Integrazione in veterinaria


Integrazione in veterinaria

Criteri per assicurare la compliance del “paziente veterinario”

Maddalena Dè Cillà

Medico Veterinario, Saporiti Consulting, Fagnano Olona (VA) – www.saporiticonsulting.com

Le tipologie di mangimi complementari (impropriamente denominati integratori veterinari), attualmente presenti sul mercato e destinati al settore degli animali da compagnia, sono davvero molto numerose e suddivise principalmente per area terapeutica. Lo stesso pool di sostanze funzionali si può trovare sul mercato in differenti forme farmaceutiche: questo si rende necessario per ottimizzare la somministrazione al paziente veterinario, che spesso non risulta collaborativo, e per rispondere a specifiche esigenze di specie.
Nel settore degli integratori alimentari ad uso umano (la varietà di presentazioni del prodotto finito è legata a esigenze formulative e di marketing), l’aspetto organolettico è preso in considerazione solo per formulazioni liquide ad uso orale e, soltanto in alcuni casi, per compresse. In campo farmaceutico, la varietà di presentazioni del farmaco è principalmente legata a esigenze formulative e al soddisfacimento di una buona biodisponibilità. L’aspetto organolettico nel farmaco è particolarmente importante in formulazioni liquide destinate alla popolazione pediatrica e geriatrica.
Diversamente da quanto accade per le formulazioni ad uso umano, in campo veterinario le formulazioni ad uso orale devono tener conto della compliance del paziente, ovvero del gradimento e della conseguente volontà di assunzione da parte dell’animale.
Il buon esito di un’integrazione, così come di una terapia, dipende anche, in parte, dalla facilità con la quale il principio attivo (sia esso un principio nutrizionale, o un attivo farmaceutico) viene somministrato, gradito e accettato dal paziente veterinario in somministrazioni ripetute.
Può accadere, in particolar modo nei felini, che la somministrazione di una semplice compressa di dimensioni inadeguate o con un cattivo sapore, si trasformi in fonte di stress nell’animale e nel padrone, generando frustrazione per la mancanza di collaborazione del proprio animale e preoccupazioni legate alla mancata assunzione della dose di prodotto prescritta dal veterinario.
In campo veterinario, risulta quindi fondamentale individuare la forma di somministrazione più adatta al paziente di destinazione tenendo in considerazione la specie (cane, gatto), le esigenze fisiologiche, lo stato fisico (animale anziano, cucciolo) e, in alcuni casi, le esigenze nutrizionali (animale diabetico, intollerante).
Dal punto di vista formulativo, è inoltre necessario conoscere quali attivi possono creare fastidio all’animale, in termini di odore e sapore, e attuare tutte le strategie possibili per mascherare/ridurre ogni possibile elemento di disturbo all’atto dell’assunzione, utilizzando eccipienti masking e sistemi di appetibilità a base di derivati animali.
Un buon prodotto veterinario si caratterizza quindi per l’immediatezza di assunzione da parte dell’animale, legata direttamente e indissolubilmente al profilo organolettico del prodotto stesso. Ecco perché, oltre all’assicurazione del profilo di efficacia del prodotto, è fondamentale individuare una forma di somministrazione ad elevato profilo di palatabilità, e adatta al paziente di destinazione, che possa rendere gradita e agevole la prima somministrazione e tutte le successive previste nel piano terapeutico o di integrazione nutrizionale.
In questi ultimi anni, dove si osserva il settore del Pet in trend di crescita positivo, si è assistito ad un incremento di prodotti destinati agli animali e allo sdoganamento di forme farmaceutiche, tradizionalmente riservate all’uomo, anche per gli animali da compagnia (softgel, bustine stickpack).

