Editoriale
Cosmetic technology 6, 2022
Domande (s)comode
Recentemente, sono stata relatrice in un webinar dedicato all’economia circolare e alla relazione con le normative “orizzontali” che governano le materie prime quando sono (soltanto) sostanze o miscele e non hanno ancora preso la connotazione di prodotto: i regolamenti REACH e CLP.
Da un lato, un’abbondanza di rifiuti destinati allo smaltimento anche determinato da un cambio di abitudini nei consumi – caso emblematico: gli acquisti online dove i prodotti acquistati sono accompagnati da packaging secondario e terziario oppure dalla crescita delle famiglie single che vede aumentare l’acquisto di formati medio-bassi e, in generale, beni pronti all’uso1 – ma, spesso ancora sfruttabili per ottenere materie prime seconde; dall’altro, in alcuni casi, una scarsità di materie prime vergini (che può essere condizionata dal costo dei materiali di partenza, se pensiamo al binomio petrolio-plastiche1). Acquisire rifiuti e trasformarli è un’opportunità di collaborazione tra i diversi comparti industriali2. Per quanto riguarda gli ingredienti in formula, il matrimonio tipico è quello tra industria alimentare e cosmetica. Nel passaggio da economia lineare a circolare, la fase di design ricopre un ruolo determinante per le successive azioni di recupero3. Al netto del fatto che per rendere i prodotti idonei a un’economia neutra dal punto di vista climatico, efficiente per le risorse e circolare, bisogna agire sulla generazione di rifiuti, è evidente2. Tuttavia, una domanda mi risuona in testa: a oggi, che cos’è potenziale e cos’è reale?
Intendiamoci, dal mio piccolo paese d’origine sorprendentemente molto avanti nell’attività di recupero già negli anni Novanta, affiancata all’educazione che mi è stata impartita (che vuole i miei fogli di appunti trovare una similitudine in quelli leonardeschi) sono ben lieta di vedere questa spinta europea da una parte, del mercato e dell’industria dall’altra. È decisamente avviato anche il motore di atenei e centri di ricerca che si spendono in studi di vario tipo: dalle proprietà, ai metodi di estrazione o di ottimizzazione di processo.
Tornando a monte, quanto il riciclo è in grado di sopperire alla domanda di un’industria affamata di materie prime, noti i costi delle tecnologie spesso molto complesse1? Quanto queste sono esattamente sovrapponibili a quelle vergini in termini di purezza, sicurezza o performance? REACHologicamente parlando vale la “regola dell’80%”4; tuttavia, è doveroso domandarsi che cosa sia il restante 20%, come e se incide sulle prestazioni e/o sulla sicurezza (l’art. 3 vigila sempre sui safety assessor e non concede sconti!). Quanto è possibile consolidare la catena di approvvigionamento affinché fornisca materiali di varia provenienza (come nel caso del packaging da post-consumo) con caratteristiche costanti nel tempo?
In questo scenario picassiano, di Guernicamemoria e in questo editoriale non ho risposte da dare ma il sincero augurio di trovarle insieme.
1Croci E, Colelli F, Pontoni FB. Gli scenari economici del riciclo dei rifiuti in Italia in un’ottica di Circular economy Research Report Series ISSN 2785-0781. 2019.
2European Commission. Communication from The Commission to The European Parliament, The Council, The European Economic and Social Committee and The Committee Of The Regions A new Circular Economy Action Plan. 2020.
3European Commission. Report from The Commission to The European Parliament, The Council, The European Economic and Social Committee and The Committee of The Regions on the implementation of the Circular Economy Action Plan. 2019.
4ECHA. Orientamenti all’identificazione e alla denominazione delle sostanze in ambito REACH e CLP. V. 2.1. 2017.
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