni e conseguenti sanzioni.
Il Regolamento (CE) 1924/2006 consente indicazioni nutrizionali e sulla salute riferite ad alimenti e sostanze alimentari; si è ritenuto, infatti, che la disciplina di tali indicazioni possa aiutare il consumatore a effettuare scelte consapevoli e in piena sicurezza, oltre a favorire la libera circolazione dei prodotti. Il Regolamento ha una portata generale e vale per tutti gli alimenti, salvo alcune tipologie specificatamente escluse, tra cui non figurano gli integratori alimentari; di conseguenza, dunque, per gli integratori alimentari, come per tutti gli alimenti comuni, le norme sui claim sono applicabili.
Quando ci si riferisce al Regolamento (CE) 1924/2006 si usa l’espressione “Regolamento claim”, ma cosa sono questi claim? Con claim si intendono quelle indicazioni nutrizionali e sulla salute indicate nel titolo del provvedimento, e che, nell’articolo dedicato alle definizioni (art.2), sono così spiegate: con “indicazione” si intende “qualunque messaggio o rappresentazione non obbligatorio in base alla legislazione comunitaria o nazionale, comprese le rappresentazioni figurative, grafiche o simboliche in qualsiasi forma, che affermi, suggerisca o sottintenda che un alimento abbia particolari caratteristiche” e si distingue, poi, l’“indicazione nutrizionale”, che è “qualunque indicazione che affermi, suggerisca o sottintenda che un alimento abbia particolari proprietà nutrizionali benefiche dovute: a) all’energia che apporta, apporta a tasso ridotto o accresciuto o non apporta; b) alle sostanze nutritive o di altro tipo che contiene, contiene in proporzione ridotte, accresciute o non contiene”, dall’“indicazione sulla salute”, che è “qualunque indicazione che affermi, suggerisca o sottintenda l’esistenza di un rapporto tra un categoria di alimenti, un alimento o uno dei suoi componenti e la salute”.
Una delle domande più frequenti è se i claim, qualunque sia il contesto in cui vengono utilizzati, siano sempre soggetti alla disciplina del Regolamento. Si trova la risposta nei considerando del Regolamento dove si spiega che la disciplina si applica a tutti i claim “figuranti in comunicazioni commerciali, compresa la pubblicità generica di prodotti alimentari e le campagne promozionali quali quelle appoggiate in toto o in parte da autorità pubbliche”. Aggiunge il legislatore che: “Il presente Regolamento dovrebbe inoltre applicarsi a marchi e alle altre denominazioni commerciali che possono essere interpretati come indicazioni nutrizionali o sulla salute”. Le indicazioni nutrizionali e sulla salute disciplinate dal Regolamento sono dunque sia quelle che si possono trovare nelle presentazioni, denominazioni commerciali e marchi riportate sulle etichette degli alimenti, sia quelle che si impiegano nei messaggi pubblicitari. Quando si valuta un’etichetta, di conseguenza, oltre a considerare il rispetto delle prescrizioni indicate dal Reg.1169/11, che già danno particolare rilevanza alla correttezza delle presentazioni dei prodotti alimentari vietando, tra l’alto, l’attribuzione di proprietà di cura e prevenzione di malattie, è necessario porre attenzione al rispetto delle regole imposte dal Regolamento claim. Lo stesso quando si impostano messaggi pubblicitari; oltre alle regole del codice del consumo e del Regolamento autodisciplinare dello IAP, non si può dimenticare di valutare il rispetto del regolamento claim.
Restano escluse dall’applicazione del Reg.1924/06 solo le “comunicazioni non commerciali, quali gli orientamenti o i consigli dietetici espressi da autorità e organi di sanità pubblica” e le “comunicazioni non commerciali riportate nella stampa e in pubblicazioni scientifiche”. Quanto alla distinzione tra comunicazioni commerciali e non commerciali, si può ricordare un’interessante sentenza della Corte di Giustizia del 14.7.2016, secondo la quale “una comunicazione deve intendersi come commerciale quando ha lo scopo di assicurare la promozione economica di prodotti o servizi, direttamente o anche indirettamente, e di influenzare così le decisioni dei potenziali acquirenti” e che rientrano in tale definizione anche delle lettere informative inviate da un’azienda distributrice di integratori alimentari a dei medici; infatti, in questo caso, sostiene la Corte, “benché i consumatori non ricevano personalmente la comunicazione contenente indicazioni oggetto di tale Regolamento, essi sono in realtà le persone indirettamente destinatarie di tale iniziativa commerciale, in quanto il prodotto alimentare che ne costituisce l’oggetto è per ipotesi destinato a essere venduto a loro e non ai professionisti che hanno ricevuto la lettera pubblicitaria. (…) Questi ultimi costituiscono in realtà dei meri intermediari contattati da un’impresa del settore alimentare, precisamente perché possano facilitare la promozione del prodotto da essa venduto assicurando la trasmissione delle informazioni commerciali che lo riguardano ai potenziali acquirenti o addirittura raccomandando loro l’acquisto del prodotto stesso”.
Proprio perché le indicazioni riportate in etichetta o in pubblicità possono avere un forte impatto sulle scelte del consumatore di acquistare e assumere un alimento, il legislatore comunitario ha ritenuto necessario garantire che solo le proprietà delle sostanze su cui esista consenso scientifico possano essere oggetto di claim.
