L’Integratore Nutrizionale n°3/2022

L’Integratore Nutrizionale n°3/2022

Focus: healthy ageing

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OPINIONE • Come affrontare le sfide portate dalla guerra in Ucraina al sistema agroalimentare italiano
Gabriele Rotini (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA)) punta i riflettori sull’impennata dei prezzi di energia e materie prime dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina e sul grande rischio del settore agroalimentare Made in Italy. Illustra le proposte dell’Unione Europea e quelle di CNA Agroalimentare, riassumendo quanto riportato all’audizione alla Camera dei Deputati a fine aprile aprile.

Alimentazione, stile di vita e sano invecchiamento
Elena Azzini e Angela Polito del CREA presentano una revisione critica delle evidenze su alimentazione e invecchiamento in salute, considerando la funzione cognitiva e quella immunitaria, che giocano, insieme all’attività fisica, un ruolo fondamentale sul mantenimento del benessere psicofisico.

Formulazioni a base di acido α-lipoico nel trattamento delle neuropatie e del dolore neuropatico
Il soggetto del lavoro di Manuela Bartolini e Lara Testai (Università di Pisa) è l’acido α-lipoico (ALA), uno dei più potenti antiossidanti presenti in natura. Per questo motivi, le ricerche degli ultimi anni hanno rivolto la loro attenzione verso ALA come un prezioso alleato per contrastare lo stress ossidativo e le patologie a esso correlate. Vengono riassunti dati di efficacia e sicurezza nelle neuropatie, anche quelle iatrogene indotte da farmaci chemioterapici.

Sviluppo di un protocollo innovativo per valutare la stabilità di un estratto botanico
Lucia Ferron e Adele Papetti (Università di Pavia) propongono per la prima volta l’applicazione della metodologia ASAP (stabilità predittiva accelerata) a un fitocomplesso, senza generare un pool di dati ingenti e di difficile gestione. Nell’esempio riportato il fitocompesso è un estratto di mais pigmentato, ricco in polifenoli.

AGGIORNAMENTI

LETTERATURA SCIENTIFICA – Da questo numero diamo il nostro benvenuto alla nuova curatrice della rubrica, Alessandra Baldi, Scientific and Regulatory advisor presso NuTRE (Nutraceutical Tailored Research Ecosystem), una nuova realtà che, forte delle consolidate competenze in ambito della ricerca scientifica e nel campo regolatorio, si pone al servizio delle aziende del settore nutraceutico e alimentare per lo sviluppo di prodotti innovativi). In questa rubrica di aggiornamento Alessandra Baldi ci presenta le novità della letteratura scientifica sugli integratori alimentari che possono contribuire a un invecchiamento in salute.

SOSTENIBILITA’ – Marco Bernasconi e Lucia Ferron (FLANAT Research Italia) presentano il l’applicazione dell’approccio Life Cycle Thinking ai progetti, finanziati da Regione Lombardia, sulla Camelina sativa, una pianta selezionata, oltre che per il suo olio ricco in acidi grassi, per la sua caratteristica facilità di adattarsi a qualsiasi terreno senza richiedere un grande apporto di acqua.
E’ descritta l’applicazione LCT, dalla valutazione e quantificazione dei carichi energetici e ambientali e dei potenziali impatti socioeconomici associati al processo lungo l’intero ciclo di vita, dall’acquisizione delle materie prime al suo fine vita.

BIOTECH – Federchimica Assobiotec e ENEA presentano il rapporto annuale sulle imprese di biotecnologia in Italia, che fotografa un settore in crescita, capace di reggere la crisi pandemica e votato dalla ricerca.

APPROFONDIMENTI FORMULATIVI – Assistiamo spesso all’uscita sul mercato di prodotti che, pur accattivanti per la presenza di determinati principi attivi e in dosaggio elevato, non rispettano i requisiti formulativi necessari ad assicurare la corretta assimilazione degli stessi. Andrea Fratter (Presidente SIFNut), in questo numero, ce ne illustra due esempi: Acido α-lipoico e L-glutatione

PIANTE E DERIVATI BOTANICI: Domenico Avenoso e Antonella Riva (INDENA) ci parlano di piante capaci di stimolare immunità e, in particolare, della quercetina le cui attività biologiche riportare in letteratura sono numerose: antiossidante, antinfiammatoria, immunomodulante, antivirale e senolitica; quindi, quale miglior candidata al titolo di “regina della resilienza”?

APPROFONDIMENTI NORMATIVI – L’annosa questione dell’Aloe e dei derivati dell’idrossiantracene. Una nuova valutazione di EFSA è attesa entro ottobre, e Rita Stefani (Fine Foods) ne illustra i dettagli.

NOVEL FOOD: Armando Antonelli (Hylobates) ci presenta i nuovi alimenti autorizzati nell’Unione Europea nel secondo bimestre del 2022.

AZIENDE

MERCATO – Euromonitor International presenta le “opportunità d’oro” per la Silver Generation, riportando i risultati del loro sondaggio del 2021 Voice of the Consumer: Health and Nutrition

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Recupero dei by-products nella filiera della frutta secca

Recupero dei by-products nella filiera della frutta secca

Cristina Danna

Università degli Studi di Genova
cristina.danna@edu.unige.it

L’esigenza del recupero delle biomasse di scarto derivanti dalla filiera agricola apre nuove prospettive di studio di forte interesse applicativo e di innovazione. Un caso emblematico di by-products, sottoprodotti, è quello rappresentato dalle biomasse di scarto derivanti dall’attività di produzione e lavorazione della frutta secca. Dal Nord al Sud Italia sono molteplici le specie coltivate e inserite nel mercato nazionale e internazionale. In questo breve articolo verranno presentati alcuni esempi di coltivazioni di frutta secca, le quali rappresentano i capisaldi di produzione, dal potenziale ancora maggiore se sviluppate nell’ottica dell’economia circolare. I principali scarti della produzione e della lavorazione della frutta secca sono rappresentati dal legno di potatura, dai gusci legnosi e dai tegumenti; molteplici sono gli utilizzi innovativi offerti da questi scarti, oggetto di studio della comunità scientifica. L’uso efficace dei sottoprodotti agricoli è sicuramente una grande sfida nella gestione dei rifiuti e la conversione di questi ultimi in risorse rappresenta un goal importante per la società moderna. I nuovi campi di studio riguardano sia la ricerca di nuovi materiali sia la ricerca relativa ai composti bioattivi recuperabili dagli scarti, obiettivo cardine per l’innovazione nei botanicals.

