ARTICOLI SCIENTIFICI:
• Questo numero si apre con un articolo di Visioli e colleghi, che affrontano l’argomento in focus parlando della relazione che intercorre tra microbioma intestinale e rischio cardiovascolare (CVD). In particolare, in questo articolo vengono esaminate alcune delle interazioni microbiota-rischio CVD dotate di solidità scientifica e vengono proposte alcune future opportunità cardio-preventive.
Microbiota intestinale e rischio cardiovascolare
Un quadro complesso che offre grandi opportunità di studio e intervento
Francesco Visioli, Federico Scarmozzino, Andrea Poli
Molti studi suggeriscono che il microbiota intestinale possa influenzare indirettamente o direttamente il rischio cardiovascolare (CVD). A tal proposito, il microbiota potrebbe agire modificando i composti naturalmente presenti negli alimenti, sia in senso potenzialmente aterogenico sia in senso protettivo; inoltre, ceppi batterici specifici, la cui crescita potrebbe essere facilitata anche da composti di origine alimentare, ovvero i prebiotici, potrebbero invece svolgere effetti diretti sull’aterogenesi. In altre parole, il rapporto microbiota-cibo è bidirezionale, nel senso che quest’ultimo modifica il primo che, a sua volta, produce metaboliti con effetti salutari o nocivi. In questo articolo esaminiamo alcune delle interazioni microbiota-rischio CVD che, alla luce delle evidenze disponibili, possono essere considerate già dotate di una convincente solidità scientifica. In particolare, ci concentriamo sul microbiota intestinale, dove la ricerca è più attiva, e proponiamo alcune future opportunità cardio-preventive: una delle quali sarebbe sviluppare e testare composti in grado di inibire la formazione di molecole nocive derivate dal microbiota. Dopo lo sviluppo di strumenti di screening appropriati, affidabili e poco costosi per i metabotipi, potranno anche essere implementate diete personalizzate e prescritti supplementi ad hoc. L’altra via terapeutica e preventiva che potrebbe essere percorsa è quella della modificazione del microbiota attraverso l’utilizzo di appropriati pro- e prebiotici.
• Nel secondo articolo si parla dell’invecchiamento biologico e del ruolo che assolve una dieta ricca di polifenoli. Esposito e colleghi, mediante uno studio, hanno analizzato la relazione che intercorre tra la differenza fra età biologica e cronologica di un soggetto, polifenoli e capacità antiossidante della dieta in una coorte di italiani adulti.
Invecchiamento biologico, il ruolo di una dieta ricca di polifenoli
Simona Esposito, Alessandro Gialluisi, Simona Costanzo, Augusto Di Castelnuovo, Emilia Ruggiero, Amalia De Curtis, Mariarosaria Persichillo, Chiara Cerletti, Maria Benedetta Donati, Giovanni de Gaetano, Licia Iacoviello, Marialaura Bonaccio
La differenza tra l’età biologica e quella cronologica di un soggetto (Δage) è stata associata alla dieta mediterranea, particolarmente ricca in polifenoli, e rappresenta un nuovo robusto indicatore del rischio di malattie cardiovascolari. In questo studio abbiamo analizzato la relazione tra Δage, polifenoli e capacità antiossidante della dieta in una coorte di italiani adulti. È stata eseguita un’analisi trasversale su una sotto coorte di 4,592 soggetti (età ≥35 anni; 51,8% donne) dello studio Moli-sani (arruolamento 2005-2010), che ha mostrato come l’invecchiamento biologico sia inversamente associato al consumo di polifenoli (β=-0,31; 95% CI -0,39, -0,24), al di là della loro capacità antiossidante.
• L’articolo successivo è a cura di NatIng, che esamina il tema dell’amaranto nei prodotti nutraceutici per il diabete e la dislipidemia. L’amaranto, infatti, risulta essere utile nella gestione della glicemia post prandiale e nella dislipidemia, grazie alla particolare composizione del suo chicco. L’estratto di amaranto può essere utilizzato come ingrediente per il prodotto nutraceutico oppure essere impiegato come matrice funzionale per la veicolazione di altri botanicals impiegati nella formulazione.
L’amaranto nei prodotti nutraceutici per il diabete e la dislipidemia
Studi preclinici sul pseudocereale verso le maltodestrine
Anna Carlin
La particolare composizione del chicco di amaranto (Amaranthus caudatus L.), ricco in proteine dall’alto valore biologico, in fibra grezza e in lipidi ad alto grado di insaturazione, rende questo pseudocereale utile nella gestione della glicemia post prandiale e nella dislipidemia, e adatto alla formulazione di prodotti nutraceutici volti alla gestione delle malattie metaboliche. L’estratto a base di amaranto può essere utilizzato come ingrediente per il prodotto nutraceutico oppure essere impiegato come matrice funzionale per la veicolazione di altri botanicals impiegati nella formulazione. Gli studi preclinici condotti presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Genova sul prodotto a base di amaranto* hanno preso in esame la sua capacità di modulare l’assorbimento intestinale di colesterolo rispetto alla maltodestrina, solitamente utilizzata come carrier negli integratori alimentari; il contenuto di polifenoli assorbiti attraverso il tessuto intestinale; la determinazione del glucosio libero dopo digestione enzimatica di maltodestrina e di estratto di amaranto; e la quantificazione del rilascio di insulina da isole pancreatiche umane. I risultati hanno dimostrato che l’amaranto potrebbe costituire un valido sostituto della maltodestrina in preparati nutraceutici.