È stato quindi redatto un elenco di tutte le indicazioni nutrizionali consentite e delle loro condizioni d’uso specifiche; elenco che è allegato al Regolamento e che è soggetto a regolare aggiornamento per tener conto del progresso scientifico e tecnologico.
In ordine alle indicazioni sulla salute si distinguono due categorie: a) le indicazioni sulla salute che riguardano il ruolo di una sostanza nutritiva o di altro tipo per la crescita, lo sviluppo e le funzioni dell’organismo o le funzioni psicologiche e comportamentali o il dimagrimento e il controllo del peso; b) le indicazioni sulla riduzione dei rischi di malattia. Le indicazioni della prima categoria devono essere specifiche e fondate su prove scientifiche, verificate da EFSA e autorizzate dalla Commissione europea; solo i claim che superano il vaglio dell’EFSA e vengono approvati dalla Commissione vanno a costituire l’elenco di indicazioni autorizzate, cui gli operatori del settore possono attingere e scegliere di utilizzare per valorizzare gli ingredienti dei propri prodotti.
L’operatore che sceglie di ricorrere a un claim deve ricordare, poi, che ogni volta che si riporta un’indicazione specifica sulla salute in etichetta o in pubblicità, nello stesso contesto deve riportate le seguenti informazioni “a) una dicitura relativa all’importanza di una dieta varia ed equilibrata e di uno stile di vita sano; b) la quantità dell’alimento e le modalità di consumo necessarie per ottenere l’effetto benefico indicato; c) se del caso, una dicitura rivolta alle persone che dovrebbero evitare di consumare l’alimento e d) un’appropriata avvertenza per i prodotti che potrebbero presentare un rischio per la salute se consumati in quantità eccessive”. Utili chiarimenti su come riportare le indicazioni sulla salute e le conseguenti informazioni sono state fornite dalla Commissione europea con la decisione di esecuzione del 24.01.2013 (Linee guida sull’attuazione delle condizioni specifiche per le indicazioni sulla salute di cui all’art.10 del Regolamento (CE) n.1924/2006).
Importante sottolineare che il legislatore comunitario distingue i benefici specifici per la salute, autorizzati, dai benefici sanitari generali, non autorizzati, questi ultimi consentiti a norma dell’art.10 par.3 del Reg.1924/06 solo se coerenti a una o più delle indicazioni specifiche autorizzate e “accompagnate” a queste ultime. La Commissione, nel Regolamento di esecuzione 2013/63/UE del 24.1.13, ha riconosciuto che un operatore possa avere interesse all’utilizzo di “dichiarazioni facili, attraenti, che fanno riferimento a benefici generali e non specifici dell’alimento per la buona salute complessiva o per il benessere derivante dallo stato di salute” e che anche il consumatore possa trarre vantaggio da queste dichiarazioni che contengono “messaggi di facile comprensione” ma, grazie alle condizioni poste, ha voluto evitare che i messaggi semplici e attraenti, da soli, possano essere fraintesi o interpretati erroneamente dal consumatore.
Si è virgolettato il termine “accompagnare” perché la Corte di Giustizia, in una sentenza pubblicata il 30.1.2020, è stata chiamata proprio a interpretare questo termine utilizzato nell’art.10 par.3 del Reg.(CE) 1924/06 per indicare la relazione tra indicazioni generali e indicazioni specifiche sulla salute attribuite a un integratore alimentare, nonché a chiarire se vale anche per le indicazioni generali sulla salute il principio, espresso dall’art.5 dello stesso Regolamento, secondo il quale “le indicazioni nutrizionali e sulla salute sono basate su prove scientifiche generalmente accettate”.
L’intervento della Corte è stato chiesto in relazione a una causa di concorrenza sleale, trattata dinanzi a un giudice tedesco, nella quale si discuteva se doveva considerarsi conforme al Regolamento claim un integratore alimentare che riportava sul fronte un’indicazione sulla salute generale, mentre quelle specifiche sugli ingredienti erano apposte sul retro della confezione. Secondo i giudici europei, un consumatore medio, normalmente informato e ragionevolmente attento, deve essere in grado di comprendere che i benefici generali che sono vantati trovano fondamento nelle indicazioni specifiche e dunque il termine “accompagnare” deve essere interpretato nel senso che ci deve essere un collegamento sia concettuale sia visivo tra l’indicazione generale e quella specifica sulla salute. Secondo la Corte, l’indicazione generale e quella specifica, quindi, devono trovarsi nello stesso campo visivo o, in caso di impossibilità pratica, ci deve essere un rinvio, ad esempio un asterisco, che consenta al consumatore di comprendere il collegamento tra le diverse diciture. Quanto alla necessità che anche l’indicazione sulla salute generale debba essere fondata su prove scientifiche, la Corte di Giustizia ha affermato la validità generale del principio, ma ha anche riconosciuto che le indicazioni generali di benefici sanitari derivano la loro fondatezza scientifica dalle indicazioni specifiche autorizzate, alle quali devono sempre essere accompagnate.

