La pelle è esposta ad agenti stressanti endogeni ed esogeni che assumono sempre più importanza con l’avanzare dell’età. Per mantenere l’omeostasi e riparare i danni subiti la cute è dipendente dalle riserve energetiche e dall’energia assunta con gli alimenti. Con l’avanzare dell’età vi è una perdita del potenziale della membrana mitocondriale e una diminuzione dell’efficienza della fosforilazione ossidativa con diminuzione della produzione di energia nel mitocondrio e aumento compensatorio della produzione di energia tramite vie alternative come la glicolisi. La difficoltà di mantenere nel tempo un ottimale livello energetico cellulare è dovuto anche alla complessa procedura di codifica, trasporto e assemblaggio in differenti comparti cellulari dei complessi proteici della catena di trasporto elettronica. Inoltre i cheratinociti, diversamente dalle altre cellule cutanee come i fibroblasti, i melanociti e le cellule di Langerhans, hanno la stragrande maggioranza dei mitocondri con una marcata riduzione della membrana interna. Questa osservazione assieme a quella che i cheratinociti in coltura producano grandi quantità di lattato ha fatto supporre che nell’età avanzata possano produrre energia quasi esclusivamente per via anaerobica. L’energia cellulare disponibile diminuisce così con l’età, risultando in accelerato invecchiamento.
Interrompere questo circolo vizioso con principi attivi come il Coenzima Q10 (CoQ10) può non solo rallentare ma anche invertire il processo di invecchiamento.
Il CoQ10, i cui livelli nella cute diminuiscono con l’età, inverte il cronoaging agendo come antiossidante, sia direttamente come scavenger sulle specie reattive dell’ossigeno, che indirettamente rigenerando la vitamina E, mantendo i livelli energetici cellulari con il suo importante ruolo nella catena elettronica mitocondriale e regolando l’espressione genica, diminuendo l’infiammazione, aumentando il tasso di divisione cellulare e la sintesi di acido ialuronico, collagene IV ed elastina. Già nel 1999 uno studio (1) aveva dimostrato che l’applicazione topica per 3 mesi di CoQ10 in soggetti anziani riduceva le rughe perioculari.
Un risultato simile (2) si era raggiunto nel 2004 con l’assunzione per via orale di CoQ10 alle dosi di 60 mg per 3 mesi. Da allora il CoQ10 è entrato sempre più nella formulazione di integratori e cosmetici per contrastare gli effetti dell’invecchiamento, ma i dati disponibili sull’efficacia della sua assunzione orale sono ancora insufficienti.
Uno studio recente dell’Università di Lubiana prova a far luce sulla questione (3).
In uno studio randomizzato, in doppio cieco contro placebo sono state arruolate 33 donne sane di età compresa tra i 45 e i 60 anni (età media di 52,6 anni ± 4,2) con segni di aging e fotoaging cutaneo e fototipo II e III secondo la classificazione di Fitzpatrick. Le partecipanti nei sei mesi precedenti lo studio non dovevano nè aver assunto supplementi dietetici, nè essere state sottoposte a trattamenti di medicina estetica di alcun tipo. Le volontarie sono state divise in tre gruppi di 11 soggetti ai quali per 12 settimane è stato prescritto 5 mL/die di sciroppo contenente rispettivamente: il placebo, 50 mg (gruppo LD) e 150 mg (gruppo HD) di una formulazione idrosolubile di CoQ10 (CoQ10Vital®) ad alta biodisponibilità. I controlli sulle partecipanti sono stati effettuati all’inizio dello studio, a 6 e a 12 settimane. Si sono valutati i parametri cutanei di superficie (viscoelasticità e idratazione), lo spessore e la densità del derma, la MED (dose minima eritemigena), mentre le rughe del viso sono state classificate secondo la scala di Lemperle. Le immagini ad alta risoluzione sono state acquisite ed elaborate con il relativo software mediante il VisioFace Quick system valutando così il microrilievo e la rugosità. Solo la compattezza cutanea è stata valutata dalle partecipanti mentre gli altri parametri sono stati valutati da dermatologi esperti. Nello studio non sono stati riportati effetti collaterali di nessun genere. Per mantenere alta la compliance dei soggetti sono state evitate le procedure invasive, e non si è potuto così purtroppo valutare i tassi plasmatici del CoQ10 nei diversi soggetti e correlarli agli effetti cutanei. Nonostante studi in vitro avessero dimostrato un effetto antinfiammatorio del CoQ10 in seguito all’esposizione ai raggi UV, nello studio non sono stati riportati significativi cambiamenti della MED, dovuti probabilmente o alla limitata durata della supplementazione, o al fatto che il CoQ10, essendo sensibile agli ultravioletti, al calore e all’ossigeno, non produce un efficace effetto fotoprotettivo.