• Un altro articolo, scritto da Brunelli e colleghi, tratta i risultati di uno studio realizzato con l’obiettivo di individuare possibili biomarcatori plasmatici nella fragilità dell’anziano. Nello specifico, si è indagato l’effetto dell’assunzione di frutta e verdura sull’acido ippurico plasmatico, possibile barometro della fragilità nell’anziano.
Effetto dell’assunzione di frutta e verdura sull’acido ippurico plasmatico
Possibile barometro della fragilità nell’anziano
Laura Brunelli, Annalisa Davin, Giovanna Sestito, Maria Chiara Mimmi, Giulia De Simone, Claudia Balducci, Orietta Pansarasa, Gianluigi Forloni, Cristina Cereda, Roberta Pastorelli, Antonio Guaita
La fragilità è una sindrome legata all’avanzare dell’età che comporta una minor capacità nel rispondere a situazioni di stress. Questo studio è stato condotto nell’ambito di InveCe.Ab, uno studio di popolazione longitudinale effettuato in Italia. Il nostro scopo era di individuare possibili biomarcatori plasmatici della fragilità nell’anziano. Il plasma di 130 persone anziane (età compresa tra 76 e 78 anni) è stato analizzato utilizzando approcci di metabolomica basati sulla spettrometria di massa. I risultati sono stati successivamente validati su un altro gruppo di soggetti anziani (303 soggetti). Si è osservato che, mentre i metaboliti delle vie metaboliche centrali non erano in grado di differenziare gli anziani fragili da quelli non-fragili, solo l’acido ippurico, un metabolita secondario, era in grado di discriminare le due popolazioni. L’analisi di regressione logistica ha indicato che alti livelli di acido ippurico plasmatico sono significativamente associati a una riduzione del rischio di fragilità dopo quattro anni. L’analisi di mediazione utilizzando l’indice di fragilità (FI), l’acido ippurico e l’assunzione di frutta e verdura ha evidenziato il ruolo del consumo di frutta e verdura nella relazione tra acido ippurico e indice di fragilità. I risultati indicano che un basso livello di acido ippurico nel plasma sembra essere un segno distintivo dell’evoluzione verso uno stato di fragilità, associato a un minor consumo di frutta e verdura.
• L’ultimo articolo, realizzato da Garzarella e colleghi, tratta di uno studio clinico monocentrico, randomizzato, doppio cieco, controllato con placebo, realizzato con lo scopo di valutare la sicurezza e l’efficacia di un integratore alimentare a base di acido alfa lipoico per la riduzione del dolore idiopatico.
Sicurezza ed efficacia dell’acido alfa lipoico nella riduzione del dolore idiopatico
Studio clinico monocentrico, randomizzato, doppio cieco, controllato con placebo
Cristina Esposito, Emanuele Ugo Garzarella, Cristina Santarcangelo, Alessandro Di Minno, Marco Dacrema, Roberto Sacchi, Gaetano Piccinocchi, Roberto Piccinocchi, Alessandra Baldi, Maria Daglia
In letteratura sono presenti numerosi studi a supporto dell’impiego dell’acido alfa lipoico (ALA) per la riduzione del dolore in pazienti affetti da neuropatie diabetiche, mentre i dati scientifici a dimostrazione della sicurezza e dell’efficacia di ALA nel trattamento del dolore a eziologia sconosciuta in soggetti normoglicemici sono limitati. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare la sicurezza e l’efficacia di un integratore alimentare a base di ALA per la riduzione del dolore idiopatico. I risultati ottenuti suggeriscono che l’utilizzo di ALA come integratore alimentare possa essere un’opzione sicura ed efficace per il trattamento di artralgie, neuropatie e fibromialgie idiopatiche modeste o moderate, in cui, non essendo nota l’eziologia del dolore, il medico non ha elementi per curare la causa del dolore ma può solo somministrare farmaci analgesici orali non sempre privi di effetti avversi.
AGGIORNAMENTI
• LETTERATURA SCIENTIFICA: Domenico Barone e Tiziana Mennini parlano in questa sede di evidenze, dubbi e domande sugli acidi grassi omega 3 e salute cardiovascolare.
• APPROFONDIMENTI FORMULATIVI: Andrea Fratter (SIFNut) discute della decisione attesa dell’EFSA e la conseguente ratifica da parte del Ministero della Salute delle Nazioni europee sul ridimensionamento del dosaggio e dei claim relativi alla monacolina K estratta dal riso rosso fementato.
• BIOTECH: continua questa rubrica di aggiornamento a cura di Federchimica-Assobiotec e con il coordinamento del vicepresidente Elena Sgaravatti. In questo numero viene presentato il progetto Biotech, il futuro migliore. Per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l’Italia.
• PUBBLICITÀ AL VAGLIO: il mondo degli integratori alimentari è costellato di esempi pubblicitari falsi e fuorvianti. Serena Ponso ha identificato quelli più recenti presi in esame dallo IAP.
• APPROFONDIMENTI NORMATIVI: Franca Ponzio tratta della sperimentazione clinica effettuata nel campo degli integratori alimentari per valutarne la validità. Questo processo è però ricco di complessità e prospettive.
• NOVEL FOOD: Armando Antonelli parla della valutazione di sicurezza dell’Akkermansia come nuovo alimento e della procedura necessaria per autorizzarne l’immissione sul mercato dell’Unione e per aggiornare di conseguenza la lista che elenca i novel food autorizzati e le relative condizioni.
Ed ecco giunti allo spazio dedicato alle AZIENDE che collaborano attivamente con noi presentando nuovi ingredienti: C.F.M CO. FARMACEUTICA, MILANESE, GIELLEPI, VARIATI – BEGA BIONUTRIENTS, ROELMI HPC.
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Ocimum centraliafricanum, Copper flower, indicatore di giacimenti di rame (5)