Cosmetic Technology 1, 2024

Cosmetic design, Personalised care, New beauty concepts
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Ci sono nuove idee
A. Caldiroli

Opinion Leader

New beauty concept
E. Casale

articoli

D. Dashi
Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche, Università degli Studi di Trieste
dianadashi@gmail.com

I prodotti più comuni per la colorazione dei capelli sono formulati con coloranti sintetici. Tali prodotti possono danneggiare a lungo termine la struttura dei capelli e potrebbero causare irritazioni e reazioni allergiche. Di recente, esiste un crescente interesse nell’uso di coloranti naturali, poiché i coloranti a base di erbe sono facilmente biodegradabili, sostenibili, ecologici, non tossici, a basso costo, facilmente disponibili e ampiamente utilizzati nelle industrie alimentari, medicinali, dei profumi e tessili. Lo scopo di questo lavoro è stato indagare sulle proprietà tintorie degli estratti vegetali in varie condizioni e sviluppare metodi alternativi, efficienti e a lunga durata per la colorazione dei capelli con l’aiuto delle strutture del tannino.


Efficient hair colouring using vegetal ingredients and the role of plant tannins in hair dyes

The most common products for hair colouring are formulated with synthetic dyes. Such products can in the long-term damage the hair structure and might cause irritant and allergic reactions. Recently, interest in the use of natural dyes has been growing, as herbal dyes are easily biodegradable, sustainable, eco-friendly, non-toxic, low-cost, easily available, and widely used in food, medicine, perfumes, and textile industries. The aim of this work was to investigate over the dyeing properties of plants extracts under various conditions and to develop alternative, efficient and long-lasting hair-dyeing methods with the help of tannin structures.

 

Nell’era della personalizzazione nascono trattamenti mirati per combattere specifici inestetismi, case study su tecniche non invasive di rimodellamento dei volumi facciali

R. Di Lorenzo, S. Laneri
Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Farmacia
ritamaria.dilorenzo@unina.it

Nell’era dello sviluppo tecnologico nascono servizi di intelligenza artificiale in grado di sfruttare la tecnologia al servizio dei consumatori che chiedono che venga rispettata la loro unicità senza incorrere negli stravolgimenti eccessivi e spersonalizzanti della medicina estetica. La tecnologia è al servizio della personalizzazione, per sviluppare trattamenti specifici per ogni individuo. Tecnologia e personalizzazione rendono possibile l’inclusività rispondendo alle esigenze più diverse, proseguendo nella nuova missione di una bellezza per tutti, grazie alla disponibilità sul mercato di numerose sostanze funzionali in grado di rallentare, o meglio attenuare il processo incorruttibile dell’invecchiamento. Tuttavia, le metodiche di valutazione di efficacia non sempre sono in grado di rispondere alle esigenze dei reparti R&D che necessariamente hanno bisogno di tecniche di analisi innovative per valutare l’effettiva funzionalità dei loro prodotti di ricerca. Questo case study consiste in uno studio cosmetico-clinico in open-label su 20 soggetti femminili con rilassamento cutaneo e assenza di tonicità a livello del volto, che hanno utilizzato una formulazione topica cosmetica per un periodo di un mese. Lo studio si è posto quindi l’obiettivo di proporre la stereofotogrammetria 3D come metodica di analisi all’avanguardia e funzionale, non invasiva, per la ridefinizione dei volumi facciali, volta a valutare la funzionalità di ingredienti funzionali o formule finite sviluppate per affrontare specifiche richieste del consumatore, come lassità e cadenza del volto, fino a qualche anno fa solo valutabili mediante analisi clinica non strumentale.