Le noci

La nocicoltura rappresenta un caposaldo della tradizione colturale italiana delle zone montane e collinari, diffusa solitamente dai 500 fino ai 1200 metri di altitudine. 
Juglans regia L., il Noce, è un albero appartenente alla famiglia delle Juglandaceae, dalle origini asiatiche, nella regione dell’attuale Uzbekistan. Introdotto in Europa già in antichità dai Greci e diffuso poi in tutto l’Impero in età romana. Il nome Juglans (da Iupiter “Giove” e da glans “ghianda”, “ghianda di Giove”) testimonia l’importanza e le proprietà attribuite al frutto. In Italia sono 4 mila gli ettari dedicati alla nocicoltura, per una produzione di circa 12 mila tonnellate. Vista la forte richiesta interna, che si attesta intorno alle 50 mila tonnellate, importazioni di noci vedono a capo del mercato gli USA, il Cile, la Francia e la Germania; da queste, circa 6 mila tonnellate sono gli scarti derivanti dalla produzione di noci sgusciate. Gli usi tradizionalmente noti del Noce come pianta alimentare, medicinale, tintoria e di uso artigianale vengono oggigiorno implementati da conoscenze e ricerche atte ad approcciare i bisogni e problemi della modernità. In quest’ottica si inserisce il discorso del recupero delle biomasse scartate in fase produttiva. 
Da un punto di vista morfologico, il frutto di Noce è composto da quattro parti principali: il nocciolo (embrione), la buccia (tegumento), il guscio e il mallo (Fig.1). 
Una review pubblicata recentemente (2020) da Ali Jahanban-Esfahlan (1) e collaboratori analizza la possibilità di un utilizzo del guscio del frutto come prezioso materiale vegetale bio-assorbente, impiegabile nella rimozione di materiali pericolosi. La porzione di guscio del frutto della noce è uno scarto agricolo lignocellulosico composto da cellulosa (17,74%), emicellulosa (36,06%) e lignina (36,90%). Negli ultimi anni il guscio di Noce è stato ampiamente studiato come bio-assorbente vegetale naturale e inerte. Vengono esplorate le potenziali applicazioni dei sottoprodotti derivati dai gusci di Noce per l’efficacia nella rimozione di vari materiali nocivi, tra cui metalli pesanti, sintetici, oli, ecc. Il materiale assorbente è stato in grado di assorbire dalle acque reflue 11 ioni di metalli pesanti: rame (Cu2+), cromo (Cr6+), arsenico (As3+), cadmio (Cd2+), piombo (Pb2+), cesio (Cs+), nichel (Ni2+), zinco (Zn2+), manganese (Mn2+), ferro (Fe2+) e mercurio (Hg2+). Questo agro-rifiuto ricco di cellulosa rappresenta anche il materiale adatto per lo sviluppo commerciale di packaging biodegradabile. Dingyuan Zheng e collaboratori (2) hanno utilizzato il guscio di Noce come materia prima per la produzione di cellulosa purificata. La tecnica di produzione prevede molteplici trattamenti, tra cui quelli alcalini e di sbiancamento. 
La produzione di materiali cellulosici a partire da materiali di scarto si inserisce in una logica di economia circolare, e ancora una volta l’obiettivo è convertire le biomasse di scarto in risorse e beni preziosi e necessari.
Recentemente è stato oggetto di studi anche un’altra parte del frutto, il mallo verde di Noce. Vanessa Vieira (3) e collaboratori ne hanno studiato l’estratto idroalcolico come fonte di composti bioattivi, dalle proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antibatteriche, volendo anche in questo caso valorizzare una biomassa generalmente scartata che potrebbe invece contribuire allo sviluppo di nuovi botanicals. Un ulteriore recente studio di Raffaele Romano e collaboratori (4), sempre relativo allo studio del mallo, si è focalizzato sull’estratto in CO2 supercritica. Nonostante il costo elevato, dovuto alla complessità dei macchinari, questa estrazione consente un minor impatto ambientale, in quanto il solvente utilizzato non lascia tracce e può essere recuperato e riutilizzato per ulteriori estrazioni. Gli estratti sono stati caratterizzati in termini di contenuto totale di polifenoli, con attività antiossidante e antifungina. Il mallo verde di Noce rappresenta, dunque, un’importante fonte economica di composti bioattivi che ne suggeriscono l’utilizzo per i packaging attivi nell’industria alimentare.

Figura 1
Le nocciole

Corylus avellana L., il Nocciolo, è un albero appartenente alla famiglia delle Betulaceae. Originario dell’Asia minore, si trova ampiamente spontaneo e coltivato in Italia fino a un’altitudine di 1300 m. Il nome scientifico della specie deriva dal greco κόρυς (córys) “elmo”, probabilmente a ricordo della forma della cupula, involucro fogliaceo che attornia il frutto; avellana è invece riferito alla città di Abella, nome latino di Avella Vecchia (Campania), anticamente rinomata per le nocciole. L’Italia è uno dei maggiori produttori a livello mondiale, secondo dopo la Turchia, con circa 86 mila ettari dedicati alla corilicoltura e una produzione di circa 110 mila tonnellate all’anno. Ricordiamo per importanza la Nocciola di Giffoni Igp, la Nocciola delle Langhe Igp e la Nocciola romana Dop.
La valorizzazione dei sottoprodotti delle nocciole (Fig.2) dà un importante contributo per l’isolamento e la purificazione di molecole bioattive che possono essere utilizzate sia per scopi medicinali che industriali.
Recentemente, Sandra Cabo e collaboratori (5) hanno studiato le cupule delle nocciole come fonte di polifenoli antiossidanti. L’estratto dalle maggiori attività antiossidanti è quello in metanolo, tuttavia nello studio vengono riportate ulteriori modalità di estrazione meno impattanti dal punto di vista ambientale, quale ad esempio l’estrazione con acqua, presentata come un’alternativa affidabile e sicura. 
Alessandro Di Michele e collaboratori (6) hanno invece studiato gli estratti dei gusci delle nocciole, isolando anche in questo caso agenti antiossidanti e antibatterici. L’acido gallico è risultato essere il composto fenolico più abbondante e a seguire l’acido clorogenico, rutina e acido protocatecuico.
Gli scarti delle nocciole sono inoltre utilizzabili come materia prima per l’industria della carta. A titolo esemplare, il progetto EcoPaper coordinato dalla Ferrero ha permesso di creare un packaging più sostenibile ed economico a partire dalle biomasse di scarto. 
Si stima che dai residui produttivi, bucce delle fave di cacao e gusci e cuticole di nocciole, inseriti per il 10% nel prodotto finale, vengano prodotte 1,5 milioni di tonnellate di carta annui.

