Oligosaccaridi del latte materno e microbiota gastrointestinale

[…] Il microbiota gastrointestinale (GI) svolge un ruolo fondamentale per la salute e le malattie; svolge anche un effetto di modulazione dell’attività cerebrale attraverso l’asse intestino-cervello. Lo sviluppo di un efficace microbiota GI è associato agli oligosaccaridi del latte umano (HMO). Studi eseguiti sugli animali hanno dimostrato che gli HMO possono influenzare l’attività cerebrale e lo sviluppo cognitivo, indicando inoltre che la gestione del microbiota gastrointestinale tramite l’alimentazione potrebbe avere ripercussioni su una vasta gamma di malattie. L’autismo, che è il nome comune del disturbo dello spettro autistico (ASD), comprende un gruppo di disfunzioni neuro-evolutive eterogenee caratterizzate da deficit sociali, comportamenti ripetitivi e stereotipati, insistenza sulle routine e problemi della comunicazione. Le anomalie gastrointestinali sono caratteristiche di un numero notevole di bambini affetti da ASD, i quali possiedono nel microbiota GI una quantità complessiva inferiore di taxa benefici, come il Bifidobacterium e l’Akkermansia, e un numero maggiore di Clostridia potenzialmente patogeni rispetto ai bambini con un quadro evolutivo nella norma. La fisiopatologia soggiacente all’ASD rimane sconosciuta, sebbene le pratiche di allattamento al seno non ottimali siano associate a questo disturbo. Gli oligosaccaridi del latte umano promuovono in modo selettivo la crescita di bifidobatteri nel tratto gastrointestinale, cui si associano numerosi effetti benefici per la salute. Gli HMO vantano, in particolare, due potenziali effetti benefici nel mitigare l’autismo. Innanzitutto, l’apporto di HMO ai neonati tramite l’allattamento al seno può aiutare a stabilizzare un microbiota GI funzionale, evitando quindi la disbiosi gastrointestinale che è comunemente correlata all’insorgenza dell’autismo. In secondo luogo, la somministrazione di HMO può alleviare i sintomi dell’autismo attraverso l’effetto sull’asse intestino-cervello. […]

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La riclassificazione dei lattobacilli

[…] Come visto sopra, l’attuale genere Lactobacillus sarà suddiviso in almeno 10 generi, anche se questo numero potrebbe essere aumentato fino a 24. Nessun nome di specie cambierà, ma molte specie, comprese quelle commercialmente importanti, saranno associate a nomi di genere diversi.

Solo se i nomi di questi ultimi inizieranno con la lettera “L”, per il consumatore finale sarà possibile non percepire quasi alcuna differenza di denominazione, dal momento che il genere viene spesso riportato in forma abbreviata.

Nel complesso è comunque ragionevole prevedere alcune difficoltà derivanti da questo enorme mutamento, anche se il campo probiotico potrebbe trarre alcuni benefici dall’accogliere questi cambiamenti e sviluppare strategie per ridurre al minimo le problematicità che ne derivano.

Se da un lato sarà infatti una sfida comunicare a clienti e consumatori che i nomi dei batteri sui prodotti stanno cambiando nonostante i ceppi impiegati siano gli stessi, dall’altro sarà anche un’occasione unica per spiegare meglio il mondo dei probiotici, per capire in maniera più dettagliata le specificità tra i nuovi gruppi e sviluppare prodotti mirati con una visione funzionale più profonda e, in definitiva, una migliore efficacia. […]

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Prodotti innovativi per il microbiota intestinale

Il microbiota intestinale è davvero un mondo affascinante che offre molte opportunità di innovazione agli operatori dell’industria nutraceutica, come suggeriscono le novità che la ricerca scientifica riporta nelle sempre più numerose pubblicazioni che si trovano sull’argomento.

I probiotici ne sono stati il primo esempio: dai semplici prodotti per il benessere gastrointestinale ai proteobiotici, post-biotici, simbiotici, psicobiotici… Di questi troverete una panoramica nella Letteratura scientifica, la rubrica di aggiornamento che vi proponiamo con regolarità.

Ma sembra che la vera novità emergente riguardi i prebiotici, che sono in grado di fornire salute al microbiota in vari formati e applicazioni. Non a caso il mercato dei prebiotici è raddoppiato nel periodo 2016-2020, con l’1% di share del 2016 passato all’8% nel 2019. L’innovazione è soprattutto a carico dei non-fiber prebiotics, quali i polifenoli, e i prebiotici di origine marina (alghe e microalghe).

Avremo modo, anche nei prossimi numeri, di presentare meglio queste novità; questa volta mi piace soffermare l’attenzione sui batteriofagi come possibili prebiotici (troverete anche per questo argomento una recensione nella Letteratura scientifica). Sono stati infatti pubblicati recentemente i risultati di uno studio clinico (The Bacteriophage for Gastrointestinal Health (PHAGE)) che ha riportato come una miscela di 4 batteriofagi, commercialmente disponibile in America, abbia selettivamente eliminato microbi patogeni e aumentato ceppi benefici nell’intestino umano.

Se consideriamo la definizione di prebiotici pubblicata sul sito del Ministero della Salute, “sostanze non digeribili di origine alimentare che, assunte in quantità adeguata, favoriscono selettivamente la crescita e l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale…”, ritroviamo l’effetto descritto nello studio PHAGE; ci puo venire solo un dubbio circa l’”origine alimentare”. Ma l’Istituto Nazionale di Sanità (NIH) americano non ha avuto difficoltà a registrare lo studio in questione come PHAGE Study: Bacteriophages as Novel Prebiotics. In realtà il prodotto utilizzato è Generally Recognized As Safe (GRAS) dalla Food and Drug Administration (FDA) ed è brevettato negli Stati Uniti come “prebiotico”.