Approfondimento pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 3, 2020

Il digitale al servizio della persona

Oggi più che mai, a seguito degli ultimi eventi che hanno modificato le nostre vite, non solo da un punto di vista personale ma anche lavorativo, il digitale è diventato un alleato di cui non si può e non si potrà più fare a meno.
Pertanto, se ancora prima che si verificasse questa situazione la trasformazione digitale era un processo inevitabile per le imprese, ora è divenuta una realtà imprescindibile se si vuole rimanere competitivi sul mercato.
Per “trasformazione digitale” si intende un radicale cambiamento nell’organizzazione aziendale, nei processi e nelle attività che costituiscono l’ecosistema di una società. L’introduzione del digitale comporta una riduzione delle mansioni più ripetitive, inserendo l’automazione di determinati processi volti a migliorare e velocizzare non solo il sistema produttivo ma tutte le aree coinvolte nel business, dalle funzioni aziendali (ad esempio marketing, risorse umane e amministrazione) ai modelli di business, di partnership e così via.
C’era un tempo in cui si temeva che la macchina industriale avrebbe “rubato” lavoro all’uomo sostituendolo nelle sue mansioni. Tale previsione non si è avverata, anzi, all’opposto, l’industrializzazione ha sgravato l’uomo dai lavori più pesanti, consentendogli di concentrarsi maggiormente sulle attività intellettuali, e ha contribuito alla creazione di un nuovo mercato del lavoro nel quale nuove professioni prendono forma e altre svaniscono. Il digitale deve essere inteso come l’opportunità di crescita attraverso uno strumento che accelera determinati meccanismi, consente l’ottimizzazione dei processi e quindi la possibilità di concentrarsi sul proprio core business.
La tecnologia, dunque, come importante opportunità di miglioramento in tutti i settori, ma anche come possibile fonte di rischio per la privacy. Non si possono infatti dimenticare i problemi connessi alla gestione dei dati personali che sorgono in particolari processi aziendali. Il GDPR è nato proprio per regolamentare la protezione di tali informazioni, coniugando tutela personale e sviluppo tecnologico. Non è questa la sede per discutere di sicurezza dei dati, ma il principio non può essere trascurato; non a caso la sicurezza è diventata l’elemento cardine in materia di protezione dei dati, senza il rispetto della quale il trattamento degli stessi non può essere effettuato.

