Social media
marketing e influencer
ISTRUZIONI PER L'USO
Esperta in materia di marchi, brevetti, know how, design, concorrenza sleale, pubblicità, diritto d’autore, software e diritto dell’internet, l’Avvocato Cristina Bellomunno dal 2006 fa parte della redazione scientifica della rivista Giurisprudenza annotata di diritto industriale. È autrice di numerosi articoli pubblicati su importanti riviste giuridiche e svolge con regolarità attività di formazione nella materia del diritto industriale e del diritto d’autore.
È membro dell’European Community Trademark Association (ECTA) e dell’Associazione Internazionale per la Protezione della Proprietà Intellettuale (AIPPI).
Il perché, il come e il quanto l’uso del social media marketing si sia diffuso nel settore della cosmetica è una questione certamente interessante da molti punti di vista, ma che non considereremo in queste pagine.
Diamo piuttosto per assodato che nel mondo del beauty (più che in altri settori), al di là delle dimensioni dell’azienda, i messaggi pubblicitari siano oggi veicolati in larga misura tramite i social network e gli influencer. Quasi tutte le società hanno, infatti, oltre che un sito internet anche una pagina Instagram e una pagina Facebook, attraverso le quali promuovono direttamente i propri prodotti grazie all’uso di immagini, video, hashtag e post.
Oltre a ciò, per sponsorizzare i propri prodotti spesso le aziende si affidano agli influencer, figure sempre più professionali anche con solide strutture imprenditoriali alle spalle, e ai micro influencer.
Le grandi aziende investono molto denaro per reclutare l’influencer più adatto, per ideare le migliori campagne social, per verificare se, da un punto di vista legale, tutto è conforme alle regole. E i piccoli? Capita che facciano da soli e che a volte incappino in qualche buccia di banana. Sbagliare è facilissimo; da un lato, in quanto la velocità richiesta dalla comunicazione social (si pensi alle stories di Instagram che durano 24 h) induce spesso ad agire senza un’adeguata ponderazione e, dall’altro, in quanto non esiste una normativa organica ad hoc.
Il fatto che non esista una normativa specifica non significa però che non esistano delle regole; al contrario, le norme che bisogna considerare sono numerose. A titolo di esempio: la legge sul diritto d’autore (n.633/1941), il codice della proprietà industriale (D.Lgs. n.30/2005), il codice civile (art.2598), le norme sulla pubblicità ingannevole (D.Lgs. n.145/2007), il codice del consumo (D.Lgs. n.206/2005) e la Digital Chart.
Prendendo spunto dalle situazioni più comuni già affrontate dalla giurisprudenza e dai dubbi più frequenti, di seguito qualche risposta […]