Mi è piaciuto segnalare questo studio come potenziale approccio innovativo, anche se in Europa l’utilizzo dei batteriofagi è tuttora in discussione. Nel 2009 l’EFSA ha riconosciuto l’innocuità dei batteriofagi (QPS) come un’efficace alternativa per l’eliminazione di specifici patogeni alimentari (nei processi produttivi); tuttavia, nello stesso documento QPS l’EFSA cita che le caratteristiche di sicurezza dei fagi dovrebbero essere valutate “caso per caso”. Emerge quindi come le problematiche connesse all’utilizzo dei batteriofagi siano ancora aperte e come sia dunque necessario potenziare l’approccio scientifico e sperimentale al fine di aumentare la sostenibilità scientifica finalizzata a un loro utilizzo pratico.

 

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Innovativa formulazione di quercetina a elevata biodisponibilità

Antonella Riva, Jacopo A. Vitale, Gianni Belcaro, Shu Hu, Beatrice Feragalli, Giulia Vinciguerra, Marisa Cacchio,
Ezio Bonanni, Luca Giacomelli, Roberto Eggenhöffner, Stefano Togni


SUMMARY

A novel highly-bioavailable quercetin in triathlon athletes
A pilot registry study

Oxidative stress is associated with delayed recovery and higher risk of post-training pain in triathlon athletes. Therefore, supplementation with antioxidant compounds may have a role in enhancing recovery. Quercetin presents marked antioxidant activity. In this pilot registry study, we evaluated the effects of the supplementation with a novel proprietary delivery form (phytosome®) of quercetin in amateur triathlon athletes (§). We employed a specific study model of triathlon according to the “Sprint” distance. The individual triathlon training included repetition of the run 8 times in 14 days. A group of athletes (n=23) used quercetin phytosome® supplementation (one tablet of 250 mg quercetin phytosome® twice daily). A control group (n=25) did not use supplementation. All subjects attended a baseline measurement run and a second final measurement run at day 14. At the end of the study, subjective performance, post-training pain, cramps, time to full recovery and oxidative stress were measured. No side effects were reported. The improvement of time to complete the run was greater in subjects on quercetin supplementation compared with the control group (-11,3% vs -3,9%; p<0,05). Training was considered more valuable in the quercetin group compared with controls (p<0,05). Similarly, post-run muscular pain, cramps, localized pain and the post-exercise recovery time were all considered better with the supplementation (p<0,05). Oxidative stress was also reduced (p<0,05). This pilot study suggests that the oral supplementation with quercetin phytosome® may result in improved training and performance in amateur triathlon athletes.


Riassunto

Lo stress ossidativo è associato al lento recupero e al rischio più elevato di dolore post-allenamento negli atleti di triathlon; pertanto, l’integrazione con composti naturali antiossidanti può avere un ruolo importante nel migliorare la condizione degli sportivi nella fase successiva allo sforzo fisico. La quercetina presenta una marcata attività antiossidante. In questo studio pilota abbiamo valutato gli effetti dell’integrazione con una nuova formulazione di quercetina a elevata biodisponibilità, atta quindi a migliorarne l’assorbimento negli atleti amatoriali di triathlon (§).

Abbiamo impiegato uno specifico modello di studio del triathlon in base alla distanza “Sprint” secondo cui l’allenamento individuale includeva la ripetizione della corsa 8 volte in 14 giorni. Un gruppo di atleti (n=23) ha assunto l’integratore alimentare (una compressa da 250 mg di quercetina Fitosoma® due volte al giorno), mentre un gruppo di controllo (n=25) non ha assunto l’integrazione. Tutti i soggetti hanno partecipato a una sessione di allenamento all’inizio dello studio e a una seconda sessione di allenamento al giorno 14. Alla fine dello studio sono state misurate le prestazioni soggettive, il dolore post-allenamento, i crampi, il tempo per raggiungere il completo recupero e lo stress ossidativo.

Non sono stati segnalati effetti collaterali durante la supplementazione. Il miglioramento del tempo per completare l’intera sessione di triathlon è stato maggiore nei soggetti che avevano assunto quercetina rispetto al gruppo di controllo (-11,3% vs -3,9%; p<0,05). L’allenamento è stato considerato più efficace nel gruppo che aveva assunto quercetina rispetto ai controlli (p<0,05).

Allo stesso modo, il dolore muscolare post-corsa, i crampi, il dolore localizzato e il tempo di recupero post-esercizio sono risultati migliori con l’integrazione (p<0,05). Anche lo stress ossidativo è stato ridotto (p<0,05).

Questo studio pilota suggerisce che l’integrazione orale con quercetina Fitosoma® può migliorare allenamento e prestazioni in atleti di triathlon amatoriali.

Introduzione

La resistenza è definita nello sport come la capacità della forza muscolare di continuare o completare una prova nonostante la fatica, lo stress o altre condizioni avverse (1). Gli atleti di triathlon necessitano di alti livelli di resistenza per completare la loro competizione, e una pronta ripresa dopo l’allenamento è fondamentale per ottenere livelli di resistenza maggiori (1,2). Lo stress ossidativo è stato associato a recupero ritardato e a maggiore rischio di dolore post-allenamento negli atleti di triathlon (2-4). A tal fine, l’integrazione con composti antiossidanti nelle fasi di allenamento e post-gara potrebbe avere un ruolo nel miglioramento della fase di recupero.

La quercetina è uno dei polifenoli più abbondanti, comunemente presente in frutta e verdura (5). Questo flavonoide è dotato di marcata attività antiossidante, nonché di proprietà antinfiammatorie (6). Inoltre, la quercetina agisce come un potente scavenger di specie reattive dell’ossigeno, chela i metalli di transizione ed esercita un effetto protettivo contro la perossidazione lipidica (6).

Studi precedenti hanno riportato che la quercetina esercita un effetto protettivo sulla pelle, riducendo i segni di infiammazione dell’epidermide danneggiata (6,7).

In questo studio pilota abbiamo valutato gli effetti dell’integrazione con una nuova formulazione di quercetina a elevata biodisponibilità*, atta quindi a migliorarne l’assorbimento negli atleti amatoriali di triathlon.

Materiali e Metodi

Sono stati considerati per la selezione atleti non professionisti di triathlon di età compresa tra 30 e 40 anni.