Science and Technology meet personalization

In the age of personalization, targeted treatments combat specific imperfections. Case studies on non-invasive facial volume reshaping techniques

In today’s world of technological advancements, artificial intelligence services are being developed to cater to the needs of consumers who demand personalized treatments without undergoing invasive procedures. Technology is now being used to create customized treatments that are specific to each individual’s unique needs. This approach promotes inclusivity by addressing diverse needs and pursuing the new mission of “beauty for all”. Thanks to the availability of numerous active ingredients, the aging process can be slowed down or attenuated. However, traditional efficacy evaluation methods may not always meet the needs of R&D departments, which require innovative analysis techniques to assess the functionality of their research products. This case study consists of an open-label cosmetic-clinical trial on 20 female subjects with sagging skin and face atonicity, who used a topical cosmetic formulation for a period of one month. The study proposes the use of 3D stereophotogrammetry as a state-of-the-art, non-invasive analysis method for the redefinition of facial volumes. This method can assess the functionality of active ingredients or finished formulas developed to address specific consumer demands, such as facial laxity and sagging, which until recently could only be evaluated through non-instrumental clinical analysis.

A. Poti
Technical and Regulatory Affairs Specialist, Tecnocosmesi
alicepoti97@gmail.com

L’obiettivo di questo progetto è stato di formulare un lipogel struccante e detergente, contenente attivi ad azione purificante, antiossidante ed emolliente, sulla base di un’attenta analisi di mercato e studiando accuratamente i claims ad esso attribuibili. La formula voluta si presenta come un gel a densità e viscosità medio-alta, molto scorrevole, che si emulsiona con l’acqua dopo l’applicazione e che lascia la pelle pulita e purificata, ma allo stesso tempo morbida e idratata, quindi un prodotto pensato anche per le pelli più delicate e soggette alla comparsa di imperfezioni cutanee. È stata preferita una formula con una forte predominanza di fase lipofila e lipidica, riducendo al minimo la porzione idrofila. Anche gli attivi scelti per questo prodotto sono principi funzionali compatibili con formulazioni lipofile a prevalenza oleosa, in grado di conferire la funzionalità desiderata al prodotto finale, senza comprometterne la stabilità. Infine, si è scelto di formulare un prodotto ponendo attenzione al tema della sostenibilità, sia ambientale sia sociale, un aspetto che ha ulteriormente influito sulla selezione delle materie prime.


Development of a purifyng and hydrating oily-gel cleansing makeup remover

Market survey, formulation and testing 

The aim of this project is to formulate a makeup removing and cleansing lipogel, containing active ingredients with a purifying, antioxidant and emollient action. This product was identified on the basis of a careful market analysis and by carefully studying the claims attributable to it.

The formula appears as a medium-high density and viscosity gel, very smooth, which emulsifies with water after application and which leaves the skin clean and purified, but at the same time soft and hydrated.

As clearly deductible this is a product designed for even the most delicate skins, prone to the appearance of skin imperfections. For the reasons listed above, a formula with a strong predominance of lipophilic and lipid phases was chosen, reducing the hydrophilic portion to a minimum.

Even the active ingredients chosen for this product are functional ingredients compatible with lipophilic formulations with an oily prevalence, capable of lending the desired functionality to the final product, without compromising its stability.

Furthermore, it was decided to formulate the product by paying close attention to the issue of both environmental and social sustainability, which is why the most suitable raw materials have been accurately identified.

G. Tafuro1, A. Costantini1, S. Lucchetti1, M. Piatto2, S. Francescato3, L. Busata3, G. Baratto3, A. Semenzato2
1Unired, Padova. 
2Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università degli Studi di Padova.
3Unifarco Santa Giustina (BL).

Le restrizioni sull’uso delle microplastiche e la richiesta crescente di cosmetici green stanno portando i formulatori a modificare le formule esistenti in una prospettiva sempre più sostenibile (1,2).

Lo scopo di questo studio è proporre un approccio formulativo basato su principi di eco-design che prevede la sostituzione di ingredienti sintetici (texturizzanti, modificatori reologici acrilici ed emollienti a base siliconica) con ingredienti naturali e biodegradabili, per migliorare il profilo di sostenibilità delle formule, preservandone le proprietà applicative.

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Legislazione Cosmetica

Uno strumento di lavoro ONLINE in cui potete trovare, oltre al Nuovo Regolamento n.1223/2009 (con i relativi aggiornamenti), tutte le Leggi afferenti e trasversali al settore cosmetico
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BUONA LETTURA!

