Anche se gli integratori alimentari a base di piante (plant food supplement: PFS) sono sempre più popolari e ampiamente disponibili, le informazioni sui loro potenziali rischi sono scarse. Le reazioni avverse collegate al consumo di PFS sono state riportate da diversi Autori, ma la maggior parte delle pubblicazioni sono case report che descrivono un evento acuto specifico, oppure recensioni di casi in una particolare area clinica (cardiovascolare, gastrointestinale, ecc.). Un importante limite delle informazioni riportate finora nella letteratura scientifica è la mancanza di valutazione di causalità; infatti l’associazione tra l’assunzione di uno specifico derivato botanico e l’evento clinico è raramente dimostrata utilizzando biomarker o con sospensione e successiva riesposizione (dechallenge/rechallenge).
Inoltre, il consumo di PFS è di solito stimato sulla base dei dati di mercato e l’import/export di materie prime. Tuttavia, poiché le piante sono utilizzate sia nel campo alimentare che in altre tipologie di prodottii, l’estrapolazione al consumo di PFS è piuttosto difficile. I dati sull’uso di integratori alimentari segnalati dai consumatori sono molto limitati e normalmente includono solo quei prodotti che contengono vitamine e minerali, mentre altri dati disponibili provengono da studi relativi alla medicina complementare/tradizionale.
Allo scopo di fornire nuovi dati sull’utilizzo di PFS, è stata effettuata un’indagine tra i consumatori nel 2011-2012, nell’ambito del progetto PlantLIBRA, finanziato dal Settimo programma quadro della Comunità Europea (1). Recentemente, i ricercatori che hanno pubblicato un nuovo lavoro scientifico (2) in cui vengono descritte le reazioni avverse auto-riferite dai consumatori coinvolti nell’indagine. Gli autori hanno inoltre valutato criticamente la plausibilità dei sintomi riportati utilizzando i dati provenienti dalla letteratura e dallo studio PlantLIBRA sulla rilevazione dei centri antiveleno. Quest’ultimo è uno studio retrospettivo multicentrico di dati provenienti da centri antiveleno europei e brasiliani, riguardanti casi di eventi avversi causati da piante consumate come alimento o come ingredienti di integratori alimentari, raccolti tra il 2006 e il 2010 (3).
L’indagine tra i consumatori PlantLIBRA è stata condotto in sei paesi europei (Finlandia, Germania, Italia, Romania, Spagna e Regno Unito), ed i partecipanti sono stati reclutati in quattro città in ogni paese, per un totale di 2359 adulti. I prodotti da considerare nel sondaggio erano chiaramente definiti: potevano essere inclusi solo gli integratori alimentari con ingredienti vegetali, escludendo farmaci tradizionali, tisane e succhi di frutta. Ottantadue dei soggetti arruolati (3,5%) hanno riferito eventi avversi dopo il consumo di 87 PFS. Sono state osservate differenze tra i Paesi: il numero di consumatori che hanno segnalato effetti indesiderati variava tra il 5 e il 6% del totale degli intervistati in Finlandia, Germania e Spagna, mentre erano meno numerosi in Romania (2%), Italia (1%) e Regno Unito (0,3%). Non ci sono state differenze significative per sesso o età.
I casi erano auto-riportati, di conseguenza la causalità non è stata classificata sulla base di prove cliniche ma utilizzando la frequenza e il peso degli effetti avversi descritti in pubblicazioni scientifiche: 52 su 87 casi sono stati definiti possibili (59,8%) e quattro come probabili (4,6%). L’associazione non è stata confermata per 28 casi. L’interazione con farmaci convenzionali è stata considerata possibile in tre casi. La maggior parte degli eventi avversi riguardava il tratto gastrointestinale (60%), il sistema nervoso (17%) e cardiovascolare (4,6%).
Il numero totale di ingredienti botanici contenuti nei PFS per i quali sono stati riportati eventi avversi era 72. Nella maggior parte dei casi (46%), i PFS contenevano un solo ingrediente. Quaranta (55,6%) dei 72 ingredienti a base di piante sono stati associati a un singolo evento avverso, e l’80% dei PFS con eventi avversi conteneva due o più ingredienti.
Considerando le piante più diffuse associate a effetti avversi, 14 sono state associate a 68 effetti indesiderati riportati, pari al 47,2% degli eventi totali. In particolare, otto eventi avversi sono stati attribuiti a Valeriana officinalis (sette dei quali in Spagna), sette a Camellia sinensis (tè), sei a Ginkgo biloba e sei a Paullinia cupana (guaranà).
Gli elenchi di piante più segnalate dai centri antiveleno e dall’indagine dei consumatori erano simili, condividendo cinque su 13 piante; tra queste Valeriana officinalis e Camellia sinensis occupano le prime due posizioni. Inoltre, una posizione simile nella classifica era occupata da Paullinia cupana (sesta posizione), Panax ginseng (nona) e Cynara scolymus (undicesima).
Sulla base di questi risultati, gli Autori concludono che effetti avversi gravi a seguito del consumo di PFS sono piuttosto rari (sebbene possibili). Gli eventi avversi lievi e moderati sono più frequenti e comunemente non richiedono supporto clinico. Inoltre, i dati riportati confermano che alcune piante sono più frequentemente associate ad effetti avversi che altre. Queste informazioni potrebbero aiutare i medici di famiglia e altri operatori sanitari ad essere consapevoli delle possibili conseguenze dell’uso di PFS, e potrebbero anche essere utilizzate per educare il pubblico sui possibili eventi avversi associati con il consumo di integratori alimentari a base di piante.