Nel nostro studio abbiamo impiegato un modello di valutazione specifico del triathlon secondo la distanza “Sprint”: i) un percorso di nuoto di 750 m all’aperto in acqua di mare, ii) un percorso in bicicletta di 20 km (12 miglia), e iii) una corsa di 5 km, come riportato in altri studi (2,3). L’allenamento è stato condotto presso la spiaggia di Pescara. Per mantenere le condizioni il più standard possibile, il periodo di allenamento si è svolto a luglio, quando la temperatura media sulla spiaggia di Pescara intorno alle 19:00 era circa di 21-28°C.

I tempi di esecuzione medi per ciascuna delle tre specialità sono stati circa 12-15 minuti, 40 e 25 minuti, rispettivamente, con una media totale prevista di circa 100 minuti.

Gli atleti dilettanti in grado di eseguire il triathlon in circa 100 ± 15 minuti sono stati inclusi nello studio, che è stato condotto secondo la Dichiarazione di Helsinki. Il comitato etico locale ha approvato il protocollo di studio e tutti i soggetti hanno firmato un consenso informato prima dell’inclusione.

L’allenamento individuale di triathlon includeva la ripetizione delle distanze definite 8 volte in 14 giorni nello stesso ambiente. La dieta era completamente libera e priva di integratori alimentari, dietro consiglio degli sperimentatori. È stato consentito un unico integratore di sali minerali (Polase®).

Un gruppo di atleti (n=23) ha utilizzato la supplementazione in studio (una compressa da 250 mg di quercetina Fitosoma® (QF) due volte al giorno, con la prima colazione e la cena). QF è un’innovativa formulazione di quercetina a elevata biodisponibilità, costituita da una dispersione solida in una matrice a base di lecitina atta a consentirne un maggiore assorbimento. La sua composizione è la seguente: quercetina anidra (34-42%), lecitina di girasole (40%) e altri eccipienti per uso alimentare

(20%). Il gruppo di controllo (n=25) non ha utilizzato la supplementazione con QF, tuttavia ha seguito gli stessi programmi di allenamento e nutrizionali. Gli atleti erano liberi di decidere se prendere o meno la supplementazione di QF.

Per valutare le prestazioni, tutti i soggetti hanno eseguito un allenamento su distanza “Sprint” all’inizio dello studio e un secondo allenamento su distanza “Sprint” dopo 14 giorni. Queste valutazioni non erano competitive ma piuttosto cronometriche; il tempo finale per completare ciascuna prova è stato registrato per ciascun partecipante. Alla fine del periodo di studio, una scala analogica visiva (VAS score, intervallo: 0-10) è stata usata per valutare la performance soggettiva, il dolore post-allenamento e i crampi.

È stato misurato il tempo per raggiungere il completo recupero. Inoltre, lo stress ossidativo è stato valutato misurando i radicali liberi plasmatici (test d-ROMS) (8). Le valutazioni di laboratorio routinarie sono state eseguite al basale e poco prima dell’ultima prova.

Tutte le analisi statistiche sono state eseguite con il programma Sigma plot (Systat Software). È stato utilizzato il test ANOVA a due vie per confrontare le differenze nelle prestazioni nei due gruppi; il valore <0,05 è stato considerato statisticamente significativo.

Risultati

I due gruppi erano comparabili in termini di genere (maschi/femmine: 16/7 e 16/9, rispettivamente) ed età (media: 33 anni in ciascun gruppo).

Non sono stati segnalati effetti collaterali o problemi di tolleranza; la compliance al supplemento è stata del 100%.

Tutti i soggetti hanno completato le valutazioni di base e la misurazione finale.

Tutti i soggetti nei due gruppi hanno migliorato significativamente le prestazioni dopo allenamento rispetto al basale (p<0,05), sia nella misurazione del tempo totale sia nelle singole tre specialità della gara di triathlon rispetto ai valori di base (Tab.1).

Il miglioramento, tuttavia, era maggiore nei soggetti che hanno avuto l’integrazione con quercetina rispetto al gruppo di controllo. La variazione finale nel tempo totale (espressa in secondi, comprese le transizioni tra le 3 specialità sportive) era -11,3 e -3,9% nel gruppo quercetina e nel gruppo controllo, rispettivamente.

La Figura 1 mostra le valutazioni dei parametri soggettivi dopo due settimane di allenamento. Complessivamente l’allenamento è risultato più efficace nel gruppo che aveva assunto quercetina rispetto al gruppo di controllo (p<0,05). Il dolore muscolare post-allenamento, i crampi, il dolore localizzato e le tensioni muscolari sono risultati significativamente ridotti nel gruppo che aveva assunto l’integratore rispetto al controllo (p<0,05). Similmente, il tempo di recupero post-esercizio è significativamente inferiore (p<0,05) (Fig.2).

Anche lo stress ossidativo è risultato ridotto con l’integrazione di quercetina, come indicato dalla misurazione dei radicali liberi plasmatici (392 ± 31 e 431 ± 22 unità Carr per gruppo quercetina e gruppo controllo, rispettivamente (p<0,05)).

Al termine dello studio, nei soggetti del gruppo quercetina si sono misurati livelli più bassi di bilirubina non coniugata rispetto ai controlli (0,68 ± 0,3 vs 0,89 ± 0,3 mg/dl; +15,0% rispetto al basale nel gruppo quercetina e +43,5% nel gruppo di controllo; p<0,05) e livelli inferiori di lattato deidrogenasi (343 ± 38 vs 411 ± 24 U/l; + 11,4% rispetto al basale nel gruppo quercetina e + 33,9% in quello di controllo; p<0,05). Non sono state segnalate altre alterazioni rilevanti nei parametri di laboratorio.

 

 

Discussione

L’uso della quercetina in quanto tale è stato finora limitato per la sua bassa biodisponibilità, che è determinata da un cattivo assorbimento gastrointestinale (9).

