Sembra uno scherzo ma non lo è, l’irriverente e ormai famoso Premio Ig Nobel (istituito nel 1991) è il riconoscimento che la rivista divulgativa americana Annals of Improbable Research assegna alle ricerche più improbabili dell’anno. Sempre di scienza si tratta; scienza che “prima fa ridere poi fa pensare”. E quest’anno il Premio Ig Nobel per la medicina è andato a un team italo-olandese, per “aver raccolto evidenze sul ruolo protettivo della pizza contro malattie e morte, ma solo se la pizza è fatta e mangiata in Italia”.
A ricevere il riconoscimento è stato Silvano Gallus, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, nella consueta cornice del Sanders Theatre della Harvard University di Boston (Massachusetts). Le ricerche di Gallus e colleghi, pubblicate su importanti riviste internazionali, risalgono ai primi anni Duemila. Analizzando i dati provenienti da studi caso-controllo condotti in Italia su migliaia di persone, i ricercatori avevano riportato, per i consumatori abituali di pizza, un rischio ridotto di infarto miocardico e tumori dell’apparato digerente. La riduzione del rischio di tumori orofaringei, dell’esofago e del colon, era di notevole entità (in alcuni casi, compresa tra il 25 e il 60%). Lo stesso Gallus ribadisce, però, come il ruolo protettivo della pizza, da loro identificato, andasse visto come indicatore di una dieta salutare, di tipo mediterraneo, grazie al contenuto di ingredienti con effetti benefici sulla salute, quali pomodoro e olio di oliva, e aggiunge: “Se ripetessimo questi studi su altre popolazioni, dove la pizza è concepita diversamente e all’interno di schemi alimentari diversi, potremmo avere risultati molto diversi”. Si tratta di un chiaro plauso alla pizza nostrana e a una dieta salutare ed equilibrata. Largo dunque alla pizza in stile italiano, una delle consuetudini alimentari che ci rende famosi nel mondo.
E per farci quattro risate, ecco i vincitori degli altri Premi Ig Nobel 2019:
Anatomia: un gruppo di ricerca francese, per aver misurato l’asimmetria della temperatura dello scroto in postini nudi e vestiti.
Biologia: un team di ricercatori (Singapore, Cina, Australia, Polonia, Usa e Bulgaria), per aver dimostrato che gli scarafaggi che vengono magnetizzati da morti si comportano diversamente da quelli vivi magnetizzati.
Chimica: ricercatori giapponesi, per aver stimato il volume di saliva totale prodotto in media ogni giorno da un bambino di cinque anni.
Economia: un team di ricercatori (Turchia, Paesi Bassi e Germania), per aver testato quale paese abbia la cartamoneta che più facilmente trasporta batteri pericolosi (risultato: il leu romeno).
Educazione medica: due ricercatrici statunitensi, per aver utilizzato una semplice tecnica di addestramento animale (chiamata “clicker training”) per allenare i chirurghi ad eseguire interventi ortopedici.
Fisica: un team di ricercatori (USA, Taiwan, Australia, Nuova Zelanda, Svezia e Gran Bretagna), per aver studiato come e perché i vombati (piccoli marsupiali australiani) producano feci cubiche. Degno di nota è il fatto che si tratta del secondo premio Ig Nobel assegnato a Patricia Yang e David Hu, che nel 2015 lo avevano condiviso per aver verificato il principio biologico secondo il quale quasi tutti i mammiferi svuotano la vescica in circa 21 secondi.
Ingegneria: un ricercatore iraniano, per aver inventato un macchinario che cambia il pannolino ai bambini.
Pace: un team internazionale (Gran Bretagna, Arabia Saudita, Singapore e USA), per aver tentato di misurare il livello di soddisfazione che si prova quando ci si gratta.
Psicologia: uno studioso tedesco, per aver scoperto che tenere una penna in bocca non aumenta il grado di contentezza.
Il premio per tutti è stato, come di consueto, una banconota da dieci bilioni di dollari dello Zimbabwe, fuori corso ormai da dieci anni!