L’utilizzo diffuso del biossido di titanio (TiO2) come pigmento in numerose applicazioni, soprattutto sotto forma di nanoparticelle (NP), desta crescenti preoccupazioni per le possibili conseguenze sulla salute umana e sugli ecosistemi acquatici e terrestri. Di particolare rilevanza sono gli effetti dell’ingestione del nanomateriale proveniente da prodotti contenenti TiO2 per uso alimentare (E171), nonché da alimenti “contaminati” dal TiO2 disperso nell’ambiente. Le NP di TiO2, infatti, si diffondono facilmente nell’ambiente e vengono trasportate nell’acqua e nel suolo, con effetti sugli organismi e sugli ecosistemi. Sono infatti in grado di attraversare le membrane biologiche, penetrare all’interno delle cellule e accumularsi nei tessuti e negli organi, producendo effetti tossici. Malgrado gli enormi sforzi compiuti negli ultimi anni per meglio definire le interazioni tra le NP di TiO2 e l’ospite, i diversi approcci sperimentali adottati e/o i risultati controversi rendono ancora difficile determinare una vera percezione del rischio. Al fine di delineare un quadro più omogeneo della questione, il presente documento non intende fornire una revisione tassonomica della letteratura, quanto piuttosto una rassegna critica (1), volta a selezionare le evidenze di eventuali correlazioni tra le caratteristiche fisico-chimiche delle NP di TiO2, il loro transito attraverso le barriere biologiche e le conseguenze sulla salute umana e ambientale. […]
Articolo integrale pubblicato su L’Integratore Nutrizionale 4/2022