La digitalizzazione nei settori beauty and wellness
Anche nella beauty and wellness industry il processo di digitalizzazione è in fase di forte crescita e sviluppo.
Dal rapporto Censis sul valore sociale dell’integratore alimentare del giugno 2019, risulta che il consumo degli integratori, dal 2008 al 2018, è aumentato del 126%, generando un giro d’affari di 3,3 miliardi di euro all’anno.
Oltre le motivazioni soggettive che spingono i consumatori all’acquisto di tali prodotti, non si può sottovalutare l’importanza che sta avendo l’utilizzo dei canali digitali volto a favorire tale incremento. Il marketing digitale quali social network, motori di ricerca su internet ed e-commerce è uno strumento per promuovere non solo determinati prodotti, ma anche un veicolo per fidelizzare i clienti coltivando relazioni esistenti e sviluppandone di nuove.
Anche a livello mondiale, da una ricerca condotta da Euromonitor International è emerso che il mercato mondiale della nutraceutica vale su internet 68 miliardi di dollari.
Il marketing digitale sta diventando quindi uno strumento fondamentale da inserire nelle strategie aziendali, poiché ha cambiato l’approccio che il consumatore finale ha nei confronti dei prodotti che si vogliono acquistare. Se un tempo il passaparola era il metodo utilizzato per informarsi in merito a un determinato prodotto, ora tali informazioni sono fornite dalla tecnologia attraverso le recensioni e i consigli che si trovano online e/o sui social network.
Pertanto, indipendentemente dalla scelta degli strumenti che l’azienda decide di adottare, adeguarsi a tale situazione è diventato inevitabile, un’ovvia conseguenza per incrementare le vendite dei propri prodotti.
Lo stesso vale per le imprese cosmetiche. Dal Report di Cosmetica Italia del 2019 è emerso che le imprese cosmetiche hanno e stanno tuttora reagendo al tema dell’informatizzazione, non solo investendo maggiormente nell’e-commerce, ma anche impegnandosi a progettare e realizzare un piano destinato a trasformare l’intera organizzazione aziendale. Dall’indagine effettuata da Ermeneia è emerso che, nel 2019, il 40% delle imprese cosmetiche ha venduto online, rispetto al 9% del 2011.
Sul piano della progettazione e della realizzazione effettiva, invece, il Report di Cosmetica Italia sostiene che il 60% degli imprenditori intervistati ha dichiarato di essere già impegnato in un processo di digitalizzazione, seppure a livelli e intensità differenti. Tuttavia, il 78% degli intervistati ha sostenuto che tale rivoluzione digitale è stata frammentaria, ovvero è avvenuta in modo discontinuo, solo in alcuni reparti. Per trarre il beneficio digitale è invece necessario coinvolgere tutto il sistema organizzativo nel suo complesso e nelle singole funzioni, e sempre considerando le caratteristiche e le specificità della singola impresa.