Figura 2
I pistacchi

Pistacia vera L., il Pistacchio, è un albero appartenente alla famiglia delle Anacardaceae. Originario dell’Asia minore, si è diffuso nel bacino del Mediterraneo in età greco-romana. Pistacia, dal greco πιστάκη (pistáke) “pistacchio”, deriva dal vocabolo persiano pistáh, che significa “ricco di farina”. La coltivazione e produzione del Pistacchio in Italia è principalmente diffusa in coltivazioni che non superano gli 800 m di altitudine in Sicilia nella varietà Bianca di Bronte, il famoso Pistacchio che gode denominazione di origine protetta (Dop) ed è un Presidio Slow Food. Si stima che la produzione italiana ammonti a circa 3400 tonnellate, mentre le importazioni siano di circa 10.000 tonnellate.
Anche il Pistacchio, come nei casi precedentemente citati per altra frutta secca, vede nella sua filiera di produzione e trasformazione diversi scarti, principalmente guscio legnoso e “buccia” (Fig.3). 
Queste biomasse inutilizzate hanno attirato l’interesse scientifico nella ricerca di fonti alternative di composti bioattivi, aumentando il valore della produzione del Pistacchio. Un recente studio condotto da Antonella Smeriglio e collaboratori (7) ha dimostrato, mediante saggi in vitro e in vivo, gli effetti antiossidanti e inibitori della biosintesi della melanina di un estratto in metanolo di tegumenti di Pistacchio. I risultati suggeriscono che il tegumento di Pistacchio maturo può essere considerato come una promettente fonte di agenti antiossidanti e sbiancanti per lo sviluppo di nuovi prodotti utili nella prevenzione di disturbi della pigmentazione nell’uomo e/o per migliorare la qualità degli alimenti, aprendo nuove possibilità in campo nutraceutico e farmaceutico.
L’ulteriore lavoro di Nunzio Cardullo e collaboratori (8) riporta la valutazione dei gusci di Pistacchio, un sottoprodotto di scarso valore economico, come promettente fonte di polifenoli antiossidanti. Gli autori hanno proposto e ottimizzato una procedura di estrazione ecosostenibile con etanolo sotto irradiazione a microonde, e un metodo di frazionamento facilmente riproducibile e scalabile, adatto per applicazioni industriali. I risultati hanno evidenziato che la metodologia proposta può essere un modo efficace per recuperare i composti fenolici bioattivi dal guscio duro del Pistacchio, rendendo questo sottoprodotto una promettente fonte di composti con potenziali applicazioni nei settori alimentare e sanitario.

Figura 3
Conclusioni

È importante comprendere appieno il valore dei sottoprodotti derivanti dalla filiera produttiva della frutta secca e determinare la fattibilità tecnica e i metodi da utilizzare nel riciclo. Il problema che molti operatori del settore devono affrontare è quello di trovare macchinari e metodi idonei alla lavorazione di tali sottoprodotti, in grado di garantire il recupero di importanti molecole e composti bioattivi ancora presenti. Fondamentale risulta quindi, nella logica dell’economia circolare relativa al settore agricolo, inserire punti di raccolta dei sottoprodotti agricoli, connessi a sedi di lavorazione provviste dei macchinari adeguati, che alimentino nuovi cicli produttivi. Ancora una volta, da prodotti generalmente considerati di scarto può derivare un valore aggiunto. I riscontri positivi riguardano sia il mondo agricolo sia il mondo dell’impresa innovativa, attenta alla tutela dell’ambiente e delle sue risorse, e al benessere dei consumatori.

Bibliografia

1. Jahanban-Esfahlan A, Jahanban-Esfahlan R, Tabibiazar M et al (2020) Recent advances in the use of walnut (Juglans regia L.) shell as a valuable plant-based bio-sorbent for the removal of hazardous materials. RSC Advances 10(12):7026-7047
2. Zheng D, Zhang Y, Guo Y et al (2019) Isolation and Characterization of Nanocellulose with a Novel Shape from Walnut (Juglans Regia L.) Shell Agricultural Waste. Polymers (Basel) 11(7):1130
3. Vieira V, Pereira C, Abreu RMV et al (2020) Hydroethanolic extract of Juglans regia L. green husks: A source of bioactive phytochemicals. Food Chem Toxicol 137:111189
4. Romano R, Aiello A, Meca G et al (2021) Recovery of bioactive compounds from walnut (Juglans regia L.) green husk by supercritical carbon dioxide extraction. Int J Food Sci Technol 56(9):4658-4668
5. Cabo S, Aires A, Carvalho R et al (2021) Corylus avellana L. Husks an Underutilized Waste but a Valuable Source of Polyphenols. Waste and Biomass Valorization 12:3629-3644
6. Di Michele A, Pagano C, Allegrini A et al (2021) Hazelnut Shells as Source of Active Ingredients: Extracts Preparation and Characterization. Molecules 26(21),  doi:10.3390/molecules26216607 
7. Smeriglio A, D’Angelo V, Denaro M et al (2021) The Hull of Ripe Pistachio Nuts (Pistacia vera L.) as a Source of New Promising Melanogenesis Inhibitors. Plant Foods Hum Nutr 76(1):111-117
8. Cardullo N, Leanza M, Muccilli V et al (2021) Valorization of Agri-Food Waste from Pistachio Hard Shells: Extraction of Polyphenols as Natural Antioxidants. Resources 10(5), doi:10.3390/resources10050045

Doltendix®

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Per il benessere dei tendini

I tendini sono costituiti da tessuto connettivo denso, la cui natura fibroelastica consente l’interazione tra muscoli e ossa, rendendo possibile il movimento. Sono composti prevalentemente da fibre collagene di tipo I, che conferiscono la forza necessaria per far fronte a carichi elevati. Se sottoposti ad alcune condizioni, quali sovraccarico, movimenti scorretti e allenamento, possono subire lesioni e andare incontro a degenerazione.

DOLTENDIX®

Un integratore alimentare
a base di peptidi bioattivi
da collagene, astaxantina, trans-resveratrolo
e vitamina C, formulato
per il benessere dei tendini.

ASTAXANTINA
Carotenoide rosso ottenuto da microalghe (Haematococcus pluvialis) ad azione antiossidante.

TRANS-RESVERATROLO
Polifenolo non flavonoide presente in molte varietà botaniche.

BIO-PEPTIDI DA COLLAGENE TENDOFORTE®
Miscela brevettata di peptidi bioattivi di collagene altamente caratterizzati dal punto di vista chimico e altamente specifici. 

VITAMINA C
La vitamina C contribuisce alla normale formazione del collagene per la normale funzione delle cartilagini.

Collagene di origine bovina (TENDOFORTE®); maltodestrina; vitamina C (acido L-ascorbico); aromi; correttore di acidità: acido citrico; astaxantina (AstaReal®), amido modificato; colorante: rosso di barbabietola; trans-resveratrolo (Veri•Sperse®); antiagglomerante: biossido di silicio; edulcorante: sucralosio.

