Gabriella Bertuccioli • Biocides regulatory, G.A.B.A., Roma, gabriella@gabaregulatory.com
Raffaella Butera • Medico tossicologo e regulatory, Toxicon, Pavia, raffaella.butera@unipv.it
La necessità di introdurre un nuovo prodotto sul mercato o di rinnovarlo per la prossima stagione è un’esigenza comune alle aziende di qualsiasi categoria merceologica. Esigenza sempre foriera di mille quesiti e per la quale è necessario avere idee buone e innovative, per avvicinarsi al meglio ai bisogni o ai desideri dei consumatori.
Le aziende che operano in settori dove i vincoli derivanti dalla regolamentazione normativa sono particolarmente presenti, come nel caso dei cosmetici, hanno un ostacolo in più da dover superare per giungere al risultato.
Ostacolo che si fa sempre più alto da qualche anno a questa parte, perché normative limitrofe come quella sui prodotti biocidi, ancora più stringenti, fanno sorgere dubbi su:
1. quale sia la categoria nella quale debba essere posizionato un prodotto che si trova in una posizione limite, i cosiddetti prodotti borderline;
2. quali dovranno essere gli investimenti che la scelta, in un senso e nell’altro, comporta.
In questo scenario si colloca la categoria dei prodotti solari, richiesti dal consumatore sia per le loro proprietà protettive dai raggi UV prima dell’esposizione (protettivi o schermi solari), sia per rinfrescare e ammorbidire la pelle dopo l’esposizione (prodotti doposole), ma anche in grado di evitare, laddove possibile, fastidi di altro genere quali l’attacco da parte degli insetti.
In quest’ultimo caso si tratta di solari con una contestuale azione insetto-repellente; a questo punto la natura di prodotto borderline si materializza e i quesiti sorgono immediati: qual è il claim prevalente? Si tratta di un prodotto cosmetico o di un biocida? E ancora: dove è giustificabile e sostenibile la presenza di due tipologie in un prodotto solo? Sono claim realmente conciliabili?
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