Ad accompagnarmi in questo numero “del CT” la violoncellista del dipinto di Róbert Berény che reputo innovativa poiché il rosso usato per gli abiti catalizza l’attenzione e non si può prescindere dall’osservazione dell’opera senza che risuoni “un motivetto” nella testa del visitatore della Magyar Nemzeti Galéria, fino a sentirlo. Una totale cattura dei sensi. Berény con i suoi colori a olio ha fermato su tela qualcosa di solo apparentemente bidimensionale.
Ultimamente, mi sono soffermata a pensare al significato di innovazione che ho spesso accostato a inventare. Creare da zero qualcosa venuto dal guizzo geniale e visionario del suo ideatore oppure nata per errore, una novità strabiliante in cui si è finiti per inciampare (la storia è piena di esempi: dall’America alla penicillina e via discorrendo).
Inventare perché? Per soddisfare bisogni esistenti oppure far sorgere bisogni che non si immaginava di avere ed ecco la soluzione (chi non si ricorda la Christmas Card e i suoi 100 SMS al giorno è solo molto giovane).
Innovare può voler anche dire avere uno sguardo nuovo su qualcosa di esistente, stravolgendolo se vogliamo. Pensiamo alla comunicazione pubblicitaria: l’abbiamo sempre avuta a portata di occhio (cartellonistica verticale) oppure nel cielo, poi è arrivato qualcuno che ha pensato di metterla per terra. È rimasta a portata di occhio: la vista si è spostata verso il basso perché siamo noi che ci siamo ingobbiti a fissare gli smartphone quindi l’innovazione è stata l’orizzontalizzazione di qualcosa storicamente verticalizzato. Così, in aree strategiche quali le uscite di metro, cinema, teatri, università, centri commerciali ecc. compaiono messaggi pubblicitari al suolo quali outdoor media; alcuni sono una vera e propria bussola per aiutarci a raggiungere dei posti (caso tipico: il Fuori Salone del Mobile).
Ora la prima domanda: innovazione va d’accordo con regolamentazione? Non si può negare il fatto che viaggino a due velocità diverse e talvolta le novità vanno a incunearsi in aree grigie.
La seconda: innovazione a scapito della sicurezza? La (mia) risposta è no ma, anche in questo caso, non possiamo negare che qualcosa nato ieri non possa vantare una storicità d’uso e una reale ricchezza informativa. Per contro, la ricerca e l’innovazione hanno permesso di identificare nuove materie prime per sostituirne altre, utilizzate in passato nei cosmetici ma non solo, caratterizzate da profili di sicurezza migliori.
Una spinta nella direzione dell’innovazione arriva anche dal basso, dai consumatori e, in questo giocano un ruolo di primo piano anche i social media: alcuni ingredienti divenuti sgraditi – per svariate ragioni – vengono progressivamente abbandonati dall’industria che dovrà trovare delle valide alternative. Gli investimenti in termini di tempo e risorse economiche si concentrano pertanto alla messa a punto di nuove tecnologie, nuovi strumenti di testing e nuovi materiali di packaging tanto per citare alcuni esempi1. L’industria cosmetica – ad ampio spettro – è un punto di riferimento in tema di innovazione che resta l’affascinante mélange tra risorse, conoscenze e fattori produttivi nuovi ed esistenti2.
1Gonzalez T. The Business of Chemistry: The Effect of Chemical Innovation on the U.S. Cosmetics Market Chemistry. 17. 2021. https://scholarsarchive.library.albany.edu/honorscollege_chem/17
2Sarpaneswaran S, Chandran VGR, Suntharalingam C et al. Surviving the storm: Synergistic partnership of knowledge management, marketing and innovation strategies in the cosmetic industry. African J Sci Technol Innov Dev. 2022;14(5):1215-1226.
Condividi la notizia!
Ocimum centraliafricanum, Copper flower, indicatore di giacimenti di rame (5)