Si consiglia l’assunzione di 2 buste al giorno di DOLTENDIX®, disperdendole ciascuna in un bicchiere d’acqua (circa 250 ml) a temperatura ambiente.

TABELLA NUTRIZIONALE
Apporto nutrienti:
VALORI NUTRIZIONALI
(*) VNR: Valori Nutritivi di Riferimento ai sensi del Reg. UE 1169/2011
Componenti
per dose (2 buste)
% VNR/dose (*)
Collagene (TENDOFORTE®)
5000 mg
Astaxantina (AstaReal®)
8 mg
Vitamina C
500 mg
625
Trans-resveratrolo (Veri•Sperse®)
150 mg

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Cosmetic Technology 2 – 2022

Cosmetic Technology 2 – 2022

25 anni
di informazione scientifica

Focus: DETERSIONE EPILAZIONE RASATURA

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L’estratto di tè verde (GTE) è un ingrediente di derivazione vegetale utilizzato fin dall’antichità, ma che oggi rappresenta un attivo multifunzionale sia per il comprovato potere antiossidante, sia per essere un attivo antipollution che contrasta gli effetti dell’inquinamento sulla pelle. I polifenoli del tè verde mostrano potenti effetti antirughe e antiossidanti riducendo la collagenasi, l’attività delle MMP (metalloproteinasi) e l’induzione dei ROS (specie reattive dell’ossigeno). GTE ha dimostrato di inibire in modo efficiente la produzione di sebo e quindi risulta essere un’ottima alternativa rispetto all’uso di attivi tradizionali in presenza di A. vulgaris. Inoltre, essendo i polifenoli sensibili alla fotodegradazione è importante in una formulazione scegliere attivi per garantire una fotostabilità ed è fondamentale anche l’utilizzo di un adeguato veicolo per ottenere una valida efficacia con i risultati desiderati sulla pelle.

 

Green Tea
From botanical source to active anti-pollution
Green Tea Extract (GTE) is a plant-derived ingredient used since ancient times, but nowadays it represents a multifunctional active both for its proven antioxidant power and for being an anti-pollution active that counteracts the effects of pollution on the skin. Green Tea polyphenols, in fact, show powerful anti-wrinkle and antioxidant effects by reducing collagenase, MMP (metalloproteinase) activity and (ROS Reactive Oxygen Species) induction. GTE has been shown to efficiently inhibit the production of sebum and is therefore an excellent alternative to the use of traditional actives in the presence of A. Vulgaris. In addition, since polyphenols are quite sensitive to photodegradation, it is important in a formulation to choose actives to ensure photostability, and the use of an appropriate vehicle is also essential to achieve valid efficacy with the desired results on the skin.

aggiornamenti
Linee Guida

Anna Ciranni

Segnalazioni Rapex

Anna Ciranni

Regulatory

Comunicare la sostenibilità dei prodotti cosmetici nel Regno Unito • Francesca Rapolla

Andare in

Giappone • Silvia Morel, Nawaf Estifan

Into The Lab

La frutta che strucca • Camilla Crescentini

Perché ci piace

Hair styling mist • Laboratorio Cosmopolita

Letteratura

Lorella Giovannelli e Alice Picco

Approfondimenti Cosmetici

Il PAO nei cosmetici visto dai consumatori • Mariano Salis, Michela Mediani, Monica Molinari, Rima Al Sibai

La rimozione dei peli superflui

Vision of Visual

Lo sviluppo grafico di un packaging concettuale per comunicare senza estremizzare le qualità di un prodotto • Barbara Panzeri

speciale viaggio in sardegna
Eleonora Tuzi

Eleonora Tuzi

Farmacista specializzata in Cosmesi
e Cosmetica oncologica

Gianpiera Spada

Gianpiera Spada

CEO di Jana ‘e Mele
Cosmetologa formulatrice

Jana ‘e Mele semplicemente racchiude la Sardegna in un flacone bianco, bianco come il latte.

Girovagando alla ricerca di nuove realtà imprenditoriali talvolta si scoprono piccole attività fortemente legate al territorio di appartenenza che, attraverso i loro prodotti, comunicano al resto del mondo la cultura del posto.
Jana ‘e Mele racconta la Sardegna attraverso cosmetici: le materie prime sono autoctone e sono caratteristiche della tradizione sarda. Miele, olio d’oliva e latte di pecora sono rigorosamente made in Sardegna e sono stati scelti dalla Dott.ssa Gianpiera Spada, CEO e cosmetologa formulatrice di Jana ‘e Mele, per celebrare la tradizione agricola e pastorale della sua terra. Affascinati dal patrimonio culturale di questa isola magica, abbiamo chiesto a Eleonora Tuzi di incontrarla per un’intervista alla scoperta della sua linea cosmetica e lei, con il sorriso che la contraddistingue, ha accettato.

aziende

Zschimmer&Schwarz

PROTELAN GC

Amitahc Italia
ROELMI HPC

BeauSens® PG4

Res Pharma
Res Pharma Innovative Ingredients

Pantrofina® Remedy

Su questo numero presentiamo…
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L’Integratore Nutrizionale n°2/2022

L’Integratore Nutrizionale n°2/2022

Focus: Mobilità e nutrizione sportiva

ARTICOLI
AGGIORNAMENTI
AZIENDE
INTERVISTE
ARTICOLI

Miglioramento della riabilitazione nei casi di sarcopenia
Il primo contributo di questo numero è a cura di Cereda e colleghi che presentano uno studio randomizzato controllato con l’impiego di un alimento a fini medici speciali muscolo-specifico.

eSport
A seguire un altro articolo in linea con il focus del numero. Samanta Maci di Kemin Human Nutrition ci fornisce una panoramica sugli effetti interessanti risultanti dall’assunzione di due ingredienti di origine vegetale: luteina ed estratto di menta.

Ialuronani ad ampio spettro
Uno studio clinico, presentato dall’azienda Roelmi, verifica l’effetto di ExceptionHYAL® Jump – ingrediente nutraceutico attivo a base di uno spettro completo di ialuronani (sale sodico di acido ialuronico, HA) – e valuta l’efficacia clinica sulla sintomatologia delll’osteoartrite (OA) e la funzionalità articolare. 

Approccio nutraceutico in ambito osteoarticolare
Proseguendo nell’ambito della mobilità e nutrizione sportiva, Geopharma ci offre un contributo sull’efficacia della supplementazione di glucosamina, condroitin solfato e bromelina nella gonartrosi dolorosa

Survey Walk
Il focus di questo numero dà spazio anche a studi volti al miglioramento della qualità di vita e della capacità di movimento negli animali, in particolar modo nei cani che soffrono di osteoartrosi. Annalisa Nieddu, di Aurora Biofarma, ci presenta uno di questi studi.