La digitalizzazione e il recruitment del personale
Anche nel settore della ricerca e selezione e formazione del personale esistono realtà che si sono distinte grazie alla tecnologia, non sottovalutando il concetto di e-recruitment ma, al contrario, implementando strumenti digitali innovativi volti a facilitare il flusso delle informazioni tra i vari attori interessati. Alcune società hanno addirittura utilizzato sistemi in grado di fornire un servizio di ricerca e selezione del personale in modalità “self-service”, offrendo al cliente la possibilità di trovare il proprio candidato ideale in modo autonomo e indipendente, senza interferenza da parte del recruiter, se non specificatamente richiesta.
Questo ha permesso di ridurre le distanze e il tempo di ricerca tra chi cerca lavoro o percorsi professionali alternativi e chi cerca know-how e competenza.
Tuttavia, se nell’era del digitale la tecnologia è fondamentale per raggiungere ottimi risultati in tempi ridotti, soprattutto in un ambito quale quello del recruitment, la componente umana rimane parte integrante dell’attività, anzi al centro della selezione.
La tecnologia non è tutto; il focus rimane sulla persona. In un mondo dove il digitale e i social fanno da padroni nelle relazioni, un’efficiente ed efficace società di recruitment non può prescindere dalla competenza umana. Sono le persone giuste al posto giusto a fare la differenza e per trovare il candidato ideale occorrono competenza, specializzazione, innovazione e collaborazione.
Il vero tratto distintivo di una selezione adeguata e soddisfacente presuppone, infatti, una serie di competenze e soft skill che non possono essere fornite dall’automazione, ma devono essere affidate a risorse valide, capaci e altamente qualificate. Una volta compilata la parte digitale, con l’inserimento dei propri dati, esperienze e qualifiche professionali, la selezione del candidato si deve completare attraverso un’intervista o un incontro con un team di professionisti. Tale modo di operare evidenzia l’importanza della relazione e della collaborazione, considerando l’elemento umano quale strumento indispensabile al raggiungimento dell’obiettivo.
Soprattutto nei settori come quello del recruitment, in cui la persona deve rimanere l’attore protagonista, oggi la vera sfida è quella di riuscire a sfruttare i vantaggi della digitalizzazione integrando il processo nell’unico modo possibile per superare i limiti che la tecnologia comporta, ovvero con la componente umana.

Per informazioni
Silvia Lovagnini – Founder & CEO
silvia.lovagnini@jobonbeauty.com
tel +39 331 1799714
Giorgia Lanza – HR Business Partner
giorgia.lanza@jobonbeauty.com

Articolo pubblicato su L’integratore Nutrizionale, 3 – 2020

 

Botanicals per contrastare la depressione

I principi attivi presenti negli integratori di origine botanica appartengono a una classe molto vasta, comprendendo prodotti diversissimi tra loro sia per origine sia per struttura chimica e attività biologica. Per questo, nella scelta dell’integratore, la qualità diventa un criterio dirimente per medici, farmacisti e consumatori, ed è un requisito imprescindibile dell’informazione e della trasparenza.

Varie sono le iniziative, promosse dalle associazioni di categoria, società scientifiche e aziende, che sottolineano la necessità di fare chiarezza su questi temi e propongono documenti di consenso, quali ad esempio il Consensus Paper Integratori di origine botanica: approccio multidisciplinare alla qualità, di cui abbiamo parlato sul numero 1 della nostra rivista (1).

In questa rubrica, anziché presentare nuovi ingredienti di origine botanica disponibili nella letteratura scientifica (sarebbe stata difficile una selezione, visto che in PubMed abbiamo trovato più di 300 voci solo negli ultimi 5 anni!), vi proponiamo delle nuove strategie di ricerca che possono offrire originali sviluppi futuri. Abbiamo selezionato, come esempio, l’applicazione di principi botanici per contrastare la depressione.

 

Per saperne di più, abbonati alla rivista o acquista il singolo numero

Botanicals: a che punto siamo?

Il Regolamento claim (1) è stato adottato nel 2006 per garantire informazioni veritiere ai consumatori e per facilitare la libera circolazione nella Comunità europea degli alimenti, inclusi gli integratori alimentari che rivendicano indicazioni nutrizionali e salutistiche (claim).

Il Regolamento stabilisce che i claim rivendicati per gli alimenti, compresi i prodotti a base vegetale (botanicals), debbano essere autorizzati solo dopo una valutazione scientifica approfondita da parte dell’Autorità per la sicurezza alimentare (EFSA).

Nel 2009 nessun claim salutistico relativo ai botanicals ed esaminato da EFSA ha ricevuto una valutazione favorevole a causa dell’assenza di studi ritenuti idonei secondo il Regolamento e nel 2010 la procedura di valutazione è stata sospesa da parte della Commissione in attesa di proporre una soluzione al problema.

Sempre in relazione ai botanicals, nel 2012 la Commissione ha pubblicato un elenco di 2078 claim salutistici in attesa di valutazione, che comunque potevano essere utilizzati sul mercato dell’UE in attesa di una decisione definitiva e sotto la responsabilità degli operatori; comunque l’utilizzo era ed è ancora soggetto ai principi e alle condizioni generali del Regolamento, e alle relative disposizioni nazionali.