La tecnologia Phytosome® è un approccio consolidato in grado di garantire buoni tassi di assorbimento dei composti desiderati. Fondamentalmente questa tecnologia consente di ottenere una dispersione solida, ottimizzata e stabile di composti che altrimenti sarebbero scarsamente solubili mediante l’uso di un tensioattivo naturale, la lecitina e altri eccipienti per uso alimentare. Uno studio di farmacocinetica nell’uomo ha dimostrato un miglioramento di 20 volte l’assorbimento per la forma fitosomiale rispetto alla quercetina normale (sulla base di equivalenza in peso, ovvero 500 mg di quercetina Fitosoma® contenente 200 mg di quercetina pura contro 500 mg di quercetina pura) (10).

In questo studio pilota, l’integrazione con QF è risultata associata a prestazioni e resistenza migliorate rispetto all’assenza di integrazione in atleti amatoriali di triathlon.

Il miglioramento è stato particolarmente evidente in termini di riduzione del tempo necessario per completare un modello validato di triathlon secondo la distanza “Sprint” (2,3).

Più specificamente, i soggetti che avevano assunto QF sono stati in grado di ridurre i tempi per completare il percorso di circa il 10% rispetto al basale, dopo un allenamento intensivo di 2 settimane. In termini pratici, secondo la nostra esperienza, una variazione del 5% circa in una competizione simile con 1000 iscritti può consentire a un soggetto di passare dall’800° posto a circa il 700°.

Questo notevole vantaggio può essere dovuto al miglioramento dell’efficacia dell’allenamento e alla riduzione del dolore dopo l’allenamento, come suggerito dalla valutazione soggettiva degli atleti coinvolti. In effetti, una migliore preparazione con piú basso livello di affaticamento, migliore recupero, più facilità negli sforzi e migliore qualità delle prestazioni può risultare in un’esperienza di triathlon più piacevole e meno stressante, portando infine a migliorare le prestazioni.

Attualmente c’è una notevole confusione sul ruolo della supplementazione con antiossidanti nell’esercizio fisico. La supplementazione con vitamina C è stata dimostrata ridurre lo sviluppo della capacità di resistenza (11), e l’opinione che l’esercizio fisico e gli antiossidanti potrebbero competere l’uno contro l’altro è suggerita da studi che dimostrano che l’integrazione con antiossidanti abroga gli effetti benefici dell’esercizio sull’insulino-resistenza (12).

Dato che l’esercizio fisico aumenta il consumo di ossigeno e l’attività mitocondriale, le specie reattive dell’ossigeno potrebbero paradossalmente mediare non solo il danno cellulare associato all’esercizio, ma anche esercitare un effetto benefico. In questi studi “negativi” sono stati usati antiossidanti diretti come vitamina C e vitamina E. Questi composti sono antiossidanti diretti, cioè reagiscono direttamente e neutralizzano i radicali liberi e le specie reattive dell’ossigeno, mentre la quercetina e i polifenoli potenziano le risposte antiossidanti endogene del corpo ed esercitano un’attività antiossidante indiretta attraverso la stimolazione del sistema antiossidante cellulare mediata da Nrf2 e l’espressione di geni citoprotettivi.

È importante sottolineare che nel nostro studio i soggetti che hanno assunto quercetina hanno mostrato una riduzione dello stress ossidativo rispetto ai controlli. La riduzione dello stress ossidativo provoca un miglioramento delle prestazioni nel triathlon (4). Data la ben documentata attività antiossidante e antinfiammatoria della quercetina (6,7), è possibile ipotizzare che questa integrazione abbia contribuito a migliorare le prestazioni e la resistenza nei soggetti valutati, senza alcun evento avverso.

È importante considerare che nel presente studio è stata utilizzata un’integrazione orale con quercetina Fitosoma®. La tecnologia Phytosome® consente di migliorare la farmacocinetica del composto attivo, aumentandone quindi l’assorbimento e la biodisponibilità (13,14).

L’integrazione con QF ha ridotto la bilirubina non coniugata e la lattato deidrogenasi (un enzima abbondante nei globuli rossi e rilasciato nel flusso sanguigno dopo la loro rottura) rispetto al gruppo di controllo. Anche se questo risultato richiede ulteriore convalida in studi dedicati, potrebbe suggerire l’associazione tra l’integrazione con QF e il miglioramento del metabolismo, soprattutto del fegato.

Inoltre, la bilirubina non coniugata è considerata un marker di emolisi (15), pertanto è possibile ipotizzare un effetto protettivo della quercetina sui globuli rossi, che potrà essere indagato in ulteriori studi.

Conclusioni

Sebbene con tutte le limitazioni intrinseche di uno studio pilota, i risultati di questa analisi suggeriscono che l’integrazione orale con QF può migliorare l’allenamento e le prestazioni in atleti di triathlon dilettanti.

Bibliografia
1. Mujika I (2017) Quantification of training and competition loads in endurance sports: methods and applications. Int J Sports Physiol Perform 12(Suppl 2):S29-217
2. Vinciguerra MG, Belcaro G, Cacchio M (2015) Robuvit® and endurance in triathlon: improvements in training performance, recovery and oxidative stress. Minerva Cardioangiol 63:403-409
3. Vinciguerra G, Belcaro G, Bonanni E et al (2013) Evaluation of the effects of supplementation with Pycnogenol® on fitness in normal subjects with the Army Physical Fitness Test and in performances of athletes in the 100-minute triathlon. J Sports Med Phys Fitness 53:644-654
4. Neubauer O, Reichhold S, Nics L et al (2010) Antioxidant responses to an acute ultraendurance exercise: impact on DNA stability and indications for an increased need for nutritive antioxidants in the early recovery phase. Br J Nutr 104:1129–1138
5. Kelly GS (2011) Quercetin. Monograph. Altern Med Rev16:172-194
6. Maramaldi G, Togni S, Pagin I et al (2016) Soothing and anti-itch effect of quercetin phytosome in human subjects: a single-blind study. Clin Cosmet Investig Dermatol 9:55-62
7. Togni S, Maramaldi G, Pagin I (2016) Quercetin-phytosome® 2% cream: evaluation of the potential photoirritant and sensitizing effects. Esperienze Dermatol 18:85-87
8. Cornelli U, Belcaro G, Cesarone MR et al (2013) Analysis of oxidative stress during the menstrual cycle. Reprod Biol Endocrinol 11:74
9. Massi A, Bortolini O, Ragno D et al (2017) Research progress in the modification of quercetin leading to anticancer agents. Molecules 22:E1270
10. Riva A, Ronchi M, Petrangolini G et al (2019) Improved Oral Absorption of Quercetin from Quercetin Phytosome®, a New Delivery System Based on Food Grade Lecithin. Eur J  Drug Metab Pharmacokinet 44(2):169-177
11. Paulsen G, Cumming KT, Holden G et al (2014) Vitamin C and E supplementation hampers cellular adaptation to endurance training in humans: a double-blind, randomised, controlled trial. J Physiol 592:1887- 901
12. Bobeuf F, Labonté M, Khalil A, Dionne IJ (2010) Effects of resistance training combined with antioxidant supplementation on fat-free mass and insulin sensitivity in healthy elderly subjects.Diabetes Res Clin Pract 87:e1-3
13. Franceschi F, Feregalli B, Togni S et al (2016) A novel phospholipid delivery system of curcumin (Meriva®) preserves muscular mass in healthy aging subjects. Eur Rev Med Pharmacol Sci 20:762-766
14. Riva A, Togni S, Giacomelli L et al (2017) Effects of a curcumin-based supplementation in asymptomatic subjects with low bone density: a preliminary 24-week supplement study. Eur Rev Med Pharmacol Sci 21:1684-1689
15. Levitt DG, Levitt MD (2014) Quantitative assessment of the multiple processes responsible for bilirubin homeostasis in health and disease. Clin Exp Gastroenterol 7:307-328