Benessere intestinale 2.0

Giorgio Cerana e Marco Boccarusso introducono, nel loro contributo, alcuni concetti base sul tema del microbioma umano e quelle che sono le ultime scoperte scientifiche del settore, con l’obiettivo di proporre un nuovo punto di vista a coloro che si occupano di innovazione di prodotto.

AGGIORNAMENTI

APPROFONDIMENTI FORMULATIVI – Alessandro Colletti e Marzia Pellizzato parlano dell’utilizzo della curcumina nello sport e di come migliorarne la biodisponibilità.

PIANTE E DERIVATI BOTANICI: Tiziana Mennini ci parla dell’adulterazione delle radici di eleuterococco e dei metodi per rilevarne l’adulterazione accidentale o intenzionale.

APPROFONDIMENTI NORMATIVI – Siamo lieti di ospitare in queste pagine due interventi del Centro Studi sul Diritto e le Scienze dell’Agricoltura, alimentazione e ambiente (CeDiSa, www.cedisa.info), nato dall’iniziativa di cinque atenei italiani, decisi a creare uno strumento di dialogo costante fra le scienze e il diritto dell’agricoltura, alimentazione e ambiente. Valeria Pullini e Rita Stefani scrivono per noi su due argomenti di scottante attualità ovvero le indicazioni sulla salute pending e il requisito della “fondatezza scientifica” e delle procedure avviate per l’articolo 8 del Regolamento n.1925/2006/CE rispettivamente.

PUBBLICITÀ AL VAGLIO: vengono presentate una ingiunzione e una pronuncia recenti dello IAP (Istituto dell’Autodisciplina pubblicitaria).

NOVEL FOOD: Armando Antonelli ci presenta i nuovi alimenti autorizzati nel primo bimestre del 2022.

AZIENDE
INTERVISTA A...
Andrea Maria Giori
IBSA Farmaceutici
Vitamine in "film",
un'innovazione tutta italiana
Integratori & Salute
Nuovo presidente
Germano Scarpa
PUBBLIREDAZIONALE

Corso Europa, 5
20020 Lainate (MI)
tel. 02 94324300

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Editoriale • MakeUp Technology Primavera/Estate 2022

Editoriale • MakeUp Technology Primavera/Estate 2022

Riccardo Rossi

Direttore scientifico
di MakeUp Technology

Girl’s best friend

No, non si tratta dei diamanti, anche se quelli sono i veri protagonisti della canzone citata nel titolo e resa famosa da Marylin Monroe, perché qua parliamo di altro. Parliamo di rossetto.
“Se siete tristi, se avete un problema d’amore, truccatevi, mettetevi il rossetto rosso e attaccate”.
Questa è una delle celebri frasi di Coco Chanel, fondatrice del famoso e iconico brand di moda e cosmetica che ha fatto la storia del “rouge à lèvres” con il suo mitico Rouge Allure, tutt’ora a catalogo tra i rossetti della Maison di Parigi.

Già, perché il rossetto, soprattutto quello classico rosso, è molto più di un prodotto di makeup: è un segno di distinzione, di forza e di resilienza. Infatti è stato il simbolo dell’emancipazione femminile ben prima della minigonna. Addirittura, pare che Winston Churchill, durante la Seconda Guerra Mondiale, abbia ordinato di interrompere la produzione di cosmetici nel Regno Unito per dare spazio a produzioni più urgenti, con l’unica eccezione per il rossetto, in particolare quello rosso. Perché nei tempi bui del conflitto la bellezza era diventata quasi un dovere spirituale per le donne, che avevano il compito di rassicurare e tenere alto il morale delle truppe, tanto che le campagne di propaganda insistevano proprio su quel concetto. Mentre benzina, zucchero o uova venivano razionati, i rossetti venivano distribuiti regolarmente come la farina. Alla fine, il rossetto rosso brillante divenne quindi un simbolo di patriottismo. Pubblicazioni di moda e aziende cosmetiche si unirono alla rivendicazione dell’asse alleato senza riluttanza. Elizabeth Arden creò un kit per il trucco progettato per le donne della Marina degli Stati Uniti per abbinare le loro uniformi, e Helena Rubinstein creò tonalità e sfumature di rossetto con nomi come Regiment Red, Commando o Fighter Red. Il rossetto aveva definitivamente assunto il suo ruolo di prodotto icona, tanto che, una volta che fu nominata, anche la stessa regina Elisabetta II, che vanta una vasta collezione di rossetti, commissionò la fabbricazione del suo rossetto rosso con sfumature bluastre e abbinato al suo stile, in occasione della sua incoronazione nel 1952.

Un prodotto, il rossetto, che sta ora vivendo un nuovo rilancio, dopo due anni di pandemia che hanno fatto nascondere le labbra di tutti, e non solo delle donne, e che si candida per diventare l’emblema del new normal. Anche e soprattutto cavalcando nuovi trend trasversali a più mondi, come il risparmio di acqua per il Pianeta, sintetizzato dal concetto waterless, che si sposa alla perfezione con formule che di acqua non ne hanno mai contenuta fin dai loro esordi.

Eccoci arrivati quindi nel fantastico mondo del rossetto, per scoprire i segreti nascosti dietro al “pastello per labbra”, modo in cui è a volte definito. Infatti, anche per questo primo numero del 2022, il fil rouge (e in questo caso nessun altro modo di dire è più consono di questo) sarà uno speciale dedicato a una categoria di prodotti, in questo caso agli anidri, di cui il rossetto è il più famoso rappresentante. Grazie all’indispensabile supporto di vari specialisti del settore che ci sveleranno curiosità e proprietà di questo imperdibile accessorio di makeup, partiremo dalla storia del rossetto per passare attraverso i trend più attuali, finendo alle metodiche di produzione con le quali le formule più innovative sono poi portate sul mercato.

Anche per questo numero, infatti, il lettore potrà meravigliarsi nello scoprire quanta scienza, arte e tecnologia si celino dietro le quinte dei prodotti più alla moda, che si trovano poi sugli scaffali dei principali rivenditori. In questo caso, le così dette “paste anidre” rappresentano il grosso della categoria, soprattutto per gli stick tradizionali. Come per ogni prodotto, anche qua ci sono, però, le solite eccezioni. Esatto, perché il rossetto può anche essere una formula in emulsione, soprattutto usata per i lip gloss, che sono nati proprio per ottenere quell’effetto super lucido che non è, per ora, raggiungibile con gli stick tradizionali.