Le rughe periorbitali e il microrilievo sono migliorati (Fig. 1) allo stesso modo sia nel gruppo LD che HD, mentre le pieghe nasolabiali, le rughe degli angoli della bocca e periorali sono migliorate solo nel gruppo HD. Sarebbe stato interessante che fossero state pubblicate non solo le foto della regione periorbitale ma anche quelle della regione periorale per poter valutare i miglioramenti in una zona di fondamentale importanza, sia per l’estetica che per il make up. Un’altra limitazione dello studio che si è svolto tra novembre e gennaio, oltre al basso numero di partecipanti che come sottolineato anche dagli Autori avrebbe dovuto avere almeno 100 soggetti per gruppo, è stata la breve durata del trattamento: non si sono potuti valutare così i cambiamenti dei parametri cutanei al variare delle stagioni e non si è permesso che si esplicassero appieno gli effetti della supplementazione orale (che richiede più cicli cutanei); forse si sarebbero potuti così osservare gli effetti sulla produzione e sulla diminuita degradazione delle proteine strutturali del derma, come il collagene e l’elastina, che si sono viste in alcuni studi in vitro. Lo svolgimento dello studio nella stagione fredda ha comunque evidenziato l’effetto del CoQ10 nel limitare gli effetti negativi dei mesi invernali su parametri cutanei come l’elasticità. Non essendo stato rilevato alcun cambiamento nell’idratazione cutanea si può dedurre che l’effetto del CoQ10 si sia esplicato soprattutto a livello dermico e che la quantità escreta sulla superfice cutanea, tramite il sebo ai dosaggi utilizzati, non influisca su questo parametro. Inoltre va sottolineato che i miglioramenti sono stati notati non solo dai dermatologi esperti ma anche dalle partecipanti, nelle percentuali del 70, 36 e 18% rispettivamente nel gruppo HD, LD e placebo. È noto come l’effetto antiaging possa essere ottenuto sostenendo il metabolismo energetico cellulare non solo con il CoQ10 ma anche con la creatina. La via della creatina-fosfocreatina rende rapidamente disponibile l’ATP in caso di bisogno improvviso, come nell’ipossia e nell’anossia, e in quei casi in cui si debbano riparare i danni cellulari provocati dallo stress ossidativo. Nella cute anche i livelli di creatina come quelli di CoQ10 diminuiscono con l’età. Uno studio (4) ha mostrato infatti come l’applicazione topica di acido folico e creatina abbia migliorato i segni dell’aging cutaneo in vivo aumentando i livelli di procollagene e migliorando la densità del collagene. Nella formulazione di prodotti ad azione antiaging potrebbe essere utilizzata l’azione sinergica del CoQ10 e della creatina per mantenere i livelli energetici cutanei e contrastare i segni del cronoaging.
Bibliografia
1. Hoppe U et al (1999) Coenzyme Q10, a cutaneous antioxidant and energizer. BioFactors 9 371–378
2. Ashida Y et al (2004) Effect of coenzyme Q10 as a supplement on wrinkle reduction. Food Style 21(8) 1–4
3. Zmitek K et al (2017) The effect of dietary intake of coenzyme Q10 on skin parameters and condition: Results of a randomised, placebo-controlled, double-blind study. BioFactors 43(1) 132–140
4. Fischer F et al (2011) Folic acid and creatine improve the firmness of human skin in vivo. J Cosm Dermatol 10 15–23.