 

Per saperne di più, abbonati alla rivista o acquista il singolo numero

Botanicals

Cari lettori, come ogni anno dedichiamo un numero della rivista ai Botanicals.

Ce ne vorrebbero molti di più, in quanto si tratta di un argomento molto vasto che offre spunti di discussione praticamente inesauribili. È per questo che anche questa volta è stato difficile fare una scelta.

Abbiamo selezionato solo pochi esempi per i diversi aspetti della ricerca: dallo sviluppo di nuovi principi attivi, come l’erucina contenuta nella rucola con potenziale attività antipertensiva, agli studi evidence-based sull’efficacia clinica e la sicurezza d’uso di Pelargonium sidoides EPs® 7630. Anche le presentazioni da parte delle aziende riguardano ingredienti botanici recentemente caratterizzati, tra gli altri uno derivato dall’alga Euglena gracilis, recentemente riconosciuta novel food, e un altro dalla microalga Chlorella. E poi abbiamo parlato degli aspetti regolatori e delle relative prospettive, ben riassunti nell’Opinione di Antonino Santoro.

Per dare ancora più importanza all’innovazione, troverete nella letteratura scientifica non tanto la recensione di nuovi prodotti, bensì l’esemplificazione di aspetti metodologici applicati alla ricerca sui botanicals. Infatti, con l’applicazione di tecniche di indagine a livello del genoma, la biologia dei sistemi e la network pharmacology sarà possibile identificare nuovi obiettivi e meccanismi d’azione per sviluppare ingredienti di “nuova generazione”.

Ci piacerebbe parlare ancora di tante altre cose, ma lo spazio a disposizione non ce lo consente. Vi lascio solo con un’ultima notizia a proposito di innovazione tecnologica: un’azienda britannica commercializza integratori nutrizionali personalizzati utilizzando la stampa 3D per ottenere forme masticabili (tipo chewing gum) composte da 7 strati differenti, ciascuna contenente un ingrediente “personalizzato” in modo da comporre un mix di attivi a seconda della richiesta del consumatore. Nel loro catalogo propongono 28 possibili ingredienti, tra cui probiotici, vitamine, minerali, oltre a botanicals quali Maca, Ginseng e Ashwagandha! Tanti i dubbi che andrebbero chiariti e approfonditi, ma per ora lasciamo solo una finestra aperta sui molteplici aspetti che l’innovazione propone anche in questo campo.

Per saperne di più, abbonati alla rivista o acquista il singolo numero

Qualche riflessione in tema di claim

[…] La sentenza della Corte di Giustizia 31.01.2020 che si è occupata dell’interpretazione dell’art.10 co.3 del Regolamento (CE) 1924/2006 sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute riferite ad alimenti e sostanze alimentari ci dà l’occasione di fare un generale ripasso sulla disciplina dei claim, che è di grande interesse per gli operatori del settore che devono poter utilizzare in modo appropriato le indicazioni per valorizzare i propri prodotti, senza incorrere in violazioni e conseguenti sanzioni. […]

Per saperne di più, abbonati alla rivista o acquista il singolo numero

L’abbonamento cartaceo prevede la versione cartacea + il PDF online della rivista. Inserisci i prodotti nel carrello e utilizza il codice sconto online20 (abbonamento digitale) o cart20 (abbonamento cartaceo) per usufruire della promozione.

L’abbonamento cartaceo è valido su tutte le riviste ad esclusione di MakeUp Technology.
Per la rivista Erboristeria Domani, è possibile usufruire solo della promozione cartacea, la rivista online è sfogliabile gratuitamente sul sito www.erboristeriadomani.it