Vi lascio quindi al contenuto di questo numero che vi porterà alla scoperta del rossetto, perché come ama dire Poppy King, fondatrice di Lipstick Queen, un brand australiano che produce esclusivamente rossetti e che sta ottenendo un successo planetario:

“Il rossetto è molto più di un prodotto. È qualcosa che ti trasforma”

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Intervista a Germano Scarpa

Intervista a GERMANO SCARPA

Presidente di Integratori & Salute

Abbiamo pubblicato sul numero scorso la notizia della nascita di Integratori & Salute, nuova realtà nata dalla fusione di FederSalus e Integratori Italia, le due associazioni di categoria cui afferiscono rispettivamente 240 aziende della filiera degli integratori alimentari e 450 aziende del settore alimentare, italiane ed estere.
La nuova associazione ha avviato giovedì 10 marzo il primo Consiglio Direttivo1, che ha sancito l’inizio della sua operatività sotto la guida del Presidente Germano Scarpa, che guiderà il percorso di Integratori & Salute per i prossimi tre anni.
Abbiamo chiesto a Germano Scarpa di approfondire le motivazioni e le ricadute dell’evento.

R.  In Italia avevamo fondamentalmente due associazioni, con caratteristiche diverse. Integratori Italia, che fa parte di Unione Italiana Food, aderente a Confindustria, aveva associato prevalentemente grosse imprese, con capacità di relazioni di primo livello, politiche e consolidate.
FederSalus in vent’anni di attività ha saputo addensare attorno a sé molte imprese, ha fatto cultura anche per aspetti gestionali e regolatori, soprattutto nei primi 10-12 anni di vita. Ricordo che, quando era possibile che un’associazione al di fuori di un sistema potesse incidere a livello europeo, FederSalus si è opposta alla Commissione europea per quanto riguardava l’iter di valutazione dei claim relativi ai botanicals da parte di EFSA, opposizione che poi è stata ritirata quando, nel settembre 2010, la Commissione ha bloccato la valutazione dei botanicals. 
Due anni fa avevo comunicato a FederSalus la mia disponibilità a far parte nuovamente del Consiglio, perché volevo presentare l’idea, da condividere con gli associati, di un progetto di un’unica associazione italiana, che avesse delle caratteristiche ben precise.

R.  Due anni fa sono stato votato da molte aziende e, a quel punto, il Consiglio mi ha chiesto di fare il Presidente. Ho accettato, ma esplicitando chiaramente quale sarebbe stato il programma del mio mandato: prevalentemente quello di provare a creare un’unica associazione in Italia, che a questo punto sarebbe stata la più grande in Europa, come rappresentanza di aziende e di fatturato.

D’altra parte io, come altri associati di FederSalus, ero anche associato a Integratori Italia, quindi anche con loro si era già parlato di quanto sarebbe stato bello costituire un’unica associazione italiana, forte e coesa, che fosse la sintesi delle due associazioni, all’interno di Unione Italiana Food.

R.  Abbiamo iniziato un percorso difficile con tutto il Consiglio, sia perché eravamo in piena pandemia da COVID-19, sia perché l’Europa ci ha creato non pochi problemi su diverse sostanze (per esempio l’Aloe, tanto per dirne una). 

Il Consiglio ha però lavorato bene, anche se, come succede in democrazia, non tutti erano d’accordo (abbiamo avuto dieci consiglieri a favore e due contrari a questa operazione) ma abbiamo poi deciso di portare il progetto di fusione all’assemblea dei soci, che, con il voto favorevole del 70% dei presenti, si è espresso a favore. È chiaro che l’adesione a Confindustria ha visto qualche associato contrario, ma mi auguro che almeno una parte di questi associati contrari rimarranno all’interno di Integratori & Salute come soci.

R.  Nell’accordo di fusione avevamo previsto 6 consiglieri derivanti da FederSalus e 6 da Integratori Italia. Unione Italiana Food ci ha poi offerto la presidenza: mi è stato chiesto di essere il Presidente di Integratori & Salute e credo che come ex associato a tutte e due le associazioni sarò in grado di rappresentare entrambe le parti.

R.  Il patrimonio di FederSalus entra all’interno di Unione Italiana Food ma resta a disposizione del settore integratori, cioè di Integratori & Salute.

R.  La sintesi è di portare i valori di FederSalus all’interno di un’associazione che ha degli altri valori, ma tutti noi abbiamo lo stesso obiettivo: difendere il mondo degli integratori alimentari e affermarlo per la dignità che deve avere, che non è sempre un effetto placebo, ma anche fisiologico fondamentale per il mantenimento della salute.

Si chiama Integratori & Salute perché vogliamo rimarcare la funzione dei prodotti che noi rappresentiamo, cioè di mantenere in salute le persone che stanno bene. Se partiamo da questo punto, poi possiamo costruire ciò che ne deriva: i claim salutistici, e come dimostrarli, in quanto per provare gli effetti fisiologici non si possono usare gli stessi protocolli che si usano per dimostrare gli effetti terapeutici in caso di malattia. Bisogna trovare altri modi, che, per come è andata avanti la scienza, non sono così complessi, bisogna avere il coraggio di proporli.

R.  Il programma è molto ambizioso: avviare un tavolo di lavoro non solo con il Ministero della Salute, ma con il mondo della politica legato sia a questo sia al Ministero dell’Economia, coinvolgendo gli europarlamentari italiani, che devono avere la consapevolezza che noi siamo il primo mercato in Europa e abbiamo una tradizione d’uso legato anche alla nostra cultura alimentare mediterranea.

Poi continueremo a fare i seminari di aggiornamento, collaborazioni con il mondo scientifico che vogliamo intensificare alla ricerca di nuovi protocolli per dimostrare l’efficacia salutistica, e continueremo il nostro impegno per innalzare il livello culturale delle imprese, fino a creare un dossier di prodotto di alta qualità, dalle materie prime fino alla definizione dei claim. Questo a tutela sia del consumatore sia del mercato, non possiamo correre il rischio di perdere credibilità per una sola azienda. Abbiamo impiegato più di 20 anni a costruire questa credibilità sui prodotti, che ci è stata riconosciuta anche perché i consumatori, dovendo pagare di tasca propria, sono i primi a riconoscere l’efficacia fisiologica di un prodotto.

R. Io non credo che la nuova associazione farà crescere il mercato, non è questo il suo compito. Dovrà difendere in maniera lecita gli interessi degli associati e del mercato, valorizzando l’intero comparto a partire dalle piccole e medie imprese. Dovrà far crescere la cultura industriale e salutistica: tra qualche anno vedremo se saremo riusciti nell’intento. È però un percorso obbligato, altrimenti rischiamo che questo bellissimo mercato regredisca.

