Non è così scontato: mantenerci in buona salute dipende dalle scelte che ognuno di noi fa per quanto riguarda lo stile di vita e l’alimentazione, e anche dalle scelte salutistiche e sanitarie. Ma le buone scelte dipendono dalla capacità di saper comprendere e giudicare l’attendibilità delle informazioni che riceviamo, e non tutti hanno questa competenza e/o la possibilità di accedere facilmente a informazioni attendibili.
Mai come oggi siamo bersagliati da infinite informazioni, che ci arrivano da diverse fonti, su ciò che può migliorare o danneggiare la nostra salute: affermazioni sui cambiamenti dello stile di vita, per esempio come adeguare l’alimentazione per contrastare malattie e invecchiamento o come allenarsi per mantenersi giovani e scattanti; affermazioni su rimedi erboristici e altri tipi di medicina tradizionale o alternativa. Anche le affermazioni sulla salute pubblica, sugli interventi ambientali, sugli effetti di farmaci, di interventi chirurgici e sui cambiamenti nel modo in cui l’assistenza sanitaria viene fornita, finanziata e governata sono oggetto di dibattiti pubblici sui media o sui social.
Alcune di queste affermazioni sono vere e altre sono false, e molte non sono comprovate: cioè non sappiamo se siano vere o false. Per quanto riguarda poi il mantenimento della buona salute, le affermazioni sugli effetti dei trattamenti sono spesso sbagliate. Quindi le persone che credono a tali asserzioni e agiscono di conseguenza sprecano risorse. Inoltre potrebbero soffrire inutilmente mettendo in atto comportamenti che non aiutano e che potrebbero essere dannosi, e non facendo cose che aiutano. Ma la maggior parte delle persone non è in grado di valutare i claim e la fondatezza delle affermazioni salutistiche.
Proprio per questo, nel 2015 un gruppo di ricerca internazionale, multidisciplinare, guidato da David Sackett, Iain Chalmers e Andy Oxman assieme ad altri medici, ricercatori e insegnanti, designer ed esperti di salute pubblica dalla Norvegia, Gran Bretagna, Rwanda, Kenya e Uganda, si è riunito sotto un progetto denominato Informed Health Choices (www.informedhealthchoices.org), cui stanno lavorando 57 gruppi di ricerca in tutto il mondo, con l’obiettivo non solo di favorire l’accesso pubblico a informazioni sui trattamenti per la salute che siano affidabili, ma anche e soprattutto di migliorare la capacità di filtro critico delle persone a partire dall’età scolare. Per questo sono stati elaborati 49 concetti chiave sulla salute e ne sono stati selezionati 12 ritenuti adatti per generare risorse didattiche dirette alla scuola primaria.
In Italia il Libro delle Decisioni sulla Salute, fumetto didattico che costituisce la base per l’apprendimento dei concetti chiave, è stato tradotto da due medici che fanno parte dell’Associazione Alessandro Liberati e pubblicato a proprie spese in un’edizione limitata di copie da una casa editrice che ha voluto sostenere il progetto. Nello stesso anno 2019 è stato condotto uno studio pilota in due classi quinte elementari di una scuola pubblica primaria toscana, i cui risultati saranno elaborati nei prossimi mesi e pubblicati.
È quanto mai lodevole questa iniziativa, che in un mondo di disinformazione o di affermazioni superficiali, magari riassunte in un Tweet, ripropone l’importanza dell’insegnamento del metodo scientifico nelle scuole per formare persone in grado di prendere decisioni informate sulla salute.