Stabili o instabili? Questo è il problema

A. Ratti
Technical Manager, BREGAGLIO
annamaria.ratti@bregaglio.eu

 

L’aumento della consapevolezza riguardo ai rischi associati alle radiazioni solari ha trasformato i consumatori in attori attivi nella tutela della propria salute cutanea. In questa nuova era, la scelta di prodotti solari e creme giorno con elevati fattori di protezione solare (SPF) riflette la volontà crescente dei consumatori di adottare misure preventive significative contro i danni causati dall’esposizione al sole.

Quello che mi sono sempre chiesta è se i consumatori conoscano il reale significato dei numeri e dei simboli riportati in etichetta e se questi siano sufficienti per assicurare l’accesso a prodotti realmente efficaci.

In generale, il riferimento legislativo per i test di efficacia ed etichettatura delle protezioni solari è la Raccomandazione della Commissione del 22 settembre 2006 (2006/647/CE) dedicata proprio all’efficacia dei prodotti per la protezione solare e sulle relative indicazioni; essa impartisce anche una definizione di prodotto per la protezione solare come qualsiasi preparato (quale crema, olio, gel, spray) destinato a essere posto in contatto con la pelle umana, al fine esclusivo o principale di proteggerla dai raggi UV assorbendoli, disperdendoli o mediante rifrazione.

Il grado minimo di protezione garantito dai prodotti per la protezione solare dovrebbe essere il seguente:

una protezione dagli UVB con un fattore di protezione solare 6 quale ottenuto applicando l’International Sun Protection Factor Test Method (2006) o un grado equivalente di protezione ottenuto con un metodo in vitro. Attualmente come metodi standard abbiamo a disposizione la ISO 24444 (test in vivo) ma non esiste ancora una metodica ufficiale approvato per test in vitro;  

una protezione dagli UVA con un fattore di protezione UVA pari a un terzo del fattore di protezione solare, ottenuto applicando il metodo PPD quale modificato dall’agenzia sanitaria francese Agence Française De Sécurité Sanitaire Des Produits De Santé (AFSSAPS) o un grado equivalente di protezione ottenuto con un metodo in vitro. Ad oggi, il metodo equivalente in vitro è definito dalla ISO 24443.

Le radiazioni UV rappresentano il 5% delle radiazioni solari che raggiungono la superficie terrestre, di questo il 5% è costituito da raggi UVB e il 95% dai raggi UVA.

A causa della generazione di radicali liberi, gli UVA possono indirettamente danneggiare il DNA causando mutazioni cellulari e aumentando il rischio di tumori cutanei.

L’SPF, di per sé, è un numero riportato sull’etichetta dei prodotti solari ed è di facile lettura per il consumatore. È ottenuto in seguito a test e viene utilizzato anche per supportare l’azione anti-ageing, in prodotti skincare, makeup in alcuni casi anche capelli. L’SPF però fa riferimento solo alla protezione nei confronti dei raggi UVB legati alla prevenzione dell’eritema e del tumore alla pelle, mentre l’efficacia anti-fotoinvecchiamento dovrebbe essere legata a un’azione contro l’accumulo delle radiazioni UVA, che come visto rappresentano una percentuale nettamente maggiore rispetto ai raggi UVB.

Questa informazione non è facilmente comunicabile in etichetta: non è legata a un numero ma a un simbolo che è presente in etichetta ma non fornisce indicazioni relative a un’alta o bassa protezione nei confronti dei raggi UVA, come invece avviene nei Paesi asiatici.

Tuttavia, nonostante la crescente attenzione che il consumatore ripone nelle sue scelte e le informazioni in etichetta relative alla capacità di protezione dei solari, secondo lo Skin Cancer Prevention Progress report del 2019, sebbene sia aumentato l’utilizzo dei prodotti solari, i tumori alla pelle sono ancora in aumento. 

È perciò cruciale per il cosmetologo formulare prodotti solari in grado di offrire una protezione ad ampio spettro e, soprattutto, che siano fotostabili.