R.  Sarà importante condividere le linee strategiche di sviluppo di questa associazione, che vuole lavorare in maniera “preventiva” in Europa, rafforzando inoltre la sua presenza europea grazie anche al supporto della delegazione permanente di Confindustria a Bruxelles. Come mi è stato detto da molti nostri politici europei, quando gli argomenti arrivano alla Commissione europea è già tardi, bisogna essere in grado di anticipare le  problematiche e far comprendere qual è il concetto di questi prodotti, altrimenti rischiamo di creare degli allarmi per la salute del consumatore che spesso sono troppo ipotetici. È giusto vigilare sulla sicurezza di ciò che assumiamo, ma mi sembra che in alcuni casi la Commissione europea abbia un po’ esagerato.

R.  Integratori & Salute sarà associata a entrambe le associazioni europee, EHPM e Food Supplement Europe. Abbiamo anche la fortuna di avere nel Consiglio direttivo il presidente di EHPM, Antonino Santoro, il che rappresenta per noi un valore aggiunto. Collaboreremo sempre di più con chi darà il maggior riscontro di essersi organizzata per le future battaglie da combattere in Europa, che si combattono e si vincono con un’organizzazione europea che abbia al suo interno persone preparate e disponibili in certi momenti a metterci la propria faccia a difesa del comparto europeo degli integratori alimentari. Ricordiamo che la Germania oggi è il secondo mercato in Europa.

R.  In effetti combattere è la parola sbagliata, direi che è giunto il momento di sederci attorno a un tavolo e parlare con chiarezza. Probabilmente ci sono anche molti equivoci che dipendono dalle diverse culture e anche dal fatto di comunicare in inglese, il che può portare a spigolature diverse. Io penso che avere un nostro rappresentante in EHPM sia la chiave di volta per difendere questo settore.

R.  Direi che bisogna sempre avere il coraggio di cambiare. Non è stato facile fondere le due associazioni, perché soprattutto FederSalus era piena di sentimenti. E io ho capito che con questa mia idea avrei urtato dei sentimenti, per primi i miei. L’ho fatto perché, a mio modo di vedere, questo era un passo che andava fatto per il futuro. Certe volte bisogna avere il coraggio di scegliere, sapendo che il passato non si dimentica ma che bisogna abbandonare una certa strada per intraprenderne una nuova. La stessa cosa deve avvenire anche nel mondo della scienza, per aprirsi a nuove visioni, perché così potremo dare dignità a dei prodotti capendo che c’è qualcosa di utile anche in loro. Però per fare tutto ciò bisogna avere il coraggio di pronunciare una parola: cambiamento. Noi con questa operazione di fusione abbiamo avuto il coraggio di farlo, e ringrazio tutti i soci, non solo quelli che già hanno votato a favore ma anche chi deciderà di fare parte e dare fiducia a Integratori & Salute, e andiamo avanti, con la voglia di fare delle cose diverse dal passato.

Ringraziamo il Dottor Scarpa
e auguriamo il meritato successo alla nuova associazione

______________
1 Fanno parte del Consiglio Direttivo, che resterà in carica fino alla prossima elezione, che si terrà nel 2023: Vincenzo Maglione (Domor Pharma) e Giuseppe Abbadessa (GSK) in qualità di Vicepresidenti; Alessandro Sertorio (Procemsa), Cinzia Pranzoni (Equilibra-gruppo Unilever), Lorenzo Secondini (Uriach), Andrea Zanardi (Meda Pharma-gruppo Viatris), Alessandro Golinelli (Alfa Sigma), Alessandro Colombo (Biocure), Emiliano Giovagnoni (Aboca), Paolo Casoni (Perfetti Van Melle), Antonino Santoro (Difass), Rebecca Varoli Piazza (Herbalife).

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Editoriale

Editoriale

Elena Sgaravatti

Direttore scientifico
di Innovazione in Botanicals

Ripartire dalla biodiversità

Biodiversità: abbreviazione in lingua italiana di Biological Diversity. Un termine apparentemente semplice da decodificare, quanto invece complesso e intriso di potenziali vaste conseguenze nella sua declinazione nella realtà biologica. È un termine sul quale è bene soffermarsi a riflettere per più motivi.
Innanzitutto, per ricordare Edward O. Wilson, pluripremiato entomologo e naturalista americano che lo coniò nel 1986 asserendo che la biodiversità coincide con la “materia stessa della vita”. Autore, tra gli altri, del libro Metà della Terra – Salvare il futuro della vita, nel quale auspicava che metà della superficie terrestre fosse destinata a una riserva naturale per preservare la biodiversità. È scomparso lo scorso dicembre, a due mesi dall’appello (non certo il primo) lanciato alla vigilia del summit del Cop26, che ha indicato come “il maggiore tentativo globale di unire gli sforzi per un obiettivo chiaramente definibile per l’umanità”. E poi ha affermato: “Abbiamo bisogno di cooperazione, armonia, etica e pianificazione per portarlo a buon fine”.
Parole molto sagge che non possono più rimanere inascoltate, e qui veniamo al secondo motivo. La perdita di biodiversità, legata allo sfruttamento insostenibile dell’ambiente dovuta al cambiamento dell’uso del suolo e alle sconfinate deforestazioni per dar spazio a nuove colture intensive, è anche direttamente correlata all’aumento del rischio di malattie derivante da un maggiore contatto uomo-bestiame-fauna selvatica, quest’ultima considerata un enorme serbatoio di virus: se ne stimano fino a 800 mila in grado di infettare potenzialmente l’uomo. E d’altro canto sono zoonosi il 70% delle malattie emergenti, come ad esempio Ebola, Zika, encefalite di Nipah e quasi tutte le pandemie conosciute, come influenza aviaria, HIV/AIDS e anche COVID-191.
Il pericolo di una nuova pandemia è quindi determinato dall’aumento esponenziale dei cambiamenti prodotti dall’uomo e dagli impatti di queste attività sull’ambiente.
Un motivo per parlare di biodiversità, quindi, che purtroppo conosciamo tutti molto bene. E suggerisco di risentire/rivedere la recente, illuminante e chiara presentazione di Paola di Bernardi, dell’Università degli Studi di Torino, al recente Forum sull’Economia Circolare organizzato a Milano da Tondo, per avere un quadro molto chiaro dei rischi che stiamo correndo. Urge cambiare l’attuale modello di sviluppo, e qui l’innovazione e le biotecnologie saranno cruciali nel giocare un ruolo determinante; diversamente, il rischio di vedere gli effetti devastanti della nostra mancanza di lungimiranza sulla nostra salute è reale. E infatti, non a caso, l’approccio da adottare è quello One Health, nel quale la salute dell’uomo è strettamente correlata alla salute dell’ambiente e del mondo animale. Ma torneremo prossimamente su questo tema, magari.
Il terzo motivo è decisamente più incoraggiante e confortante: all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), uno dei cinque Centri Nazionali è dedicato alla biodiversità. Come si legge dal sito del MUR, il Centro “svolge ricerca e promuove lo sviluppo di soluzioni per monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità funzionale, al fine di contrastare l’impatto antropico, gli effetti dei cambiamenti climatici e di supportare i servizi ecosistemici. Al tempo stesso, il Centro supporta le attività di ricerca e innovazione per la valorizzazione della biodiversità attraverso processi di economia circolare e di restoration economy, capaci di tutelare le risorse ambientali e assicurare il benessere della persona. L’elemento chiave del Centro di Biodiversità sono le key enabling technologies, come le biotecnologie, l’intelligenza artificiale e le tecnologie per le scienze della vita, che consentono di comprendere la complessità biologica e di individuare soluzioni ad alto valore tecnologico, per una gestione sostenibile della biodiversità, garantendo la resilienza degli ecosistemi e promuovendo uno stile di vita più sostenibile”. Obiettivi che davvero da tempo vogliamo condividere anche come imprese, sebbene le premesse (e in generale di tutto il PNRR) sembrano tenere queste ultime piuttosto imbrigliate, visto che le modalità di accesso si ripropongono complesse, inibenti e destinate sostanzialmente solo a grandi aziende, escludendo di fatto PMI e start up (che oltre ad essere le più numerose, sono anche quelle più inclusive di giovani e di donne). Tuttavia, non possiamo che rallegrarci della costituzione del Centro Nazionale della Biodiversità, consapevoli che in Italia, così come vantiamo il primato mondiale dei patrimoni UNESCO dell’umanità, possiamo vantare la presenza del 50% di tutta la biodiversità presente in Europa. Una condizione privilegiata e un’opportunità tanto unica quanto preziosa, da tradurre efficacemente in un rilancio del Paese, non solo economico, ma anche un’occasione portatrice di una nuova cultura, che contiamo acceleri di fatto un radicale cambiamento dei nostri modelli di sviluppo.