Numerose sono le forme utilizzate nell’integrazione in campo veterinario (Tab.1): compresse, capsule, polveri in bustina, polveri in barattolo con misurino, liquidi, sciroppi, paste idrofile, paste lipofile, softgel e gelatine. Non tutte le forme garantiscono un buon riscontro in termini di facilità di utilizzo da parte del proprietario, e accettazione da parte dell’animale per uso ripetuto.
Ogni forma di presentazione possiede lati positivi e negativi: pur riconoscendo alle compresse un’elevata precisione nel dosaggio degli attivi, non è sempre facile ottenere un prodotto appetibile e adatto sia al cane sia al gatto, specie considerando anche l’utilizzo in cani di taglia toy e gatti spesso diffidenti. Le forme in polvere, sia esse in bustina monodose sia in barattolo con misurino, vanno solitamente mescolate all’alimento con una significativa riduzione nella precisione del dosaggio e l’ulteriore variabilità derivante dall’assunzione dell’alimento. È inoltre da valutare, oltre alla scarsa compliance del paziente veterinario, anche la scarsa adesione, da parte del proprietario, alle quantità di somministrazione prescritte, specialmente se anziano o ipovedente.
Le formulazioni liquide, sia esse a base acquosa sia ottenute per miscelazione di oli (ad esempio una miscela di oli vegetali e olio di pesce per il benessere della cute e la bellezza del manto), se somministrate direttamente miscelate nel cibo possono presentare gli stessi inconvenienti delle forme in polvere (incompleta assunzione da parte dell’animale, inadeguatezza della dose somministrata), e anche quando somministrate direttamente in bocca all’animale, con l’ausilio di siringhe dosatrici, possono essere parzialmente espulse con la saliva.
Le formulazioni in softgel presentano una notevole semplicità di utilizzo per il proprietario, ma spesso richiedono la dissoluzione preliminare in un’aliquota di acqua tiepida e la miscelazione nell’alimento; solo in caso di animali di grossa taglia è possibile l’assunzione tal quale.
Le formulazioni in jelly presentano semplicità di utilizzo per il proprietario e un profilo di dissoluzione più rapido rispetto ad altre forme farmaceutiche, tuttavia sono indicate principalmente per i cani e non possono incorporare attivi in forma liquida oleosa in elevate quantità.
Le formulazioni veterinarie in pasta ad uso orale, note da decenni, permettono di semplificare la somministrazione di principi attivi in numerose specie animali, occupando un rilevante spazio nel segmento di mercato dei mangimi complementari. Nel gatto, la somministrazione di principi nutrizionali in pasta permette di superare la naturale diffidenza dell’animale, rendendo elettiva questa forma di somministrazione per la specie felina. Le paste sono preparazioni semisolide, classificabili nella maggior parte dei casi come mangimi complementari e questi ultimi destinati a fini nutrizionali specifici, contenenti una grande quantità di polveri disperse in un sistema veicolante che può essere lipofilo (paste a base di oli vegetali e/o marini), o idrofilo (paste a base acquosa). Le polveri, siano esse incorporate con funzione nutrizionale (estratti secchi, polveri vegetali, vitamine, minerali) o appetizzanti, svolgono un’azione adsorbente che, unitamente a ingredienti specifici ad azione stabilizzante e addensante, permette di rendere il preparato semisolido stabile ai cambiamenti di temperatura comunemente riscontrabili durante il periodo di commercializzazione (trasporti terrestri su ruota nel periodo estivo, magazzini non a temperatura controllata nel periodo invernale). La componente liquida, oltre ad agire da eccipiente e veicolo per la solubilizzazione di polveri nel caso delle paste acquose, è spesso essa stessa ingrediente caratterizzante della formulazione; in particolar modo, la presenza di oli marini e/o vegetali permette di attribuire alle formulazioni un elevato contenuto in acidi grassi. Il sistema pasta è spesso un sistema multifasico complesso che richiede la presenza di un adeguato sistema emulgatore e conservante ad uso mangimistico, e in particolar modo richiede un’attenta valutazione del valore di attività dell’acqua (Aw) in modo da garantire un profilo di stabilità e sicurezza nel periodo di shelf-life.
Le paste rappresentano quindi un compromesso piuttosto funzionale (soprattutto per gatti), unendo un dosaggio preciso degli attivi ad una minor variabilità di assunzione: per loro natura le paste aderiscono meglio agli alimenti e alle mucose orali e, anche quando vengono introdotte direttamente nella bocca di cani o gatti, la dispersione nell’ambiente circostante è inferiore a quella delle formulazioni liquide.
In generale, quando scegliamo un “integratore veterinario”, dovremmo sempre innanzitutto tenere conto delle caratteristiche tipiche della specie e del singolo individuo al quale l’integrazione è destinata. Infine (non dimentichiamo che talvolta è lecito e opportuno ricorrere a piccoli stratagemmi), per animali non troppo esigenti sarà sufficiente utilizzare del cibo (ad esempio un piccolo pezzo di wurstel) per camuffare una compressa di farmaco o di mangime complementare non particolarmente appetibile.
Tuttavia, specialmente per l’assunzione di farmaci e in seguito a lunghi periodi di assunzione, stati debilitativi o per peculiarità caratteriali dell’animale, è di comune riscontro la capacità di deglutizione del cibo utilizzato come vettore e la contemporanea espulsione del prodotto dalla bocca dell’animale, rendendo davvero problematica l’assunzione e l’aderenza alla terapia.
Per risolvere questo problema, esistono prodotti carrier pensati per agevolare la terapia nel paziente veterinario, che uniscono ad una elevata appetibilità una straordinaria capacità adesiva e plastica.
Queste formulazioni, principalmente destinate al cane e spesso commercializzate come mangimi complementari, sono caratterizzate da una consistenza malleabile e da un eccellente profilo di appetibilità. La consistenza malleabile e plastica permette la creazione di bocconi contenenti all’interno la compressa sgradita; bocconi che l’animale ingoierà senza riuscire ad estrarre la compressa in virtù dell’elevata adesione della formulazione. In questo modo, l’aderenza alla terapia viene raggiunta senza creare stress all’animale e rendendo la somministrazione della terapia un momento piacevole e soddisfacente sia per il proprietario sia per l’animale.

Conclusioni

La realizzazione di un mangime complementare per gli animali da compagnia deve necessariamente prendere in considerazione come criterio principale la compliance del paziente “veterinario”; pertanto, il formulatore veterinario dovrà valutare per ciascun ingrediente funzionale, non solo il profilo di efficacia clinica, ma anche le caratteristiche organolettiche, evitando ingredienti sgraditi all’animale e scegliendo eventualmente una forma di somministrazione capace di assicurare il duraturo gradimento dell’animale. È inoltre necessario considerare come fattori importanti nella definizione della forma farmaceutica del prodotto finito, gli elementi relativi all’animale al quale il prodotto è destinato, come specie, taglia, età, stato di salute e nutrizionale, nonché obiettivo e durata dell’integrazione stessa.