Se dal punto di vista regolatorio, a livello Europeo, il settore dei probiotici è assolutamente fermo, bisogna riconoscere che ricercatori e industrie non si sono lasciati fermare, in quanto i probiotici sono la categoria che ha avuto il maggior sviluppo e il maggior numero di pubblicazioni scientifiche negli ultimi anni, accompagnati da una costante crescita del mercato.
Dal punto di vista tecnologico abbiamo oggi a disposizione nuove formulazioni che non solo ne aumentano la stabilità, ma permettono l’associazione con altri ingredienti (ad es. prebiotici o estratti vegetali) per creare prodotti innovativi. Le nuove formulazioni (come tavolette masticabili o stick orosolubili) ne facilitano anche l’assunzione. Inoltre, sono disponibili formule di rilascio a livello del colon per evitare l’ambiente acido dello stomaco. Nell’ambito alimentare poi, è sempre più possibile la realizzazione di bevande (non solo a base di latte o yogurt) fortificate con probiotici; inoltre, probiotici sporigeni resistenti alla temperatura possono essere utilizzati in prodotti da forno. Una vera rivoluzione tecnologica impensabile fino a qualche decennio fa.
Quanto alla ricerca scientifica abbiamo assistito alla documentazione di sempre nuove indicazioni: non solo la salute gastro-intestinale, ma i benefici sul sistema nervoso centrale o quello cardiovascolare, per non parlare degli effetti negli sportivi o dell’applicazione topica per la salute della pelle.
Siamo poi giunti alla caratterizzazione e all’uso di forme inattivate e di postbiotici, che si aggiungono, per alcune indicazioni, all’utilizzo di popolazioni di batteri vitali.
Ma la vera innovazione ci viene offerta dagli studi sul microbioma, che stanno letteralmente rivoluzionando il settore: si parla sempre più di “probiotici di nuova generazione”, isolati dai ceppi più rappresentati nel microbiota di soggetti adulti, quali Faecalibacterium prausnitzii e Akkermansia muciniphila. Infatti, Lattobacilli e Bifidobatteri, oggi le principali popolazioni di microorganismi utilizzate dai produttori di probiotici, non sono dominanti nel microbiota di un soggetto adulto. Naturalmente l’utilizzo di questi probiotici di nuova generazione pone diversi challenge, in quanto non hanno alle spalle una storia di utilizzo sicuro, richiedono nuove tecniche di coltura (alcuni ceppi crescono in condizioni anaerobiche) e di produzione. Ma la ricerca non si ferma e riuscirà a superare anche questa sfida.
Più a breve termine, invece, sembra potersi attuare l’uso di “probiotici personalizzati” basati sulla caratterizzazione dei profili metagenomici del microbiota individuale. Ad esempio, nel paziente con intestino irritabile e stipsi, completamente privo di Bifidobatteri, è giustificato utilizzare un probiotico tutto a base di Bifidobatteri per migliorare il quadro clinico. Il fatto che già oggi sia possibile ottenere la caratterizzazione del microbiota fecale, è tuttavia diventato un appetibile target del marketing, per cui si trovano sul web siti che lo propongono. Tuttavia, i referti sono molto complessi, quindi è lecito domandarsi, una volta acquisito il profilo del microbiota, chi è in grado di interpretarlo e di modularlo seriamente. È chiaro che questo potrà essere appannaggio solo di persone esperte sia in una data malattia sia nell’analisi del profilo del microbiota per evitare che nella giungla del web si inseriscano dinamiche pericolosissime per i consumatori finali.