(§) da: Riva A, Vitale JA, Belcaro G et al (2018) Quercetin phytosome® in triathlon athletes: a pilot registry study. Minerva Med 109:285-289
*Quercetin phytosome® (Indena, Milano)

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Utilizzo di un alimento a fini medici speciali muscolo specifico in pazienti affetti da malattia di Parkinson

SUMMARY

Muscle-targeted nutritional support for rehabilitation
in patients with parkinsonian syndrome
A pragmatic, bicentric, randomized, assessor-blind controlled trial
during multidisciplinary intensive rehabilitation treatment

We evaluated the efficacy of muscle-targeted nutritional support on the functional outcomes of multidisciplinary intensive rehabilitation treatment in patients with Parkinson Disease (PD) or parkinsonism. We conducted a pragmatic, bicentric, randomized (1:1), assessor-blind controlled trial (Protein, Leucine and Vitamin D Enhancing Rehabilitation [PRO-LEADER]; April 2017 to January 2018) in cognitively intact patients with PD or parkinsonism and undergoing a 30-day multidisciplinary intensive rehabilitation treatment.
Patients (n=150) received a standard hospital diet with or without a whey protein–based nutritional supplement enriched with leucine and vitamin D twice daily.
The primary efficacy endpoint was the increase in the distance walked during a 6-minute walking test (6MWT). Secondary endpoints were changes in 4-meter walking speed, Timed Up and Go test (TUG), Berg balance scale, handgrip strength, Selfassessment Parkinson’s Disease Disability Scale, body weight, and skeletal muscle mass (SMM). Nutritional support resulted in greater increase in the distance walked during 6MWT (mean 69,6 meters [95% confidence interval (CI) 60,7-78,6]) than no support (51,8 meters [95% CI 37,0-66,7]): center-adjusted mean difference, 18,1 meters (95% CI 0,9-35,3) (p=0,039). Further adjustment for changes in dopaminergic therapy and SMM yielded consistent results: mean difference, 18,0 meters (95% CI 0,7-35,2) (p=0,043).
A meaningful effect was also found for the following secondary endpoints: 4-meter walking speed (p=0,032), TUG (p=0,046), SMM, and SMM index (p=0,029). Six patients discontinued the nutritional therapy due to mild side effects. In conclusion the consumption of a whey protein–based nutritional formula enriched with leucine and vitamin D with multidisciplinary intensive rehabilitation treatment improved lower extremity function and preserved muscle mass in patients with PD or parkinsonism.

 

Riassunto

Abbiamo valutato l’efficacia di un alimento a fini medici speciali mirato al muscolo sugli esiti funzionali del trattamento di riabilitazione intensiva multidisciplinare, in pazienti affetti da malattia di Parkinson o parkinsonismi.

È stato condotto uno studio pragmatico, bicentrico, randomizzato (1:1), da aprile 2017 a gennaio 2018, in pazienti cognitivamente integri, affetti da malattia di Parkinson o parkinsonismi, sottoposti a un trattamento di riabilitazione intensiva multidisciplinare di 30 giorni. I pazienti (n=150) hanno ricevuto una dieta ospedaliera standard, con o senza un integratore alimentare a base di proteine del siero di latte arricchito con leucina, calcio e vitamina D.

L’endpoint primario di efficacia era l’aumento della distanza percorsa durante il test del cammino di 6 minuti. Gli endpoint secondari prevedevano, invece, un cambiamento della velocità del cammino su 4 metri del test Timed Up and Go (TUG), della Berg Balance Scale (per l’equilibrio), della forza di impugnatura (handgrip), della Self Assessment Parkinson’s Disease Disability Scale (per valutare la disabilità), del peso corporeo e della massa muscolare scheletrica. È stata inoltre dosata la vitamina 25 OH D all’ingresso e in dimissione, sia nel gruppo trattato sia nel gruppo di controllo.

La somministrazione del supplemento nutrizionale ha comportato un aumento del 25% della distanza percorsa durante il 6 Minute Walking Test (6MWT) dai soggetti supplementati (media 69,6 metri, 95% intervallo di confidenza, range 60,7-78,6) rispetto ai soggetti non supplementati (media 51,8 metri, 95% intervallo di confidenza, range 37-66,7), non modificata da ulteriori aggiustamenti statistici per terapia e massa muscolare. È stato inoltre riscontrato un effetto significativo per i seguenti endpoint secondari: velocità del cammino di 4 metri (p=0,032), Timed Up and Go (p=0,046), massa muscolare e indice di massa muscolare (p=0,029). Sei pazienti hanno interrotto la terapia nutrizionale prevista, a causa di lievi effetti collaterali. Nei soggetti supplementati aumenta anche la vitamina D ematica.