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Innovazione in Botanicals 1 • 2022

Innovazione in Botanicals 1 • 2022

Articoli scientifici

Aggiornamenti

ECONOMIA CIRCOLARE: parliamo molto di frutta secca, ma più che dei semi, del loro apporto nutrizionale e dei loro oli cosmetici, ci occupiamo delle strutture legnose: by-products oggetto di molti studi di grande utilità. Nella rubrica curata da Cristina Danna si affrontano le applicazioni di derivati del guscio di Noce e di Nocciolo per la produzione di carta e packaging sostenibile, di composti antiossidanti ricavati dal mallo della Noce e di effetti inibitori della biosintesi della melanina di estratti di tegumenti di Pistacchio.

• ABS: RISORSE GENETICHE, DIRITTI, CONDIVISIONE: gli “utilizzatori” di risorse genetiche e conoscenze tradizionali associate, aventi sede nel territorio italiano, sono soggetti agli obblighi prescritti dal Regolamento (UE) n. 511/2014 a prescindere dallo stato della ratifica del Protocollo di Nagoya da parte dell’Italia. La rubrica curata da Valentina Veneroso espone una sintesi delle prescrizioni del Regolamento ABS e alcuni spunti operativi per gestire già ora consapevolmente ed efficacemente le attività connesse alla sua applicazione.

• ANALISI GENETICHE: Sebbene l’autenticazione mediante DNA barcoding sia uno strumento standardizzato e robusto quando utilizzato per identificare singole specie, la caratterizzazione di miscele e prodotti trasformati e complessi è ancora una sfida. L’aggiornamento proposto dalla rubrica di Valerio Mezzasalma, FEM2 Ambiente, presenta i risultati di metodologie in fase di studio per analizzare queste matrici complesse, combinando l’approccio del DNA barcoding con tecnologie di sequenziamento del DNA ad alta processività.

• BOTANICALS IN ACTION: metallofite, piante capaci non solo di tollerare la presenza nel terreno di alte concentrazioni di metalli, ma anche di trasferirli nelle loro porzioni aeree permettendo quindi di rimuoverli sfalciandole. Iperaccumulatori che hanno permesso di realizzare azioni di bonifica, meglio note come phytoremediation, di grande valore ambientale. In prospettiva, spiega Enrica Roccotiello, una migliore conoscenza della fisiologia di queste specie potrà permettere contemporaneamente il recupero di suoli coltivabili insieme al recupero di risorse minerarie di interesse industriale.

• BIOFABBRICHE VEGETALI: Linda Avesani inaugura un nuovo spazio di aggiornamento dedicato a una delle prospettive più interessanti delle biotecnologie verdi, ovvero la creazione di filiere industriali indoor per la produzione di molecole complesse tramite colture di cellule vegetali.
Questo primo intevento è dedicato ai passi compiuti nella produzione di biofarmaceutici, in particolare vaccini, tramite l’utilizzo di queste tecnologie, che richiedono tuttavia ancora l’avvio di un percorso regolatorio specifico.

Aziende

Dal particolare incontro tra innovazione e medicina tradizionale nasce l’ingrediente presentato su questo numero: Botaniplex™ Clear. Origina da un’innovativa tecnologia di estrazione applicata a miscele di piante medicinali molto conosciute nella Medicina Tradizionale Cinese (TCM), da cui derivano ingredienti liquidi di alta qualità e senza conservanti per l’industria del personal care.
Il processo innovativo presentato riguarda invece l’avanzamento della messa a punto dell’estratto lipidico del silverskin per la valorizzazione di questo sottoprodotto della lavorazione del caffè come modello di economia circolare applicato alla cosmetica.

Prospettive

I temi di attualità si aprono con un’intervista al direttore generale di NATRUE, Mark Smith, al quale abbiamo chiesto se l’affermarsi del naturale, in risposta all’aspettativa sempre più spesso dichiarata del consumatore, corrisponda per il mondo della cosmesi a un ritorno al passato o non rappresenti piuttosto la strada per realizzare una vera innovazione, anche per la richiesta di qualità, sostenibilità e trasparenza che sottende.
L’Istituto per i Sistemi Biologici (ISB) del CNR sarà sempre più parte attiva nel panorama della ricerca sulle piante medicinali in Italia, come testimonia l’approfondito confronto sulle strategie per contrastare i fenomeni di antibiotico-resistenza che l’Istituto ha promosso e che recensiamo in questo numero.
Infine, in agenda, notizie normative e programmi dei prossimi congressi, anche in Estremo Oriente.

BUONA LETTURA!

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Su questo numero hanno scritto per noi…

Linda Avesani

Massimiliano Brugaletta

Cristina Danna

Sara Del Duca

Renato Fani

Elena Ghedini

Valerio Mezzasalma

Enrica Roccotiello

Giulia Semenzato

Valentina Veneroso