Per info e dettagli: info@ceceditore.com – 02 4152943

Oligosaccaridi del latte materno e microbiota gastrointestinale

[…] Il microbiota gastrointestinale (GI) svolge un ruolo fondamentale per la salute e le malattie; svolge anche un effetto di modulazione dell’attività cerebrale attraverso l’asse intestino-cervello. Lo sviluppo di un efficace microbiota GI è associato agli oligosaccaridi del latte umano (HMO). Studi eseguiti sugli animali hanno dimostrato che gli HMO possono influenzare l’attività cerebrale e lo sviluppo cognitivo, indicando inoltre che la gestione del microbiota gastrointestinale tramite l’alimentazione potrebbe avere ripercussioni su una vasta gamma di malattie. L’autismo, che è il nome comune del disturbo dello spettro autistico (ASD), comprende un gruppo di disfunzioni neuro-evolutive eterogenee caratterizzate da deficit sociali, comportamenti ripetitivi e stereotipati, insistenza sulle routine e problemi della comunicazione. Le anomalie gastrointestinali sono caratteristiche di un numero notevole di bambini affetti da ASD, i quali possiedono nel microbiota GI una quantità complessiva inferiore di taxa benefici, come il Bifidobacterium e l’Akkermansia, e un numero maggiore di Clostridia potenzialmente patogeni rispetto ai bambini con un quadro evolutivo nella norma. La fisiopatologia soggiacente all’ASD rimane sconosciuta, sebbene le pratiche di allattamento al seno non ottimali siano associate a questo disturbo. Gli oligosaccaridi del latte umano promuovono in modo selettivo la crescita di bifidobatteri nel tratto gastrointestinale, cui si associano numerosi effetti benefici per la salute. Gli HMO vantano, in particolare, due potenziali effetti benefici nel mitigare l’autismo. Innanzitutto, l’apporto di HMO ai neonati tramite l’allattamento al seno può aiutare a stabilizzare un microbiota GI funzionale, evitando quindi la disbiosi gastrointestinale che è comunemente correlata all’insorgenza dell’autismo. In secondo luogo, la somministrazione di HMO può alleviare i sintomi dell’autismo attraverso l’effetto sull’asse intestino-cervello. […]

Per saperne di più, abbonati alla rivista o acquista il singolo numero

L’abbonamento cartaceo prevede la versione cartacea + il PDF online della rivista. Inserisci i prodotti nel carrello e utilizza il codice sconto online20 (abbonamento digitale) o cart20 (abbonamento cartaceo) per usufruire della promozione.

L’abbonamento cartaceo è valido su tutte le riviste ad esclusione di MakeUp Technology.
Per la rivista Erboristeria Domani, è possibile usufruire solo della promozione cartacea, la rivista online è sfogliabile gratuitamente sul sito www.erboristeriadomani.it

Per info e dettagli: info@ceceditore.com – 02 4152943

La riclassificazione dei lattobacilli

[…] Come visto sopra, l’attuale genere Lactobacillus sarà suddiviso in almeno 10 generi, anche se questo numero potrebbe essere aumentato fino a 24. Nessun nome di specie cambierà, ma molte specie, comprese quelle commercialmente importanti, saranno associate a nomi di genere diversi.

Solo se i nomi di questi ultimi inizieranno con la lettera “L”, per il consumatore finale sarà possibile non percepire quasi alcuna differenza di denominazione, dal momento che il genere viene spesso riportato in forma abbreviata.

Nel complesso è comunque ragionevole prevedere alcune difficoltà derivanti da questo enorme mutamento, anche se il campo probiotico potrebbe trarre alcuni benefici dall’accogliere questi cambiamenti e sviluppare strategie per ridurre al minimo le problematicità che ne derivano.

Se da un lato sarà infatti una sfida comunicare a clienti e consumatori che i nomi dei batteri sui prodotti stanno cambiando nonostante i ceppi impiegati siano gli stessi, dall’altro sarà anche un’occasione unica per spiegare meglio il mondo dei probiotici, per capire in maniera più dettagliata le specificità tra i nuovi gruppi e sviluppare prodotti mirati con una visione funzionale più profonda e, in definitiva, una migliore efficacia. […]

Per saperne di più, abbonati alla rivista o acquista il singolo numero.

L’abbonamento cartaceo prevede la versione cartacea + il PDF online della rivista. Inserisci i prodotti nel carrello e utilizza il codice sconto online20 (abbonamento digitale) o cart20 (abbonamento cartaceo) per usufruire della promozione.

L’abbonamento cartaceo è valido su tutte le riviste ad esclusione di MakeUp Technology.
Per la rivista Erboristeria Domani, è possibile usufruire solo della promozione cartacea, la rivista online è sfogliabile gratuitamente sul sito www.erboristeriadomani.it

Per info e dettagli: info@ceceditore.com – 02 4152943