In conclusione, la supplementazione di una formula nutrizionale a base di proteine del siero di latte arricchita con leucina e vitamina D, associata a un trattamento di riabilitazione intensiva multidisciplinare, è in grado di migliorare la funzione motoria e di preservare la massa muscolare nei pazienti con PD o parkinsonismo.

 

Introduzione

La malattia di Parkinson (PD) e i parkinsonismi (PKS) sono caratterizzati da limitazioni motorie che condizionano la qualità della vita. Il trattamento di questi disturbi, oltre alla terapia farmacologica, prevede interventi di fisioterapia mirata e trattamenti nutrizionali specifici (terapia integrata) (1). Per quanto riguarda il trattamento nutrizionale, è noto che le proteine introdotte con la dieta possono interferire con l’efficacia della terapia farmacologica (levodopa); pertanto, viene impostata un’alimentazione a ridistribuzione proteica che prevede l’assunzione di proteine animali solo al pasto serale (2,3). Una dieta a ridistribuzione proteica correttamente pianificata è in grado di soddisfare in maniera ottimale i fabbisogni proteici del paziente e ridurre al minimo le interferenze tra alimentazione e farmaci; tuttavia, spesso i pazienti tendono a gestire autonomamente la propria alimentazione, riducendo eccessivamente le proteine e andando incontro, pertanto, a un aumentato rischio di malnutrizione proteica. Inoltre, sebbene nei malati di Parkinson vi sia una nota bassa prevalenza di sarcopenia, ben descritta in letteratura, la ridotta performance motoria legata alla malattia può influire negativamente sul muscolo e di conseguenza sui benefici derivanti dalla riabilitazione (2,4). Altro punto chiave del trattamento nutrizionale dei pazienti PD è la vitamina D, poiché in letteratura sono descritti bassi livelli plasmatici di vitamina D nei pazienti PD e migliori performance motorie nei pazienti con livelli di 25OH vitamina D più alti (5).

Esistono, pertanto, varie supplementazioni orali che possono essere utilizzate nel trattamento della malattia di Parkinson. Fino ad oggi sono stati utilizzati prevalentemente integratori ipercalorici e ipoproteici, più comunemente commercializzati per pazienti con insufficienza renale (6). Questi prodotti rivestono tuttora un ruolo importante nel trattamento nutrizionale dei pazienti con fluttuazioni motorie, in cui è davvero indispensabile ottimizzare l’efficacia della levodopa e minimizzare le interferenze tra levodopa e proteine. Tuttavia, vi è un’attenzione crescente all’utilizzo di integratori proteici nei pazienti PD, soprattutto se a rischio di malnutrizione proteica, di sarcopenia o se sottoposti a riabilitazione fisica intensiva.

Abbiamo pertanto condotto uno studio scientifico, con lo scopo di valutare i benefici di una supplementazione orale specifica per la massa magra nei malati di Parkinson ricoverati in riabilitazione intensiva multidisciplinare per 30 giorni. Il trial è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Neurology nel 2019 (7) ed è stato condotto come descritto nei paragrafi successivi.

 

Materiali e Metodi

Lo studio è stato condotto con un disegno pragmatico, bicentrico e randomizzato (1:1). Ha ricevuto l’approvazione da parte del comitato etico di riferimento ed è stato condotto secondo la dichiarazione di Helsinki.

I pazienti sono stati reclutati consecutivamente in due diverse strutture riabilitative specifiche per malati di Parkinson (Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona e Fondazione Gaetano e Piera Borghi di Brebbia), nel periodo tra aprile 2017 e gennaio 2018. Tutti i pazienti hanno partecipato a un programma riabilitativo di 30 giorni in regime di ricovero, finalizzato al miglioramento del cammino o della stabilità posturale. I criteri di esclusione erano la presenza di declino cognitivo, uno stadio di malattia avanzato (Hoen e Yahr score >4/5), insufficienza epatica o renale, malattie psichiatriche o neoplasie negli ultimi 5 anni o controindicazioni all’utilizzo del prodotto (assunzione di altri integratori a base di calcio, vitamina D o proteine ad alto dosaggio oppure allergia alle proteine del latte vaccino).

Il prodotto utilizzato è stato una polvere a base di proteine del latte vaccino arricchito con calcio e vitamina D (Fortifit Nutricia®). I pazienti (n=150) hanno ricevuto una dieta ospedaliera standard, con o senza l’integratore alimentare (randomizzazione 1:1). La randomizzazione è avvenuta tramite mezzi informatici. Il dosaggio giornaliero della supplementazione orale era di 40 g di polvere in 100-150 ml di acqua, che corrispondono a 20 g di proteine del latte, 2,8 g di leucina, 9 g di carboidrati, 3 g di lipidi, 800 UI di vitamina D e 500 mg di calcio. Il prodotto è stato somministrato due volte al giorno, in orari della giornata in cui non potesse interferire con la terapia farmacologica con levodopa, nel rispetto della dieta a ridistribuzione proteica.

Sono state condotte le seguenti valutazioni:

• Valutazioni neurologiche: Mini Mental State Examination per valutare la performance cognitiva, stadiazione secondo il punteggio di Hohen e Yahr, valutazione della gravità della malattia secondo il calcolo del punteggio UPDRS (Unified Parkinson’s Disease Rating Scale) e valutazione della terapia farmacologica antiparkinson.

• Valutazioni nutrizionali: misure antropometriche (peso, altezza, circonferenza polpaccio); misurazione della composizione corporea con bioimpedenziometria (BIA Akern 101); anamnesi alimentare mirata al calcolo dell’apporto proteico e calorico, con diario alimentare quantitativo dei 3 giorni e recall delle 24 ore basato su atlanti validati delle porzioni e analisi dei dati tramite il software WinFood.

• Valutazione della performance motoria: 6 Minute Walking Test, che valuta la distanza percorsa in 6 minuti; velocità del cammino per 4 metri; punteggio al test Time Up and Go, che valuta motilità, equilibrio, rischio di caduta e abilità nel cammino; punteggio della Berg Balance Scale (per l’equilibrio) e della forza di impugnatura (handgrip).