La fotostabilità (vale a dire capacità di mantenere inalterato il proprio potere protettivo) è un parametro  non preso in considerazione nella raccomandazione (2006/647/CE) e così il test di fotostabilità Q1B secondo le linee guida International Conference on Harmonisation (ICH) guidelines non è obbligatorio in Europa ma è fondamentale per garantire l’efficacia e la sicurezza dei prodotti per la protezione solare; non solo: anche per le creme giorno e per i prodotti makeup ibridi, essendo riferita alla capacità del prodotto di mantenere la sua efficacia e integrità proprio durante l’esposizione alla luce solare. Perciò, in sintesi potremmo dire che la fotostabilità condiziona la performance del prodotto solare.

È stato osservato, infatti, che non tutti i filtri UV sono sufficientemente fotostabili quindi, in seguito all’esposizione solare possono variare (diminuendo) la loro efficacia filtrante, oppure agiscono come fotossidanti mediante formazione di radicali liberi e specie reattive dell’ossigeno. È chiaro che dei valori alti di SPF possono garantire una fotoprotezione duratura nel tempo solo se il prodotto è stabile per la durata dell’esposizione. Ci aspettiamo pertanto che un prodotto per la protezione solare sia caratterizzato da una elevata fotostabilità. Non ultimo, il fatto che all’interno del prodotto cosmetico sono normalmente presenti diversi filtri UV per andare incontro alla necessità di offrire una protezione ampia ed elevata. Tuttavia, questa moltitudine di sostanze con caratteristiche proprie e differenti è una variabile importante nella comprensione della stabilità dell’intero sistema. 

Da sottolineare inoltre che un prodotto con buona fotostabilità evita la formazione di sottoprodotti derivanti dalla fotodegradazione, potenzialmente pericolosi e probabilmente in grado di reagire con le proteine.

L’assenza di una richiesta normativa specifica, sia per quanto riguarda la determinazione sia per quanto riguarda la comunicazione, fa sì che da una parte, i produttori di cosmetici non sono tenuti a seguire standard specifici o a fornire evidenze sulla fotostabilità dei loro prodotti e dall’altra, il consumatore non sia pienamente informato sulla resistenza dei prodotti cosmetici alla luce solare.

Le conseguenze dell’utilizzo sulla pelle di un prodotto fotoinstabili e sono principalmente la perdita di efficacia nella protezione e soprattutto la formazione di radicali liberi. La prima è determinata dalla degradazione dei filtri organici prevalentemente nella regione dell’UVA, mentre i radicali liberi derivano dalla formazione di sottoprodotti della degradazione dei filtri, dalla perossidazione di oli/emollienti insaturi e dalla presenza di attivi fotoinstabili.

Questi radicali liberi possono interagire con le molecole cellulari della pelle, causando danni ossidativi, visti in precedenza e la conseguenza è che l’utilizzo di un cosmetico fotoinstabile invece di proteggere e avere un’efficacia anti-age è causa del fotoinvecchiamento.

Per mitigare tutto ciò, è quindi necessario valutare la fotostabilità dei prodotti finiti, anche se non è richiesto dalle normative, ponendo attenzione, nel formulare, a selezionare ingredienti (specialmente oli vegetali e alla combinazione dei filtri) fotostabili e/o includere ingredienti anti ossidanti e sostanze funzionali che possono contribuire alla neutralizzazione dei radicali liberi che si potrebbero formare.

Letture consigliate

  • Bonamonte D, Foti C, Verni P. et al. Prodotti solari: fotoprotezione e fotostabilità. Annali italiani di Dermatologia allergologica clinica e sperimentale 2013; 67: 32-34.
  • Kockler J, Oelgemöller M, Robertson S. et al. Photostability of sunscreens. J. Photochem. Photobiol. C. 2012. 13 (1): 91-110.

VISTO IN FIERA

Siamo così entusiasti di tornare a incontrarci che abbiamo scelto di dedicarvi una rubrica…nasce così “Visto in fiera”, uno spazio dedicato alle ultime novità presentate durante le più importanti manifestazioni di settore…

Cosmetic Technology 1, 2024
Figura 1

Ocimum centraliafricanum, Copper flower, indicatore di giacimenti di rame (5)