• Una valutazione aggiuntiva è stata rappresentata dalla Self-assessment Parkinson’s Disease Disability Scale per valutare il grado di disabilità nello svolgimento delle attività quotidiane. È stata inoltre dosata la vitamina 25 OH D all’ingresso e in dimissione, sia nel gruppo trattato sia nel gruppo di controllo.

Come endpoint primario di efficacia è stato individuato l’aumento della distanza percorsa durante il test del cammino di 6 minuti (6MWT). Gli endpoint secondari prevedevano, invece, un cambiamento della velocità del cammino su 4 metri, del test Timed Up and Go, della Berg Balance Scale (per l’equilibrio), della forza di impugnatura (handgrip), della Unified Parkinson’s Disease Disability Scale per valutare la disabilità, del peso corporeo e della massa muscolare scheletrica (SMM).

L’analisi statistica dei dati è stata condotta col Software STATA.

 

Risultati

Abbiamo valutato 327 pazienti per arrivare a includerne 150 nello studio. I principali criteri di esclusione sono stati il declino cognitivo, uno stadio di malattia di Parkinson troppo avanzato o l’integrazione di vitamina D. I pazienti sono stati divisi tramite randomizzazione in due bracci da 75 pazienti ciascuno. Tra i 75 pazienti che hanno assunto la supplementazione orale vi sono stati 6 drop out, di cui 4 per intolleranza gastro-intestinale (uno per dispepsia, due per meteorismo e uno per diarrea) al supplemento e 2 per interferenza tra le proteine del supplemento ed efficacia della levodopa.

La somministrazione del supplemento nutrizionale ha comportato un aumento del 25% della distanza percorsa durante il 6MWT nei soggetti supplementati (media 69,6 metri, 95% intervallo di confidenza, range, 60,7-78,6) rispetto ai soggetti non supplementati (media 51,8 metri, 95% intervallo di confidenza, range 37-66,7), non modificata da ulteriori aggiustamenti statistici per terapia e massa muscolare (Tab.1).

È stato inoltre riscontrato un effetto significativo del supplemento per i seguenti endpoint secondari: una maggiore velocità del cammino di 4 metri (p=0,032), un miglior punteggio nel Timed Up and Go (p=0,046), una conservata massa muscolare misurata alla bioimpoedenziometria, non solo in termini di valore assoluto ma anche in termini di indice di massa muscolare (kg/m2) (p=0,029) (Tab.1).

Nel gruppo dei pazienti supplementati si è osservato, inoltre, un aumento dell’intake proteico (p=0,007), dell’intake calorico (p<0,01), della circonferenza del polpaccio (p=0,031) e della vitamina D ematica (p<0,01) (Tab.1).

Conclusioni

La supplementazione di una formula nutrizionale a base di proteine del siero di latte arricchita con leucina e vitamina D, associata a un trattamento di riabilitazione intensiva multidisciplinare, è in grado di migliorare la funzione motoria e di preservare la massa muscolare nei pazienti con PD o parkinsonismo. Questo tipo di supplementazione è a maggior ragione indicata nei soggetti con sarcopenia o con elevato rischio di malnutrizione.

Commento degli autori
Nei casi in cui l’utilizzo di questo tipo di supplementazione fosse controindacata per preesistente integrazione con calcio e/o vitamina D oppure per intolleranza gastro-intestinale, è possibile utilizzare supplementazioni di altro tipo. Ad esempio, esistono integratori specifici di malattia di Parkinson a base di sieroproteine del latte vaccino, senza l’aggiunta di calcio e vitamina D e con una buona tollerabilità gastrica (Fortiral Ralpharma®).

Inoltre, a prescindere dalla riabilitazione e dall’indice di massa magra, nei pazienti affetti da malattia di Parkinson vi è l’indicazione a dosare i livelli plasmatici di 25OH vitamina D. Qualora i valori siano carenti o insufficienti, vi è l’indicazione a utilizzare integratori di colecalciferolo secondo i dosaggi previsti dalle linee guida (8).

Ringraziamenti
Ringraziamo tutti gli autori dell’articolo originale pubblicato su Neurology nel 2019 (7), in particolar modo Emanuele Cereda che ha condotto l’analisi statistica dei dati.

 

Bibliografia
1. Frazzitta G, Maestri R, Bertotti G et al (2015) Intensive rehabilitation treatment in early Parkinson’s disease: a randomized pilot study with a 2-year follow-up. Neurorehabil Neural Repair 29:123-131
2. Burgos R, Bret´on I, Cereda E et al (2018) ESPEN guideline clinical nutrition in neurology. Clin Nutr 37:354-396
3. Cereda E, Barichella M, Pedrolli C et al (2010) Low-protein and protein-redistribution diets for Parkinson’s disease patients with motor fluctuations: a systematic review. Mov Disord 25:2021-2034
4. Barichella M, Pinelli G, Iorio L et al (2016) Sarcopenia and dynapenia in patients with parkinsonism. J Am Med Dir Assoc 17:640-646
5. Rimmelzwaan LM, van Schoor NM, Lips P et al (2016) Systematic review of the relationship between vitamin D and Parkinson’s disease. J Park Dis 6:29-37
6. Barichella M, Madio C, Cassani E et al (2011) Oral High-Calorie, Low-Protein Supplements in a Parkinson’s Disease Patient: A Case Report. Mov Disord 26(2):354-355
7. Barichella M, Cereda E, Pinelli G et al (2019) Muscle-targeted nutritional support for rehabilitation in patients with parkinsonian syndrome. Neurology 93(5):e485-e496
8. Pludowski P, Holick MF, Grant WB et al (2018) Vitamin D supplementation guidelines. Steroid Biochem Mol Biol 175:125-135

Integratori alimentari

Antonino Santoro
Membro del Consiglio di amministrazione di EHPM (European Federation of Associations of Health Products Manufacturers)
santoro.santoro@fastwebnet.it


Il 18 febbraio scorso si è tenuta a Bruxelles, presso il Parlamento europeo, una tavola rotonda organizzata dall’European Federation of Associations of Health Product Manufacturers (EHPM). Nel corso della tavola rotonda è stato trattato il tema degli integratori alimentari come strumento utile nella prevenzione primaria e per la promozione della salute, e sono state discusse le opportunità e le sfide dell’attuale regolamentazione europea nel settore (2). È stato inoltre presentato il Manifesto recentemente pubblicato da EHPM dal titolo Food Supplements for healthier citizens & a stronger economy in the EU (3).

Nel documento viene illustrato il ruolo degli integratori alimentari nel mantenimento della salute, l’andamento del settore in Europa e i traguardi a livello legislativo e normativo raggiunti in questi anni. Il Manifesto, inoltre, sottolinea gli aspetti sui quali è necessario ancora lavorare a livello legislativo, affinché l’integratore alimentare e il relativo comparto industriale possano raggiungere il loro pieno potenziale.

EHPM ha voluto far presente alle istituzioni europee la strategicità del settore e indicare le problematiche ad esso connesse, in un quadro regolatorio europeo non ancora armonizzato che presenta delle barriere che ostacolano gli operatori e non consentono ai consumatori stessi di disporre di prodotti innovativi e con chiare indicazioni d’uso. Qui a seguire vengono riportati i punti principali del Manifesto, al quale si rimanda per tutti i dettagli e la bibliografia citata. […]

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Consumo di peperoncino e riduzione del rischio di infarto cardiaco e di ictus cerebrale

Marialaura Bonaccio1, Augusto Di Castelnuovo2, Chiara Cerletti1, Maria Benedetta Donati1, Giovanni de Gaetano1, Licia Iacoviello1,3
1Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo NEUROMED, Pozzilli (IS)
2Mediterranea Cardiocentro, Napoli
3Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Centro di Ricerca in Epidemiologia e Medicina Preventiva (EPIMED), Università dell’Insubria, Varese-Como
marialaura.bonaccio@moli-sani.org


Le spezie rappresentano un elemento importante della dieta mediterranea (MD) e sono poste, insieme alle erbe, alla base della piramide della dieta mediterranea, sia per le loro proprietà sia come prezioso sostituto del sale. Il peperoncino piccante (Capsicum annuum L.), appartenente al genere Capsicum, è originario dell’America centrale e meridionale, è ampiamente presente nelle diverse culture alimentari di tutto il mondo e viene utilizzato per insaporire molti piatti tradizionali delle regioni italiane meridionali.
I benefici per la salute del peperoncino sono stati attribuiti alla capsaicina, il suo principale composto bioattivo che ne conferisce il carattere pungente, che diversi studi sperimentali hanno dimostrato favorevolmente associato a un miglioramento della funzione cardiovascolare e della regolazione metabolica. Oltre alle sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche, e agli effetti atero-protettivi, la capsaicina induce apoptosi delle cellule tumorali; tuttavia, alte concentrazioni potrebbero comportare effetti deleteri.
Studi sull’uomo hanno suggerito che l’assunzione di peperoncino facilita la perdita di peso attraverso l’attivazione di diversi recettori e un migliore controllo dell’insulina. Altri dati epidemiologici sembrano confermare le proprietà dimagranti del peperoncino, mostrando associazioni inverse con l’incidenza di sovrappeso e obesità.
Più recentemente, studi sugli animali hanno evidenziato un’interazione tra il contenuto di capsaicina nella dieta e il microbiota intestinale proposto come nuovo meccanismo di effetto antiobesità della capsaicina, che agirebbe attraverso la prevenzione della disbiosi microbica, disfunzione della barriera intestinale e infiammazione cronica di basso grado. Ad oggi, le prove epidemiologiche che affrontano in maniera prospettica l’associazione tra l’assunzione di peperoncino e il rischio di malattia/mortalità sono piuttosto scarse.
Ad eccezione di due studi di popolazione provenienti dalla Cina e dagli Stati Uniti, che riportano entrambi un rischio di mortalità ridotto associato all’assunzione regolare di peperoncino, attualmente non sono disponibili studi epidemiologici sui potenziali benefici per la salute associati al consumo di peperoncino nelle aree mediterranee. Inoltre, i due studi sopra menzionati non hanno affrontato la problematica relativa ai possibili meccanismi biologici attraverso i quali l’assunzione regolare di peperoncino può fornire i vantaggi per la salute.
Lo scopo principale del nostro studio è stato quello di stimare l’associazione tra il consumo di peperoncino e la mortalità totale, prendendo in considerazione un’ampia popolazione mediterranea di uomini e donne; come scopo secondario, lo studio ha esaminato alcuni meccanismi biologici che potrebbero essere coinvolti nell’associazione tra peperoncino e rischio di mortalità, analizzando il possibile contributo di alcuni noti biomarcatori di rischio cardiovascolare. Infine, abbiamo valutato se l’inclusione del peperoncino fosse in grado di migliorare la previsione del rischio associata a una dieta mediterranea tradizionale […]

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La giovinezza in un sorso

[…] Il benessere della pelle inizia da una buona scelta della tipologia di collagene idrolizzato. A partire dal collagene nativo, infatti, l’azione degli enzimi proteolitici può essere casuale, producendo una miscela caratterizzata da una grande varietà in termini di amminoacidi liberi e grandezza dei peptidi. Inoltre, il prodotto ottenuto potrebbe essere differente da lavorazione a lavorazione. Per avere una certezza nella costanza delle proprietà organolettiche, ma soprattutto funzionali […] 

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Utilizzo di un alimento a fini medici speciali muscolo specifico in pazienti affetti da malattia di Parkinson

[…] È stato condotto uno studio pragmatico, bicentrico, randomizzato (1:1), da aprile 2017 a gennaio 2018, in pazienti cognitivamente integri, affetti da malattia di Parkinson o parkinsonismi, sottoposti a un trattamento di riabilitazione intensiva multidisciplinare di 30 giorni.
I pazienti (n=150) hanno ricevuto una dieta ospedaliera standard, con o senza un integratore alimentare a base di proteine del siero di latte arricchito con leucina, calcio e vitamina D. […]

 

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